Per rendersi conto di quello che è lo stato dell'opposizione in Italia – e questo per tacere del governo, che inizia ad avere solo ora un po' di tremarella dopo una luna di miele che se si dovesse concludere adesso, sarebbe la più lunga e la più desiderata da qualunque altro Presidente del Consiglio della storia repubblicana, passata e futura – lo stato dell'opposizione, si diceva. Per rendercene conto basta osservare il caso creato intorno al decreto Gelmini. Senza per altro andare nella sostanza del decreto, ché non serve alla bisogna della strumentalizzazione della piazza. E così abbiamo visto politici del Piddì andare in piazza, arringare la folla con il megafono fuori dal Senato, cercare di piazzare le loro manine viscide e avide di voti sulla folla degli studenti, che tanto più si dichiarano non strumentalizzabili tanto più si fanno strumentalizzare dai politici prima e dalle baronie scolastiche poi. Mi si dica: che c'entrano in piazza manifestanti di scuole medie – inferiori e superiori – e universitari con il decreto Gelmini? Si vuole re-introdurre il grembiulino negli atenei? Non mi pare. E in effetti suddetto decreto, tanto odiato e tanto vituperato, non tocca né licei né univeristà. Queste ultime, semmai, sono toccate dai tagli presenti nella Finanziaria varata lo scorso luglio. E, sia chiaro, tagli come se ne fanno ogni anno, ad ogni Finanziaria, indipendentemente dal colore del governo che la vara (o ci siamo già dimenticati dei tagli di Padoa Schioppa patrocinati dallo stesso Ministro Mussi ora in piazza fianco fianco con gli studenti nella speranza di rimediare qualche voto per la sua Sinistra Democratica?). Sta di fatto che lo scorso luglio né Veltroni né Di Pietro hanno detto nulla sul futuro dell'università: perché? Sostanzialmente d'accordo con i tagli? Non credo. Semmai: non essendoci studenti incazzati, perché l'anno scolastico era in dirittura d'arrivo e ottobre e novembre sono i mesi delle occupazioni, dai quali recuperare qualche voto, non c'era nemmeno bisogno di fare cagnara. Recuperano adesso, dimostrandosi per altro incoerenti con sé stessi e sperando che la massa degli studenti – la maggior parte ignorante dei motivi per cui protesta: è sufficiente raccontare una cazzata che lo studente-sfaticato medio ci crede – non se ne accorga. I due vogliono proporre un referendum contro il decreto, sottintendendolo – immagino – contro i tagli all'istruzione. I suddetti tagli, come detto, sono stati inseriti in Finanziaria. Per cui, Costituzione alla mano, “non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio” (art. 75). Gli studenti, come ovvio, si berranno anche questa panzana, incuranti del fatto che se il referendum si farà e dovesse andare per la meglio (per chi l'ha promosso), al massimo verranno tolti i grembiulini alle elementari. Lo studente, nel frattempo, ha fatto ancora la figura del fesso. Quella che più gli si addice, tra l'altro.
Etichette: decreto Gelmini, politica, scuola
4 Commenti:
Guarda che il decreto Gelmini prevede la possibilità per le università pubbliche di trasformarsi in fondazioni private, non è affatto vero che non le tocca! Una volta che la finanziaria avrà tagliato i fondi potranno essere vendute a Confindustria senza tanti problemi.
Ma non ti preoccupare che nel frattempo gli studenti (quelli fessi) se ne saranno già andati a lavorare all'estero, lasciando voi nella merda. E poi fai un po' di confusione, IL MOVIMENTO STUDENTESCO NON CENTRA NIENTE CON IL PD! Il PD vuole il referendum, il movimento universitario, pur nella sua eterogeneità, vuole il ripristino dei fondi tagliati, del referendum se ne strafrega (anzi ti dico di più: per molti universitari la richiesta di referendum è controproducente, perchè proporlo all'apice della protesta quando stai chiedendo il ritiro della legge e modifiche ai tagli, è proprio un'idea del cazzo). Un fessacchione ingegniere energetico
ma porca boia, anche tu hai ragione, non c'è manco la pippa delle fondazioni private nel decreto gelmini, è tutto nella 133! A questo punto l'unica cosa da fare è rovesciare il governo, visto che il referendum non si può fare!
Fesso si, di destra no.
Firmatevi, perché altrimenti non si capisce se - in casi come questo - gli anonimi di cui sopra sono la stessa persona.
Facciamo finta che sia così: accortosi che avevo tutto sommato ragione, un paio di appunti:
- non ho scritto che il movimento degli studenti sia parte del PD. Solo che il PD e Di Pietro siano scesi in piazza a fianco degli studenti per cercare di racimolare qualche voto, facendo la voce grossa e sparando a zero anche contro sé stessi, visto che all'epoca dei tagli in Finanziaria non cavalcarano - né crearono - la protesta, differentemente da quanto stanno facendo ora.
- il referendum non si può fare, il governo non si può rovesciare. Voi studenti non vi sentite parte di alcun partito politico, ma questi vi stanno usando per cercare di fare opposizione e di promuovere un referendum: aprite gli occhietti!
- dalla mia esperienza di ormai ex studente universitario, dico con tutta franchezza che non mi sarebbero dispiaciuti meno baronismi, meno corsi di laurea farlocchi, più serietà e più soldi. Certo, direte, dici che volevi più soldi ma questi hanno tagliato i fondi. Vero, per iniziare a eliminare sprechi e privilegi. Poi bosognerà presentare un serio progetto. Ma questa è una puntata che allo stato attuale non è ancora stata girata.
- l'Università come fondazione privata? Non mi dispiace. Ho come la sensazione che non sarebbe più questo enorme parcheggio dove i figli di papà a capo delle proteste sostano fino alla soglia dei 30 anni, e non fanno un cazzo da mane a sera.
saluti
I enjoyed this post thanks for sharing.
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