giovedì, agosto 31, 2006

Dante's Inferno on-line

A partire da questa settimana è possibile scaricare, legalmente, interi libri tramite il servizio Google Books. Ovviamente si tratta di testi di pubblico dominio. Come l'Inferno di Dante, ma non una sua guida commentata, perché il curatore di suddetta guida vanta ancora dei diritti, per intenderci. Il servizio sembra cosa buona e giusta, fermo restando che il concetto “libro sul pc” farebbe accapponare la pelle anche ad un analfabeta. L'elenco di alcuni dei classici scaricabili tramite il servizio lo trovate qui.


c'è posta per te

Da La Stampa del 31.08.2006, rubrica “Posta e Risposta”, pag. 29

Durante le vacanze mi è capitato di vedere dei vicini d'ombrellone leggere determinati quotidiani (Il Giornale e Libero) e da lì in avanti non sono più riuscito a guardare quelle persone con occhio sereno. Va detto che non solo le loro letture ma anche le loro affermazioni hanno contribuito a questo disagio, una situazione che, in qualche modo, si potrebbe definire razzismo giornalistico. Allora mi sono detto: ma se un quotidiano piuttosto che un altro riesce a far guardare in modo sospetto una persona, figuriamoci cosa riesce a fare una diversa religione... Non posso però dimenticare quando, tanti anni fa, vedevo qualcuno leggere l’Unità e fra me e me, elettore di centro, pensavo in tono bonario: “Quello è un comunista”, ma se la stessa persona mi avesse chiesto di fare una partita a briscola, non avrei avuto problemi. Allora perché oggi tutta questa cattiveria? Semplice: qualcuno l'ha alimentata e la classe politica ha grandi responsabilità. Inoltre, guardando i titoli di prima pagina dei due quotidiani sopraccitati, è abbastanza semplice capire perché una persona può arrivare a non apprezzare chi li legge. Ma queste sono sensazioni. La verità è che, acquistando i tre quotidiani, si può constatare che quello dichiaratamente a sinistra mantiene una linea pulita e mai offensiva, gli altri due, che fanno finta di essere neutrali, hanno come routine quotidiana l'offesa. Tanti anni fa, mai avrei pensato anche per un sol giorno di 'comprare «L'Unità» (episodio che, comunque, non si ripeterà), ma vedendo cosa c'è in edicola è senz'altro il minore dei mali. Mi scusino i miei avi, ma i tempi sono veramente cambiati. Firma
Segue risposta di Lucia Annunziata, curatrice della rubrica Posta e Risposta, e già dal titolo capirete da voi il motivo per cui si glissa più che volentieri sulle sue parole.

Caro xxx,
facciamo finta che le rispondo tramite La Stampa, ma giusto finta perché in verità non ho la benché minima voglia di scrivere a lei tramite il quotidiano torinese. Perché lei, e mi perdoni, mi serve come tramite. Mi funge da perfetto esempio del classico italiano cui la classe politica – come lei in modo lucidissimo non ha mancato di sottolineare – ha alimentato la cattiveria. Non lo faccio per farmi i fattacci suoi, ci mancherebbe; lo faccio per sottolineare come a quelli come lei non venga in mente altro da fare, e in spiaggia per giunta, che scrutare le letture dei suoi vicini di ombrellone. Cosa peraltro di per sé innocua: si sa che la curiosità, nel genere umano, è forte. Fortissima. Il fatto è che da queste sue occhiate, e vedendo – orrore – che i suoi vicini leggono il Giornale e Libero – è riuscito a farsi anche un’idea su come questi stessi personaggi possono essere. E dal momento che afferma – con orgoglio mal celato – che con questi loschi figuri non ci farebbe nemmeno una briscola, l’idea che si è fatto non pare essere delle più rosee – e mi chiedo cosa le sarebbe venuto in mente se il banchiere accanto a lei, accarezzando i capelli della moglie, leggesse il Marchese de Sade. Poi compie un errore madornale, peggio di quello precedente: paragonare il lettore di centrodestra a quello di centrosinistra. Di più, a quello comunista dell’Unità, con tutto il repertorio di ricordi che riaffiorano lentamente, e la mente si proietta direttamente alla Messa della domenica mattina, la piazza giocosa, le campane a festa e il comunista con il quotidiano di Gramsci nella tasca della giacca. Chiesto perdono agli avi per aver acquistato una copia del giornale, per uno come lei “elettore di centro”, incriminato, aggiunge anche che sul piano della carta stampata il centrosinistra è sobrio. Mentre infatti Libero, si sa, con quei titolacci di Feltri che sembra di essere in un paese del terzo mondo – vero che il suo pensiero è stato questo? – non può essere letto che da caproni, l’Unità – perbacco! – è perbene, e poi sono compagni di coalizione, mica se ne può parlare male. Dicevo, ha affermato che il giornale dei Ds è sobrio. Con quale faccia, mi scusi? Ha mai letto l’Unità attentamente? Questa Unità, si intende. Quella che lei ha acquistato considerandola il male minore salvo poi giurare per iscritto che l’acquisto è da vedersi come episodio isolato e quindi non si ripeterà più. È mai andato oltre il titolo di prima pagina – anche se in certe giornate basterebbe solamente quello? Non si è accorto dell’incredibile campagna di odio alimentata contro Silvio Berlusconi per tutto il tempo della sua legislatura? Quando se non era mafioso era un dittatore. Detto sobriamente, per carità. Ma – mi creda – esistono modi carini e gentili anche per dire che alla sorella altrui puzza l’alito da fare schifo, sta poi all’intelligenza dell’interlocutore comprendere correttamente il contenuto del discorso. Contenuto che, nel caso dell’Unità, puzza di malafede.
Carissimo xxx, mi offre anche l’occasione per affrontare un tema che era nella mia testa da un po’ di tempo e che aveva bisogno di uno stimolo, nella fattispecie il suo, per venire fuori. L’Unità è un organo di partito – più o meno burocraticamente, ma quel che basta per considerarlo tale dal punto di vista di linea editoriale – e gli organi di partito sono quello che sono. Lasciano il tempo che trovano. Tengono botta all’interno delle sezioni provinciali. Fanno impazzire quelli che la pensano così. Offrono notizie a mo’ di velina controllata – scrivono quello che vuole il partito, altrimenti che razza di organo di partito sarebbero? E né Il Giornale né tanto meno Libero possono fregiarsi di cotanto “onore”. Vero che parlano ad un determinato pubblico con una determinata idea, ma essi non sono condizionati in alcun modo da coloro i quali siedono in Parlamento e riescono a mantenere, sempre, almeno un briciolo di indipendenza. Ci rifletta su un po’ – lei e tutti quelli che la pensano come lei – e poi mi dica se quel giorno – inteso quello in cui, acquistando l’Unità, si è accorto che “i tempi sono veramente cambiati” – era più indipendente lei o il suo compagno di ombrellone. Dopodiché offra il mazzo di carte a quello in fianco a lei, quello che leggeva Libero e il Giornale. E si accorga che – sebbene l’abbia vista leggere l’Unità – una partita a briscola non gliela negherà di sicuro. Perché la strumentalizzazione politica è a lui sconosciuta. Tanti e cari saluti,

Ordine Generale

Turn and be condemned by Allah

In Cecenia una donna è stata accusata di adulterio dal marito. Non di semplice adulterio, bensì di essere andata a letto con un cristiano. Volete davvero sapere cosa è successo alla povera donna? Torturata e picchiata. Dal marito? No, dalla polizia, che prima di farlo le ha ordinato di spogliarsi, le ha rasato i capelli, colorato ciò che rimaneva dello scalpo di verde (“The colour associated with Islam” nelle parole del New York Times) e ordinato di inginocchiarsi, per poterla picchiare meglio. Il video è in esclusiva sul sito del NY Times, se proprio volete farvi del male..


tengono proprio la faccia come il culo

Non più di 7 mesi fa l'allora Premier Silvio Berlusconi propose un innalzamento dell'età pensionabile. Nulla di obbligatorio, semplicemente al termine dell'età lavorativa standard si proponevano degli incentivi a coloro i quali avrebbero voluto lavorare qualche anno ancora, con il limite massimo di 65 anni. Ricordate le proteste che arrivarono dall'allora opposizione, composta dagli stessi che ora pretendono di governare – con il governicchio – l'Italia? Allora qualcuno – magari tra coloro i quali hanno votato l'Unione, qualunque cosa questo significhi – mi spiega perché adesso che propongono la medesima cosa, nessuno dice nulla? Dove sono finiti gli pseudo “diritti dei lavoratori”? E i “Berlusconi dittatore”?


mercoledì, agosto 30, 2006

la nuova era nella vendita di musica on-line?

Finora la musica su internet si “prende” in due modi. Quello più conosciuto, e più abusato (con un rapporto di 40 a 1) è quello illegale: tramite programmi di file sharing milioni di utenti in tutto il mondo condividono la musica contenuta nei propri pc. Il secondo, quello legale, è tramite l'acquisto di dischi o singoli brani su store come eMusic o iTunes di Apple. Il Financial Times nei giorni scorsi ha però svelato un accordo tra la Universal e il sito SpiralFrog che potrà sconvolgere il mercato musicale via web. A breve infatti verrà lanciato, per il momento solo in Usa e Canada, un nuovo servizio che porterà all'acquisizione legale di musica in modo totalmente gratuito, con i costi che anziché gravare sul consumatore verranno coperti dalla raccolta pubblicitaria. Il catalogo della Universal (ma il presidente della SpiralFrong Robin Kent ha affermato di essere in contatto con almeno altre tre major discografiche: Sony-BMG, Emi e Warner) verrà quindi messo a disposizione di milioni di utenti in tutto il mondo in modo gratuito, senza che però né la casa discografica né l'artista ci possano perdere un centesimo. Per il momento i dettagli dell'accordo rimangono oscuri; non si capisce, ad esempio, quale e quanta pubblicità bisognerà raccogliere. Secondo il Financial Times il target sarà, come ovvio, molto giovane (tra i 13 e i 34 anni) e ciò potrebbe maggiormente interessare le aziende di moda giovane come Levi's o Benetton, nonché i principali produttori di materiali tecnologici. Ma anche la modalità stessa di pubblicità non è ancora stata svelata; con ogni probabilità l'utente per impossessarsi del brano dovrà cliccare su qualche banner pubblicitario o sorbirsi dei brevi video – si vocifera addirittura di jingle all'inizio e alla fine del brano, ma sembra improbabile. Certo è che la cosa potrà segnare una nuova era per il mercato musicale, mercato che all'inizio non si è reso conto delle potenzialità di internet, poi l'ha messo sotto processo (con multe per utenti e fornitori di servizi quali Napster) e solamente ora sembra occuparsi di quello che con ogni probabilità, in un futuro nemmeno troppo remoto, rappresenterà la fetta più grossa della distribuzione. E anche i servizi meglio avviati, come il Music Store della Apple (che da solo ha in mano il 80% della vendita di musica on-line) potrebbero subire gravi conseguenze.

(vendite realizzate in milioni di dollari da iTunes Music Store nel 2003 e nel periodo ottobre 2005-giugno 2006 Dati: Il Sole 24 Ore)

Ci risiamo. Come pensare che capiscano lo sdegno del popolo italiano davanti a certi avvenimenti quando nemmeno parlano la nostra lingua, leggono i nostri giornali, ascoltano i nostri radio-telegiornali?


martedì, agosto 29, 2006

Molto meglio, e soprattutto più tranquillizzante, se proprio si vuole, è l'altro orifizio. Tanto per cominciare pure essendo anch'esso un buco ha una forma, una definizione, una compiutezza. Possiede, come l'altro, l'attrazione vertiginosa e tenebrosa del vuoto, dell'abisso dell'orrido, ma è sterile ed inoffensivo. Non nasconde insidie, se non trascurabili e, in alcuni momenti, persino eccitanti. A differenza dell'altro è consistente ma elastico sicché, dopo una difesa di bandiera e di pura parata, finisce sempre per schiudersi all'invasore. Perché, come il culo che lo avvolge, lo nasconde e lo rende segreto e prezioso, è fatto per essere strapazzato. Infine non chiede niente.
Massimo Fini, Ridotti in Mutande, Il Foglio, 26.08.2006, inserto I


"Sui fatti d'Ungheria aveva ragione Pietro Nenni"

che ne dite: farla morire (e poi rifondarla?)

Pare – cioè, non è che pare, è proprio così – che ieri, durante la seduta della Consulta Islamica il ministro degli interni Giuliano Amato abbia chiesto a Mohamed Nour Dachan, presidente dell'Ucoii, se lui e i suoi fossero pronti a chiedere scusa per la vergognosa pubblicità a pagamento ospitata una decina di giorni fa dal Quotidiano Nazionale. La risposta, ammetto, è facile da indovinare: questi si sarebbe – ancora con il condizionale!, si è girato – ed ha risposto ad Amato un secco “no”. L'Ucoii, in minoranza (quindici contro uno) ha affermato, per bocca del suo presidente, davanti a tutta la consulta quanto segue: “Vergognatevi fratelli mi avete tradito. Adesso il giudice darà ragione ai due senatori di Forza Italia. Ma sappiate che se l’Ucoii esce dalla consulta, la consulta muore”. Si vorrebbe qui, umilmente, suggerire al ministro degli interni di farla morire pure, se la cosa servisse.


domenica, agosto 27, 2006

La sinistra della strumentalizzazione e il pasticcio in cui ci sta infilando

La sinistra ieri ha marciato ad Assisi, dice per la pace, e martedì si appresta a mandare in Libano i primi dei 3000 soldati promessi all'Onu. Delle due l'una: o la sinistra si dimostra ancora una volta schifosamente strumentalizzatrice oppure lei e il suo popolo sono stupidi. Siccome per uno strano gioco delle probabilità la seconda delle ipotesi è sicuramente non vera (può essere un nucleo così grande di persone totalmente stupido?), conviene soffermarsi sulla prima. E sì, la sinistra anche questa volta ha strumentalizzato. La Pace, prima di tutto. Come già ai tempi di Afghanistan e Iraq, quando nessuno da quella parte voleva sentire parlare di “pace” o di “tentativo per instaurare la pace” e si urlava continuamente contro la destra “guerrafondaia e, insieme a Bush, con le mani grondanti sangue”, ora si cerca di far passare come pacifica una missione che non lo è per nessun motivo. E giù in piazza, inoltre, con le bandiere arcobaleno. Un po' come dire che solo loro possono andare in guerra e solo loro possono decidere cosa è giusto (e pacifico) e cosa non lo è; un po' come avvenuto da sempre: la cosiddetta “superiorità morale”. Ciò che fa veramente schifo, preme sottolinearlo, non è l'andare in Libano, perché lo stesso governo di centrodestra l'avrebbe fatto. È il cercare in tutti i modi di giocare un ruolo da protagonista (che partirà da febbraio 2007) in una missione che finora ha dimostrato solamente di essere oscura. Non si sa, ad esempio, in che modo parteciperà l'Europa che conta. Non si sa cosa esattamente dovranno fare i nostri soldati. Non si capisce perché l'unica cosa giusta e corretta da fare, disarmare gli Hezbollah, non è prevista nella risoluzione Onu. Perché, sinceramente, è inutile andare là a fare da “cuscinetto” tra le due parti in causa, sapendo che in Libano arrivano armi dall'Iran e dalla Siria e che, una volta calmate le acque, il desiderio di eliminazione dello stato israeliano riprenderà corpo. Prodi e il suo governicchio, presi dalla fretta di fare bella figura (e davanti a chi? Alla Francia che tentenna, alla Spagna che scappa e a chi manda 150-200 uomini?), si stanno imbarcando in una disavventura. E disgusta che cerchino di farsela benedire da Assisi, tirando fuori il popolo della pace e sfilando insieme a quelli dell'Ucoii, che senza troppi problemi sono pronti a paragonare Israele al nazismo. Ma non era la sinistra a dire che “la guerra,mai!”?


Un disco alla settimana - 3

Il mio contatore di iTunes in questo caso risulta essere spietato. Alla voce 'Diana Est' – l'artista del quale oggi si vorrebbe, umilmente, parlare – segnala impietosamente questo tempo: 22,2 minuti. Il che non vuol dire che sarebbe meglio occuparsi di altra gente, visto la scarsa disponibilità. Nulla di tutto questo. La carriera di Diana Est, quella ufficiale e che esclude i vari extendend mix per le discoteche, dura tanto. Circa venti minuti compressi nello spazio di tre (tre!) 45 giri. Tre singoli ufficiali ai quali vanno aggiunte le relative tre b-sides. Ma, fidatevi, ne vale la pena. Perché Diana non è stata una delle tante icone e/o meteore che hanno affollato il pop italiano negli anni '80. Non era la cantante di un Gruppo Italiano qualsiasi. Non si è dovuta reinventare una carriera di attricetta o di fashionist. Lei no, in 3 singoletti ha rappresentato la luce, ha accecato chi ancora la ricorda con piacere. E poi è sparita, lasciando dietro di sé solamente una lunga, interminabile, scia di mistero ancora oggi – a distanza di 24 anni da Diamanti, l'ultimo 45 giri – ripercorsa da migliaia di fans sparsi per l'Italia (e per l'Europa), alla ricerca di una notizia, di uno scoop, di un pezzo raro. Inutile dire che è praticamente impossibile trovare anche solamente mezza delle cose sopra elencate. Diana Est è letteralmente sparita dalla circolazione e le ultime notizie che si hanno di lei risalgono al 2004, quando la nostra concesse una breve intervista a Radio Popolare, ripercorrendo la sua carriera ma rifiutandosi - “e categoricamente” - anche solo di canticchiare il refrain di uno dei suoi vecchi pezzi. Per il resto anche gli inviti ai vari Meteore, Cocktail d'Amore e programmaglia varia di recupero degli anni '80 sono stati presi ed accantonati. Pare – pare – che oggi restauri mobili. Ma il futuro non è certo e, ascoltando una delle portinerie Internet dentro la quale maggiormente ci si occupa di lei, persino la residenza, intesa geograficamente, risulta essere incerta: “i cula [trascrivo dal forum del sito Gay.it, ndr] milanesi la vogliono nei dintorni di Milano; quelli friulani, rientrata nella terra d'origine; i bresciani nella Franciacorta; altri ancora in Svizzera, Sardegna, trasferita all'estero”. Nessuno sa dove stia quella che oggi, nell'AD 2006, è semplicemente la signora Barbieri (Cristina, vero nome di Diana Est).

Nipote di quel Mario Lavezzi che tanto si trova nascosto dietro molti successi di cantautori italiani, Diana Est è apparsa per la prima volta in televisione alla (tenerà?) età di 17 anni, come corista per Ivan Cattaneo nella trasmissione Rai “Mister Fantasy”. Da lì l'ascesa: incontra il produttore Nicola Ticozzi e con Tenax (Dischi Ricordi, 1982) (autori Enrico Ruggeri e Stefano Previsti) è subito trionfo. Pulsante New Wave con basso live, una spruzzata di post-moderno (“un modo di vivere e di pensare. In breve, il compito dei postmoderni è quello di recuperare il passato” dirà la Est in un'intervista dell'epoca), un testo che ci ha lasciato un paio di frasi brillanti e, a loro modo, decadenti (“Val la pena vivere solo dalle 11” e “Forse è già mattina e non lo so” quest'ultima impressa anche sui muri che conducono all'interno della celebre discoteca Cocoricò di Riccione) e un ritornello che addirittura cita Seneca (“Sed modo senectus morbus est / carmen vitae immoderatae hic est / Tenax / Tena-Tenax”), non si sa se frutto degli studi classici della Barbieri o di quelli del paroliere Enrico Ruggeri. Il lato B, Notte senza pietà, è ancora pura e disincantata New Wave, che tanto fece ballare i giovani di allora a che tanto impazza tutt'oggi nei gothic club e nelle serate anni '80 dei più famosi locali della penisola. Il successo di Tenax viene bissato immediatamente l'anno successivo con il singolo Le Louvre / Marmo di città (Dischi Ricordi, 1984), sempre firmato dal duo Previsti-Ruggeri. Questa volta la Est canta che “per molti secoli / quei nobili / sono rimasti nascosti sempre immobili / con una voglia intensa / di entrare nei bistrot”. Altro successo planetario, altri Festivalbar (vinta l'edizione del 1983 ex equo con Scialpi), altri concorsi, altri premi. E la leggenda che cresce a dismisura. L'aspettano al varco dell'LP, ma qualcosa inizia a non funzionare. Si rompe il sodalizio con Enrico Ruggeri (e, voci che arrivano sempre dalla rete, dicono che tuttora fra i due non corre buon sangue) e il singolo Diamanti / Pekino (Dischi Ricordi, 1984) presenta il cambiamento. A partire dagli autori (Avocadro – Ameli per Diamanti ai quali si aggiunge anche Fasolino per Pekino) per concludere nella musica. Non più New Wave con natura post-moderna ed andamento dark. Ora Diana Est sembra aver preso come modello vocale Antonella Ruggero e Diamanti suona esattamente come suonavano i Matia Bazar, solamente con più innocenza. E poi basta, la storia bruscamente s'interrompe. I motivi con ogni probabilità li conosce solamente lei, la signora Barbieri. Il suo produttore di allora, Nicola Ticozzi, ha semplicemente affermato che “aveva perso interesse. Aveva la testa altrove”, mentre Tony Carrasco (autore dei remix di Le Louvre e Tenax) conferma la “tesi” che la vorrebbe restauratrice di mobili (“Stefano Previsti è morto. La ragazza è ancora viva oggi, però non fa più queste cose qua. È mamma. So che fa queste cose qua (la restauratrice di mobili, appunto, ndr), mi sembra che vive tranquillamente, una vita abbastanza tranquilla”), mentre i motivi della veloce fuga dal mondo della musica, nemmeno lui li conosce con precisione: “Cristina e Nicola sono partiti con i primi due singoli, poi lei non aveva più voglia e infatti ha fatto un po' impazzire Nicola che voleva fare un album. Dal terzo singolo lei era già da un'altra parte”. Eggià, un'altra parte. Una breve ed intensa cometa che brilla ancora nel ricordo di tantissimi ammiratori. Lei, con quel suo look che faceva da perfetto ponte tra passato e futuro; con il suo carré asimmetrico in testa; con la sua eleganza e la sua maestria.

Inutile dire che è praticamente impossibile recuperare materiale originale di Diana Est se non nei mercatini dell'usato o su Ebay (a quanto mi risulta non è stato ristampato nulla su cd). Per la prima volta – per motivi di necessità e per non perdervi questo pezzo del pop italiano – bisogna ricorrere al download. Trovate pressoché tutto: dalle versioni originali, ai vecchi remix di Carrasco a quelli più recenti (2004) targati Prezioso. Su YouTube si trova anche qualche vecchio filmato preso da trasmissioni come il Festivalbar o Popcorn, le stesse che vengono riproposte su Rete 4 a tarda notte.

Discografia:
Tenax / Notte Senza Pietà (Ricordi, 1982)
Le Louvre / Marmo di città (Ricordi, 1983)
Diamanti / Pekino (Ricordi, 1984)

Nell'agosto del 2002 il giornalista Matteo Bianchi ha pubblicato sul mensile Max un racconto riguardante Diana Est.


venerdì, agosto 25, 2006

Mi scuso per l'assenza, cari lettori, ma ho davvero pochissimo tempo. Sicuramente riuscirò a postare qualcosa entro sabato sera. Spero di ritornare ad essere regolare con la prossima settimana.

Ordine Generale

PS: la rubrica “un disco alla settimana”, prevista per il venerdì, per questa settimana “slitta” a domenica. Ancora scuse.


mercoledì, agosto 23, 2006

i freelance del turismo

Massimo rispetto e preoccupazione per gli italiani che risultano ancora in mano ai banditi. Ma che cazzo ci sono andati a fare laggiù?


martedì, agosto 22, 2006

no comment

Il governo Prodi è molto credibile. Rappresenta, meglio di quello precedente, lo spirito pacifico e gioioso del popolo italiano” Suha Arafat, vedova di Yasser, intervistata da Pierluigi Diaco Il Foglio 22.08.2006 pag.1/4


lunedì, agosto 21, 2006

Oggi apprendiamo prima dal Corriere della Sera e poi da Dagospia che Paolo Doni, l'autore del libro-caso “Ci vediamo al Bar Biturico” (Guanda, 129 pag., 12€), è lo pseudonimo dietro il quale si è “nascosto” Giuliano Zincone, storico inviato appunto del Corriere. Il libro è bellissimo, Capri descritta a meraviglia. La storia regge, e come se regge. Ma 'sti cazzi! lo sapevano tutti che era stato Zincone ad averlo scritto. Addirittura lo seppi prima di acquistarlo.


Per il 24 è convocata la consulta contro la discriminazione e l'antisemitismo. Per il 28 quella islamica composta, tra gli altri, da quei simpaticoni dell'Ucoii. Le due date potrebbero essere messe a caso. O forse no. Il 28 verrà deliberata la decisione di acquistare una pagina su un quotidiano italiano per spiegare che il 24 sono state dette cazzate?


playlist vacanziera

In vacanza hanno trovato posto nell'iPod – tra gli altri* - anche:
Current 93 – Black Ships Ate The Sky
New York Dolls – One Day It Will Please Us To Rememebr Even This
King Crimson – Three Of A Perfect Pair
Joy Division – Unknown Pleasures
Bruce Springsteen – We Shall Overcome The Seeger Sessions
Siouxsie And The Banshees – Twice Upon A Time
The Hellacopters – Cream of the Crap! (Vol. 1 e Vol. 2)
Nick Cave and the Bad Seeds – Murder Ballads
Diana Est - opera omnia
Black Sabbath - Heaven and Hell

* per “altri” si intende tutto ciò che staziona nell'iPod in maniera fissa più o meno dallo scorso invenro. E l'elenco, credetemi, sarebbe lunghissimo.


domenica, agosto 20, 2006

Come ti giustifico l'omicidio

In seguito alla barbara uccisione della povera Hina, “rea” di vestirsi con i jeans e di comportarsi come una normalissima donna occidentale – e quindi fumando sigarette, bevendosi qualche birra e magari facendosi anche un piercing all'ombelico – la comunità Pakistana, in particolar modo quella numerosa di Brescia, sembrò condannare l'episodio. Certo, in modo tiepido, concedendo delle attenuanti al padre perché una donna musulmana non dovrebbe comportarsi in quel modo e anzi dovrebbe rispettare la cultura, ma in fondo ammettendo che l'uccisione è stato un grave errore. Questo però dinnanzi alle telecamere dei telegiornali nazionali e davanti ai taccuini degli inviati dei maggiori quotidiani. Quando ad intervistare la comunità Pakistana è una piccola televisione del bresciano, Brescia Punto TV, con quindi molta meno visibilità e cassa di risonanza, la questione cambia, e non poco. Perché inizia ad emergere il vero pensiero della comunità, e dunque la non condanna ma anzi la comprensione per quel gesto. Libero stamane riprende (pag.9) le interviste andate in onda venerdì sera e quanto si può leggere è disarmante. Sia adulti che ragazzi assecondano il barbaro omicidio: “figlia morta, papà va bene” afferma un Pakistano di circa 40 anni, mentre una ragazza all'uscita dalla preghiera del venerdì dice che “non era come una normale musulmana, non lo era più. Si vestiva in un altro modo, poi faceva altre cose”, come se tutto questo bastasse a giustificare quell'omicidio. E purtroppo sembra essere così. Quello che per noi, per la nostra cultura e la nostra legge è orribile, evidentemente per la comunità Pakistana – che applica la sua di legge e non quella dello stato in cui si trova – è comprensibilissimo e anzi ordinario. Quando va meglio, e l'omicidio viene flebilmente condannato, al massimo si prefigura il ritorno forzato nella terra d'origine: “Se la figlia non si sente [di ritornare a vivere secondo i costumi musulmani, ndr] la si porta in Pakistan”. Ma, per quanto comunque orribili e indicanti condizioni di schiavismo, sono opinioni sporadiche, perché a dominare è il pensiero che “[l'omicidio] non è contro religione, ha fatto bene per me”. Questo è lo scenario che ci troviamo davanti, quando ci si allontana dai grandi mezzi di comunicazione, usati per stemperare in qualche modo accuse e sospetti. Questo l'Italia non sa e, purtroppo, mai verrà a sapere dal tg delle 20 o da qualche grande giornale, perché non si rilasciano dichiarazioni di questo tipo in pasto a milioni di italiani. E tantomeno leggeremo un atto di accusa dentro qualche inserzione a pagamento.


sabato, agosto 19, 2006

Lezioni di storia a pagamento

Che poi uno pensa: “allora devo proprio leggerli tutti!”. E sì, perché a quanto pare il Quotidiano Nazionale (sorta di network della carta stampata che racchiude in sé tre ex gloriosi quotidiani italiani come Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino) ha pubblicato – a pagamento – una pagina commissionata dall'Ucoii nella quale l'organizzazione si premurava di spiegare al popolo italiano – o per lo meno a quei pochi rimasti a leggere quelle tre testate – i crimini commessi da Israele nei confronti di Libano e Palestina, con finale e grottesco – e imbarazzante e un tantinello vergognoso – accostamento tra il nazismo e la sua vittima principale. E sì, uno rinuncia a leggere giornaletti che ormai fungono per lo più da cronaca locale – perché per questo motivo vendono ancora qualche copia – pensando che mai e poi mai potrebbero attirare su di loro l'attenzione, e invece cosa succede? Che, sorseggiando il caffè durante l'edizione serale del Tg5, si veda l'amato Toni Capuozzo scagliarsi in modo sacrosanto contro la “pubblicazione”. Si chiede Capuozzo – e ci chiediamo noi tutti – perché l'Ucoii non si è premurata di spiegare agli italiani il motivo per cui Hina è vissuta così poco ed è stata sepolta nel giardino di casa. O ancora perché si fa finta di non ricordare antichi flirt tra il regime e il Medio Oriente. O perché il Mein Kampf venda ancora molto da quelle parti, o da dove arrivano le armi di Hezbollah e tante altre cosette. Presenti, non passate. Magari quelli di QN, tanto generosi, poterebbero regalarla questa volta una paginata all'Ucoii: se avvisati per tempo non ci perderemmo per nulla al mondo un'altra lezione di storia. Tra la cronaca di Sondrio e quella di Massa Carrara, per quanto ci interessi.

[Non mi permetterei mai di farmi gli affari di un giornale, intendiamoci. Ognuno è libero di fare ciò che vuole, compreso pubblicare avvisi a pagamento di qualunque fattura. E nemmeno vorrei delle scuse da parte della direzione di QN: che queste arrivino ai loro lettori, ché io non sono e non voglio considerarmi tale. Solamente sarebbe corretto, appunto, nei confronti di chi legge, certe cose non pubblicarle. Infine mi chiedo: ci sarà stata una Falqui o una Bistefani qualunque disposta a pubblicizzare i propri prodotti su una pagina di quotidiano, o no?]


Come ti liberalizzo l'aspirina

Quando, a proposito della vendita dei medicinali da banco all'interno dei supermercati, si levarono proteste non fu un atto sbagliato. Semplicemente al cittadino comune, probabilmente prima ancora che ai farmacisti, venne il dubbio che solo in pochi si potessero realmente permettere questo tipo di vendita. Il motivo è molto semplice: nella liberalizzazione proposta dal centrosinistra una clausola fondamentale alla vendita dell'aspirina e di altri medicinali di automedicazione nei supermercati è quella della presenza di un farmacista all'interno del supermercato stesso, cosa per la verità abbastanza inconcepibile per vari motivi. Primo, non si capisce perché il farmacista dovrebbe essere presente, quasi come forma di tutela nei confronti del cittadino, quando lo stesso cittadino quella medicina la può tranquillamente acquistare – e nella quantità che desidera – in ogni farmacia senza l'obbligo di esibire la ricetta del medico. Secondo, la vendita dei farmaci di automedicazione nei supermercati è un dovere per ogni paese che si rispetti, quindi anche per l'Italia; la cosa avviene tranquillamente in molti altri paesi europei e da parecchio tempo, solamente senza la presenza del farmacista. Terzo, in questo modo sono in pochi a potersi permettere un farmacista fondamentalmente inutile, perché nessuno lavora gratis e per garantire la copertura dell'intero orario di lavoro di un supermercato – solitamente di oltre 12 ore – sono necessari almeno un paio di turni, se non tre e dunque dai quattro ai sei farmacisti da stipendiare. È facile quindi capire come solo la grande distribuzione possa permettersi di sostenere una spesa di tale portata. E in Italia quando si parla di grande distribuzione, e per di più con coperture politiche, si parla di Coop. E fino ad oggi è successo che la Coop ha inaugurato i primi tre punti vendita di farmaci all'interno dei suoi supermercati a Bari, Ferrara e Carpi immediatamente dopo che il governo ha varato il decreto, ed è stata l'unica a farlo, quasi si fosse messa in moto sicura delle sue azioni – e coperta politicamente? È notizia di oggi che in quei tre punti la vendita di aspirine ha superato quella di pane e di latte. Un po' troppo per affermare che quelli di chi si era inizialmente lamentato erano semplici dubbi. E la prova della fondatezza delle lamentele arriverà quando – come già annunciato – si inizieranno a produrre i farmaci a marchio Coop. Che razza di liberalizzazioni sono queste se, al fine di migliorare il commercio e con la protesta delle varie categorie, si categorizza ulteriormente facendo sì che solo pochissimi – i pupilli – possano mettere in pratica i vantaggi dei decreti? Vantaggi di cui poi, alla fine, dovrebbe godere il cittadino.


venerdì, agosto 18, 2006

Un disco alla settimana - 2

Current 93 è un riferimento per un certo tipo di musica. Quale è difficile a dirsi, visto che in quasi vent'anni di carriera a David Tibet – che dei C93 è il factotum – hanno affibbiato qualsiasi etichetta musicale: gothic, industrial, no wave, folk. Ecco, forse di folk – apocalittico? – trattasi, ma non ditelo a Tibet perché potrebbe alterarsi e non poco. E in fondo, a noi cosa importa? Nulla, se non che Black Ships Ate the Sky (Dutro, 2006) è un ottimo disco di ottima musica. Quella affrescata, difficile da scoprire ma non per questo poco intrigante. Paesaggi sonori che si delimitano nella mente di chi ascolta, ed ogni volta aggiungono un elemento diverso e sconosciuto all'ascolto precedente. Tutto si regge sulle liriche di Idumæa di Charles Wesley, qui interpretata otto volte da otto voci e da otto arrangiamenti diversi. Ed intervallata dalle declamazioni di David Tibet, suggestive e mistiche. L'acquisto è consigliato anche a chi per la prima volta si avvicina ai Current 93, vista anche la quantità e la qualità dei nomi coinvolti (Marc Almond, Cosey Fanni Tutti e Shirley Collins tra gli altri). Lo trovate pressoché ovunque: nei negozi di dischi ben forniti, su Amazon.com e su Amazon.co.uk. Per ora non ancora disponibile presso l'iTunes Music Store.


Estate/2

Mi chiama un amico, anch'esso appena rientrato nella metropoli – cuore e palle ancora in ammollo, anima che pensa al lavoro – per raccontarmi l'odissea del suo viaggio in treno. Potrei star qui a tediarvi, ma vi racconto solo i passi salienti. Stavano lui e la sua pupa – sembra che ci siamo messi d'accordo – su un cazzo di Espresso lurido e sporco. Hanno pagato, cadauno, circa 90 euro per farsi un viaggio senza l'odore di piedi del tedesco seduto al posto di fianco, quindi in una cabina doppia, occupata solo da loro. Solamente che: lenzuola e cuscini puliti, ma con la canfora che probabilmente usava la vostra bisnonna sul finire dell''800; aria condizionata che, neanche a dirlo, non si poteva regolare cabina per cabina e quel panzone del capovagone – dice il mio amico – probabilmente l'ha settata per tutti al massimo con il risultato che il letto in basso aveva una temperatura di circa 7°C, mentre quello in alto raggiungeva quasi i 60°C, impossibile dunque riposare; il capovagone panzone di cui sopra faceva fumare solo quelli che voleva lui, e il mio amico ci è rimasto molto male. Perché una sigaretta – lui, instancabile fumatore – gli avrebbe dato molto gusto, solamente che gli occhi dolci li fa solamente alle donzelle – e se lo becca la pupa... - e non ai dipendenti di Trenitalia in evidente sovrappeso, quindi niente concessione di sigaretta nello stanzino dell'obeso di cui sopra. Beffa delle beffe, al mattino dopo una notte praticamente insonne, gli fanno trovare come quotidiano offerto dalle ferrovie solamente Repubblica; e qui dovevate sentirlo, il mio amico, che per telefono mi urlava “stronzi che gridavano al regime berlusconiano; nei tempi di Silvio dopo una notte in cabina al mattino mi sono letto Corriere, Sole 24 Ore e Il Giornale, ora invece regalano solo il quotidiano del Partito Democratico”. L'anno prossimo – gli ho quindi detto – aggiungi una cinquantina di euro e in vacanza vacci con l'aereo. Perlomeno la vastità dei giornali che regalano è decisamente più generosa.


Estate/1

Ho letto un quotidiano romano questa estate. E per 'letto' intendo non una sola volta, ma a più riprese e per più giornate. Quindi letto sì, ma anche analizzato, smembrato e giudicato. Come? Sciatto, insipido, che quasi viene in mente l'Alberto Fortis di “ma guardatevi, a' dottori!, siete molli come fichi” se non fosse che irriconoscenti verso la città eterna, mai. Solo che proprio non accetto che Roma abbia in quel quotidiano il suo primo quotidiano. Dovrebbe ribellarsi, l'Urbe.

[no, non stavo a Roma e nemmeno nelle vicinanze. Decisamente più a Sud, eppure Il Messaggero pare essere il quotidiano più letto. Forse perché quel birbone di Caltagirone te lo vende in tandem con un quotidiano locale e l'italiano – si sa – arraffa sempre volentieri. Tanto che sarebbe piaciuto anche a me leggerlo quel quotidiano locale, giusto per vedere come se la cavava. Il fatto è che va bene il tandem, ma se l'edicolante chiudeva un occhio l'italiano arraffava, ma nemmeno due al prezzo di uno]


Meno di dieci giorni di vacanza e 285 messaggi di spam distribuiti su tre caselle di posta elettronica. Ah, vincono il Viagra e il Cialis, seguiti a ruota da fighettecalde. Fanculo, va'.


lunedì, agosto 07, 2006

Chiuso per ferie

Eggià, chiuso per ferie. Potrà sembrare strano che anche un blogger le faccia, le benedette ferie. Dico, perché dovrei stare qui a scrivere quando molta parte della nazione se la sta spassando? E mica perché non ci sarebbe nulla da scrivere, per carità, ce ne sono di cose – e poi, di raccontini, di cazzatelle – ma non vedo perché dovrei farlo. Forse perché il vero blogger va anche al cesso con un palmare, al fine di poter conteggiare le visite oppure compiacersi dinnanzi all'incremento dei guadagni degli Adsense? Mica penserete che io, in ferie, di mattina, di pomeriggio, di sera, in spiaggia, al ristorante, con il Martini in mano, mi metta a scrivere, vero? Disintossicarsi, per ritornare – ah, a proposito: dal 19 di agosto si ricomincia – meglio di prima. O, almeno, questa è la speranza. Per chi sentisse, eventualmente, la mancanza, c'è un archivio da rileggere. Per tutti gli altri, buone vacanze.


sabato, agosto 05, 2006

Dovevate leggerla, ieri, l'Unità. Hanno fatto le pagelle dei primi 80 giorni del governo. E mentre per tutti è più che chiaro il fallimento – e per 'tutti' intendo proprio tutti, diretti interessati compresi – questi hanno stiracchiato qualche 7/7,5 a qualche ministro che meritava infinitamente meno, e se la sono cavata con qualcosa tipo “buon avvio”, condito da una petulante disputa sul fatto che, cosa volete?, 80 giorni per un governo sono proprio una caccola. Se poi rapportata alle promesse di Prodi sui primi 100 giorni, figuratevi.


venerdì, agosto 04, 2006

Ringraziamento

Questo post è visibile anche su Liberoblog (e trovate i relativi commenti qui). Ringrazio la redazione di Liberoblog e del portale Libero.it per la visibilità e la preferenza accordatami. Si dice così, giusto?


Io l'avevo detto (QUI, QUI, QUI, e QUI) che ad astenersi – cioè non a voler confermare o abrogare una legge, ma semplicemente fregarsene, delegando tutto al Parlamento – al referendum sulla fecondazione assistita era una gran cazzata. E non solo perché dimostrava senso civico pari a zero e bla bla bla. Perché adesso, se questi al Governicchio fanno il cazzo che vogliono, non gli si può dire nulla. Non ne abbiamo il diritto. Avete ascoltato tutti: preti, non preti, femministe, maschilisti, autisti dell'autobus. E vi siete fatti infinocchiare, sorridendo davanti a chi eticamente la pensa (più o meno) come voi, ma sosteneva le ragioni del 'no'. Mi spiace star qui a scriverne ancora, come se tutto ciò fosse quasi il frutto di una mia rivincita personale contro di voi, popolo dell'astensione perché lo ha detto Ruini (e tutti gli altri gli si sono messi in coda), ma mi sento quasi obbligato dal momento che nessuno ha posto – per ovvi motivi – la questione.


chi la fa - l'aspetti!

Pare che Visco abbia minacciato Libero di querela, perché questi – da buoni giornalisti – si sono impicciati degli affari sui a Lampedusa. Più precisamente di una certa condanna per abusivismo edilizio. La cosa però non dovrebbe stupire il caro Visco; non è forse lui a voler monitorare gli italiani facendoli pagare solo ed esclusivamente con assegni e carte di credito, al fine di controllare i conti correnti ed evitare frodi fiscali per il contribuente e lavoro in nero per il lavoratore? E ora fa il permaloso se una telecamera – il media è un quotidiano, ma sempre telecamera è – punta dritto sulle sue questioni dandole in pasto a qualche centinaio di migliaia di italiani?


giovedì, agosto 03, 2006

l'Iran continua a minacciare Israele

A tutti quelli che:
- chiedono di negoziare
– accusano Israele
– parlano di lobby israeliane
– stanno con i terroristi
– pensano che Teheran non c'entri nulla e che dietro gli Hezbollah ci sia Topolino

vi faccio notare che anche oggi il presidente iraniano ne ha detta una delle sue. Non si discosta molto dal suo solito tormentone - “Israele va distrutta” - se non per aver aggiunto che questo sarebbe “l'unico rimedio al conflitto”.


Un disco alla settimana - 1

Siccome fuori piove e, tranne qualche ora nel pomeriggio, il cielo è così da ieri sera, vi chiedo una cosa sola: avete mai provato ad ascoltare Siouxsie and the Banshees davanti ad una finestra aperta mentre fuori è il diluvio e in mano avete una tazza calda? Provate, è pur sempre un'emozione. In particolar modo fatelo con due canzoni: Dazzle e Overground, quest'ultima rigorosamente nella versione dell'EP The Thorn (1984), perché la versione davvero troppo scarna da The Scream si presta poco o nulla. Essendo due pezzi apparsi su due album diversi (Dazzle è presa da Hyaena, 1984), se non volete procurarvi entrambi gli album, il miglior modo per aggirare il problema è far vostro Twice upon a time – The Singles, che fotografa la carriera di Siouxsie e soci tra il 1982 e il 1992. Gli album – ad eccezione dell'EP The Thor, fuori catalogo – li trovate su Amazon UK cliccando sui links, mentre i singoli pezzi li potete comprare tranquillamente nell'iTunes Music Store.


Un disco alla settimana

Da oggi parte la rubrica Un disco alla settimana. Ogni venerdì – ma potrebbero essere anche dei giovedì, o dei sabati, a seconda – un consiglio su un gruppo, un disco, una canzone. Nella speranza che la cosa vi piaccia. Altrimenti, pazienza: continuerò lo stesso.

Nelle scorse settimane ho parlato di:
CBGB (15 ottobre 2006)
Keith Jarrett (7 ottobre 2006)
The Dogs d'Amour - In the dynamite jet saloon (30 settembre 2006)
Julieta Venegas - Me Voy (23 settembre 2006)
J.Ax - Ti amo o ti ammazzo (15 settembre 2006)
Deep Purple - Perfect Strangers (8 settembre 2006)
Diamanda Galas - The Sporting Life (1 settembre 2006)
Diana Est (27 agosto 2006)
Current 93 – Black Ships ate the Sky (18 agosto 2006)
Siouxsie and the Banshees
(3 agosto 2006)