martedì, luglio 31, 2007
lunedì, luglio 30, 2007
Incompiuto.
Non ci volevo venire con te in quel posto. Proprio per niente, e vedi adesso in che casino ci siamo cacciati, e questi cosa vogliono?, perché ci chiedono i documenti?, perché fanno domande?, che intenzioni hanno? Non ci volevo venire qui, è tutta colpa tua. Che poi, sinceramente, nemmeno ti conosco e nemmeno penso che mi sarei perso qualcosa nel persistere in quello stato di totale ignoranza nei tuoi confronti. Ti presenti bene, benissimo. E quelle scarpe, quei capelli, quel profumo. E l’autoradio della tua macchina – lo sapevo, che non dovevamo prendere la tua macchina – dalla quale uscivano le note di “Love in vain” degli Stones; ecco, quello doveva essere il primo campanello d’allarme, ma chi lo ha sentito? Chi si curava di sentirlo, allora? Chi ci faceva caso? E questi, adesso, cosa vogliono?, ci lasceranno andare?, che vergogna.
Perché l’art. 527 del codice penale parla chiaro, circa gli atti osceni in luogo pubblico: chiunque ne compia “è punito con la reclusione da tre mesi a due anni”, ci sono poche storie a riguardo. E sì, certo, trattasi di codice penale, non civile. E perché mai non lo si possa derubricare sotto quest’ultimo – e ammesso solamente per un secondo che “derubricare” possa essere il termine adatto – è un mistero: alla fin fine il reato appare dei meno gravi. Anzi, è indubbiamente dei meno gravi, nessun dubbio a riguardo. Atto osceno, poi? Dove sta la linea di demarcazione che divide l’oscenità dalla non oscenità? Il sessualmente lecito dal sessualmente illecito? Chi stabilisce il grado di scurrilità degli atti sessuali punibili con l’articolo 527 del codice civile? Perché è chiaro che baciarsi sul sagrato di una chiesa, per il parroco, è certamente osceno e per la massa certamente risibile. Ma è capitato anche che per presidi e professori il bacio scambiato tra due alunni in un momento di pausa fosse sufficiente a sancire una sospensione, dopo aver addirittura minacciato la bocciatura. Ed era il caso di un istituto d’arte, e questi che dell’istituto dovevano farsi garanti per garantirne – appunto – il buon nome, si mettevano invece ad imbrigliare la creatività – sessuale, certo, ma pur sempre tale – di due ragazzi che di osceno proprio non stavano facendo nulla. Per un libertino, e da quel punto di vista vedo benissimo, è più osceno punire l’osceno che lasciarlo passare. Anche quando si tratti di una coppia omosessuale. Anche quando si è in zona Colosseo. Anche quando uno dei due pare avesse giù i pantaloni e “gli slip” – come da accurata compilazione del verbale da parte dei carabinieri – e l’altro – colui il quale il verbale non ci fa sapere se i pantaloni e le mutande le avesse ancora, o meno, indosso, con o senza anacoluto – con la testa china in mezzo alle sue gambe, intento ad eseguire una fellatio che quasi certamente per l’atmosfera creatasi tra i due sarebbe stato – ora sì! – osceno non fare, e che non avrebbe portato ad una denuncia ai sensi dell’articolo sopra citato se lo spettacolo si fosse svolto nel contesto della coppia etero. Lì, la “diecina di segnalazioni giunte ai carabinieri” di cui tutte le cronache quotidiane ci hanno parlato e, in un continuo perdere tempo per inerzia o per agosto, continuano a parlarci, si sarebbero sicuramente trasformate in diecine di applausi fischi d’approvazione incitamenti.
“che ci faceva lì, eh?” – oddio, e adesso cosa gli dico? La verità? O mento? E se, mentendo, aggravo la mia situazione? Insomma, cosa faccio? – “Allora?, che, le è rimasta la bocca paralizzata? Signore? Signore?!?” – Va bene, confesso. Ma questo capirà che quando ti prende la passione, la libidine incontrollabile, non stai lì tanto a pensare al posto e ogni cespuglio, ogni androne, ogni parcheggio poco illuminato ti sembrano le migliori casseforti del mondo, e poco t’importa se qualcuno da più o meno lontano possa immaginare o addirittura scorgere parte della scena. In quel momento il cervello è annebbiato, pensi solo a te e a lei. Maresciallo, mi capisce vero? Sarà insomma capitato anche a lei qualche volta, o la mia troppa impudicizia, la mia troppa ignoranza ed ingenuità mi hanno portato ad avere a che fare con un Maresciallo di quelli tutti d’un pezzo, insensibile ad ogni richiesta, anche la più ragionevole. “Lei, ascolti, il codice penale parla chiaro. Qui si rischia l’arresto” – L’arresto? Come sarebbe a dire l’arresto? E tu – dì- tu non dici niente? Tu no, sei ancora troppo intenta a civettare, a chiedere scusa con quegli occhi quelle gambe e quella grazia, e sai già che ti riuscirà e lo so anche io – ed è proprio questo il problema. E poi, questo cazzo di codice penale – anzi togliamoci il “cazzo” che già troppi problemi ha creato e poi magari da qualche parte sta nascosta anche l’offesa al pezzo di carta, e non pare a nessuno il caso di star lì ad arrischiare di aggravare la situazione – il codice penale, dicevo, chi lo ha scritto? Lei Maresciallo per caso lo conosce di persona, che vorrei dirgli qualche parolina? Ma dico, questi fanno le leggi ed una pomiciata me la vogliono punire con l’arresto, quando il mondo è pieno di delinquenza cattiva e nociva, e si potrebbe benissimo chiudere un occhio – magari due – per quella buona e salutare. Maresciallo, qui l’arresto i suoi superiori me lo avrebbero dato se non l’avessi fatto. Ma la vede come sta lì seduta, la ragazza? Dico, lei non si sarebbe fatto arrestare per una così?, o magari arrestare forse no ma, diamine, almeno il rischio non l’avrebbe corso? Che poi chi sapeva dei rischi! Chi sapeva che farmela lì, in macchina – e quegli occhi quel sorriso quel seno e quel calore – avrebbe costituito reato? Non c’era nessuno, Maresciallo, lo giuro! Nessun ragazzino, nessuna signorina pronta a scandalizzarsi, nessuno a parte noi due e la vostra volante spuntata fuori all’improvviso, e per lo spavento mi sono pure fatto male alla gamba – guardi il ginocchio, Maresciallo!
Il problema, poi, è tutto lì. Uno esce la sera, e l’ultima sua speranza è quella di combinare qualcosa, di imbarcare, di cuccare – insomma, ditelo un po’ come volete. Poi decide che forse un Negroni non starebbe male, e lì li fanno buoni che è una favola. Dunque entri, e al bancone ci trovi lei e pensi che, sebbene è un sacco di tempo che non la vedevi, si è conservata a meraviglia. Anzi, forse è persino più bella di quando, una ventina di anni fa, te la portavi in camporella e lei ti faceva vedere quel seno – “tette” le chiamavi – che già aveva sviluppato e tu non stavi più nella pelle dallo strizzargliele, dall’affondarci dentro la testa con quella foga che avresti rimpianto poi per tutta la vita. Erano le prime volte, e quell’odore di pelle in qualche modo estranea era fantastico. E chi ci pensava al codice penale? Chi pensava a quelle tre righine striminzite che solo anni e anni dopo avresti letto e ti avrebbero fatto pensare che, in fondo, o ti è sempre andata bene o il reato di atti osceni in luogo pubblico, correlato allo scambio di effusioni sentimentali e/o sessuali, riguarda solo quelli veramente sfigati. O, forse, gli omosessuali. I quali, poi, sono sempre pronti a fare comunella tra di loro, a non capire che magari se il carabiniere chiude un occhio con le combinazioni uomo-donna o donna-donna, proprio non gli riesce di chiuderlo anche con uomo-uomo. Poi la zona di Roma è centralissima, c’è il pieno di turisti e di mamme e di signore e di religiosi e quelli sempre pronti a denunciare una qualche discriminazione, ad urlare all’omofobia che in verità non esiste più e se aleggia ancora da qualche parte è forse solo per una questione visiva di due uomini che si baciano o se lo succhiano. Tutti sanno che lì non sta il male, tutti sanno che è lecito, magari è più difficile convincerci sulla naturalezza. Cercare di legiferare la cosa, figuriamoci!, perché già ci sono tre righe di codice penale che potrebbero dare problemi, il giudice tra le lenzuola che mi dica – sempre secondo il suo personalissimo arbitrio e quindi secondo il suo personalissimo livello di libertinaggio, per un giudice sempre bassino – mi dica, dicevo, cosa è lecito fare e cosa no è veramente troppo, non credete? Troppo pronti a mettersi insieme, a scendere in piazza a manifestare un orgoglio che andrebbe vissuto e non ostentato. A far vedere quanto la loro lobby è potente, ignorando il fatto che così a farsi del male saranno sempre e solamente loro, che invece dovrebbero smetterla con le carnevalate ed iniziare a vivere la vita normalmente. Perché non è auto-ghettizandosi in baci obbligati alle quattro del pomeriggio che ci si scrolla di dosso la patina di emarginazione spesso più presunta che altro. E il codice penale, questo benedetto codice penale, è quello che fa meno discriminazioni di tutti.
Maresciallo, chiude un occhio? La guardi ancora una volta, la prego…
domenica, luglio 29, 2007
l'Independent ha preso (veramente) a cuore la questione della cannabis
Come molti di voi ricorderanno, la decisione dell'Independent, bibbia del progressismo inglese – di chiedere letteralmente scusa - “an apology” - per aver portato avanti o quantomeno sostenuto campagne in favore della liberazione della cannabis creò scalpore, suscitando un interessante dibattito sulla cosa. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato lo scoprire che la cannabis fumata oggi è molto più potente di quella consumata quarant'anni fa e, inoltre, il suo uso possiede una forte correlazione con le malattie mentali, psicosi e schizofrenia, soprattutto nei soggetti in età adolescenziale.
Il quotidiano, dopo aver preso i suoi lettori in contropiede, ha continuato ad argomentare la cosa in modo estremamente completo. Ed estremamente interessante. Oggi, per dire, nell'edizione domenicale è uscito un lungo articolo con nuovi e sorprendenti dati. 50 esperti hanno confermato il rischio di malattie mentali correlato al consumo di skunk, la terribile cannabis che di naturale possiede ormai pochissimo, essendo coltivata in serre a raggi uva e con il supporto di acqua arricchita di acidi, al fine di moltiplicare la presenza di thc, il principio attivo della pianta. Molto superiore rispetto agli anni '70.
sabato, luglio 28, 2007
adorabile Keith.
"cerchi la perfezione nell'ovatta degli studi fonografici e lasci perdere i concerti. Potrebbe diventare immortale come Gould".
Il Foglio di oggi [28.07.2007, pag.2] racconta come Keith Jarrett, quando ancora non era nessuno nonostante le folle già in delirio, fosse a conoscenza del fatto che una volta “qualcuno”, si sarebbe comportato un po’ così. E sembrava dispiacersene – e l’anonimo articolista invero lo punzecchia, a ragione o a torto non è affar mio.
giovedì, luglio 26, 2007
curiosità.
Curioso che sulle homepage delle edizioni on-line di Repubblica e Unità non vi sia riferimento al fatto che il Cav. ha dichiarato di votare, lui e Forza Italia, “no” all’uso delle intercettazioni. Ancor più curioso, tra l’altro, che la succulenta notizia non sia la prima ma che si perda qua e là.
sabato, luglio 21, 2007
Un semplice refuso ad Arbasino non s'addice.
Pierluigi Diaco è definito da tutti come un promettente e giovane giornalista, e d’altronde il suo curriculum parla chiaro: abbiamo gli esordi su Telemontecarlo, poi Sky Tg24, Rainews24 e infine CanaleItalia in un maestoso de-crescendo, per non dire di radio e carta stampata. E queste due etichette – di “promettente” e di “giovane”, s’intende – non se le riesce più a scrollare di dosso, quasi gli stessero a meraviglia, come un abitino confezionato su misura in una sartoria di alta classe. E poi lui, diciamocelo, pare essersi affezionato a queste due etichette; sembra che con i citati epiteti si trovi a meraviglia, perfettamente a suo agio, tanto da sembrare contento e onorato di recitare la parte di quello pronto, lì sulla linea di partenza, a correre i
E così, anche a questo giro, nella sua rubrichetta Dj&Ds [Il Foglio, 21.07.2007, pag.3] cerca di mantenere fede al suo essere l’eterna giovane promessa, e scrive un pezzullo piccolo piccolo che sembra voler essere un tributo, o una citazione – mai ci permetteremmo, davanti ad una giovane promessa, di dire una scopiazzatura – di Alberto Arbasino. Ed è tutto un fiorire di Roma d’agosto, terrazze in via della Lungara, motorini solitari che scarrozzano liberi sui sampietrini. Per non dire dei corpi nudi, uomini e donne, clima orgiastico e pagine del Corriere della Sera poeticamente volate via “attratte dal vento”. La musica, quella non può mancare: c’è Patty Pravo, c’è Jeff Buckley, c’è Ornella Vanoni. C’è persino Damian Rice.
Solo una cosa: Arbasino è un po’ troppo. E lui non sarebbe mai arrivato a citare, ad esempio, Gérard de Nerval, come fa nel suo raccontino “Povere Mete” all’interno del recentemente ri-stampato da Adelphi “Piccole Vacanze”, nominandolo Nervol. Perché anche un semplice refuso ad Arbasino non sta bene, non si addice. Ora, vogliamo sperare che proprio nel caso di Diaco si tratti di un refuso, ma impossibile che una giovane promessa come lui confonda Damien Rice, straordinario musicista che da giovane promettente è andato via via affermandosi, con Damian Rice, perfetto sconosciuto e al momento senza credenziali né attributi.