domenica, aprile 09, 2006

Giornate come questa sono strane. Senti che nell'aria c'è qualcosa di diverso, senti che non è una domenica qualunque di una qualunque settimana. Ci sono le votazioni, tutta l'Italia è concentrata su quello, pochi cazzi, ché il povero Tommaso da ieri se lo sono dimenticati in molti. Persino sul sito del Corriere le notizie sportive stanno al secondo posto, proprio lì sotto quella che dice “Il Cav. È stato rimproverato al seggio” e quell'altra che racconta del tizio che voleva far togliere il crocifisso dal seggio. In poche parole: non c'è un nient'altro da dire se non “elezioni”. Nient'altro da commentare, chessò, un ruttino di Prodi, una scoreggetta di Rutelli, un 'vaticano talebano' – espressione che a partire da questa campagna elettorale è diventata quasi un tormentone – della coppia Pannella & Bonino. Nulla. Sto scrivendo un post sul niente. Potrei sempre provare a cercare qualcosa di curioso all'estero: il principino Harry che sperimenta il sesso anale – attivamente, si spera per lo meno per la sua principesca (appunto) persona – in un locale di Londra, dove una lap dancer polacca ha appena finito di esibirsi, ad esempio. Ma credo che anche all'estero non troverei nulla di più di questo. Domenica strana. E lunedì strano, anch'esso, a partire da domani mattina, all'alba, ché la notte fa ancora spietatamente parte della domenica. Se possibile ancora più strano: si saprà l'esito, si conoscerà se l'Italia farà dei tremendi passi indietro con il governo di Prodi – e scusate se il termine 'governo' seguito dal termine 'Prodi' mi provoca un brividino tutt'altro che piacevole – oppure se verrà riconfermata la fiducia in un Cav. che a questo giro – poche storie – la svolta la deve fare sul serio.

Fortunatamente per me domani sarebbe stato comunque, indipendentemente dalle elezioni, un lunedì diverso dal normale: cose personali ma piacevoli, a casa tutto bene cari i miei cinquanta lettori, non preoccupatevi. Per questo vi annuncio sin da ora che
Ordine Generale a malincuore deve rinunciare alla copertura della fine di queste elezioni. Tanto avrete di che leggere ovunque fino a farvi venire la nausea, mi perdonerete dunque se mi permetterò di bucare la notizia, vero? Il commento vero e proprio – non la pernacchia, non l'esultanza – arriverà non prima di martedì mattina. In ritardo, lo so. Me ne scuso.


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