martedì, dicembre 27, 2005

[Prossimamente lo vederete in giro, da qualche parte]

Un inspiegabilmente numero zero di questo foglio mai uscito mi obbliga a riparlarne. Sicuro di non annoiare nessuno tranne coloro i quali, fortunelli, hanno già potuto beneficiare dei miei traballanti scritti sull’edizione fantomatica. Riecco dunque piombare l’argomento Kate Moss. Scandalo droga, contratti, annullati, costoso rehab in una clinica Americana, foto in topless mentre dal balconcino della (sopraccitata come ‘costosa’) clinica si fa massaggiare da un terapeuta, contratti parzialmente ripresi – e case di produzione, orgogliose, nel dire: io non l’ho mai annullato, il contratto – Roberto Cavalli che la difende, ed è pur sempre Roberto Cavalli. Insomma, un “dalle stelle alle stalle” a senso contrario. E ne siamo felici, perché mai e poi mai vorremmo passare per persone che puntano il dito – e solo i maiali indicano – contro una povera top model rea di aver (avuto, si spera) il vizio del naso arrossato, dell’infarinatura coatta, e finita per essere il capro espiatorio di un micromondo intero di persone che, quando hanno solo il vizio poco fa citato, possono essere considerate alla stregua dei Santi. Nella lunga lista di ammirazione che la Moss sta ricevendo da tutto il mondo si è recentemente aggiunta una nuova voce, per ora solo un rumour e il tempo ci dirà se tale rimarrà o evolverà in positivo, riguardo una possibile co-conduzione della modella al prossimo festival di Sanremo. Da qui l’idea di dare un paio di – inutili, già so – consigli alla bella Kate.
Ti prego, non accettare. Povero scribacchino sottopagato – rettifico: per nulla pagato – è colui che ti sta volgendo questo appello. Ma anche gran conoscitore della kermesse italiana più famosa al mondo. Ed è per questo che vado dicendo quanto sopra: a Sanremo ci vanno, non dico i falliti, ma quelli che iniziano ad essere sul viale del tramonto. Quelli che dopo un paio di anni te li ritrovi all’Isola dei Famosi. E non sto parlando di chi il Festival lo conduce o di chi della manifestazione è direttore artistico. Quelli no. Quelli sono già consacrati, sono gli immortali del tv-set italico e nessuno li tocca, basta guardare i nomi (e, soprattutto, i cognomi) per rendersene conto: quest’anno tocca a Panariello, ma ci sono stati i Bonolis, i Baudo, i Bongiorno, le Carrà, le Simo Ventura Nostre Signore della Televisione, persino i Tony Renis e le ospitate finto-a-sorpresa di Celentano. Ma le vallette, la mora, la bionda, quelle che fine fanno? La Marini gli spot per la nota compagnia telefonica. Letitia Castà gira, ma meno di prima. E tu, Kate Moss – insomma, una donna che non deve chiedere mai, se il paragone può risultare azzeccato – vorresti andarci? Su, la strada ora per te è tutta in discesa. Tutti ti cercano, tutti ti vogliono e per la prima volta nel mondo dello spettacolo – cosa più unica che rara – sono in molti quelli che danno l’impressione di volertene seriamente, di bene. Sanremo lascialo a qualcun’altra, di spessore ben inferiore. L’Ariston non è (più o ancora è indifferente) degno di te.

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