mercoledì, gennaio 09, 2008

l'Ecopass e la voglia italiana di farla sempre franca

Nei giorni scorsi a Milano tutti erano preoccupati per l’entrata in vigore dell’Ecopass, ovvero di quella sorta di “biglietto d’ingresso” da pagare per poter entrare con un auto o una moto nella cerchia dei bastioni, ovvero il centro. Entrare nel merito dicendo se sia o meno giusto, se l’Ecopass funziona oppure è solamente un ulteriore e inutile balzello, non è nelle mie intenzioni. A Milano centro vado talmente di rado con mezzi miei che nell’eventualità potrei anche prendere in considerazione l’utilizzo del trasporto pubblico se la cosa mi può essere di egual convenienza. Altro è ciò di cui voglio discutere. Almeno inizialmente, infatti, sembrava che nessuno avesse capito il funzionamento di questo benedetto Ecopass. Al telegiornale i servizi mostravano cronisti intenti a fermare gli automobilisti ai semafori chiedendo se fossero adeguatamente informati, e questi pronti a rispondere che non lo erano, che non erano riusciti né a capire se dovevano pagare né quanto né come. Pareva un disastro, con la stampa locale pronta a cavalcare l’onda dell’indignazione cittadina e a mettere il Comune di Milano alla sbarra per non meglio precisati motivi di “mala organizzazione” nel lancio dell’Ecopass. Così, tanto per buttare via qualche minuto, ho fatto un giro sul sito web del Comune di Milano, sezione Ecopass. Ed ho scoperto che è più difficile non capirne nulla che far funzionare tutto a dovere. Ignorare completamente la cosa, e attribuire il motivo dell’ignorare all’Amministrazione Comunale, addirittura impossibile. Per sapere se si deve pagare ed eventualmente quanto basta infatti digitare la targa della propria macchina, e se qualcuno per disgrazia non se la ricordasse la colpa non è certo del sindaco Moratti o dell’assessore Croci. Una volta verificato se è necessario pagare, si può fare richiesta direttamente on-line, e nell’epoca delle carte di credito prepagate è davvero impossibile non disporre di un modo per effettuare una transazione via internet. Se poi proprio non ci si dovesse fidare, si va ad una rivendita autorizzata Atm, oppure dal tabaccaio, oppure ad uno sportello bancomat di Intesa San Paolo, già certi della somma corretta da versare. Alla peggio, si ha tempo fino a 24 ore dopo l’ingresso nella cerchia dei bastioni per regolare la propria posizione. Insomma, il dubbio che mi è venuto è che più che non capirci nulla i poveri automobilisti non ci volevano capire nulla. La solita italianità secondo la quale se c’è caos forse si è autorizzati a farla franca. Può essere odioso da pagare, l’Ecopass. Però c’è gente che, a meno di dieci giorni dall’entrata in vigore della cosa, già dice che a Milano c’è meno traffico. E io di quelli, più che della stampa locale pronta a cavalcare l’onda di malcontento come detto sopra, mi fido: ci vivono tutto l’anno, capiranno la differenza.

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2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

per dire no all'ecopass: www.stopecopass.blogspot.com

12:09 AM  
Blogger ordinegenerale ha detto...

e per dire sì?

10:25 AM  

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