La parola chiave, in questo caso, è «smegma». Che poi, cosa vuol dire esattamente, nessuno lo ha ancora capito. Partendo dalla soluzione più facile, si può cercare il significato su Wikipedia, che alla voce recita: «lo smegma, traslitterazione del greco σμήγμα, sapone, è una combinazione di cellule epiteliali esfoliate, secrezioni della pelle e materiali umidi che si possono accumulare sotto il prepuzio nei maschi, e nella zona della vulva nelle femmine, con un caratteristico odore e gusto pungente. Lo smegma è comune a tutti i mammiferi, maschi e femmine». Come corredo, la foto di un glande ricoperto da una glassa bianchiccia disgustosa anche se non avete appena finito di mangiare. Sentendo l'informazione libera, che classifica la voce sotto la categoria «medicina», è una cosa negativa, da evitare assolutamente. Proviamo con altro, meno libero e a pagamento. Lo scaffale con la Garzantina di medicina sta troppo in alto, lascio perdere. Ma un buon vocabolario sono sicuro che farà al caso nostro. Dal Devoto-Oli: «materiale di secrezione e di desquamazione che si deposita attorno agli organi genitali, nel solco balano-prepuziale o attorno al clitoride». Ne sappiamo meno di prima, pare.
Ed è proprio per questo che la parola chiave, come dicevo all'inizio, è «smegma». Questo è sufficiente a spiegare il motivo dell'incredibile successo di Charlotte Roche e del suo romanzo «Zone Umide» (Rizzoli, 15 euro). Sufficiente per il successo, ma non per il contenuto del libro in particolare. Ma è mica poco, comunque. Sufficiente per il successo – si diceva – perché la gente, prima in Germania e ora un po' ovunque (tanto da farlo diventare il primo romanzo tedesco ad andare in cima alle classifiche di vendita globali di Amazon, come recitano le note sul risvolto di copertina) lo compra per capire una volta per tutte cosa diavolo sia lo «smegma», visto che due tentativi tra i più usati sono andati a vuoto. E in effetti la definizione di smegma che dà la Roche non è così disgustosa come quelle date fin qui. Si parla di umori vaginali, nel libro. Né più né meno. Niente smegma da infezioni putride. Niente smegma da scarso igiene (per carità, forse di scarso igiene politicamente corretto nel testo ce n'è, ma non è questo il punto). Niente di niente. Presente quando voi donne avete perdite? Quello è smegma, punto e a capo – e non è detto che sia così disgustoso, e consente pure di risparmiare su certi lubrificanti.
Ora che abbiamo tracciato i contorni del successo, possiamo parlare anche di quello che sta all'interno di tali contorni. Prima cosa, il libro è disponibile in Italia da una settimana – giorno più, giorno meno – e fa parte della stessa collana di Rizzoli (la 24/7) che ha pubblicato anche il libro di Guia Soncini (che lo so, non c'entra nulla ma siccome citarla pare ultimamente essere l'unico modo sicuro di incrementare le visite di questo blog, anche oggi ho compiuto il mio dovere, ora sotto con i commenti!). Il contenuto, si diceva. I paragoni, almeno in Italia, sono stati fatti con Melissa P. e con «V.M. 18» di Isabella Santacroce. Della prima non diciamo nulla, ché a dire male ne è piena la Rete. Sufficiente ribadirli come diari adolescenziali che giusto da noi potevano far scalpore. Dall'opera della seconda, invece, prendiamo le distanze; pur con tutta la sincera simpatia che la Santacroce ci provoca, quel libro era pornografia gratuita e parecchio surreale. Erano nomi ampollosi e pugni infilati nei buchi di culo, era una bulimia di luoghi comuni che alla lunga – cioè, alla breve, visto che il libro l'ho mollato quasi subito – ci ha provocato la nausea, con buona pace di Massimiliano Parente che su Libero propone una rivalutazione del romanzo. Altro pianeta la Roche. Che parte da una rasatura anale malriuscita, con conseguente taglio di emorroidi (le quali, assicura la protagonista del libro Helen Memel, non devono rappresentare un ostacolo per l'uomo che vuole andare a letto con lei) per raccontare fondamentalmente la solitudine di una adolescente tedesca, certo molto diversa da una italiana che piange sulle canzoni di Tiziano Ferro e legge i libri di Moccia (o, talvolta, fa addirittura le due cose contemporaneamente). La solitudine condita da una dose di sessualità – e di esperienza sessuale – che certamente rendono la protagonista, e quindi il libro, più appetibili al pubblico. Partendo dal presupposto che l'igiene è una mania, una morbosità, una costrizione della società moderna (si potrebbe tracciare un parallelismo con certo ecologismo militante), che i profumi sulle donne fanno schifo e che a strusciare la fica su ogni lurida tavoletta di ogni lurido cesso non succede nulla (con tanto di ginecologo che certifica la perfetta sanità dell' organo sessuale), viene raccontata la solitudine di una ragazza che ha strane tecniche di seduzione basate sugli odori (ovviamente «naturali»), strane tecniche di coltivare pianticelle di avocado («a parte scopare, il mio unico hobby») e poi di riutilizzarle alla bisogna, quando i semi sono così piacevoli al tatto; che ha strane manie di farsi depilare da uno che ha conosciuto al mercato; che è ossessionata da ogni sua secrezione corporea, tanto da infilarsi spesso le dita piene di contenuto in bocca («adoro annusare e assaggiare il mio smegma»), perché «se sono una parte di me non possono di certo farmi male»; che si masturba e fa sesso anale senza vergognarsi di dirlo. Ma, al fondo, sta sempre la solitudine. Tanto che in ospedale mente (e si flagella lo sfintere: che altro segno di disagio se non l'autolesionismo?), pur di prolungare la sua degenza e quindi di aumentare le possibilità che sua madre e suo padre si rimettano insieme.
In Italia, che di tutto ciò non abbiamo capito niente, perché al massimo ci eccitiamo o ci disgustiamo, siamo riusciti ad imbastire addirittura un talk show sul libro [ottoemezzo, La7, 31.10.2008], invitando l'autrice e dimenticandoci non solo di parlare del libro, ma anche di leggerlo, mettendola chiaramente in imbarazzo. Si è finiti quindi a rimuginare (ancora una volta, eccheppalle!) sul ruolo e la centralità del corpo femminile, a parlare di veline come esempio negativo di corpo che subisce la pressione della società (e della sua cultura igienista) e ad invitarle pure (Maddalena Corvaglia, sinceramente insopportabile nel volere sempre intervenire in modo fastidioso e nel non rispondere mai alle domande non si sa se perché non capite o perché una risposta sarebbe stata troppo difficile). La Roche, nel frattempo, rideva. Io, nel frattempo mi segnavo le cose più divertenti da qualche parte, con la promessa di ritornarci sopra il più presto. Ma ho letto il libro – a differenza di quelli della televisione – e l'ho fatto in tempi non sospetti, quando il fenomeno era circoscritto alla sola Germania e in Italia aspettavamo la traduzione forse in 4 o 5 (cioè la scorsa settimana). Alla fine è chiaro che la chiave di tutto è lo smegma (a proposito: va bene o va male?), senza di quello addio sogni di gloria per la Roche, che avrebbe continuato a fare la vj sul canale Viva. Invece ci ha regalato un libro che strappa sorrisi al pubblico, che – si spera – eleva le letture medie dell'adolescente italiana/o media/o, portandole magari per una sola volta in linea con quelle degli adolescenti europei. Che non sono meglio o peggio: solo, più adolescenti.
Etichette: Charlotte Roche, libri, Zone Umide
16 Commenti:
Anch'io ho seguito ieri la trasmissione. Ho preso appunti sulla filosofa Marzano che ha tenuto alto il livello della conversazione. Sono perfettamente d'accordo sull'inutilità degli interventi della Corvaia che probabilmente non aveva capito nessuna delle domande. No so se comprerò il libro in questione, ma di certo sono curiosa di leggere il "Dizionario del corpo" della Marzano.
Davvero l'unico aspetto salvabile della trasmissione.
Il libro lo legga, cara anonima.
Saluti
accettato il consiglio, ho comprato il libro.
saprò dirti.
ciao
debora
Aspetto le opinioni, mi raccomando
Saluti
ho appena finito di leggere il libro in questione; ne sono rimasta parecchio delusa, anche se in realtà non mi aspettavo granchè. sull'onda del gran ciarlare che se n'è fatto, l'ho preso. ma se lasciavo i soldi in tasca e il volume sulla mensola ne avrei senza dubbio guadagnato.
Io invece seguo il consiglio di Parente e vado a comprarmi V.M. 18 di Isabella Santacroce. Il suo discorso mi sembra ineccepibile: meglio leggere un'opera di una scrittrice che un tentativo di libro. Giulia-
Giulia,
se lo vuoi a metà del prezzo e come nuovo scrivimi a ordinegenerale@gmail.com
Ti vendo la mia copia di VM 18.
Saluti
ma che cosa fai nella vita? mi incuriosisci? prima parli dei sabati pomeriggi passati in libreria, scrivi commenti sempre interessanti e con grande capacità di coinvolgere il lettore e poi ti svendi un libro che tra l'altro ti è piaciuto perchè lo consigli?
...
debora (che deve ancora finire di leggere il libro della Charlotte)
cara Debora,
il libro che - come dici tu - "svendo" è quello della Santacroce. Che non ricordo di aver mai consigliato, sinceramente.
ti incuriosisco? E perché mai?
perchè è palese se alle 00.20 di notte vengo a vedere sul tuo blog se hai lasciato un post per me o se creo su facebook un gruppo: quelli che vogliono conoscere "ordine generale"...
buona giornata
come ho già scritto: si arrossisce, almeno un po'.
Saluti
Ho letto zone umide, e superato il disgusto iniziale mi è piaciuto...
che cosa mi è piaciuto? mi è piaciuto l'aspetto femminista del romanzo.
Dice Carotenuto nel libro L'anima delle donne: la donna è bella per antonomasia. Alle donne viene richiesto di essere belle...e una paura profonda per noi donne è quella di essere inadeguate, e questa paura si riflette spesso sul nostro corpo e talvolta spinge, chi più chi meno, a una cura eccessiva dell'apparenza. basta sfogliare una rivista femminile, per accorgerci che bellezza per molti, per troppi, è sinonimo di bontà e adeguatezza.
Il viaggio della protagonista, Helen Memel, il suo viaggio, emancipato dalle convenzioni, della morale e dai pregiudizi, è quello di uno spirito libero pronto ad esplorare le potenzialità che il corpo femminile può offrire. helen parla di sesso come farebbe un uomo, utilizza immagini e termini crudi - sembra quasi che charlotte roche voglia comunicarci che è giunto il momento che la parità dei sessi si affermi anche a livello sessuale…
La novità e la peculiarità del romanzo è proprio la prospettiva con cui si racconta il sesso: quella di una ragazza che lo vive in maniera così materiale e "organica" da oltrepassare spesso quelli che sono la morale e il gusto comuni.
Helen, infatti, vive il suo corpo in maniera primordiale, analizzando le sensazioni più istintuali che esso le regala: odori, sapori, umori, tutti da sperimentare in maniera diretta.
Per questo il romanzo ha fatto scandalo: mai prima d'ora avevamo assistito alla rivendicazione femminile di una sessualità completa ed equiparata a quella maschile, senza false ipocrisie né perbenismi di facciata.
Per questo Zone Umide, nel bene e nel male, è un romanzo assolutamente da leggere.
D'accordissimo.
Saluti
Non sono neanche riuscita a finirlo da quanto è brutto.
Gli è stata fatta una gran pubblicità,lo vedevo dappertutto..Cosi decido di prenderlo in biblioteca(per fortuna che non le ho regalato quei 15 euro).Non sono certo una schizzinosa,ma questo libro supera i limiti e in modo esagerato,che darebbe fastidio anche alla persona più tollerante che c'è.
Parla di feci,di sangue mestruale lasciato dentro un'ascensore e urina trascinata sul pavimento,emorroidi mal curate,ma soprattutto questa ragazza che parla dell'orribile abitudine di mangiare gli stessi prodotti del suo corpo quale muco vaginale e assaggiare le croste che si formano a lato degli occhi.
Per fortuna ho già rimosso il ricordo di questo libro davvero terribile,mi chiedo come possa piacere.
Non è pornografico,non è erotico,non è niente che possa sconvolgere o piacere,è solo un'invenzione commerciale per fare scandalo senza grossi giri di parole,cosa che invece servirebbero alla cara Roche per trovare un minimo di decenza.
Sconsigliatissimo,disgutoso.
una lettura divertentissima...ironica ma non adatta a "stomaci sensibili" ... in realtà tutto questo disgusto descritto nel libro non è fine a se stesso ma è provocatorio, è come a dire che la donna non è solo profumo e bellezza ma anche umori e odori...
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page