domenica, gennaio 21, 2007

Carteggi "Indipendenti"

Fai un po' di ordine nelle cartelle del Pc e finisci dentro quella in cui ti scrivi tutti gli appunti, gli spunti, le informazioni che ti possono venire utili in un futuro – il che, ammetto, è un vezzo più che altro: la maggior parte delle volte dimentico quale appunto ho già fatto, e riprendo la ricerca da zero. Sistemando le deliziose scartoffie digitali mi sono riletto un po' di cosette scritte qua e là, spesso mai più utilizzate, ogni tanto addirittura smentite dal naturale corso delle cose all'interno dell'inesorabile scorrere del tempo. Un file però è degno di attenzione. Il suo nome, “Indipendente – carteggio Fini Mughini Bianco.odt”, mi ha subito suscitato curiosità e ovviamente senza ricordare il suo contenuto. Apro. Carteggio? Per niente, si tratta di “ritagli” presi a casaccio su vari pezzi di carta – giornali, libri – e riordinati secondo non un ordine alfabetico, bensì cercando di dare un senso logico. Si narrano le vicende, delicate, del quotidiano l'Indipendente dopo che Vittorio Feltri lo mollò gonfio di 120 mila copie al giorno e della direzione di Pialuisa Bianco, accusata da Massimo Fini – con tanto di querela – e adorata da Giampiero Mughini. A margine i tre quattro mesi infelici della direzione di Gianfranco Funari e Luigi Bacialli. Un divertissement, senza dubbio.

Al suo posto Zanussi chiamò, pare su perfido suggerimento dello stesso Feltri, Pialuisa Bianco. Sostituire Feltri era difficilissimo, perché il giornale si identificava con lui, ma la Bianco sbagliò proprio tutto: si appiattì su uno sciocco filoberlusconismo, scelta sbagliata, al di là di ogni motivo politico o di target: a far da berlusconiano ci pensava già, da par suo, Feltri sul Giornale e inoltre il nostro zoccolo duro era formato, storicamente, da lettori leghisti. Nell'estate L'Indipendente aveva già perso più della metà delle copie. Zanussi cacciò la Bianco e chiamò Funari.” [1]

Fosse stato così, un giornale su cui era così decisivo il timbro della Lega, l'Indipendente sarebbe rimasto un giornaletto strambo e zoppicante, e volgarotto la sua parte. Aveva invece toccato e superato, seppur non sempre lavorando di fioretto, le centomila copie di vendita”. [2]

Pialuisa Bianco ha querelato Il Foglio dei Fogli, in edicola da ieri e per tutta la settimana, a causa della ripubblicazione di un articolo di Massimo Fini a proposito della storia dell'Indipendente, già apparso su Il Giorno del 28 giugno. La Bianco, editorialista de Il Tempo ed ex direttore dell'Indipendente, non aveva letto l'articolo all'origine e ne ha preso visione solo grazie alla ripubblicazione sul “giornale dei giornali”. [3]

me ne scuso con gli amici del Giorno: ma non avevo letto l'articolo che Massimo Fini aveva scritto il giugno scorso sulla vicenda dell'Indipendente [...] solo adesso l'ho letto e divorato, e come sempre mi sono rammaricato che Fini non abbia un amico. Avesse un amico [...] senz'altro [questo, ndr] gli raccomanderebbe di non insultare quelli con cui ha lavorato (nel caso dell'articolo in questione Pialuisa Bianco, prima lo aveva fatto con quelli di noi che gli erano stati colleghi a Pagina) e di scendere appena di un gradino dal piedistallo dove lui abitualmente si colloca e si pavoneggia: più o meno accanto a Gesù Cristo”. [2]

Signor direttore – ci mancherebbe altro che, ricostruendo la storia dell'Indipendente, io non potessi dare giudizi su coloro che l'hanno diretto e su come l'hanno diretto. Così come ci mancherebbe altro che non potessi criticare Giampiero Mughini quando scrive libri piagnucolosi [...] solo perché fummo solidali nella bella avventura di Pagina. Io non ho questo spirito di clan, se in un'inchiesta trovo che mia madre fa la puttana, scrivo che fa la puttana. Il che non significa che non possa essere anche una brava donna; così come Mughini non è solo quello dei suoi lamentevoli amarcord e Pialuisa Bianco non è solo quella che contribuì ad affossare il primo Indipendente. [...]”. [4]

l'Indipendente è stato un piccolo caso nei due anni e mezzo della sua vita vera. Quella che comincia il giorno in cui viene nominato direttore Vittorio Feltri e finisce il giorno in cui viene congedata Pialuisa Bianco. Prima e dopo c'è il nulla. A nessuno può venire in mente di inserire nella storia del giornalismo i tre mesi dell'Indipendente prima di Feltri, che erano il vuoto assoluto; a nessuno può venire in mente di inserire nella storia del giornalismo, anziché in quella della catastrofe antropologica di fine secolo, il fatto che un giornale sia stato affidato a Gianfranco Funari e a un suo valletto [sic!], quel che purtroppo è accaduto all'Indipendente post-Bianco [...]. Finchè l'Indipendente (diretto dalla Bianco) continuò ad esistere, Feltri guadagnò poche decine di migliaia di copie. Fece il pieno quando l'Indipendente passò nelle mani di Funari (fra le proteste accanite dei lettori) per poi schiattare nello spazio di poche settimane”. [2]

Feltri aveva abbandonato la direzione dell'Indipendente dove era stato sostituito da Pialuisa Bianco. [...] [dopo l'abbandono di Feltri, ndr] erano rimasti 70 mila [lettori, ndr] a scegliere e leggere un quotidiano sgangherato ma vivo e vitale, e in questo giudizio non sono velato dal mio affetto per Pialuisa, e tanto più che io non condividevo quanto intensamente lei si fosse schierata dalla parte del Polo, tanto che sulla prima pagina del suo giornale firmai un editoriale “né di qua né di là” di cui sono a tutt'oggi molto orgoglioso. [...] nel vedere un Indipendente comunque in calo di copie rispetto all'era Feltri, l'editore Zanussi ebbe una seconda genialata [...] bastava mettere lui [Gianfranco Funari, ndr] direttore al posto della Bianco. Vuoi che il 10% del pubblico televisivo di Funari, ragionava l'astuto Zanussi, e dunque almeno 200 mila persone, non si mettessero a comprare l'Indipendente ogni santa mattina che Dio manda in terra? [...] Siccome una cosa è la televisione popolare e un'altra i giornali, Funari balbettò un quotidiano che non aveva né capo né coda e che morì nello spazio di tre-quattro mesi [...] Per quanto mi riguarda, dal giorno in cui la Bianco era stata spodestata non ho più scritto una riga sull'Indipendente”. [5]

Infine Giampiero Mughini fa coincidere la morte dell'Indipendente con la sua uscita dal giornale”. [4]

Funari, a differenza della Bianco, un'idea ce l'aveva: catturare il non lettore facendo un quotidiano visivo. Solo che per un'impresa del genere, se mai aveva un senso, ci sarebbero voluti anni e mezzi enormi mentre noi eravamo già alla canna del gas. [...] Come si seppe poi, non aveva [Funari, ndr] mai firmato un contratto”. [1]

Voi sape' perché ho cercato di salvare l'Indipendente? Perché era anche mio” [6]

Citazioni:
[1] Massimo Fini, “L'Indipendente, giornale outsider in odore di Lega”, Il Giorno 28.06.1996.
[2] Giampiero Mughini, “Giornali e Giornalisti”, Il Foglio 07.08.1996 pag. 2.
[3] Rubrica “la giornata”, Il Foglio, 06.08.1996 pag. 1.
[4] Massimo Fini, lettera al direttore, Il Foglio 08.08.1996 pag.4.
[5] Giampiero Mughini, Un disastro chiamato Seconda Repubblica, 2004, Mondadori, pagg. 137-138.
[6] Gianfranco Funari intervistato da Paolo Bonolis a “Il senso della vita”, Canale 5, 15.12.2005.


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