Dire di un uomo di colore, nero, che è “abbronzato” non è niente di spiacevole a meno che non si voglia scatenare un'inutile bagarre perché non è rimasto nulla cui appigliarsi. Figuriamoci poi che peso possa avere l'espressione, se il contesto nel quale l'aggettivo è stato usato era quello del complimento - “carineria”, direbbe il Cav. - ed esso era addirittura preceduto da “giovane e bello”. Per dire, chi da noi (ma non solo) si è stracciato le vesti quando, durante le primarie americane per la scelta dei candidati alla presidenza, Hillary Clinton in uno spot elettorale accentuò artificiosamete il colore della pelle di Obama per far passare in modo più forte il messaggio "afroamericano, non americano"?
Dire di una persona, indipendentemente dal colore della sua pelle, che “non è un essere umano” è invece quantomeno nazista. Ma non leggeremo mai nessun compagnuccio piagnucolare sul sito del New York Times, per far capire all'America e al mondo che non tutti gli italiani sono come quelli che dicono certe cose. Anzi, li vedremo in coda alle casse delle librerie. Etichette: Andrea Camilleri, Mariastella Gelmini
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