giovedì, ottobre 13, 2005
Più o meno da quando il Cav. è “sceso in campo” – politicamente parlando – uno dei suoi cavalli di battaglia è stato sicuramente il ponte sullo stretto. Struttura imponente, sempre promessa, difficile da realizzare. In tutto e per tutto una grande opera. Da quando è stata annunciata la sua realizzazione i pareri sono stati sempre in contrasto: chi, da una parte, sosteneva l’importanza dell’opera e spronava dunque il Presidente del Consiglio a dare il via ai lavori e chi, dall’altra parte, era scettico. Per molti motivi, dall’impossibilità tecnica della realizzazione (non dimentichiamoci che il territorio calabro-siculo è in costante movimento, derivato dal fatto che la zona è fortemente sismica, e il ponte dovrebbe sopportare il carico di un terremoto del settimo grado scala Richter e dei venti fino ad oltre i 200 km orari) all’imponente spesa. Prima di procedere all’analisi: chi mi legge – una volta eravate in due, ora siete un centinaio al giorno, grazie – ormai avrà imparato a conoscermi: da queste parti si sta col centrodestra. Da queste parti il Cav. non viene messo in discussione quale leader politico. Da queste parti però a volte si ha l’abitudine di dare una simpatica randellata a chi ci sta a cuore, e oggi è uno di quei giorni. Continuo dell’analisi: sempre da queste parti si pensa che il ponte sullo Stretto di Messina, che prenderà il via nel corso del 2006, sia un’opera perfettamente trascurabile. Ne spiego i motivi. Partiamo da un dato concreto: il prezzo dell’opera è quantificato in circa 3,88 miliardi di euro ai quali vanno aggiunte altre svariate tonnellate di pecunia, se si prendono in considerazione l’inflazione e altri “incidenti di percorso”, sicuramente inevitabili. In totale il conto può lievitare fino a raggiungere la cifra – che, ricordiamo, è sempre una previsione – di circa 6 miliardi di euro. Dato questo primo elemento, il denaro, ci colleghiamo subito al secondo punto: sono una quantità di soldi esagerata, per costruire un’opera tutto sommato inutile. Il sud, come tutti sappiamo, soffre di ben altri problemi, e quei soldi possono – devono – essere utilizzati per altri motivi. Vogliamo comunque concentrarci sulle infrastrutture? Bene, diciamo subito che anche senza il Ponte sullo Stretto, le strade nel meridione fanno letteralmente schifo. Non che al centro-nord la situazione sia migliore: chi ci vive sa che tutti i giorni deve scontrarsi con buche e con autostrade dalla pavimentazione indecente. Ma tutto sommato – e il “tutto sommato” sta per: incazzature a parte – si “cammina” bene. Mentre al sud è un vero e proprio delirio. Senza considerare la questione autostradale, caso a parte perché da Salerno in giù sono gratis e quindi con ancora meno soldi, basta soffermarsi sulle comuni strade cittadine, o provinciali o regionali. Vecchie, piene di buche, carreggiate strettissime. Vere e proprie “strade della morte” – come anche soprannominate la Catania-Gela e la Palermo-Agrigento , in virtù dell’alto tasso di incidenti stradali mortali. E non trascuriamo il problema del prezzo di pedaggio: il ponte una volta costruito non sarà gratuito, ma chiederà un compenso per essere trascorso: si parla di circa 16 euro per le automobili, di 50 per i camion e di addirittura 80 per gli autobus: più o meno quanto si paga già ora per utilizzare il traghetto; si converrà dunque che il cambio nemmeno è vantaggioso. In conclusione, caro Cavaliere, è giusto mettere a disposizione tutti quei miliardi di euro per una fabbrica come quella della costruzione del ponte sullo stretto? Non è meglio utilizzarli per qualcosa di più utile e urgente? Qualcuno dirà che c’è un lato positivo – e senza dubbio lo è -: molte persone con la realizzazione dell’opera troveranno del lavoro, in aree d’Italia dove il tasso di disoccupazione è tra i più alti. Ma il lavoro queste stesse persone lo possono trovare anche nella semplice ricostruzione delle strade già esistenti, delle linee ferroviarie e di tutte le altre infrastrutture che necessitano di restyling – tanto per essere un po’ snob -, senza andare a costruire dell’altro. Che nemmeno si sa se poi rimarrà in piedi o addirittura – e l’esperienza italiana insegna – se l’opera una volta iniziata verrà conclusa. Utilizziamo quei soldi prima per riparare le pecche già esistenti. Poi, semmai ce ne sarà il reale bisogno, si potrà pensare ad una struttura come il ponte sullo Stretto. Su, Cavaliere, lei verrà ricordato per moltissime altre cose. Non metta il suo nome, e il suo volto, su un’opera totalmente inutile.
3 Commenti:
In effetti questa testardaggine governativa su questo progetto - l'amministrazione mesisnese di centrodestra è contraria alla realizzazione del ponte al pari di tante altre perosne e gruppi di sinistra, di sopra e di sotto - non si capisce proprio.
Verrebbe da pensar male, sinceramente...
Ricordi il caso recente del ponte costruito in Francia coi soldi dei privati? Partendo da questo, stavo pensando che si potrebbe fare un test. Per rendersi conto della praticabilità dell'idea, al nostro governo basterebbe proporre ai privati di finanziare la costruzione del ponte e lasciare a questi i ricavi del pedaggio. Sono sicuro che nessun imprenditore si azzarderebbe a mettere risorse nell'iniziativa. Certo, vi sono da fare molti distinguo, ma l'esempio francese docet.
No, non conoscevo il caso francese, ma ho compreso perfettamente. Ovvio che nessun imprenditore, da privato, si lancerebbe in questo progetto. Troppo complicato, troppo assurdo e troppo inutile. Nonostante ciò, era nel programma della Cdl, quindi - piaccia o meno - l'abbiamo in qualche modo votato. Certo poi abbiamo tutto il diritto a non farcelo piacere...
Saluti
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