al voto e subito!
I pagliacci della sinistra estrema oggi erano tutti in fila da Napolitano a esprimere piena fiducia nei confronti di Prodi e del suo governo. Il loro obbiettivo è, ovviamente, quello di mantenere il culetto al calduccio sulla cadreghina, spaventati dalla sola idea di andare a casa. Chiaramente la questione non si chiude qui, perché i suddetti pagliacci sono gli stessi che meno di una settimana fa – e non per la prima volta – sono scesi in piazza a manifestare contro lo stesso governo e che al Senato hanno contribuito in modo determinante a far cadere il governicchio Prodi: a dispetto di quello che infatti vanno a dire – ovvero, è colpa solo di un paio di senatori dissidenti – la loro linea è fortemente opposta a quella della sinistra cosiddetta riformista e il fatto che si fossero piegati in passato – e dimostrassero di volerlo fare ancora – nel votare in sintonia con il governo è il frutto unico dell’attaccamento alla sedia di cui sopra, non di una profonda convinzione. Segno che, qualunque cosa succeda, in politica estera ma non solo Prodi ha una squadra senza idee e con due visioni totalmente opposte. E, per uno che ripromise di ridare credibilità all’Italia agli occhi del mondo, è più che sufficiente non solo per le dimissioni ma anche per la fuoriuscita – e definitiva – dagli scenari politici italiani, perché la barzelletta è durata anche troppo.
Ora il pallino del gioco è in mano al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale, appena concluse le consultazioni, ha ritenuto necessario fissare a domattina il riferimento della sua decisione. Dicono che il suo orientamento sia quello di rinviare tutto alle Camere il che, detto in termini fuori dal politichese, significa chiedere la fiducia su un governo che finora è andato avanti a colpi di fiducia: una barzelletta nella barzelletta. C’è solo una cosa sensata da fare, ed è quella di ritornare al voto e consegnare dunque agli elettori il destino di questo paese, al fine di ottenere un governo di ampia maggioranza che possa farsi carico del tanto che c’è da fare e senza gettare fango su quello che è stato fatto in precedenza; un Prodi-bis, con la stessa squadra di ministri o meno è cosa di poco conto, sarebbe solamente un brodino riscaldato di un governo che già di suo è stato terribile, battendo ogni record di durata – in negativo – nella storia della Repubblica italiana: nove mesi.
Andare quindi al voto, immediatamente o subito dopo un governo tecnico che cambi la legge elettorale, è l’unica via di uscita. Napolitano lo sa bene che un secondo governo Prodi con la stessa non-maggioranza al Senato vuol solamente dire assistere ad un altro triste spettacolo, ad un’altra triste umiliazione per l’Italia, come quello dello scorso mercoledì. Prima di formulare ogni giudizio, mi riservo di aspettare la decisione del Presidente della Repubblica. La quale, per far fede alla buona impressione che finora Napolitano ha dato di sé, dovrebbe essere saggia. Ma ho forti dubbi.
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