Ieri praticavo un lungo sfogo contro la Lega, il suo stile e il suo modo di essere alleata del Pdl su un piano ricattatorio e finto-fedele. Oggi un fondo di Massimo De’ Manzoni (“Qualcosa di Leghista”, Il Giornale 07.07.2008 – pag.1) mi dà modo di ritornare sull’argomento e, se necessario, di confermare le mie tesi. Scrive De’ Manzoni che “i padani non sono imbecilli e sono invece alleati affidabili: l’hanno dimostrato per tutta la precedente legislatura berlusconiana e lo hanno ribadito, coi fatti, anche in questi primi mesi”. Il riferimento, qui, è alle dichiarazioni di Bossi - «noi non siamo imbecilli e Berlusconi non è mica scemo» – a cui anche io mi sono rifatto nel mio pezzo; scritta come l’abbiamo letta sul Giornale stamattina non fa una grinza, perché la parte succulenta dell’affermazione – la seconda – è stata saltata a piedi pari: capisco che Il Giornale debba mantenere una certa linea, e ci metta giustamente del suo per dare l’impressione che la freddezza dei giorni scorsi tra il Carroccio e il resto della maggioranza sia stata l’ennesima esagerazione giornalistica dell’Unità. Però l’affermazione, completa della parte finale circa il fatto che il Cav. è ben attento («non è mica scemo») a non irritare la Lega, magari piegandosi sulle sue posizioni per non creare precedenti su cui poi i lumbard possano fare casino, è sintomatica del ricatto al quale la Lega ha costretto il governo e che si traduce nell'interesse esclusivo per il federalismo fiscale mentre tutto il resto non conta. De’ Manzoni poi fornisce una serie di motivi per cui la Lega si sarebbe già dimostrata, con i fatti e non solo con le parole, un alleato affidabile pur con qualche mal di pancia attribuibile come al solito “alla natura del Carroccio”: avrebbero incassato “il mancato ricambio al vertice delle Regioni Lombardia e Veneto, la ratifica del trattato di Lisbona, lo stralcio del reato di immigrazione clandestina dal decreto legge, l’arrivo al Nord dei rifiuti campani”. Stop. Riguardo la presidenza delle regioni Lombardia e Veneto, il casino c’è stato sia prima (Lombardia) che ora (Veneto), quindi le due questioni sono tutto tranne che chiuse; per quanto riguarda il reato d’immigrazione clandestina la Lega ha subito un pressing non solo dai suoi alleati ma soprattutto dalla società civile, da certi settori cattolici, dall’opposizione, dall’Europa e finanche dal Presidente Napolitano. La rettifica del trattato di Lisbona è un passo obbligato, anche se non dobbiamo dimenticare la cagnara fatta da Calderoli il giorno dopo la bocciatura conferita dall’Irlanda tramite referendum. Il casino dei rifiuti campani al Nord è presto detto: il Cav. ha lanciato l’allarme, chiedendo aiuto alle regioni; loro hanno inizialmente detto un mezzo sì dopodichè, sondata la base presumibilmente irritata da ciò, il no è stato categorico e Bossi si è rimangiato la parola, il che è cosa ben diversa dall’avere ceduto.
L’essere indulgenti a questo modo con la Lega, per di più sul Giornale, non fa che confermare quanto penso: il Pdl teme il casino, e preferisce sottostare al ricatto.
Etichette: centrodestra, Il Giornale, Lega Nord, politica, Popolo della Libertà, Umberto Bossi
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