domenica, dicembre 31, 2006

A voi, che alla fine date un senso a queste pagine.

Bah, è stato un anno duro. Pieno di incazzature, pieno di delusioni, pieno di roba che avrei voluto fare e che il tempo non mi ha permesso di fare – che mica si può dormire tutta la vita quattro ore a notte, no? Ma anche un bell'anno, tutto sommato. Accanto alle incazzature, alle delusioni, alle lotte, ci sono state anche le cose belle, piacevoli. Tante ne abbiamo scritte, tante ne abbiamo contestate. Tantissime ce le siamo dimenticate – cioè, me le sono dimenticate, ma l'uso del plurale ci fa sentire meglio – visto? Tra poche ore si ricomincia, ma smettiamola di sperare che vada o meglio o peggio di come è andata. Andrà come la faremo andare, intoppo più intoppo meno. Nell'attesa di vedere come sarà, a tutti quelli che mi hanno letto, a tutti quelli che nonostante tutto mi leggono, a tutti quelli che cliccano ogni giorno per vedere se c'è roba nuova; a tutti quelli che mi criticano, mi contestano. A tutti quelli che rendono possibile questa cosa – a chi mi fornisce stimoli, a chi non demorde nel dibattito, perfino a Miles Davis che in questo momento trombeggia sullo sfondo che è un piacere. A tutti, anche se il 'tutti' è per forza di cose un concetto troppo allargato e dunque al suo interno ci sta pure quell'ometto meglio identificabile come “l'ultimo degli stronzi”, tanti e cari auguri.

Ordine Generale

il solito, inesorabile, pollaio

Nel pollaio di opinioni circa l'esecuzione di Saddam Hussein, si fa sentire in modo particolarmente fastidioso la voce dei soliti rappresentanti politici, quelli che siamo abituati a sentir ruttare a scadenze regolari, potremmo dire gli aficionados della cazzata, visto lo scarsissimo senso civico che ci rimane al cospetto di certe parole.
C'è ad esempio quel personaggio un po' fuori dalle righe, incarico importante all'Economia anche se sembra che si trovi lì più per caso che per altro. Uno che fa parte di un partito dallo scopo politico pari allo zero, gente che si intromette sempre e comunque e ovunque, anche quando si tratta di smaltire i rifiuti riciclandoli tramite gli inceneritori. Uno che, per dire, prima di godere per la tassazione dei Suv, un Suv ce l'aveva salvo poi venderlo quando con ogni probabilità qualcuno gli ha fatto notare che, forse, non era molto in linea con quanto dichiarava a livello di programma politico. Bene, questo tizio che in romano hanno soprannominato “er Piotta”, è venuto fuori dicendo che Silvio Berlusconi e il suo governo hanno “responsabilità politica” nell'impiccagione di Saddam Hussein, dal moment0 l'Italia ha partecipato alla missione in Iraq. Parole dettate dalla voglia di suscitare clamore politico, ne siamo sicuri conoscendo il personaggio. Primo, perché con tutto quello che c'era da dire, ricondurre le colpe al Cav. è un modo come un altro, solo più sbrigativo di un altro, per tappare la falla del non sapere cosa dire in certi momenti – e, forse, sarebbe il caso di riflettere su ciò. Secondo, è falso ammettere che l'Italia ha responsabilità politica, perché l'Italia è andata in Iraq sì a fianco degli Americani e dei suoi alleati, ma in missione di Pace e per la ricostruzione del paese e lo stesso Silvio Berlusconi non solo ha condannato apertamente l'impiccagione ma a più riprese ha affermato di aver persuaso, invano, l'amico George dal prendere certe iniziative; chiaro poi che il senso di responsabilità – quale sconosciuto, per certe persone – ha fatto sì che l'impegno preso dal Governo fosse portato a termine con la massima autorevolezza.
C'è poi quell'altra, quella che ha detto che le Frecce Tricolori sono “inutili”, la quale afferma invece che le parole del Cav. e di quanti – moltissimi – nel centrodestra hanno condannato la pena di morte (e non solo nel caso di Saddam) sono dettate da una voglia di “appiattirsi sulle opinioni espresse dalla Santa Sede” e sarebbe dunque curioso sapere se lei, visto che di condividere le opinioni del Vaticano non ne vuole sapere, si dichiara quindi favorevole alla pena di morte.
Ma, come dicevo all'inizio, trattasi di pollaio, di gioco a chi starnazza di più, di voglia di mostrarsi il più estremi possibili. Solo un dato dovrebbe far riflettere: entrambe le dichiarazioni, avrete capito, arrivano da esponenti di partiti massimalisti. Ora, un Fassino o un Rutelli o i Radicali, cosa ne pensano dei loro compagni di Governo? E, soprattutto, sono ancora convinti di riuscire a far partire e operare pienamente quello spirito riformatore del quale continuano a riempirsi la bocca senza però far seguire a ciò un successo concreto nell'azione di Governo?


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lista di fine anno - libri

Puntuale, dopo l'elenco dei dischi, ecco quello dei libri letti durante il 2006. Quasi – quasi – tutti fino alla fine. Qualcuno non ce l'ho fatta a finirlo, ma non vi dirò mai chi. L'ordine è puramente casuale, né gradimento, né cronologico, né alfabetico. Al pari dei dischi, quelli consigliati li metto con l'asterisco [*]. Non sono tutti quelli che mi sarebbe piaciuto leggere, ma il tempo è un gran figlio di puttana e si fa sempre mancare. L'orgoglio? Non troverete Playlist, ché qui mica si subiscono le marchette. Forse.

1. Paolo Doni – Ci Vediamo al Bar Biturico [* ]
2. Christian Rocca – Cambiare Regime. La sinistra e gli ultimi 45 dittatori [*]
3. Franco Fabbri – Album Bianco2, diari musicali 1965-2002
4. Massimo Fini – Di[zion]ario Erotico, manuale contro la donna a favore della femmina [*]
5. Alberto Arbasino – La Bella di Lodi
6. Mordecai Richler – La Versione di Barney [*]
7. Mordecai Richler – L'Apprendistato di Duddy Kravitz [*]
8. Edmondo Berselli – Venerati Maestri
9. Carlo Fruttero – Donne Informate sui Fatti [*]
10. Filippo Facci – Poveri ma Ricchi, la favola del grande declino italiano
11. Marco Philopat – Costretti a Sanguinare
12. Camillo Langone – Il Collezionista di Città [*]
13. Nick Hornby – Alta Fedeltà [*]
14. Nick Hornby – Una Vita da Lettore
15. (a cura di) Carlo Fiore – Il Libro di Musica
16. Massimo Mila – L'Esperienza Musicale e l'Estetica
17. Cesare Rizzi – Progressive e Underground
18. Marcello Veneziani – Contro i Barbari, la civiltà e i suoi nemici interni ed esterni [*]
19. Massimo Mucchetti – Il Baco del Corriere (sul comodino)
18. Gabriele Romagnoli – Non Ci Sono Santi, viaggio in Italia di un alieno (acquistato, non ancora letto)
19. Aa/Vv – Concupiscenza
20. Aa/Vv – Uniform Sex: 25 racconti erotici in divisa
21. Luca Telese – Cuori Neri


sabato, dicembre 30, 2006

Saddam impiccato: giusto e sbagliato

Stamane intorno alle 6 orario di Baghdad, le 4 qui da noi, è stato impiccato Saddam Hussein. Inutile ribadire la storia del sanguinario dittatore, condannato il 5 novembre scorso, con conferma della condanna in appello il 26 dicembre, per crimini contro l'umanità e risultato colpevole del capo di imputazione, per via della provata strage di Dujayl del 1982, nella quale morirono 148 sciiti. Condannato dunque alla pena di morte per una strage che, se paragonata alle migliaia di morti che la sua carriera ha inflitto, poteva tuttavia essere considerata secondaria, senza chiaramente togliere nulla al valore di quelle vite umane barbaramente uccise.

Immediatamente dopo la sentenza l'opinione pubblica si è divisa in due tronconi, come da migliore tradizione, favorevoli e contrari. I primi usando a sostegno la tesi secondo cui un dittatore così barbaro e sanguinario non può che meritarsi questa fine, senza girare troppo intorno alla serietà del processo o alla situazione in Iraq; i contrari utilizzando le argomentazioni opposte, ovvero l'inutilità politica dell'impiccagione e il rischio che si possano così inasprire ancora di più le lotte in corso, nonché la questione dei diritti umani vìolati, sebbene si stia parlando di un crudele assassino. Ora, nessuno può dirsi favorevole alla pena di morte, perché è barbara, mette l'uomo in una condizione di superiorità rispetto ad altri uomini ed è anche, storicamente, profondamente sbagliata. Però non si può nemmeno supplicare, implorare, arrivare a fare scioperi della fame e della sete perché un dittatore è stato condannato alla forca da un governo democraticamente eletto di un paese nel cui codice civile la pena di morte è contemplata. Continua a farci schifo, Saddam o meno, l'esecuzione capitale per mano dello stato come espiazione della propria colpa e della conseguente pena, anche quando avviene in paesi simbolo della democrazia quali sono gli Stati Uniti. Ma nemmeno possiamo opporci alla decisione di un altro governo, e sebbene la decisione sia stata tormentata, o intrometterci in quelli che sono gli iter processuali e legali di un paese già debole di suo. Infine, che non sia una scusante ma una presa di atto, ricordiamoci che nei paesi Islamici – e più o meno democratizzati – le esecuzioni capitali vengono eseguite, in modo illegale e quindi non previsto dalla legge “ufficiale”, per reati che solo a sentirli nominare hanno del ridicolo, come l'adulterio; eppure le cronache hanno sovente riportato che una donna scoperta nel mezzo di una relazione extraconiugale viene uccisa tramite la lapidazione. Ecco, ribadendo la contrarietà alla pena di morte, sarebbe meglio usare la mobilitazione generale per questi crimini, e non cercare di ostacolare la legge di una paese straniero e in una situazione delicata quale l'Iraq.

Uno degli scenari possibili immaginati in seguito all'esecuzione di Saddam Hussein è quello dell'inasprimento della lotta da parte delle formazioni irachene sunnite e nazionaliste, nonché del fronte del Jihad. L'ipotesi è ragionevole, ma sarebbe ragionevole aggiungere che le lotte – e aspre – da parte di quelle formazioni ci sono state anche prima che Saddam fosse condotto al patibolo e, difficilmente, sarebbero cessate qualora l'ex Rais fosse stato graziato. Le fazioni di lotta useranno l'impiccagione dell'ex dittatore come ulteriore alibi per le loro lotte, come ulteriore atto d'accusa nei confronti degli Stati Uniti, dei suoi alleati nonché dello sporco Occidente tutto. Non è la prima volta che ciò avviene, e non sarà nemmeno l'ultima. La lotta, in ogni caso, sarebbe perseverata comunque.

L'Italia si è spesa in modo particolare contro questa condanna. I Radicali hanno iniziato – e, pare, stiano continuando – uno sciopero della fame e della sete per cercare di impedire l'esecuzione; nonostante le buone intenzioni, il tentativo è risultato vano, anche se un risultato Pannella e i suoi l'hanno sicuramente raggiunto: offrire a chi va sempre e comunque contro di loro una argomentazione forte per dimostrare la loro contraddizione: scioperi della fame e della sete per staccare la spina ad un malato e farlo morire, e medesimi scioperi nel tentativo di far convertire l'esecuzione in trent'anni di carcere per un sanguinario dittatore. Non solo i radicali, anche la sinistra più o meno estrema ha speso parole caritatevoli contro la condanna a morte di Saddam Hussein. Tutto un coro di “azione deplorevole” e “ingiustizia”, quando nessuno di loro spende anche solo mezza parola per gli amici cubani o cinesi (arrestati nove preti perché stavano pregando “illegalmente”) che vengono ancora uccisi, o nei confronti degli studenti contestatori di Ahmadinejad che spariscono o sono costretti a scappare per non incorrere in torture o peggio nella morte. A dimostrazione che il finto pacifismo di casa nostra viene strumentalizzato a seconda dell'evenienza, in questo caso la dimostrazione di un filoislamismo contrastante rispetto alle politiche degli Usa. Infine, come ha ricordato anche Martin Perez, direttore del magazine americano e liberal New Republic, in un fondo per il suo giornale, perché Prodi si è speso in una condanna dell'esecuzione di Saddam quando in Italia gli avi dei suoi compagni di coalizione – gli stessi che ora sono contro la pena – hanno barbaramente e senza processo ucciso Benito Mussolini, nonché Clara Petacci, e dopo l'esecuzione li hanno portati “in trionfo” in centro Milano per far si che il loro cadaveri prendessero gli sputazzi del popolo italiano il quale, come noto, si eccita anche e soprattutto in questo modo? Altra strumentalizzazione, verrebbe da dire: il Duce è uno sporco fascista – parole che vengono usate anche ora, a due giorni dal 2007 – mentre Saddam l'ex dittatore di un paese in guerra con gli Usa, quindi per spirito di contraddizione applicato in modo transitivo, giusto che Saddam non venga ucciso – nonostante sia uno sporco fascista.

Ribadire la contrarietà alla pena di morte è sempre doveroso e necessario, ma in questo caso poco si poteva fare. Il popolo iracheno, la parte curda e sciita, era già pronta a festeggiare ed ha mantenuto le promesse non appena il video dell'esecuzione, prova provata della definitiva scomparsa dalle scene di Saddam Hussein, è stato trasmesso. E la felicità di queste persone, espressa nei caroselli dove la bandiera Irachena si confondeva con quella Americana, era un qualcosa di spettacolare per noi, figuriamoci per loro che si sono visti liberi finalmente dopo anni di dominio, di corruzione, di torture e di crimini efferati. Se “l'atto di giustizia” proclamato da Bush per noi può apparire un'esagerazione, per il popolo iracheno in festa sicuramente no. E la gioia ha dominato, nonostante l'autobomba immediatamente esplosa nella città sciita di Kufa. E si parla di almeno 35 morti, forse gli ultimi riconducibili alla mano di Saddam.


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segnalazione

La redazione di Libero blog mi segnala che questo mio post è stato inserito nella loro homepage, e fino ad ora è stato commentato da una sessantina di persone. Io, come al solito, li ringrazio per l'opportunità. Voi, però, dategli una cliccata.


il più vecchio quotidiano del mondo sarà solamente on-line

Dal 1° gennaio il più vecchio giornale quotidiano del mondo, il Post-Och Inrikes Tidningar, pubblicato dal 1645, non sarà più stampato su carta ma bensì sarà pubblicato solamente on-line. Solo tre copie tuttavia saranno ancora pubblicate su carta e verranno conservate nell'archivio bibliotecario delle Università Svedesi, al fine di non perdere il primato di longevità nella pubblicazione.


venerdì, dicembre 29, 2006

Gentile lettore, se lei avesse letto i giornali io avrei fatto dell'altro. Ma talvolta va bene anche così.

Gentile Ordine Generale,
seguo da diverso tempo il suo blog. Pur non ritrovandomi d'accordo con quelle che sono le sue posizioni politiche, apprezzo il suo modo di gestire le cose, frivolo o serio a seconda del taglio che lei stesso vuole dare ad una notizia, come ad esempio il parlare seriamente di comitati che liberano i Santa Claus dai balconi di una cittadina bergamasca o il parodiare il discorso del premier Romano Prodi. Ciò detto, allargherei i complimenti anche alla parte che riguarda quella sorta di “osservatorio” sui mass media che, di tanto in tanto, pubblica. A tal proposito, perché non una parola (seria o faceta, a sua discrezione) su Tele Padre Pio, quell'emittente che avrà sicuramente notato nel bouquet di Sky e che per molte ore al giorno rimane collegata, a mo' di Grande Fratello, in diretta alla cripta ove il Santo di Pietrelcina giace, evidentemente senza molto riposo? Cordiali Saluti,

lettera firmata


Gentile lettera firmata – come vede mi attengo a quelle che sono le sue richieste,
troppa grazia i suoi complimenti, piacevoli al punto giusto essendo per giunta i primi che ricevo direttamente, per e-mail, da quando tengo codesto spazio. Arrivando al dunque, lei mi chiede perché non ho ancora speso una parola su quella che considero, senza troppo uso di pìetas, quanto di peggio ci sia in televisione, roba che al confronto il trash denunciato a suo tempo da tale Lippi Claudio era una favoletta per bambini. Ecco, in questa mia ultima frase troverà, gentile lettore, il mio più spassionato giudizio, nonché risposta completa – ma, aimé, immagino non soddisfacente – al suo quesito. Per questo mi rivolgo altrove e più precisamente al Foglio e alla micidiale rubrica settimanale di Fulvio Abbate. Il quale – capita proprio a fagiuolo, si dice così? - ha parlato proprio di Tele Radio Padre Pio [cfr. il Foglio 28.12.2006, pag.2]. E, nel bel mezzo del suo incredibile pezzullo, scrive quanto io riporto umilmente qui sotto. Congedandomi da lei e dalla sua gentilezza, e ricambiando le cordialità – per le raccomandazioni la rimando al titolo del post,

Ordine Generale


“[...] la scoperta di una Tele Radio Padre Pio è stata conferma ulteriore di avere in definitiva speso bene la mia fantasia. Fin dalla vista del suo, come dire?, monoscopio. Nelle ore in cui il palinsesto tace, la telecamera fissa dell'emittente resta puntata, e in diretta, sulla cripta dov'è la tomba del santo: una, due, tre ore, come visione infinita che include un flusso di musica sacra e il primo piano del sarcofago protetto da una inferriata. S'intende che la stessa inquadratura talvolta ci viene regalata anche nelle ore diurne, quando intorno alla tomba giunge molta gente devota. Non c'è però partita, il momento più alto resta quello notturno che ha inizio dopo l'ora di chiusura del santuario. Il massimo che la televisione contemporanea possa donare allo spettatore, l'ho già detto, esigente, molto esigente. Degno di Yves Klein, il grande artista dell'avanguardia mistica francese degli anni Settanta, celebre per avere realizzato delle grandi tele monocrome blu come simbolo dell'Immateriale, lo stesso che pose il proprio lavoro sotto la protezione di Santa Rita, portando fino a Canscia, era il 1961, una teca-ex voto colma di pigmenti puri blu e rosa e di alcuni lingotti in rappresentanza dell'oro [segue descrizione di una sorta di talk-show dell'emittente, ma si andrebbe fuori traccia]”


giovedì, dicembre 28, 2006

Due uomini, ma con le menti dei bambini

Un Mario Salvaggio, quarantacinquenne malato di mente ritornato a casa per trascorrere insieme alla sua famiglia le Festività dopo un periodo di cura in un centro psichiatrico, si è trovato solo in cucina con il fratello minore di sette anni, Giovanni detto Johnny, anch'egli psicolabile, dopo che la madre, Anna, si era assentata un momento per andare in bagno. Giratosi improvvisamente di spalle, Mario è stato aggredito da Johnny il quale gli ha impiantato nella schiena dieci coltellate, utilizzando due coltelli da cucina aventi la lama di differente lunghezza. Giunti i carabinieri sul posto hanno trovato Johnny sul balcone mentre la madre, in stato di choc, teneva il figlio Mario, agonizzante, sul petto. In caserma Giovanni Salvaggio avrebbe detto ai carabinieri di trovargli un'altra famiglia, perché, dice, “quella dove vivo non mi trovo bene. Lui non aveva nessun diritto di stare con mia madre”. All'origine del delitto ci sarebbe infatti la gelosia che provava per Mario, a causa delle secondo lui maggiori attenzioni che la madre riservava al fratello maggiore. Dal negoziante sotto casa i due sono stati descritti come “due uomini, certo. Ma le loro menti erano quelle dei bambini”.

Mercoledì 27 dicembre, pomeriggio, in un alloggio di Via Silvio Pellico, centro storico di Pinerolo (TO).


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Send me a postcard / Drop me a line

Il 9 gennaio verranno commercializzati i primi due dei sei francobolli della Royal Mail che riprodurranno le copertine di altrettanti dischi dei Beatles. Si inizierà con Sgt. Pepper's lonely hearts club band e Revolver.


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mercoledì, dicembre 27, 2006

A volte sollazzano di più certe cronache, rispetto ai ruttini emessi dal Palazzo

In un paese della bergamasca un nuovo gruppo, il Movimento di Liberazione dei Babbi Natale da Terrazzo, ha iniziato a colpire, prelevando gli ometti rosso vestiti dai balconi delle case – dove sembrano impiccati – per farli andare liberi nei boschi. L'altro famoso gruppo, Il Movimento Autonomo di Liberazione dei Nani da Giardino, ha fatto sapere tramite il suo sito di non condividere la battaglia con i colleghi perché in primis “la liberazione di qualunque altro essere diverso dal nano distrarrebbe dalla battaglia principale”, in secondo luogo perché nel caso di Babbo Natale non si tratta di un “essere del bosco” e terzo perché vogliono vedere “chi ha il coraggio di arrampicarsi fino al secondo piano in pieno centro”.


le cuffie dell'iPod fanno schifo. Parliamone.

Uno sta lì a preoccuparsi perché gli auricolari causano danni all'udito e sarebbe meglio pensare ad una soluzione alternativa, come una cuffia che permetta di ascoltare la musica con l'iPod ad un volume tutto sommato accettabile per le ciglia sottili delle nostre membrane basilari – dove accettabile si scontra immediatamente con il limitatore di volume che, a quanto pare, deve esserci per legge in ogni aggeggio elettronico, purché sia bypassabile.

Nessuno, dico, nessuno, che si preoccupi del fatto che le cuffie dell'iPod, intese quelle che la Apple gentilmente offre “in dotazione” all'acquisto del player, fanno sonoramente – ops! - cagare? Perché?


con le tasse auto piangono solo i poveri

L'associazione dei consumatori Adusbef in un suo recente studio fornisce la spesa media che ogni famiglia italiana dovrà affrontare per permettersi di avere una macchina, in seguito alla mano pesante della Finanziaria 2007 su tutto ciò che riguarda i veicoli a due e quattro ruote. Si scopre così che la Finanziaria che doveva far piangere solo i ricchi farà piangere praticamente tutti, perché ogni famiglia dovrà tirare fuori dal portafoglio la bellezza di 4.071 euro, ovvero il 5,6% delle entrate famigliari. Le spese porteranno nelle casse dello stato, secondo lo studio, 85,5 miliardi di euro, e saranno distribuite tra imposte indirette sui carburanti (36,9 miliardi), Iva sull'acquisto dei veicoli e degli accessori (8,8 miliardi), tasse di proprietà ed ex bolli (6,4 miliardi) oltre alla manutenzione ordinaria (5,6 miliardi) e all'Rc Auto (19,5 miliardi). La grande portata della tassazione costringerà il 75% delle famiglie italiane – ovvero quelle che hanno un reddito inferiore ai 20.000 euro annui – ad indebitarsi per far fronte all'entità dell'imposta. Il risultato di questa manovra? Oltre all'ennesima dimostrazione della pressione fiscale che Prodi e la sua banda stanno compiendo sugli italiani, anche un curioso paradosso: su un parco di mezzi circolanti composto da 33 milioni di veicoli, 21 milioni di utenti pagheranno annualmente spese superiori al valore del veicolo stesso: basti pensare ai veicoli Euro 0 ed Euro 1 i quali possiedono un valore bassissimo e, per giunta, non sono solitamente posseduti da persone che non faticano a pagare una tassa più elevata.


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martedì, dicembre 26, 2006

[ANSA, 26.12.2006 16:04] ROMA - L'Ambasciatore di Tunisia in Italia, Habib Mansour, ha oggi comunicato alla famiglia Craxi che il Presidente della Repubblica di Tunisia, Zine El Abidine Ben Alì, ha disposto l'intitolazione di una via in ricordo dell'ex Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, nella città di Hammamet. Lo ha reso noto il sottosegretario agli esteri Bobo Craxi.

Uno si impigrisce nei giorni di festa – è così per tutti, nessuno escluso. Dunque si alza, mangia, cura gli affetti famigliari, fa la pennica, talvolta esce anche a fare due passi per vedere se si può fare a meno dell'Alkaselzer. Poi torna a casa e, classico dei giorni di festa, si mette a guardare le sue cose. Sta lì ore davanti ai suoi libri, ai suoi dischi. Prende a caso, sfoglia, infila nel lettore – skip, skip – poi si compiace della sua collezione e, immediatamente dopo, si dispiace, perché siamo così, vorremmo sempre di più, siamo narcisi ed ambiziosi. Ci piace mostrare i nostri averi. Poi si mette davanti al computer, sono tre giorni buoni che non legge un giornale – e non solo per gli scioperi – e clicca in cerca di news. Scopre così che a Bettino Craxi verrà dedicata una via ad Hammamet e, immediatamente, fa un sorriso. Gli piace l'idea, e si chiede quali saranno state le reazioni dei politici di casa nostra. C'è quello che, ad esempio, ha passato tutta la vita dentro il Psi e si chiede – giustamente – quando Roma o Milano faranno lo stesso. C'è persino un democristiano che si augura la medesima cosa. I leghisti invece, si sa, sono fatti così, e fanno sapere di non gradire, basterebbe la via ad Hammamet. Poi ce n'è uno che, evidentemente, durante i giorni di festa non si è compiaciuto davanti ai suoi scaffali pieni di bella roba da rimirare, di libri da sfogliare, di dischi da riascoltare. E deve essergli andato di traverso anche il panettone – o il cappone, o l'anatra, o il torroncino. E se ne viene fuori con una frase brutta, orrenda, figlia dei tempi che furono e adatta ad attizzare l'animo qualunquista e a dare una lucidatina alla forca. Frase talmente brutta, che sarebbe bello svegliarsi domani mattina e non avere lì la mazzetta dei giornali da leggere, per non vedere le prime pagine che riportano, fedeli, i suoi ruttini.


Playlist di fine anno - dischi

365 giorni di musica – tutto ciò che ho acquistato* nel 2006. Alcune cose per sostituire vecchi promo e/o copie masterizzate – leggi: The Cure. Altre per avere la copia in vinile oltre che in cd. Molte per curiosità prima e innamoramento e voglia di conoscere più a fondo il genere dopo – praticamente tutto il progressive italiano che trovate nell'elenco. Per i tre migliori dischi del 2006 – inteso come usciti quest'anno – vi rimando a quanto ho già scritto. Per il resto, vi consiglio i titoli con l'asterisco [*] – e vi linko, ove è possibile, la pagina ad Amazon (talvolta ad altro) in modo tale che possiate beneficiare delle preview. L'idea era quella di fare una breve recensione per ogni titolo, ma intorno al ventesimo ho capito che sarebbe venuto troppo lungo – e poi, qualcuno avrebbe voglia di leggere davvero? L'ordine, va da sé, è puramente alfabetico. Sopra, quadretto di mia produzione – tutti i dischi del 2006, artwork.

* per acquistato significa che io vi ho messo dei soldini, e quindi s'intende solo ed esclusivamente l'originale. Tutto il resto, il masterizzato, il promozionale, il tiratodietro e il hodovutoascoltarloperforza, non è preso in considerazione, anche perché avremmo fatto sicuramente notte.

1. Ac/Dc - Back in Black [*]
2. Bryan Adams - Anthology
3. Ryan Adams - Gold [*]
4. Il Balletto di Bronzo – Ys [*]
5. Franco Battiato – Pollution
6. Big Brother & The Holding Company – Cheap Thrills [*]
7. Black Sabbath – Heaven and Hell [*]
8. Black Widow – III
9. Biglietto per l'Inferno – Biglietto per l'Inferno
10. Brides of Destruction – Runaway Brides
11. Alberto Camerini – Rita e Rudy
12. Alberto Camerini – Computer Capriccio / Italian Kids (45 giri)
13. The Cure – 3 Imaginary Boys
14. The Cure – Seventeen Seconds [*]
15. The Cure – Faith [*]
16. The Cure – Pornography [*]
17. The Cure – Japanese Whispers
18. The Cure – The Top
19. The Cure – The Head on the Door
20. The Cure – Kiss me Kiss me Kiss me [*]
21. The Cure – Wish [*]
22. Alice Cooper – Billion Dollar Babies (lp) [*]
23. Chick Corea – Selected Recordings :Rarum
24. Current 93 – Black Ships ate the Sky
25. D Generation – No Lunch
26. Deep Purple – Perfect Strangers (lp) [*]
27. Bill Evans – At the Montreaux Jazz Festival
28. Diamanda Galas – Vena Cava
29. Diamanda Galas – You Must Be Certain of the Devil
30. Diamanda Galas – The Singer [*]
31. Diana Est – Tenax / Notte senza Pietà
32. Gentle Giant – Acquiring the Taste
33. Gentle Giant – Octopus [*]
34. Hawkwind – In Search of Space
35. Keith Jarrett – The Koln Concert [*]
36. Keith Jarrett, Gary Peacock, Jack DeJohnette – The-Out-Of-Towners
37. Keith Jarrett – The Carnegie Hall Concert
38. King Crimson – Starless and Bible Black
39. King Crimson – Red [*]
40. King Crimson – Three of a Perfect Pair
41. King Crimson – THRAK
42. Jesse Malin – The Heat
43. Massive Attack – Mezzanine
44. Morrissey – Ringleader of the Tormentors [*]
45. New York Dolls – One Day It Will Please Us to Remember Even This [*]
46. Le Orme – Felona e Sorona [*]
47. Osanna – Palepoli [*]
48. Giuliano Palma and the Bluebeaters – Long Playing
49. Jaco Pastorius – The Birthday Concert [*]
50. Tom Petty – Highway Companion [*]
51. Picchio dal Pozzo – Picchio dal Pozzo
52. Pink Floyd – Wish You Were Here
53. Pink Floyd – The Wall
54. Quella Vecchia Locanda – Quella Vecchia Locanda
55. Damien Rice – 9
56. Bruce Springsteen – We Shall Overcome [*]
57. Rod Stewart – Reason to Believe
58. Stormy Six – l'Apprendista
59. Toto – Falling in Between
60. Tyla and Spike – Fragrantly Electrically Acoustically Yours [*]
61. Ugly Kid Joe – America's Least Wanted
62. Ultravox! - The Island Years
63. Union – Live in the Galaxy
64. Suzanne Vega – Retrospective [*]
65. Tom Waits – Heartatack and Vine
66. Weather Report – Weather Report


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lunedì, dicembre 25, 2006

Si dice 'auguri', vero?

Si userebbe fare gli auguri – vero? Suvvia, perdonate il ritardo, che poi ritardo non sarebbe se non fosse che oramai si è soliti fare gli auguri quei due-tre mesi prima utili a metterti al riparo da imbarazzi. È che – sapete – sono perso tra mille cose, tra cui l'ultimo di Damien Rice e una Selected Recordings di Chick Corea. Comunque, auguri.


giovedì, dicembre 21, 2006

Caso Welby: il suo desiderio è stato esaudito, ora è il caso di staccare del tutto la spina

Piergiorgio Welby è morto. Era quello che voleva, ed era quello che tutti ci siamo augurati vedendolo in quelle condizioni implorare di staccargli la macchina; e se c'è qualcuno che, anche pubblicamente, non si vergogna ad ammettere il contrario, e arriva addirittura a parlare di arresto per il medico che ha compiuto la volontà di Welby, è meglio applicare il principio di noncuranza e passare oltre. Detto questo, è però doveroso aggiungere dell'altro. Ovvero augurarci anche che, magari cinicamente, la spina venga staccata a tutta la vicenda, mediatica e non. Mediatica per quanto riguarda tutto il gran parlare, tutto il gran fare trasmissioni, tutto il gran erigersi esperti in materia, dire la propria a mezzo stampa o a mezzo tivù circa una questione della quale ci si può fare, al massimo, una vaga idea, a meno che non la si viva o no la si sia vissuta in passato – e augurandoci di non doverla vivere in futuro. La parte non mediatica la riserviamo invece ai Radicali e ai loro “satelliti”. Sempre in prima fila per quanto riguarda i diritti umani, negarlo sarebbe falso ed ignorante, questa volta l'impressione è che siano andati un po' oltre il dovuto. Va bene lottare per qualcosa – senza inutili giri di parole, l'eutanasia – un po' meno ostinarsi nella battaglia quando è evidente che è una battaglia contro i mulini a vento. O meglio, non inutile bensì persa in partenza, perché non esiste nemmeno il campo su cui giocarla, ed è giusto che sia così. Uno degli argomenti più abusati in questo caso Welby è stato quello della doppia verità, ovvero del diritto di Welby al desiderio di riposare in pace e dell'impossibilità di legiferare circa una “morte pubblica”, partendo magari proprio dal caso particolare di Welby. Ed è forse l'unico argomento veramente serio e saggio: Welby aveva tutto il diritto di morire – o meglio, di decidere di astenersi dalle cure, come da Costituzione. Da qui però ad arrivare a fare una legislazione generale, quando i casi variano a seconda delle persone, ce ne corre. Per questo i Radicali si sono stupidamente incaponiti su questa cosa, utilizzando il caso Welby come ariete per sfondare la legge, seppur in buona fede: l'impressione generale era infatti che quasi speravano non morisse di morte naturale, perché non doveva morire di quella morte, doveva essere l'esempio per un assurdo diritto di morte pubblica. Welby non è morto di morte naturale, è morto come desiderava. E per questo ora il sipario dovrebbe calare. Sulla dolorosa vicenda personale come sugli stupidi proclama di arresto per il medico che ha staccato la spina. E speriamo che non intervenga la magistratura, altrimenti la frittata sarà irrimediabilmente fatta.


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mercoledì, dicembre 20, 2006

I'm sorry

Carissimi lettori, è un periodo così. Io confido in un aggiornamento quotidiano costante - chiedendovi scusa per gli ultimi due o tre giorni - voi però non confidateci troppo. Nel dubbio, date un'occhiata quotidiana: trovare qualcosa di nuovo è sempre meglio che non trovare nulla, no? E poi, vi chiedo solo una cliccata, mica di farmi vincere il Telegatto.


La fine di un mito?


The man's not good at

Per The Independent Mr Romano Prodi sa vincere per due volte le elezioni ma non sa cosa fare dopo aver vinto:

The chubby economic expert who was a lacklustre president of the European Commission is a former Christian Democrat, but today he has no party affiliation. He has twice proved he can win elections. It's what comes next that he is not so good at.


Domani ore 20 sotto l'ambasciata via Nomentana 361, Roma

Domani sera, inutile dirlo, ci farebbe piacere vedere un sacco di gente all'angolo tra Via Nomentana e Via Costanza, a Roma – insomma, sotto l'ambasciata iraniana. Un sacco di gente che chieda ai rappresentati di quel paese nel quale l'opinione è talmente libera da giustificare conferenze imbarazzanti, che fine hanno fatto quegli studenti che, appunto imbarazzati dall'imbarazzo, hanno gridato “dittatore” ad Ahmadinejad. Non solo quelli che ancora si stanno nascondendo, s'intende. Proprio tutti, anche coloro i quali non tornano a casa da qualche giorno.


domenica, dicembre 17, 2006

And the man of the year 2006 is...

Nel nostro piccolo anche noi siamo gli uomini dell'anno 2006. Così ha deciso il Time


Il falso scandalo dei filmati hard sui telefonini

Ci sarebbe poi tutto questo casino degli spogliarelli sui telefonini. Una cosa vecchia come il mondo, quella dello striptease. Una cosa che puntualmente scandalizza, fa notizia – che livello di notizia, non è dato a sapersi –, aizza istinti moralizzatori e assurde cacce al ragazzo che ha filmato e alla ragazza che ha mostrato. Tutti a puntare il dito contro, perché i soggetti sono giovani e c'è la paura di un giro di ricatti o peggio che le immagini finiscano in mano ad adulti i quali potrebbero trarre profitto e farle finire in mano sbagliata – insomma, tutti cori così quelli che si levano e che tanto piacciono all'italiano medio, quello che che storce la bocca guardando il servizio al Tg1. Accuse che si trasformano in pistolotti pseudo-benpensanti, e che però rimangono tali, perché poi nessuno si stupisce quando i fotogrammi degli stessi filmati finiscono in homepage persino sul sito del Corriere della Sera – per non parlare di quanto poi sia facile reperire interi filmati, tra YouTube e qualunque programma di file sharing; questo, semmai, viene chiamato “diritto di cronaca”, e allora capite voi come la cronaca diventi voyeurismo sdoganato per tutti, ma tant'è.

Stupisce che i magistrati facciano indagini, frughino nei telefonini degli adolescenti, nei computer, analizzino il tracciati delle navigazioni web. Stupisce sì, perché il magistrato dovrebbe essere persona alquanto intelligente e dunque comprendere da sé, senza imbarazzare figlioli e finti ignari genitori, che i telefonini degli adolescenti sono pieni zeppi di queste fotografie, pieni zeppi di immagini di amiche e/o compagne di scuole e/o fidanzatine che si mettono in mostra. Già, si mettono in mostra e – pensate un po' – la maggior parte delle volte nemmeno sono costrette; il ragazzetto torna a casa, accende il telefonino e – tu! tu! - ecco che arriva l'mms e aprendolo – stupore! - ci trovi le tette della tua compagna di banco che ha pensato bene di farla breve e conquistarti in modo impeccabile. Come faccio a sapere tutto ciò? Deduzione; mai avuto la fortuna, perché ai miei tempi le compagne di banco e il sottoscritto non avevano il telefonino, quindi di filmini o fotografie – in digitale – nemmeno a parlarne – ma in compenso, la cara e vecchia Polaroid, quella che la scattavi e te la sviluppavi da te andava di moda e, all'occorrenza, si è rivelata utile: ricordo di un'amica che doveva mandare delle sue fotografie al suo ragazzo di allora, che abitava in meridione, che mi chiese se conoscevo qualcuno che potesse prestarle la macchinetta “fai da te” per gli scatti; e che felicità quando, per ringraziarmi del “favore”, mi omaggiò con un paio di pose, e chissà dove sono finite.

Tutto questo per dire che scandalizzarsi dinnanzi a questi fatti non serve a nulla. Perché sono sempre successe e solamente per mancanza di adeguata tecnologia sono rimaste oscure fino all'altro ieri. Ma sarebbe ipocrita non ammettere che tutti hanno avuto una compagnia di banco che faceva le seghe a tutta la classe – e magari a te no – o che ci si imboscava per mostrarsi reciprocamente le grazie nascoste. O si facevano le feste in cantina con la bottiglia che girava sul pavimento, e non pensiate che esistesse solo la versione cinematografica, ovvero quella del bacio: mai provato con qualcosa di più? E in tutto questo non c'è – né oggi né allora – nulla che possa far pensare a prostituzione, forme di violenza o quant'altro, quelle semmai arrivano dopo ma non sono la conseguenza diretta di queste pratiche: anche la violenza è sempre esistita.

Questi fatti venivano sottoscritti con taciti e perfettamente consenzienti accordi, regolati dall'ormone che, dai tredici anni in su, si fa sentire in corpo in modo sempre più massiccio. Tutto senza il supporto dei telefonini, di internet, delle webcam. Le vicende rimanevano stampate nella mente e, al massimo, ci si poteva vantare con gli amici, magari esagerando un po' nella narrazione, ma mai mancando di rispetto. Forse sta proprio qui la differenza: anche se avessimo avuto la tecnologia a disposizione, mai ci saremmo sognati di divulgare i contenuti di queste nostre marachelle private; nemmeno per compiere la più atroce e perfida delle vendette. Ora la tendenza è più diffusa, e i figli del web non si fermano dinnanzi a nessuno strumento che la tecnologia, sempre più veloce, mette loro a disposizione. Ai magistrati, che avranno avuto anche loro tredici anni, converrebbe indagare più su questi fatti. Perché, ad esempio, se io e la mia compagna ci facciamo i cazzi nostri sul telefonino – ed eventualmente avvalendoci della possibilità di divulgare in modo consenziente i contenuti in Rete, anche solo per una ristretta cerchia di persone – non commettiamo nulla di male, e ci dispiacerebbe assai che qualcuno un giorno venisse a renderci conto di quella complicata ma formidabile – credetemi – posizione dell'altra sera, solamente perché ci piace riguardarla, nell'intimo di casa nostra, sul telefonino.

Forse è meglio vietare la possibilità, per le persone minorenni, della divulgazione coatta tramite telefonini ed internet; ma tutti meglio di me sapete che è una battaglia persa in partenza, perché già è una norma basilare quella che per cui una volta fatta la legge si scova l'inganno, ma nell'iper veloce e comunitario ambito tecnologico, acquista ancora più significato.


venerdì, dicembre 15, 2006

Complimenti, Morricone

Non si vorrebbe mai – e dico: mai – non segnalare, per quelli che ancora non hanno ricevuto la novella, che Ennio Morricone si è preso, finalmente, un bell'Oscar dopo cinque nomination andate a vuoto. Alla carriera. E facciamo i più vivi complimenti. E vi segnialiamo, se volete, un bel pezzo al Maestro dedicato. Sul Riformista.


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giovedì, dicembre 14, 2006

Marchette

La Bignardi su Vanity Fair [n. 50, pag. 208] consiglia Playlist[*], il libro dell marito. Il quale, da par suo, dà indicazioni di voto per il Telegatto in favore della trasmissione della moglie. Il terzo, Gianluca Neri su Macchianera, dà anch'egli una mano al marito, chiedendo di votare per la moglie. Ma né la moglie né il marito hanno fatto qualcosa per lui. Porello.

[*] senza voler sembrare più spocchiosi del dovuto, su queste pagine l'abbiamo già definito un libro inutile.


mercoledì, dicembre 13, 2006

Confusion in Union

Capito? Lui la finanziaria la rifarebbe “identica”, ma “in modo diverso”.


martedì, dicembre 12, 2006

I dischi sono troppo cari. Non tutti.

la voce narrò
all'ultimo che
sul mondo restò,
la vera realtà.

Il Balletto di Bronzo – Ys. Minor spesa (un paio di anni fa pagai la mia copia 4,99 euro), massimo risultato. Uno dei migliori dischi italiani di sempre [QUI per 6,99 euro].


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Lo strano progetto di Casini

In Italia si parla di ritorno del grande centro. Pierferdinando Casini ha smarcato il suo partito, l'Udc, dalla Casa delle Libertà e la cosa sembra avere, per la prima volta, una sua fondatezza almeno negli intenti, nonostante sia in effetti troppo presto per formulare un giudizio circa il futuro del centrodestra italiano. Ma il presidente dell'Unione dei Democratici di Centro è andato oltre: non solo ha fatto trapelare il desiderio di vedere un cartello politico classicamente di centro ritornare forte e avere i numeri per competere politicamente in Italia, ma ha anche invitato Clemente Mastella a dimettersi dagli incarichi ministeriali del governo Prodi e di correre con lui alle prossime elezioni politiche. Un invito che sembra fatto apposta per essere esteso tacitamente a tutti i vecchi democristiani che si sono sparpagliati – un po' di qua e un po' di là – nei vari partiti di questo bipolarismo tutto all'italiana – e che Mastella, per il momento, non ha accettato pur avendo fatto intendere di gradire.

Se la cosa possa avere o meno futuro, è impresa ardua a dirsi. Perché in primo luogo occorre analizzare quello che è il pensiero di Casini e capire a che tipo di gioco vuole giocare, ovvero comprendere i motivi del suo smarcarsi nettamente dalla Casa delle Libertà e di questo suo desiderio di vedere riunificati in un unico grande centro tutti i politici di tradizione democristiana o che si sentono tali.

Consideriamo due mosse. La prima, quella di andare oltre il bipolarismo che c'è attualmente in Italia pur mantenendo uno schema fondamentalmente bipartitico. Ciò può avvenire solo ed esclusivamente tagliando le ali estreme delle due coalizioni, ovvero comunisti vari e rifondati a sinistra, e neofascisti assortiti e più o meno convinti a destra. Con due doverosi distinguo: mentre a sinistra le componenti massimaliste hanno forte peso all'interno della coalizione, raggiungendo insieme circa il 10% dei consensi dell'Unione, a destra (escludendo la Lega, estrema per la sinistra ma che all'occorrenza, vedi il 1996, diventa un partito di agnellini), le varie Fiamme ed Alternative Sociali non solo hanno lo zero virgola qualcosina ma, ad eccezione di Alessandra Mussolini europarlamentare, non hanno rappresentanza nelle due Camere italiane. Un bipolarismo di questo tipo piacerebbe molto a Casini, il quale si troverebbe nella condizione di poter dialogare – ed allearsi - all'occorrenza con entrambi i poli, essendo monchi delle componenti estreme che mai gli sono andate a genio e che, se tanto servono per vincere, dopo la vittoria tengono in scacco il governo e lo sottopongono a ricatti, tarpando le ali moderate e riformiste – e l'Unione, in questo senso, è l'emblema di questo disastroso scenario.

La seconda ipotesi sarebbe quella di creare un alleanza politica di centro, che si collochi al di fuori di uno schema bipartitico e che, come già ipotizzato, raccolga al suo interno tutte le componenti politiche democristiane distribuite ora in modo equo tra destra e sinistra. Questa soluzione per Casini è sicuramente la più efficace e anche la più desiderata, sebbene è quella con minor facilità di realizzazione. Prima di tutto bisogna vedere chi è disposto ad accettare la scommessa e ad aggregarsi; facile pensare all'Udeur e a buona parte della Margherita, nonché qualcuno dentro Alleanza Nazionale o nei partiti minori che sono resistiti, con percentuali bassissime, a tangentopoli e al Pentapartito (Repubblicani, seppur come “satellite” di Forza Italia e Liberali, non i Socialdemocratici probabilmente più interessati al Partito Democratico di sinistra). Molti ex democristiani stanno anche in Forza Italia, ma in questo caso il discorso è diverso: la forte contrapposizione tra Berlusconi e Casini porta i sostenitori dell'uno automaticamente ad allontanarsi dall'altro.

Ammesso anche che qualcuno aderisca al nuovo progetto, questo deve raggiungere una percentuale alta, cosa che al momento sembra improbabile se non altro per la mentalità fortemente bipolare che ormai attanaglia l'elettore medio italiano, abituato molto più dei cosiddetti “addetti ai lavori” (politici e opinionisti) a ragionare o a destra o a sinistra. Per dire, se anche Casini riuscisse a tirare su il 20% dei consensi, rosicchiando sia a da una parte che dall'altra, si troverebbe comunque nella condizione di dover stringere un alleanza o con la destra o con la sinistra, mancando nei fatti il conseguimento di un progetto di restaurazione del centro politico italiano.

Se poi dovessero prendere vita i due progetti di partito unico, il Partito Democratico per la sinistra e il Partito delle Libertà a destra, difficile che ci sia spazio nel mezzo per un soggetto politico genuinamente di centro, soggetto politico che si vedrebbe schiacciato da due colossi in termini di consensi elettorali.

Dunque quella di Pierferdinando Casini è una scommessa – come egli stesso ha ribadito in una puntata di Porta a Porta – che non solo la gente comune ma anche la sua stessa base, politica ed elettorale, dovrà valutare. Sarebbe infatti interessante conoscere il parere dell'elettore dell'Udc circa questo distacco “coatto” dalla Casa delle Libertà; se, per dire, dovesse prevalere nel popolo centrista un'opinione alla Giovanardi (cosiddetto “berlusconiano nell'udc”) vedo molto difficile in Italia la riproposizione della Democrazia Cristiana, semplicemente perché verrebbe a mancare la base elettorale per così dire primordiale. E il sentore è proprio in questo senso. Per il dolore di quelli che rimpiangono ma anche per la gioia dei molti i quali sperano di poter scongiurare il ritorno della Balena Bianca, con le sue mille correnti e correntine a capo di questo o di quel politico che si traducono in un'inutile – e già ampiamente vista – lotta interna, e con la prospettiva di un egemonia politica che potrebbe durare, come successe la prima volta, per altri cinquant'anni, con uso ed abuso dei peggiori tipi di inciuci. Ad andar bene.

[pubblicato sul blog ma non scritto per il blog. È un po' come fare palestra, a volte. Ma non offendetevi, cari i miei lettori, perché in fondo vi metto qui roba – robaccia? - in anteprima]


Senza l'indulto niente enfasi nel titolo

Questo blog, ormai dovreste saperlo cari i miei 10-15 lettori, si è sempre dichiarato a favore dell'indulto, così come si è sempre dichiarato di destra, filo-berlusconiano, liberale – fate vobis - , senza vedere la benché minima contraddizione in tutto ciò. E tuttavia si è sempre mostrato un po' meno a favore di tutto ciò che all'indulto è seguito, ovvero il nulla più assoluto nel voler davvero risolvere una volta per tutte la questione delle carceri, con conseguente riempimento lampo e tutto come prima. Ma è un'altra storia. Si diceva: favorevoli all'indulto; e contrari a tutte le polemiche che ne sono seguite, soprattutto ogni qual volta un beneficiario dell'indulto – che, sia chiaro, non doveva essere l'assassino, o lo stupratore, o il mafioso, o il terrorista come invece è capitato – risultava essere recidivo nel compiere il reato, e allora nelle cronache era tutto uno sfiorire di “fuori grazie all'indulto”, a sottolineare ed appellare con malizia il protagonista del reato prontamente registrato nelle colonne di piombo. E, arrivati al dunque: chissà se domani mattina, su tutti i giornali, nessuno escluso, il “si trovava in Tunisia” sarà sottolineato con la stessa importanza con cui stamane lo era “libero grazie all'indulto”?


lunedì, dicembre 11, 2006

gli studenti se la fischiano

Se degli studenti dell'Università di Teheran fischiano Ahmadinejad, proprio mentre questi continua a rilanciare la sua ormai celebre e più grande stronzata, significa che non tutto è perduto: la futura classe dirigente e pensante è meglio di quella attuale. O così speriamo.


domenica, dicembre 10, 2006

Ascoltare Welby è un atto di pietas

Staccare la spina, in questo caso, non vuol dire compiere un atto di eutanasia. Anche lessicalmente le cose non coincidono. Eutanasia infatti vuol dire provocare deliberatamente la morte, ovvero prendere un soggetto e farlo morire, con l'aiuto di medicinali. È una pratica che esiste, basta andare in Olanda o in Svizzera, dove la dolce morte è perfettamente legalizzata: si chiama il medico, si firma un pezzo di carta e si muore nel giro di cinque minuti. Piergiorgio Welby non vuole questo, non vuole che qualcuno gli faccia un'iniezione letale, anche perché sa benissimo che non troverebbe nessuno disposto a fargliela, se non altro perché l'atto in Italia non è consentito. Welby vuole solamente avvalersi del diritto di non essere più curato, soprattutto ora che la cura alla sua micidiale malattia costituisce quello che viene definito accanimento terapeutico, ovvero l'atto di accanirsi con la medicina – in questo caso combinata con la tecnologia – su un soggetto per il quale non esiste medicina (e le sue condizioni che si sono aggravate in queste ore lo dimostrano). Welby chiede solo di essere staccato dalla macchina che lo tiene in vita, e nel farlo esercita la sua più grande libertà: quella personale, che è “inviolabile” per Costituzione. Di più: quello che vuole è tutelato sempre dalla Costituzione, che all'Art. 32 afferma chiaramente che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo”. Diritto, non dovere, come sottolinea anche Amedeo Santosuosso, fondatore della Consulta di Bioetica, in un'intervista a La Stampa [10.12.2006 pag.6], per cui una persona può anche decidere di non avvalersene.

Il dibattito al quale si sta assistendo rappresenta un questione troppo delicata e fragile per poter formulare un giudizio. Chiunque, se non bugiardo, ammetterebbe che per poter avere un preciso e fondato pensiero a riguardo bisognerebbe trovarsi nella situazione di Welby, e poi decidere: rimanere attaccati alla macchina o staccarsi. E l'uomo in questione lo sta chiedendo da tempo, e in tutti i modi possibili: dalla lettera al Presidente della Repubblica a quella, più recente, ai media. Come non esaudire il suo desidero, essendo egli stesso per giunta nel pieno delle sue facoltà mentali e quindi decidendo in modo personale e legittimo sul suo corpo? Come non accontentarlo, anche semplicemente mossi dalla pietas che non dovrebbe mancare a nessuno? Poi tutti siamo d'accordo sul fatto che legiferare sulla questione è una inutile sofisticatezza. Un'esagerazione. Perché prima di tutto qui non si sta uccidendo una persona; e poi perché è da pazzi pensare che lo Stato possa autorizzare la morte – anche se altrove la cosa succede.


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ho cliccato e me ne pento

Sono passato a Blogger Beta, ovvero la nuova versione della piattaforma che ospita queste pagine. Per voi non dovrebbe cambiare nulla. Per me, che informaticamente sono decisamente conservatore, cambia anche troppo. Poco male, i problemi sono miei. Se da un giorno all'altro Ordine Generale dovesse presentarsi ai vostri occhi rinnovato nella grafica sappiate che non è una mia voglia di restyling, bensì l'obbligo che ho di cambiare look per poter utilizzare le nuove funzioni. Se lo sapevo, col cazzo che cliccavo su Swith to the new version.