mercoledì, aprile 30, 2008

la sfiga

Quando Walter Veltroni tirerà fuori le palle e affronterà chi, dentro il suo stesso partito, gli vuole staccare la testa già da prima ancora delle batoste, si ricordi che forse avevo ragione un po' anche io: sembra che qualcuno porti sfiga.

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venerdì, aprile 25, 2008

se V Day ha da essere...

A chi sfrutta il 25 aprile per farne una terza festa nazionale – dopo che la prima l'hanno già strumentalizzata i rossi e la seconda fila via liscia per la gente comune e di buon senso; a chi blatera di nuova Resistenza, quando c'è ancora da capire bene come andò la vecchia; a chi prende di mira un'intera categoria con argomentazioni che stanno tra il ridicolo e l'infantile; a chi, prendendo di mira la categoria di prima, invita ai suoi spettacoli un rappresentate della categoria, uno che se fossimo un paese serio “sarebbe ministro della Giustizia” e ringraziamo il cielo di non esserlo un paese serio a quel modo; a chi è così viscidamente ridicolo da pensare di essere un capopopolo quando (forse) capopopolo lo è solo per una massa di persone che si sottostima; a chi pensa che la stampa italiana non sia libera, e non si capisce se ci creda veramente quando dice certe stronzate o ama solo esagerare nella demagogia; a chi sfila in piazza a sentirla, la demagogia; a chi, oggi, mentre passeggiavo con la pupa mi ha chiesto di mettere la firma per togliere il finanziamento pubblico all'editoria, e io gli ho detto che è una stronzata e lui mi ha dato del finanziatore dei servi (ma, come, non siamo tutti finanziatori con il finanziamento pubblico? Solo io lo sono dei servi?) – come è che dice Beppe? - a tutti questi: vaffanculo!

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mercoledì, aprile 23, 2008

scuse astruse

Evidentemente la formula di non lasciare in giro commenti per la blogosfera perché si è irritati dall'idea di dover tenere un epistolario nello spazio di pochi caratteri leggibili a tutti nonché di dover portare avanti una o più pseudo-amicizie coltivabili sono in luoghi virtuali all'ennesima potenza e dove per di più ci possono pisciare tutti funziona tanto bene quanto io mi rendo conto di questo periodo lungo e sgrammaticato e senza il benché minimo segno di dimostrazione della conoscenza di un po' di punteggiatura. Riprendiamo normalmente? Va bene. Dicevo, tra me e me e quindi un po' anche tra me e voi, che il non avere molti commenti su questo blog è senza dubbio frutto del fatto che non ne lascio io sui blog altrui. Non mi piace l'idea di dover corrispondere con una persona, di dover instaurare un piacevole scambio di battute – o di insulti, anche quelli – nei commenti di Ordine Generale piuttosto che di Pinco Pallo. Tanto più che spesso i commenti si riducono ad uno sterile “ciao, come stai? È un po' che non scrivi...”, lasciati quando capita di non pubblicare nemmeno un rigo per quasi una settimana. E di commenti di questo tipo, fortunatamente, non se ne sente il bisogno: se non ho scritto, indovina un po'?, avrò sicuramente avuto altro da fare – ma i miei lettori più affezionati sanno benissimo che di loro non mi dimentico, mai. Preferisco, al commentino lasciato tanto per – o tanto per incrementare le visite – una mail di sincera preoccupazione: sincera perché, almeno, ci si è presi la briga di aprire un programma di posta elettronica e buttare giù un paio di righi normoredazionalmente dotati (ovvero: il caro, poi una bella virgola, poi un a capo, il corpo della missiva, un saluto, una firma e così via...). E poi perché una mail, che piaccia o meno, è ormai la lettera manoscritta dei giorni nostri; certo senza la poesia del timbro postale, ma con ancora la stessa privatezza e con lo stesso fascino. Una mail tu la mandi a me, non la lasci in giro per la rete. E una mail di sincera preoccupazione mi è arrivata, in questi giorni lontano da Ordine Generale. Mi si chiedeva, né più né meno che in un commentino sterile, perché era da un po' che non scrivevo, se ero in crisi per ciò che sta succedendo – che cosa? -, se non sapevo più da che parte prendere la Lega o se mi disperavo perché Fini sembra essere stato messo in un cantuccio e si è preso un garbato “si faccia i cazzi suoi” persino da Formigoni – tutte cose vere; cioè: successe e per le quali mi sono preoccupato. Niente di tutto questo però, semplicemente la solita mancanza di tempo che sto cercando di farmi perdonare con queste righe dolcemente astruse – ci sto riuscendo? A presto, carissimi.

[e, comunque: sì, tutto bene. Ho veramente pochissimo tempo ultimamente. Il poco che mi rimane lo impiego per qualche lettura e per un disco. Adesso, in questo istante, “Power, Corruption & Lies” dei New Order. Se vi frega, qualcuno mi ha consigliato di riascoltarlo perché mi ero momentaneamente dimenticato di quanto avesse dato ad un decennio di pop.]

giovedì, aprile 17, 2008

dove sta il mistero?

Dopo aver maramaldeggiato con Libero, Luca Sofri scrive che la foto (tratta da Chi) dell'assistente di Miuccia Prada che si presta a fare da scalino è un “mistero di cui si discute da giorni”. Il termine “mistero”, va da sé, implicherebbe almeno una fitta nebbia sulle circostanze in cui il fatto è avvenuto. Ma la nebbia pare non esserci: Vittorio Feltri scrive nel suo editoriale che Alfonso Signorini, il direttore di Chi sul quale è apparsa la foto incriminata, conferma il fatto; ieri ne ha dato ampiamente risalto anche Dagospia, pubblicando le foto. E il mistero, semplicemente, non esiste: si vede una persona che usa un'altra persona dall'inesistente autostima a mo' di gradino per salire su un jet privato. Forse rimane il dubbio circa il proprietario del jet, Miuccia Prada o il suo amico. Ma a questo punto, interessa forse a qualcuno?

Edit: "La direzione di Libero si scusa con Miuccia Prada per la foto pubblicata in grande evidenza oggi in prima pagina, sotto il titolo "Com'è umana la sinistra" e la testatina "Nuovi negreri", che ritrae un uomo steso a terra per agevolare la salita di un ospite, amico della Prada, sull'aereo che riporta tutti da St. Moritz: ''Non si è trattato di un episodio di servilismo - ammette oggi Libero - ma di un gioco tra vecchi amici'' e alla luce di ciò il quotidiano diretto da Vittorio Feltri ''si scusa con gli interessati e con Miuccia Prada per alcune critiche espresse''.

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ci faccino il piacere

Dall'alto della sua prestigiosa cattedra il Financial Times ci fa sapere di non aver niente di meglio a cui pensare che fare due conti in tasca a Berlusconi. Arrivando alla assurda conclusione che il Cav. ha sì vinto le elezioni, ma non gli è riuscita la vittoria del voto popolare avendo perso, rispetto al 2006, qualche votarello qua e là.

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mercoledì, aprile 16, 2008

prime teste che cadono

Prodi abbandona la presidenza del Partito Democratico.

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Veltroni se vuole davvero fare opposizione smetta di frignare

Io non capisco una cosa: due anni fa, alle elezioni politiche, i voti di scarto alla Camera furono circa 24 mila in favore del centrosinistra e al Senato il centrodestra prese addirittura più voti; detto questo, vinse l'Unione. Vinse, lo ripetiamo, per quei meccanismi di scatto del premio di maggioranza al Senato su base regionale, per cui se anche prendi meno voti, ma più regioni, hai più seggi e bla bla bla. Vinse l'ho scritto io adesso, perché allora chiunque – a parte il centrosinistra, appunto – parlava di sostanziale pareggio non per un'approssimazione dei numeri in favore del centrodestra, ma perché le urne non consegnarono in effetti né un vincitore né un vinto. E allora si ragionò inizialmente sulle cosiddette larghe intese, con il Cav. che si disse subito disponibile a collaborare attivamente. Il “prezzo” che il centrosinistra avrebbe dovuto pagare – e le virgolette non mi sono scappate – sarebbe stato quello di dare all'opposizione (che, ripeto, non era uscita sconfitta dalle urne) la presidenza di una delle due Camere del Parlamento. Prodi e la sua banda avidamente rifiutarono l'offerta, si presero tutto – Presidenza della Repubblica compresa – e si misero in testa di poter governare: io che sto scrivendo e voi che state leggendo sappiamo come è andata a finire.

Alle elezioni politiche dell'ultimo fine settimana, con la stessa legge elettorale del 2006 e quindi, se così si può dire, con le stesse regole del gioco, le urne hanno consegnato un vincitore (il centrodestra) e un vinto (il centrosinistra). E non con qualche migliaio di voti di scarto, ma con 7-8 punti percentuali in entrambi i rami del Parlamento, con il centrodestra che può contare su un numero di senatori in più rispetto al centrosinistra notevole. E Veltroni, ovvero il fantoccio che gli stessi del 2006 hanno mandato avanti al posto di Prodi, giusto infiocchettandolo un po' meglio e dandogli modo di vendere agli italiani il fumo di cui è capacissimo, ora si lamenta. Vorrebbe almeno una Camera per l'opposizione, cioè per lui, e dice addirittura che darà “vita ad un subgoverno”. Qualcuno, per cortesia, metta fine alla pagliacciata e gli ricordi di aver perso – e magari, già che c'è, gli dica anche che con la Lega, qui, si è già governato per 5 anni.

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martedì, aprile 15, 2008

comunicazione di servizio

Si avvisano gli elettori del partito delle manette – conosciuto sulla scheda elettorale come Italia dei Valori – che non riceveranno risposte ai commenti lasciati su questo blog, comunque pubblicati.

W ha fatto il pieno di sfiga

Secondo me, tutta questa gente gli ha fatto fare il pieno di sfiga.

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lunedì, aprile 14, 2008

si gode, ragazzi.

I dati, per ora, sono sorprendenti. Che il Cav. vincesse e si avviasse a governare stava in qualche modo scritto. Ma vedere Veltroni che già alle 20 dichiara di aver chiamato il suo principale avversario per complimentarsi della vittoria, certificando in questo modo la sconfitta del centrosinistra, e accertare la morte della sinistra comunista che coalizzata non arriva nemmeno alla metà di quanto la sola Rifondazione prese nel 2006, è qualcosa che non ha veramente prezzo.

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sabato, aprile 12, 2008

Giuliano, amico mio

Isolatevi, staccate il telefono, mutate il televisore, allontanatevi dal pc se avete la ventola che fa un po' troppo casino. Ancora niente? Tendete di più l'orecchio, dovreste sentirlo in lontananza. Avvicinatevi un po' ancora allo schermo del computer – niente di niente? Levatevi le cuffiette dell'iPod, stupidi! Dovreste sentire provenire dalla blogosfera un pianto singhiozzante, ma non preoccupatevi: è Luca Sofri che si dispera perché al Foglio non gli hanno chiesto le sue intenzioni di voto.

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venerdì, aprile 11, 2008

ma come cazzo ti chiami?

Ad esempio, voi sapevate che Ian Curtis prese il nome di Joy Division da un racconto di Yehiel De-Nur, in cui si narra di questa “division” di ragazze ebree che intrattenevano i tedeschi nei campi di concentramento?

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Un ultimo disperato appello a tutti i candidati premier

Tra poco meno di quattro ore si chiude ufficialmente la campagna elettorale, ma c'è tempo ancora per le ultime battute, in prima serata su Rai Due e a Matrix, da Enrico Mentana, su Canale 5. E visto che a tutti, in piena osservanza della par condicio, è dato uno spazio televisivo importante a meno di 48 ore dal voto, mi viene una richiesta da fare loro: c'è qualcuno, dalla ragazzina di Sinistra Critica fino al Cav., disposto a mandare a cagare Pier Ferdinando Casini, il quale si è dichiarato lui stesso “pronto a governare” in caso di pareggio?

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giovedì, aprile 10, 2008

dare alla Latella quel che è della Latella

Il nuovo che avanza a passo di gambero – occhi in avanti, piedi all'indietro – o ha un ufficio stampa un po' strampalato, oppure non è così cool – avrei voluto scriverlo in italiano, ma poi ci tacciano di volgarità a noi berlusconiani – come vuol farci credere. Non è così neo-laureata, non è così bionda, non è così riccia, non è così a la page, non è così “nuova”. Non è così attenta ai settimanali che sembrano costruiti intorno a lei e alla sua idea di novità: ditele che l'hanno intervistata su A e non su Vanity Fair.

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gamberi.

mercoledì, aprile 09, 2008

A leggere in giro, sembra che Accelerate, il nuovo lavoro dei Rem, sia un gran bel disco. Finalmente ho avuto modo di sentirlo, e fantozzianamente si può dire che è una cagata pazzesca. Di contro, Saturday Nights & Sunday Mornings dei Counting Crows si candida già ora nei primissimi posti dei lavori migliori dell'anno.

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sabato, aprile 05, 2008

Guia Soncini ha un blog, e non sarebbe carino farle notare quello che scriveva a proposito dei blogger sul Foglio all'incirca cinque anni fa. Anche perché questo sarà mica un blog, è una cosa atta a promuovere il suo libro di prossima uscita. Che compreremo e adoreremo, da bravi adepti.

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di peggio, c'è anche che la carta dei tascabili Bur è pessima.

Oggi pomeriggio scorrimbandavo in una libreria; non mi succede spesso, ma quanto capita ed è un sabato pomeriggio c'è un'atmosfera particolare, mi sento rilassato a spulciare tra gli scaffali in tutta tranquillità (la mia perché intorno tutti sono invece frenetici per via del weekend). Arrivo nel reparto “musica e spettacolo” - o solo “musica”, non ricordo – e trovo sul tavolino delle novità l'edizione “rimasterizzata” [sic e sigh....] di Playlist [Bur, 587 p., 13,50 euro] di Luca Sofri. La cosa non mi sorprende, perché il nostro da qualche giorno sul suo sito lo scrive un post sì e mezzo no. Apro un'altra parentesi: il nostro ha anche scritto con stupore che il blog dedicato a questa nuova edizione rispetto a quello dedicato all'edizione “non rimasterizzata” - quella di due anni fa, per intenderci – “tiene anche i commenti”, e bisognerebbe fargli notare che tutti i blog “tengono” i commenti e se il suo non li tiene o è l'eccezione o non è un blog – chiusa parentesi. Ma non è questo il punto, perché capita poi che io prenda una strada diversa nel raccontare tante volte quanti sono i sabati pomeriggio dalle atmosfere particolari che passo nelle librerie. Il punto è: oggi quel libro l'ho preso in mano e l'ho sfogliato, pur conoscendone esattamente il contenuto, poiché feci la stessa cosa due anni or sono arrivando alla conclusione che l'unico spunto che avrebbe potuto interessarmi, l'introduzione, ormai l'avevo letta in rete, messa a disposizione dal suo stesso autore. Oggi non ho cambiato idea: continuo a non capire perché a qualcuno dovrebbe interessare una lista di canzoni – una playlist, appunto – compilata da Luca Sofri in base ai suoi personalissimi gusti, che sono poi quelli di un giornalista e di un conduttore radiofonico che con la critica musicale ha poco in comune, e non basta citare Frank Zappa con la sua celebre “scrivere di musica è come ballare di architettura” per cavarsi dall'impaccio e giustificare il libro. [Ci siamo quasi, sto mettendo a fuoco]. Dicevo, l'ho sfogliato e vi ho trovato la voce “King Crimson”, ignorando se le canzoni della band di Fripp siano tra le 402 novità o fossero già presenti nella prima edizione. Ciò che mi ha colpito è questo: la playlist King Crimson non è stata curata dall'autore del libro, ma da un'altra persona, e non importa davvero chi. Solo mi rimane il dubbio che il nostro sia ricorso ad un trucchetto semplice per evitare che qualche intellingentoide, questa volta a ragione, gli facesse notare che i King Crimson sono talmente imprescindibili da non esistere una giustificazione accettabile per una loro eventuale mancanza. Aggiorno quindi la domanda: che senso ha comprare un libro nel quale Luca Sofri compila playlists in base ai suoi gusti personali, con note critiche e descrizioni vicine allo zero, e con alcune di queste liste compilate da altri? Qualche gonzo che l'ha comprato – magari pentendosene – mi sa dare una risposta?

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venerdì, aprile 04, 2008

ho dato al Foglio uno spunto micidiale.

Maurizio Crippa, sul Foglio [04.04.2008 – pag.2], gliele canta al direttore di Rolling Stone Carlo Antonelli per via di questa cosa.

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giovedì, aprile 03, 2008

questioni semi-private di aborti mancati, film, letterine, risposte e controreplice (mie e di altri)

È successo, in questi giorni lontano dal blog, che ho scritto una letterina al Foglio [02.04.2008, pag.4]. Nella letterina facevo spiritosamente notare come il direttore di Rolling Stone non ce l'avesse con Ferrara e la sua combriccola quando, a proposito di Juno, affermava che la pellicola in Italia è stata malintesa, bensì con un suo redattore che nella pagina delle recensioni cinematografiche non si era accorto che il fatto di dare in affidamento il nascituro ad una coppia non è il punto di forza del film, che sta invece nel decidere di tenersi il bambino anziché abortirlo – ecco dove avevo deciso di collocare, ovviamente con molta malizia e ironia, il malinteso. La letterina, precisamente, è questa:

Al direttore – scrive il direttore dell'edizione italiana di Rolling Stone che il film “Juno” è stato "ridicolmente malinterpretato" da "certe pive brontolone di casa nostra". Non si preoccupi, non ce l'ha con me che le scrivo, o con lei che organizza, o con quanti la sostengono. Ce l'ha, evidentemente, con un redattore della rivista stessa il quale, nelle pagine delle recensioni cinematografiche, non si accorge che le straordinarietà del film sono il mancato aborto e la scelta della vita, e si affida semplicemente ad un "decide di dare in affidamento il nascituro ad una giovane coppia un po' irrisolta dell'upper class". E vissero tutti felici e contenti. Cordiali Saluti – seguiva la mia firma.

È successo, inoltre, che Carlo Antonelli, il direttore di Rolling Stone, si sia un po' risentito, e abbia deciso di rispondere alla mia simpatica provocazione. E lo ha fatto nella rubrica delle lettere del Foglio di oggi [03.04.2008, pag. 4], dicendo che io leggo il suo giornale con la penna rossa in mano, che ho frainteso tutto, che ho confuso il mio giudizio sul film (“il lettore che vi ha scritto lo apprezza perché finisce come vorrebbe lui”), con quello che hanno dato lui e il suo redattore: lui, dicevamo, accusa di strumentalizzazione e fraintendimento, a Rolling Stone piace per “la freschezza del suo sguardo sull'adolescenza” e a prescindere “da ciò che decide nel finale la protagonista del film”. Insomma, si scambia un inizio per un finale e ci si dimentica di citare nella "sinossi" - il termine, va da sé, non l'ho usato io per cercare di elevare il tutto verso un piano di difficile confutazione – la parte più importante del film ovvero, ripeto, la scelta di tenere il bambino, la scelta per la vita, non quella di dare il pargolo in affidamento. La conclusione: io e quelli del Foglio abbiamo il vizio di confondere le cose, “come si faceva due secoli fa”. All'inizio l'idea di rispondere sul Foglio mi ha tentato; poi, mi sono detto, probabilmente al giornale avranno di meglio a cui pensare che ad un lettore petulante che risponde ad un direttore un po' in acido. E ho ripiegato su un e-mail privata a Carlo Antonelli. E-mail che è rimasta lì, nella cartella delle bozze, perché in fondo di rimediare ad una “brutta tirata d'orecchie” alla quale non devo rimediare perché non c'è motivo che io la riceva, non ne avevo voglia. Sta' lì – pensavo, riferendomi alla lettera – magari tra un paio d'ore cambio idea e ti spedisco lo stesso. Poi faccio il solito giretto sui blog, e leggo che Camillo ha scritto una cosuccia sulla questione. Che prendo, sottolineo e faccio mia in tutto e per tutto. E 'fanculo le tirate d'orecchie, brutte o belle che siano.

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