Le paure di Prodi e dei suoi compagni
Dovesse passare la riforma elettorale – e passerà, nonostante tutte le minacce di blocco da parte del centrosinistra – Prodi per primo si troverebbe inguaiato, e conseguentemente tutta la coalizione con lui. Come ben risaputo, il proporzionale premia il partito con maggioranza relativa, e non chiede di indicare un candidato per ogni coalizione, come per il maggioritario. Bene, dove sta il partito di Prodi? Se nessuno se ne fosse ancora accorto – di questo come della mancanza di un programma per l’Unione – Romano Prodi, l’uomo che dovrebbe guidare il paese a partire dal 2006 e trionfare alle prossime primarie del centrosinistra (nonostante il fallimento della sua campagna elettorale), non ha la tessera di alcun partito. Non è dei Ds né tanto meno della Margherita – per fare due dei nomi ai quali il professor Mortadella potrebbe essere legato. I rischi? Che la gente non lo voti, semplice. Certo, può sempre formarsi un partito suo, una non meglio definita Lista Prodi. C’è però da chiedersi una cosa: quanta gente è disposta a votare questo nuovo partito? Facile intendere come un democratico di sinistra – o un cattolico della Margherita – pur appoggiando Prodi alle primarie e magari volendolo anche come Premier nel 2006, difficilmente con un sistema di voto proporzionale rinuncerà a dare il suo voto al proprio partito. Nemmeno la soluzione di una tempestiva iscrizione di Prodi ai Ds o alla Margherita sembra essere congeniale. Dovesse optare per l’ex Pci il Professore si esporrebbe decisamente troppo a sinistra, rinunciando così alla (grande) fetta dell’elettorato moderato e colorando troppo la coalizione di rosso. Inoltre non crediamo che un Fassino, magari dopo essersi ritrovato con il massimo dei voti, sia molto contento di dover dividere con Prodi il bottino. Viceversa dovesse iscriversi alla Margherita nessuno lo vorrebbe all’interno del partito. Non è infatti un mistero che Prodi non è ben visto dai margheritini, soprattutto quelli dell’area di Rutelli.
Viste le premesse, si comprende ancor di più perché la sinistra ha promesso barricate contro la nuova legge elettorale. Una sua entrata in vigore – ripeto: quasi certa – dimostrerebbe la debolezza di un candidato senza partito e le grandi divisioni all’intero dell’Unione stessa. E
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