sabato, ottobre 25, 2008

non era Central Park, ma il Circo Massimo (o il massimo del circo?)

Ogni tanto buttavo un occhio. Il televisore era acceso, non potevo fare altrimenti. Così ho potuto constatare che era tutto sbagliato: il luogo, ma soprattutto il modo all'americana di fare le cose, con lui che viene fuori dal centro, dietro i compari, il pubblico intorno con i cartellini in mano tipo Obama-Biden o McCain-Palin – oddio, ricordate quanto dicevano Veltroni-Franceschini? Dopo un po', altra occhiata: stava parlando ancora, ed era arrivato suppergiù al punto in cui si rammentavano recenti inchieste giornalistiche circa il dilagare dell'alcolismo giovanile. Si parlava di ragazzini che a 11 anni bevono, e la causa non può che essere un non meglio specificato buco della società. In quel momento lo sforzo l'ho fatto, e il televisore l'ho spento. È nuovo, costato qualche migliaio di euro. Correre il rischio di sfasciarlo perché l'ammerricano avrebbe insinuato una colpa di Berlusconi in questo mi sembrava improvvisamente un cedere alle provocazioni del bambino che ha la mamma più puttana di tutte, ma la tua – dice – lo è di più. Una balla, condita con lo gné gné.

PS – apprendo poi che c'è stata la solita guerra di cifre. I telegiornali hanno parlato di “qualche migliaio”, gli organizzatori di “due milioni e mezzo”. Il Sole 24 Ore ha fatto il calcolo: al Circo Massimo non possono starci più di 300 mila persone, e dalle immagini televisive pare che la maglia costituita dalla folla non fosse delle più strette. Al di là di tutto, un Fabrizio Cicchitto in forma strepitosa: “per il principio della non compenetrabilità dei corpi non possono essere più di 300 mila”. Meno male che una tragedia ha suscitato una battuta.

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