un paio di domande su guerra e Rai
Ci si pongono le domande. Come i bambini piccoli, tra i 4 e i 7 anni, l'età del cosiddetto “bombardamento dei perché”, anche l'adulto, osservando, spesso si fa dei quesiti. Ad esempio, qualcuno mi spieghi perché al momento di andare – in missione di Pace – in Iraq, con tutte le menate burocratiche stabilite, sapendo esattamente cosa ci toccava e quali fossero gli obbiettivi da perseguire, una mezza Italia ha imbruttito l'altra metà con delle terribili bandiere della pace, straccetti arcobaleno che venivano venduti a 4 euro dai soliti compagni – che poi cazzo ci facevano con quei soldi? - mentre ora che la missione in Libano è sponsorizzata dal governicchio di centrosinistra, con la benedizione dei pacifinti di Assisi, quegli stracci penzolanti sono spariti dai balconi?
Ma non solo. Perché è ora di nomine in Rai. E allora assistiamo al classico balletto che mai ci viene risparmiato al momento di cambiare un governo: le poltrone devono assestarsi su quelle che sono le forze della maggioranza. È così da sempre, e l'italiano forse è troppo coglione – o semplicemente disinteressato – per occuparsene o anche solo per indignarsene. Sta di fato che è impossibile avere un servizio pubblico serio, dove i direttori dei telegiornali non cambiano ad ogni tornata elettorale. Dove il Tg1 lo posso guardare tra cinque – dieci – venti anni confidando nella stessa dose di obbiettività ed equidistanza, considerando anche che per guardarlo pago il canone altrimenti mi piombano i primi tre canali e poi è tutta una gran rottura di palle. Invece no, Mimun – ad esempio – deve saltare: troppo berlusconiano, dicono. E fa niente se il berlusconiano Mimun ha portato dopo anni il Tg1 a dare del filo da torcere al Tg5 – telegiornale che tutti indicano come berlusconiano, forse dimentichi che esiste di più esagerato. Va cacciato, Mimun, in luogo del filoprodiano Gianni Riotta, così si avrà un telegiornale presumibilmente meno obiettivo di quello di adesso e l'italiano – ignaro – sarà ancora preso per il culo. Ma siccome di domande parlavamo all'inizio, ecco che scatta la domanda. Ai tempi del Cav. si arrivò perfino a parlare di “editto bulgaro” quando dalla Rai sparirono i vari Santoro, Biagi e Luttazzi. “Ammesso e non concesso”, si dice in queste occasioni? Allora ammetto che quella di Berlusconi sia stata una cazzata enorme, occorre certamente dirlo. Ma non concedo il fatto che non fosse priva di fondamento, e che questo fondamento non fosse la paura che qualcuno potesse parlare male di lui sulle reti pubbliche – d'altronde lo fanno tutti, e anche sulle sue di reti. Passi per il vecchio Enzo, al quale magari i dirigenti di Viale Mazzini hanno voluto solamente concedere un po' di riposo visto l'età e il conseguente piglio nell'affrontare gli argomenti, vogliamo davvero parlare di Luttazzi? Uno che, ad inizio carriera, ha lavorato per le reti di Berlusconi. Uno geniale, a volte. Ma con un tasso di volgarità che sinceramente il servizio pubblico non può permettersi. Mica perché siamo bacchettoni: noi, che ai tempi del liceo lo leggemmo il Satyricon di Petronio, mica ci saremmo mai scandalizzati per una trasmissione che portava quel nome. E tantomeno per la storia della merda – vera? finta? - che si è mangiato. E nemmeno per le mutandine della signora Falchi in Ricucci. Noi no, ma siccome il servizio pubblico ha come telespettatore l'intera Italia abbonata e con un posto in prima fila, certe cose non se le può permettere, perché qualcun altro – meno aperto di noi – avrebbe certamente avuto tutto il diritto di sdegnarsi di fronte a certe, per usare un eufemismo, cadute di stile. Ergo nessuno ha considerato la possibilità che la dirigenza della rete – magari sollecitata da uno di quegli strani osservatori che intervengono sempre ad intermittenza – fosse scontenta di tutto ciò e abbia quindi provveduto a sistemare la situazione con i mezzi e le competenze di cui è dotata e che ha pienamente diritto ad usare? Poi c'è Santoro, uno che è l'emblema della televisione faziosa. Uno che se lavorasse per delle ipotetiche televisioni private possedute dalla sinistra condurrebbe l'equivalente del Tg4, e questo è innegabile e fuori da ogni dubbio per chiunque, anche per quelli più faziosi di Santoro stesso. Giusto dunque che il servizio pubblico – pagato dagli italiani e tutto il resto – non mandi in onda trasmissioni di quel tenore. Il canone lo pagano tutti, non solo quelli che vogliono sentirsi dire le cose che gli piacciono: per quelle ci sono miliardi di altri mezzi come i quotidiani, la rete, le televisioni private. Dicevamo, arrivarono a definire l'allora presidente del Consiglio come un The Epurator e le tre vittime di cui sopra come epurati. E Mimun allora cosa sarebbe? E Mazza? Tutta gente scomoda al governo di adesso e che viene rimossa dal suo incarico in modo barbaro e villano, con la speranza di trovare almeno un contentino, per di più senza aver mai mancato di obbiettività o mangiato merda finta in prime – o second – time. E con il Tg3 che, pure nella striminzita rassegna stampa dell'una di notte, le sparava grosse. Anche con il Cav. al governo. Ma come mai nessuno ora ha il coraggio di additarli come epurati?
Ecco, qualcuno mi risponde a queste due domande? O dobbiamo riciclare sempre la solita – ma incredibile, tosta, veritiera e dispensatrice di saggezza – storia della sinistra moralmente superiore e della sua abitudine ad usare i due pesi e le due misure? Scusate, mi sono posto un'altra domanda.
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