lunedì, settembre 15, 2008

confronti impietosi.

Sia detto senza giudicare i motivi che l'hanno spinto a scrivere quella lettera, e con tutto l'affetto possibile nei confronti di uno scrittore. Se Massimiliano Parente pensa che la «mia opera conta più di me» [lettera a Dagospia, 15.09.2008], e noi non abbiamo motivo di dubitare di tale affermazione, sarebbe meglio che la smettesse di collocarsi sullo stesso piano – anche linguistico, anche sintattico – di Aldo Busi, perché il confronto lo restituirebbe malconcio.

Etichette: , ,

1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Fino a Contronatura, dopo Contronatura temo sia una dura lotta, per densità simbolica, filosofica e perfino linguistica. Trovo i paragoni Busi-Parente (ma anche quelli Parente-Moresco, Parente-Arbasino) molto fuoriluogo e detti da sempre da chi conosce poco sia l'uno che l'altro. Lo dico con una buona frequentazione accademica di entrambi. Busi è collocabile su un versante vitalistico-moralistico opposto al Parente nichilista e iperscientista di Contronatura. Dentro Busi c'è lo strappo con la leggerezza calviniana ma anche Balzac, dentro Parente Beckett e prima ancora Proust coniugati con l'evoluzionismo e la genetica. Qualsiasi confronto di questo tipo, di quelli che si leggono sui giornali, non solo confonde matrici culturali e linguistiche diversissime, ma si ferma molto alla schiuma facile delle epigonalità associative. Ho trovato davvero grande il Parente di Contronatura, ma quello precedente (di Mamma e del Canto per esempio) tutto di area francese (da Sade a Louys per esempio), per esempio, tanto capire, cosa c'entra con Busi? Inoltre le radici politico culturali di Parente sono borghesi (illuministiche) quanto quelle di Busi sono di cinismo rivoluzionario (vedi Turgenev-Bararov-Bazarovi di Vita Standard ecc...). Insomma, i discorsi sono molto complicati. Saluti,

A. Vallesio.

1:30 AM  

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page