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Il primo commento mi è stato lasciato alle 6:46 pm del 30 dicembre da Mariachiara, la quale mi chiede perché quando c’è di mezzo l’oggetto della questione – e mi perdoni l’oggetto proprio per averlo definito tale, ma si fa per capirsi senza ripetere nomi e cognomi che interessano a quasi nessuno – e qualcuno la loda (“la” inteso come “lei” che poi sarebbe “l’oggetto”), io assumerei una posizione spocchiosa e/o addirittura di sminuimento nei suoi (dell’oggetto) confronti. Una (mezza) verità e una bugia, cara Mariachiara. La mezza verità sta nel fatto che una posizione spocchiosa la assumo sì, ma più nei confronti di chi scrive che dell’oggetto della questione; questo perché a volte – spessissimo, per la verità – ho come la sensazione che questo dibattito, da me creato e da me garantito a chiunque abbia qualcosa da dire e lo voglia fare nei limiti del decoro e della buona educazione, si svolga sotto forma di piagnisteo fine a se stesso e quindi inconcludente. Da qui la spocchia di chi vuole portare avanti un dibattito costruttivo, fatto non solo di sterili indignazioni e di una serie indefinita di “grandissima” “immensa” “divina” (oltre che di richieste di spiegazioni al sottoscritto il quale ha già abbondantemente dichiarato di non essere in grado di darle le spiegazioni), ma anche di interventi interessanti e intelligenti. La bugia, invece, è quella che sottintende nel tuo commento, Mariachiara, una certa presa di distanza mia dall’oggetto della questione, come se non riconosca o non abbia mai riconosciuto (arrivi a sostenere che io apro questi spazi solo perché esistono là fuori tanti ammiratori pronti a riempirli di commenti e quindi di visite al blog, come se ne guadagnassi qualcosa) il suo valore; di più, come se non fossi più un suo ammiratore ma continuassi a sfruttarne quei 10-15 ingressi giornalieri che secondo molti di voi costituirebbero un (in)successo mediatico. Vorrei qui ricordare una cosa molto semplice: se ho aperto degli spazi – come li chiamate voi, sarebbe meglio “se ho scritto dei post” ma vabbé – è perché tengo alla cosa, altrimenti non l’avrei fatto risparmiandomi tempo allora come ora che devo ri-spiegare per la millesima volta lo stesso concetto. In quegli “spazi” – sempre come voi li chiamate – ho scritto tra le altre cose quanto segue: che lei è “grandiosa”, che il suo libro (che non mi pento di aver poi definito “bruttino” suscitando malumori) lo “compreremo e adoreremo”, che stando alle news che giravano allora il suo possibile allontanamento da quel famoso quotidiano di quattro pagine sarebbe stato (come poi puntualmente è avvenuto) una “cazzata”, che “noi qui ti adoriamo” e non sto a continuare perché mi sembra più che sufficiente come dimostrazione della mia ammirazione per questa persona. Ho poi criticato tante altre cose, tra le quali il celebre libro di quell’altrettanto celebre politologo bolognese all’occasione anche ottimo fustigatore di costumi nazionali, per quelle pagine che voi fedeli lettori avete invece trovato irresistibili e che io devo quindi aver letto con una chiave di lettura differente. Ma una critica non può per caso arrivare anche dai più ferventi ammiratori? Oppure dal momento che critico passo automaticamente dall’altra parte, secondo la vostra visione del mondo in bianco e nero – dove i bianchi subiscono sempre le decisioni dei neri (o viceversa) e, a parte lamentarsi, non possono fare altro?
Il secondo commento, postato da Giovanna alle 0:34 del 3 gennaio 2009, mi permette invece di trattare una questione marginale all’oggetto specifico solo in apparenza. Scrivi, cara Giovanna, che per andare d’accordo come me “non bisogna porsi molti perché”, in quanto mi farebbero velo “la moda, la simpatia o il quieto vivere”. Per andare d’accordo con me, prima cosa, bisognerebbe conoscermi o leggermi in toto per apprendere ogni mia sfaccettatura reale (se mi si conosce) o virtuale (se ci si limita a quanto scrivo, ovvero a quanto voglio in qualche modo lasciar trapelare di me a voi). Seconda cosa, per andare d’accordo con me bisogna proprio porsi tantissimi perché, altrimenti mi rompo le palle e chiudo la conversazione. Ma il porsi dei perché da queste parti è stato fatto poche volte (e quasi tutte fuori dal contesto che qui stiamo trattando) e ha lasciato invece spazio a parecchi piagnistei o a battaglie tragicomiche (se ci si vuole fare ascoltare da qualcuno, lo si interpella tramite canali maggiormente diretti di questo e tanto più che il sottoscritto ha spesso volte ribadito – da ultimo qualche riga sopra – di non avere legami o contatti con chicchessia o di non volerli condividere con nessuno). Per quanto riguarda la moda, buchi il bersaglio cara Giovanna, sia nel generico che nello specifico, a meno che mi sia perso la puntata in cui è diventato di moda andare contro il personaggio di cui stiamo parlando (e anche in questo caso, ti assicuro che non la seguirei). La simpatia, quella, è invece insita in ciascuno di noi e sfido chiunque a dire il contrario. Il quieto vivere lo applico, mi piace; d’altronde, a volte, non saprei come fare altrimenti.
Ci sarebbe poi “fuori concorso” il commento lasciatomi da Gianni alle 4:15 del 1 gennaio 2009. Gianni è il tipico commentatore come ce ne sono stati moltissimi in questo dibattito: non dice nulla di costruttivo e si limita all’indignazione fine a se stessa (le solite cose trite e ri-trite del tipo “se questa penna, dicevo, ci viene tolta senza spiegarci mai niente e questo dobbiamo ritenerlo normale solo perchè [sic!] l'interessata non va ad ammorbarci come tante sfigate alla televisione fra i sussieghi e le ipocrisie dei vari conduttori, io mi ribello e dico che un bel pò [sic!] di soviet ce lo ritroviamo e ce lo facciamo piacere”), roba che un amministratore serio di blog cancellerebbe immediatamente ma che io, per il “quieto vivere” di cui sopra, lascio correre. Gianni, dopo la sfilza di indignazioni e denunce, arriva ad additarmi quasi come censuratore del dibattito: “e poi, oltretutto, per poterne scrivere su questo post dobbiamo anche andare a trovarlo con una certa difficoltà, mi viene quasi da iniziare l'anno con un bel andate tutti a ......”. Dunque, caro Gianni, di puntini di sospensione solitamente se ne usano tre, ma sorvolo più che volentieri e tanto più che a contare gli strafalcioni che faccio io si farebbe notte, ma di un giorno da qui a un paio di mesi. Ordine Generale non è un forum, è un blog (di chi scrive, se vi fosse mai venuto un dubbio): ogni volta che qualcosa viene pubblicato, la roba più vecchia “sparisce” dalla home-page e finisce in archivio. Le virgolette usate in “sparisce” indicano che non si tratta di vera e propria scomparsa, ma solo di un’apparenza. In calce ad ogni post di ogni blog c’è quello che viene chiamato “permalink”: serve a fornire un collegamento permanente (da qui il nome) al post in questione, collegamento che chiunque può salvare dove meglio crede (tipo nei segnalibri del programmino che si usa per navigare in internet). È una funzione molto comoda che ti consiglio di usare (in OG è contraddistinta dall’orario di pubblicazione del post), caro Gianni, anche come alternativa all’altrettanto valida funzione di ricerca (la vedi quella barra blu in alto?) che di sicuro già conoscerai essendoti definito “non un pivello”. Ora, datemi pure di spocchioso, me lo sono meritato.
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