giovedì, novembre 27, 2008

Charlotte Roche, Zone Umide pt. 2 (e la vanità del blogger)

Un paio di post sulla vanità del blogger, in una settimana scarsa, e per il resto un gran silenzio, non sono molto – questo il rimbrotto che leggo in ognuno di voi. Avete ragione, per carità. Di cosa vogliamo discutere ce lo siamo però chiesti? Potrei star qui ore a scrivere di politica, di massimi sistemi, analizzare il casino che è successo in India, a Mumbai, o anche cose più frivole tipo il volto nuovo della sinistra extraparlamentare, inteso come Vladimir Luxuria (ma noi persone serie la conoscevamo già per il suo estro artistico e per la sua carriera pre-onorevole, nevvero?) oppure cercare di analizzare perché l’Atlantic ha dichiarato che la vendita di dischi tramite il downloading digitale ha superato quella su supporto ‘tradizionale’. Siamo sicuri di volerlo fare, ché già i blog là fuori sono intasati di tutto questo?

Niente, vi tocca ancora la vanità. E vengo al dunque: oggi mi è stata recapitata, omaggio gentile e quindi ancor più gradito, una copia del libro di Charlotte Roche Zone Umide (Rizzoli, 15 euro). Mi è stata spedita perché su questo blog se ne è parlato un gran bene, e l’ho consigliato (e lo consiglio tuttora, a maggior ragione) a voi lettori magari illudendomi (io e l’ufficio incaricato della promozione) di aver fatto aumentare di una paio di copie il fatturato di Rizzoli per quest’anno. Dell’omaggio, ovviamente, sono molto grato. Quasi che il mio essere blogger – con tutto quello che ne deriva, non ultima una quantità di tempo passata a scrivere gratis per il piacere di farlo – abbia finalmente avuto la sua gratificazione. E con esso la mia vanità.

Tornando al libro, apprezzate la sincerità: ho detto che secondo me è un gran libro prima di riceverne una copia in omaggio e dopo averne pagata una di tasca mia; anzi, l’omaggio è la conseguenza dell’averne parlato bene. Per cui si deve trattare proprio di un bel libro. Ottimo anche come strenna natalizia alla vostra amica scandalizzata da eccessi verbali e ossessionata dall’igiene e da un’idea vecchiotta di femminismo (sostiene l'autrice del libro, in un'intervista al Corriere della Sera [14.10.2008], che «la donna è una cosa sola, non è unicamente sesso profumato, è anche altro, va in bagno, si ammala, sanguina. Non riconoscere e non parlare di questa sua parte limita e costringe la donna»). Se siete a corto di idee, fate almeno la fatica di ringraziarmi.

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3 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

è un libro molto interessante, per quanto possa sembrare disgustoso...
un libro come "zone umide" è destinato, fin dalle prime pagine, a suscitare opposte reazioni nei lettori: o si viene colpiti dal disgusto e dal rigetto più immediato; o si viene rapiti dall'approccio inedito con cui la scrittrice descrive e analizza certi tabù sessuali.in realtà tutto il disgusto non è fine a se stesso ma serve a dimostrare che la donna non è soltanto profumo e arteficio ma è anche odori e umori.
Questa particolare scelta stilistica è anche motivata dalla tematica trattata nel romanzo: la sessualità femminile, intesa nel senso più fisico e vero del termine.

12:46 PM  
Blogger ordinegenerale ha detto...

Mi complimento con i miei lettori, raramente su questo blog si sono letti commenti interessanti come quello pubblicato qui sopra o come quelli pubblicati in calce a QUESTO post.

Grazie davvero.

Saluti

2:03 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Devo dire che l'impatto con il testo è stato piuttosto atipico: sin dalle prime righe Helen, la protagonista diciottenne della storia, ti trascina in maniera dura e cruda nelle sue sperimentazioni sessuali (con sostanze e oggetti inediti) e nelle sue stravaganti relazioni con partner occasionali.
Dopo lo shock iniziale, devo ammettere che la lettura inizia a trascinarti, via via che inizi a comprendere la mentalità di Helen e la finalità delle sue “sperimentazioni”.
Solo la piena conoscenza del corpo e delle sue reazioni sessuali dà a Helen la sensazione di conoscersi bene e di realizzare pienamente il proprio essere donna.

6:35 PM  

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