martedì, gennaio 30, 2007

è una persecuzione

Finalmente due minuti di tempo, prendo il giornale. Parto, come al solito, dall'ultima pagina, e cosa ci trovo? La sua lettera. Letta. Poi, distrattamente, prendo in mano l'ultimo numero di Vanity Fair. Gira, gira, gira. E cosa trovo? Un suo articolone su un pianista – passo oltre, come se quello di sabato scorso non mi fosse bastato. Le provo tutte, arrivo addirittura a sfogliare per la seconda o terza volta in vita mia La Gazzetta dello Sport, attratto più che altro da quella nuova finestrella in prima pagina sulla destra, quella che Carlo Verdelli vorrebbe riempire con le notizie extra sportive. E cosa ci trovo, dico, cosa trovo pure sulla Gazzetta? Sempre lui, pare che da oggi abbia iniziato una collaborazione.


Diceva agli amici che l'unica soluzione era morire

Un Riccardo Bettini, fotografo fiorentino di anni 61, soffriva da tempo di una forma di depressione causata con ogni probabilità dalla perdita della figlia, Nuri di anni 13, scomparsa lo scorso aprile in seguito ad una grave malattia. Il Bettini spesso era solito ripetere agli amici che l'unica soluzione per quel suo sconforto sarebbe stata quella di morire, anche se nessuno di questi pensava che sarebbe potuto arrivare a tanto. Il delirio lo avrebbe invece portato ad impugnare la mannaia e ad uccidere la moglie, una Anna Cangiulli di anni 46, e a ferire gravemente il figlio Lapo, di anni 16, per poi togliersi la vita sparandosi un colpo alla testa. I Carabinieri non escludono che l'arma da fuoco possa essere stata usata anche contro la moglie e il figlio, in quanto i corpi presenterebbero non solo ferite da taglio ma anche colpi pare sparati da una vecchia calibro 7.65, la stessa usata dal Bettini per uccidersi e porre fine alle sue sofferenze. Sarebbe riuscito il giovane figlio, unico sopravvissuto e ora ricoverato all'ospedale di Careggi, secondo la ricostruzione a chiamare il 118 e dare l'allarme.

Martedì 30 gennaio, intorno alle 7 del mattino, in un appartamento di Borgo San Jacopo, pieno centro di Firenze.


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lunedì, gennaio 29, 2007

La linea di basso tipicamente dub è sempre quella. Di Paul Simonon.


Avessero un po' di coraggio direbbero: sì, è solo una legge punitiva

Partendo dal presupposto che liberalizzare è giusto, ben venga quindi qualsiasi tipo di liberalizzazione. A patto che sia tale e venga condotta in modo serio – la conseguenza, semplicissima, è questa: ok ad avviare un'impresa in un giorno, ma della targa personalizzata, del giornale dal droghiere, della benzina al supermercato ma non il supermercato dal benzinaio, di tutto questo, cosa ce ne facciamo? Ci tagliamo i capelli al lunedì mattina? La prova provata che il governo di centrosinistra è tutto fuorché liberale non sta solamente nel non aver condotto liberalizzazioni serie – quelle, cazzo, non le ha fatte neanche il mio centrodestra, se proprio devo usare un possessivo. La prova sta nelle dichiarazioni del presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà fatte ieri dall'Annunziata. Lì sta l'evidenza, senza andare troppo a scervellarsi in giro, a cercare qui, a cercare lì, a leggersi per l'ennesima volta la lenzuolata di Bersani. E dice che un governo non può essere liberale – e quindi condurre le liberalizzazioni col cazzo durissimo – imponendo ad un'azienda privata e quotata in borsa il tetto massimo di raccolta pubblicitaria che può avere – cioè, non solo imponendolo, ma abbassandolo di circa 15 punti percentuali. Perché in questo modo – ma ad essere liberali e a voler liberalizzare sono cose che si sanno – non può che aver ragione Catricalà: si limitano la crescita e l'entusiasmo imprenditoriali. E no, cari i miei liberali dal cazzo moscio, non basta che l'Azienda l'abbia fondata e fatta crescere il Cav., e che ora a capo ci sia suo figlio – il quale, va da sé, non ha mai nemmeno fatto cenno ad un futuro politico. E la favola del monopolio Mediaset, quella poi, è una buffonata; o vogliamo credere che Sky non sappiate cosa sia, ignorandone completamente gli impressionanti tassi di crescita?


domenica, gennaio 28, 2007

YouTube divide i compensi con gli utenti

Che Internet abbia nel corso del tempo dato spazio alla creatività delle persone, permettendo loro di avere una finestra a raggio praticamente illimitato per presentare le proprie opere, è un fatto fuori discussione. Possono girare fotografie, filmati, brani, scritti con una facilità e una velocità impressionante e talvolta, complici siti specializzati quali Myspace, la Rete è stata anche il trampolino di lancio per un futuro successo economico. Quest'ultima in particolare è la base dell'idea dei creatori di YouTube: dividere i compensi ricavati dalla pubblicità con gli utenti i quali, con la pubblicazione dei loro filmati, contribuiscono in modo determinante al successo del portale – terzo brand di Internet dopo Google e Apple. L'idea è in fase di progettazione, ma Chad Hurley (uno dei due fondatori di YouTube) ha affermato che nel giro di due mesi il progetto potrebbe definitivamente decollare. Il guadagno è rivolto ovviamente solo a quegli utenti che detengono il copyright dei filmati che caricano sul portale, quindi chi compie l'upload di materiale preso da film, televisione o videoclip musicali è tagliato fuori. Per tutti gli altri, un ottimo incentivo a fare sempre meglio e a mettere in campo tutta la creatività possibile, con il valore aggiunto del rispetto dell'opera d'ingegno anche sotto il profilo economico.


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sabato, gennaio 27, 2007

Se l'imam dice che massacrare la moglie è giusto...

Un imam, Wagdy Ghoneim , leader dei Fratelli Musulmani, espulso dagli Stati Uniti e dal Canada per apologia di terrorismo e incarcerato in Egitto è riuscito, nell'agosto del 2005, ad ottenere un visto per l'ingresso in Italia in seguito ad un invito dell'Ucoii per una serie di incontri a Bologna, Verona, Padova e Sesto San Giovanni. Nell'incontro veronese, il 26 agosto 2005, dopo la preghiera si è intrattenuto nello stabile – di proprietà dell'Ucoii – a parlare con i fedeli. O meglio, a dire che “bisogna picchiare le mogli, perché le donne sono stupide e sono come le pecore che devono essere comandate dal pastore. È giusto farlo, è l'Islam che lo dice, è il Corano che lo ordina”. Ascoltata la lezione, uno dei fedeli che già aveva abituato la moglie ad essere menata tanto da avergli procurato anche due aborti, è andato a casa a massacrarla, con il cuore in pace, convinto che fosse giusto. Lo racconta oggi Magdi Allam sul Corriere della Sera.


venerdì, gennaio 26, 2007

Triangoli.

Lei, lui, e ancora lei. E le due lei si conoscono. La più grande usciva con lui e si vedevano regolarmente tutti i sabati sera. Dopo un po' anche l'altra lei, la più piccola, ventiduenne, ha iniziato ad uscire con lui, ma al venerdì sera. Un piano perfetto, triangolo proibito degno di un feuilleton dei tempi andati, e per di più le due lei non sapevano di condividere lo stesso uomo. Fino a quanto la lei più piccola, intuito che la lei più grande aveva la tresca, colse la palla al balzo: portata l'amica a gettarsi con il paracadute – passione condivisa – le ha manomesso i sistemi di sicurezza. La lei più grande si è schiantata al suolo dopo aver fatto un volo di 4 mila metri. Entrambe si chiamano Els.


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Giordano le spara grosse a La Stampa

Proprio quando tre ministri del Governo di Romano Prodi si astengono in Cdm sul decreto legge per il rifinanziamento della missione in Afghanistan, il segretario di quel partito un terzo di stampo vetero-comunista, un terzo paci-giottino e un terzo tremendamente chic, dichiara al La Stampa [26.01.2007 pag. 6] che i suoi parlamentari voteranno il decreto di cui sopra a tre condizioni: “Più soldi per la Cooperazione civile. Interventi per acquisire l'oppio a fini terapeutici sottraendolo così al traffico illegale di stupefacenti e un impegno per una Conferenza internazionale di pace, alla quale devono partecipare anche paesi come il Pakistan e l'Iran”. Quando Riccardo Barenghi – che pure da quella parte si trova – gli chiede, malizioso, “e i talebani?”, Giordano non ha dubbi: “è importantissimo che ci siano”.


Giornalisti a scuola di Internet

Il Los Angeles Time, nel frattempo, manda i suoi giornalisti ad imparare l'uso di Internet.

giovedì, gennaio 25, 2007

Il Riformista di domattina si chiede perché iniziare le liberalizzazioni dai barbieri e non dal gas. Forse perché – azzardiamo – quest'ultimo non verrà toccato.


Ho ricevuto la tua mail, grazie

Caro Francesco,
ho letto l'articolo di Vittorio Zucconi [La Repubblica 24.01.2007] che mi hai cortesemente inviato via mail. Conosco lo Zucconi analista da diverso tempo, essendo anche il direttore di una radio, Capital, che è sicuramente una tra le mie preferite, e quindi conosco il suo modus operandi nel fare le analisi. E, sinceramente, la lettura da te segnalatami non ha smosso quella che è la mia opinione sull'inviato negli Usa del quotidiano fondato da Scalfari. Il nostro Zucconi avrebbe dovuto fornire ai lettori di Repubblica un'analisi circa il contenuto del discorso sullo Stato dell'Unione tenuto la scorsa sera dal Presidente George W. Bush, ma a mio avviso ha preso dalla cartella degli articoli in bozza che ha nel computer quello che, giornalisticamente, si può definire il “coccodrillo”, ovvero un articolo già scritto da tempo e adatto per (quasi) ogni buona occasione, soprattutto il lutto – in questo caso da intendersi come morte politica, ma il concetto è quello.

Sì, qualche parola sul discorso l'ha fatta. Ma per il resto nulla di nuovo sotto il sole, il solito coro composto da frasi che dovrebbero rendere l'idea di come negli Stati Uniti Bush non sia più nessuno, di come sia il responsabile di tutti i guai – più esterni che interni – americani, di come sia un – cito - “presidente inesistente”, che al Parlamento porta solamente proposte “Doa, dead on arrival, arrivate già morta all'ospedale”.

Che le cose stiano (anche così) è inutile negarlo: in politica estera la missione in Iraq si è rivelata un fallimento, ma credo per motivi diversi da quelli che usa lo Zucconi. Perché è stata sì una missione condotta con molte contrarietà, sia a livello politico che civile, ma allo stesso tempo è stata salutata da più parti anche come una cosa giusta e necessaria; molti di coloro i quali ora insultano Bush, o anche semplicemente non ne condividono più l'agenda, un tempo stavano dalla sua parte. Segno che la missione non è stata sbagliata in quanto tale, bensì errato è stato il modo di condurla, soprattutto nell'ultima parte, quella per cui la guerra “ufficiale” doveva già essere terminata e si trattava di gestire il tutto, di ricostruire democraticamente uno Stato seppur fragile e in una zona tutti sappiamo come, quale è l'Iraq. Zucconi invece conduce una battaglia di livello ideologico, ovvero lui è sempre stato – per ideologia, per antipatia nei confronti dei Repubblicani, per altri motivi che non sono dati a sapersi – contrario alla guerra, e basa la sua analisi – quindi: informa il lettore – come se la cosa fosse sempre stata così. Come se in America tutti inizialmente fossero schierati come adesso. Parla della popolarità del Presidente che va a rotoli e del Congresso a lui sfavorevole, facendo un paragone storico con Nixon – e, aggiungerei io, Clinton -; dice che l'indice di gradimento è al 28%, ma evita accuratamente di specificare che la “temperatura” del popolo è fortemente variabile, e la sua variazione è dovuta, non solo ma anche, alla strumentalizzazioni di certe analisi, ai mass media che giocano la loro parte, alle articolesse come quella in questione di Vittorio Zucconi. Non credi, caro Francesco, che sarebbe stato più onesto dire che la popolarità potrebbe anche cambiare se solo la missione in Iraq venisse condotta – come pare Bush voglia fare, e spero vivamente che ci riesca, nonostante il primo no arrivato dal Senato – con maggiore serietà rispetto al passato? Bush non è un santo, e mi pare che le sue colpe le abbia ammesse anche circa una settimana fa (“sugli errori in Iraq mi assumo tutte le responsabilità”) e che ora si appresti ad inviare più soldati per far fronte alle emergenze. O forse Zucconi pensa che sarebbe stato più onesto ritirarsi e lasciare tutto allo sfascio e ad una probabilissima guerra civile? O, peggio ancora, seguire alla lettera l'ormai celebre rapporto Baker, che prevedeva il coinvolgimento di Iran e Siria nella ricostruzione dell'Iraq?Dico, Iran e Siria: mi viene da ridere.

Il buon Zucconi poi sembra quasi prendere in giro la volontà di far fronte alla minaccia del surriscaldamento della terra da parte del Presidente Usa, tanto da intitolare – ammesso che il titolo sia opera sua - il suo commento “Il tardivo ecologista”. E per portare avanti la sua tesi tira fuori ancora la mancata adesione al Trattato di Kyoto. Bene, Zucconi pensa che quello sia stato un grave errore, e probabilmente non ha tutti i torti. Però avrebbe potuto analizzare anche quali sono state, in concreto, le proposte di Bush per far fronte all'emergenza. Avrebbe, ad esempio, potuto fare cenno al “20-10 plan”, ovvero al progetto di riduzione dei consumi di benzina del 20% in 10 anni, in modo tale da liberarsi anche dalla dipendenza dal petrolio mediorientale e sudamericano, dei “cari” Ahmadinejad e Chavez, tutte brave persone. E, magari, avrebbe potuto aggiungere che per portare avanti questa iniziativa Bush sta sviluppando metodi di innovamento degli standard tecnologici dei mezzi e incrementando lo sviluppo di energie alternative quali il bioetanolo, ricavato da materie animali e vegetali, che secondo alcune stime entro il 2030 potrebbe sostituire il 40% del consumo di benzina e che rispetto a quest'ultima ha il 20% in meno di emissioni di anidride carbonica. Chiaramente se Zucconi avesse detto anche queste cose, io non starei qui a rispondere alla tua cortese e-mail bensì, al limite, mi sarei limitato a sottoscriverla e a rendertene partecipe.

Per concludere, il nostro editorialista ci fornisce anche uno scoop in piena regola: secondo le sue fonti Dick Cheney, il secondo uomo più cattivo del mondo (indovinare il primo?), nonché “l'anima peggiore della Casa Bianca”, sognerebbe “l'attacco all'Iran e alla Siria per distrarre lo sguardo dall'Iraq”. Primo, la cosa mi sembra fantapolitica e non tanto per l'idea in sé, bensì perché con la situazione politica americana espressa anche nell'articolo in questione, le probabilità che Bush invada anche l'Iran mi sembrano in verità pochine. Secondo, e più sottile, mi pare una subdola difesa dell'Iran, una nazione il cui capo è un folle antisionista, che sta portando avanti progetti nucleari e che impedisce il lecito controllo di tali progetti da parte degli ispettori dell'Aiea e che non manca mai di minacciare la cancellazione di Israele dalle carte geografiche (quale miglior metafora per dire “dalla faccia della Terra”?) e che stringe tutto l'occidente nella morsa del caro petrolio – e qui mi fermo. Un Presidente, Ahmadinejad, del quale – vorrei fare lo scoop ma non sono bravo come Zucconi - pare che anche il suo Parlamento inizi ad averne le scatole piene, o almeno così oggi ho letto su un piccolo quotidiano d'opinione.

In conclusione, caro Francesco, ecco quello che penso dell'articolo di Zucconi, nonostante sia concorde con te almeno su una cosa: la sua prosa è scorrevole e, a tratti, divertente. Sicuramente meglio della mia, qua e là sgrammaticata e spesso e volentieri piena di parentetiche e di subordinate, oltre ovviamente ad un sacco di errori di carattere geopolitico che sicuramente tu non mancherai – giustamente, eh – di farmi notare. D'altronde non ho lo scopo di Zucconi, ovvero quello di dover spiegare – a modo suo – un avvenimento a migliaia di persone.
Un caro saluto,


questa volta Il Foglio ha scritto giusto

La consultazione pubblica voluta dal governo Blair circa la possibilità di creare la chimera uomo-animale si è chiusa, anche se i dati non verranno resi noti fino al prossimo autunno. Il Foglio [25.01.2006 pag.2] prevede che “l'ulteriore rinvio a fine anno della decisione del governo [...] significa che quella decisione la si vuole ponderare, e probabilmente rimandare, il più possibile. Forse mai, in Gran Bretagna, si era infatti manifestata una divaricazione così netta tra il mondo della scienza e gli umori dell'opinione pubblica”. Questo blog ha già in passato espresso la sua opinione contraria al progetto. Ma, sempre riprendendo l'articolo del Foglio di cui sopra, si complimenta con il quotidiano di Ferrara non solo per tenere l'opinione pubblica italiana aggiornata sull'evolversi della vicenda, ma anche per aver capito – finalmente! - che gli embrioni-chimera sarebbero prodotti “attraverso la fusione di cellule somatiche umane con ovociti di mucca o di coniglio privati del nucleo” e non, come più volte erroneamente scritto, dall'unione di uovo animale e sperma umano.


mercoledì, gennaio 24, 2007

Fantastico Padoa Schioppa: “meno tasse solo a partire dal 2009”. La data corrisponde grosso modo al periodo previsto per far fuori Prodi.


Liberalizzano il tabacchino e fanno i prezzi delle compagnie private

Curioso come né l'Unità né il Corriere, nelle versioni on line, diano notizia delle liberalizzazioni dei tabaccai, fornita invece da Repubblica. In verità non si capisce bene di cosa si tratti, se vengono diminuiti gli spazi tra un esercizio e l'altro abilitati a vendere i tabacchi oppure se le sigarette - come avviene praticamente in quasi tutta l'Europa - potranno essere vendute anche nei bar, nelle edicole, nei supermercati, in appositi distributori self service posizionati nelle hall degli alberghi. L'articolo parla solamente di eliminazione dei "vincoli per vendere sigarette e giornali". Messa così la cosa potrebbe sembrare anche una bufala: nascosta in mezzo a due righe, all'interno di un polpettone che il lettore più distratto - ma anche no - rifiuta categoricamente di leggere e non segnalata da altre parti. Epperò, dovesse dimostrarsi una notizia vera, verrebbe anche da ridere. Perchè le sigarette sono prima contestate e i fumatori degradati a feccia della società, minacciati di dover pagare un ticket speciale - insieme agli amici obesi e agli pseudo-alcolisti da tre bicchieri al giorno - eppure i primi ai quali ci si rivolge per racimolare due soldi in più: vi facciamo comprare le sigarette anche in banca - visto che liberalizzatori? Il dubbio, ovviamente, persiste anche per un altro curioso punto di vista: la nuova ondata di liberalizzazioni - che dovrebbe sottintenderne una precedente, ma tant'è - andrebbe sì a vantaggio del consumatore, creerebbe sì concorrenza, abbasserebbe sì i costi. Ma sembra studiata per la grande distribuzione nella quale, ça va sans dire, la Coop trionfa. Vedete che tutto torna?

Cambiando invece oggetto da liberalizzare, ritorniamo ai telefonini. Già un paio di settimane fa mettevamo in evidenza come liberalizzare è una cosa, mentre fare i prezzi di aziende private che operano in ambito di libero mercato è un’altra. Il discorso è molto semplice: un Ministro non può con un mezzo legislativo stabilire se è giusto o meno che gli operatori applichino vergognosi costi di ricarica e quali e quanti questi costi debbano essere; semmai è l’Authority per le Telecomunicazioni a dover intervenire, come giusto che sia e come in molti si stanno aspettando. Nonostante tutto, Bersani ha ribadito che se l’Authority non interviene o se non si sbriga, il Governo potrebbe introdurre norme che vanno in quella direzione. Insomma, di pensare ad eliminare l’odiosa tassa di concessione che gli utenti i quali usufruiscono di telefonino in abbonamento devono pagare, proprio non ci si pensa.


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Considerazioni finali a parte - delle quali non si ha voglia di entrare nel merito - il direttore del Giornale Maurizio Belpietro oggi ha scritto proprio un bell'editoriale.

martedì, gennaio 23, 2007

quotidiani che ci prendono / 2

Anche l'Unità, che notoriamente non ne azzecca una, ogni tanto scrive qualcosa di piacevole. Come questo corsivetto senza troppe pretese sulla nuova edizione del Grande Fratello – o “grande gnocca” per citare l'articolo, o grande pollaio dopo averne visti due-minuti-due.


quotidiani che ci prendono / 1

La cosa più divertente circa quell'ex politico di Rifondazione Comunista che dopo aver truffato alcuni suoi compagni è fuggito al caldo, l'ha scritta come spesso capita Massimo Gramellini sulla Stampa di oggi. E, a proposito del quotidiano torinese, il Buongiorno è una delle poche cose veramente leggibili su quelle pagine da un po' di tempo a questa parte. Anselmi al Corriere, come si dice? Magari.


lunedì, gennaio 22, 2007

"Scappavo per la paura"

È una domenica mattina come tante per una famiglia del Bangladesh. Il vecchio pulmino Peugeot è pieno di merce da vendere a Porta Portese, e alle 5 e 30 del mattino la città è ancora nel pieno del sonno. Basta però un attimo e un'auto pirata, pare dopo non aver rispettato una precedenza, si scaraventa contro il camioncino, per poi scappare via. Attimi di panico. Papà è vivo e mamma – incinta di 8 mesi – viene trasferita per accertamenti al S. Camillo. Il bimbo, 8 anni, è morto. Il pirata, un peruviano di 37 anni con regolare permesso di soggiorno, verrà ritrovato qualche ora più tardi dalla Polizia, nascosto in casa di amici e ancora ubriaco. “Scappavo per la paura”, dirà mentre gli agenti lo portano via con le accuse di omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.

Domenica 21 gennaio, 5 e 30 del mattino, Piazzale Jonio, zona Montesacro, Roma.


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domenica, gennaio 21, 2007

la politica estera del centrosinistra e la serietà

Proprio nel Colonnino di ieri ci complimentavamo per le parole spese dal Cav. circa la volontà di Forza Italia di votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan indipendentemente dai problemi del governicchio, anteponendo così al calcolo politico l'interesse nazionale. Concludendo l'editoriale notavamo come per Prodi il problema almeno in questo caso non è rappresentato dall'opposizione, bensì dai suoi stessi alleati, e nel sottolinearlo non avevamo alcun dubbio circa un'eventuale smentita. Che, puntualmente, non solo non è arrivata, bensì è arrivata la conferma di quanto affermato da parte di Diliberto del Pdci. Il quale sul finale di una manifestazione del suo partito ha lanciato un messaggio chiarissimo a Prodi ma anche a tutta l'Italia: “chiediamo un segno di discontinuità sull'Afghanistan rispetto alla vicenda di Vicenza”. Tradotto in parole povere, il leader dei Comunisti Italiani afferma quanto si va a ripetere da tempo, ovvero che la sinistra estrema irresponsabilmente usa il ricatto Afghanistan come vendetta per il sì alla base americana di Vicenza. In questo caso, con la fiducia e il consenso di un'ampia parte dell'opposizione, il problema non sembra porsi e la missione italiana in Afghanistan, che sarebbe da pazzi lasciare proprio ora e in questo scenario, è al sicuro. Ma nel futuro cosa succederà? Ci dica Prodi quale sarà la linea di politica estera, perché si ha la seria impressione di credere che il Presidente del Consiglio, “ancora sotto choc per quando Rifondazione Comunista l'ha fatto cadere”, come affermato dal Cav., voglia assecondare la sinistra radicale e comunista pur di non correre il rischio di perdere lo scranno. Ma davanti all'ipotesi di non equidistanza Israelo – Palestinese (già per altro marcatamente manifestata), davanti a scene come l'interferire nelle scelte politiche Usa, vedi il “consigliare” il famigerato rapporto Baker o dare dell'azione unilaterale in Somalia, come se si fosse preferito lasciare invece gli uomini di Al Qaeda al potere; davanti ad un pacifismo finto, amico del terrorismo e per di più ricattatorio ci prende lo sconforto e viene da chiedersi dove sta la benedetta serietà che Prodi aveva promesso, abbondante, una volta salito al governo. Dove, di grazia?


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Carteggi "Indipendenti"

Fai un po' di ordine nelle cartelle del Pc e finisci dentro quella in cui ti scrivi tutti gli appunti, gli spunti, le informazioni che ti possono venire utili in un futuro – il che, ammetto, è un vezzo più che altro: la maggior parte delle volte dimentico quale appunto ho già fatto, e riprendo la ricerca da zero. Sistemando le deliziose scartoffie digitali mi sono riletto un po' di cosette scritte qua e là, spesso mai più utilizzate, ogni tanto addirittura smentite dal naturale corso delle cose all'interno dell'inesorabile scorrere del tempo. Un file però è degno di attenzione. Il suo nome, “Indipendente – carteggio Fini Mughini Bianco.odt”, mi ha subito suscitato curiosità e ovviamente senza ricordare il suo contenuto. Apro. Carteggio? Per niente, si tratta di “ritagli” presi a casaccio su vari pezzi di carta – giornali, libri – e riordinati secondo non un ordine alfabetico, bensì cercando di dare un senso logico. Si narrano le vicende, delicate, del quotidiano l'Indipendente dopo che Vittorio Feltri lo mollò gonfio di 120 mila copie al giorno e della direzione di Pialuisa Bianco, accusata da Massimo Fini – con tanto di querela – e adorata da Giampiero Mughini. A margine i tre quattro mesi infelici della direzione di Gianfranco Funari e Luigi Bacialli. Un divertissement, senza dubbio.

Al suo posto Zanussi chiamò, pare su perfido suggerimento dello stesso Feltri, Pialuisa Bianco. Sostituire Feltri era difficilissimo, perché il giornale si identificava con lui, ma la Bianco sbagliò proprio tutto: si appiattì su uno sciocco filoberlusconismo, scelta sbagliata, al di là di ogni motivo politico o di target: a far da berlusconiano ci pensava già, da par suo, Feltri sul Giornale e inoltre il nostro zoccolo duro era formato, storicamente, da lettori leghisti. Nell'estate L'Indipendente aveva già perso più della metà delle copie. Zanussi cacciò la Bianco e chiamò Funari.” [1]

Fosse stato così, un giornale su cui era così decisivo il timbro della Lega, l'Indipendente sarebbe rimasto un giornaletto strambo e zoppicante, e volgarotto la sua parte. Aveva invece toccato e superato, seppur non sempre lavorando di fioretto, le centomila copie di vendita”. [2]

Pialuisa Bianco ha querelato Il Foglio dei Fogli, in edicola da ieri e per tutta la settimana, a causa della ripubblicazione di un articolo di Massimo Fini a proposito della storia dell'Indipendente, già apparso su Il Giorno del 28 giugno. La Bianco, editorialista de Il Tempo ed ex direttore dell'Indipendente, non aveva letto l'articolo all'origine e ne ha preso visione solo grazie alla ripubblicazione sul “giornale dei giornali”. [3]

me ne scuso con gli amici del Giorno: ma non avevo letto l'articolo che Massimo Fini aveva scritto il giugno scorso sulla vicenda dell'Indipendente [...] solo adesso l'ho letto e divorato, e come sempre mi sono rammaricato che Fini non abbia un amico. Avesse un amico [...] senz'altro [questo, ndr] gli raccomanderebbe di non insultare quelli con cui ha lavorato (nel caso dell'articolo in questione Pialuisa Bianco, prima lo aveva fatto con quelli di noi che gli erano stati colleghi a Pagina) e di scendere appena di un gradino dal piedistallo dove lui abitualmente si colloca e si pavoneggia: più o meno accanto a Gesù Cristo”. [2]

Signor direttore – ci mancherebbe altro che, ricostruendo la storia dell'Indipendente, io non potessi dare giudizi su coloro che l'hanno diretto e su come l'hanno diretto. Così come ci mancherebbe altro che non potessi criticare Giampiero Mughini quando scrive libri piagnucolosi [...] solo perché fummo solidali nella bella avventura di Pagina. Io non ho questo spirito di clan, se in un'inchiesta trovo che mia madre fa la puttana, scrivo che fa la puttana. Il che non significa che non possa essere anche una brava donna; così come Mughini non è solo quello dei suoi lamentevoli amarcord e Pialuisa Bianco non è solo quella che contribuì ad affossare il primo Indipendente. [...]”. [4]

l'Indipendente è stato un piccolo caso nei due anni e mezzo della sua vita vera. Quella che comincia il giorno in cui viene nominato direttore Vittorio Feltri e finisce il giorno in cui viene congedata Pialuisa Bianco. Prima e dopo c'è il nulla. A nessuno può venire in mente di inserire nella storia del giornalismo i tre mesi dell'Indipendente prima di Feltri, che erano il vuoto assoluto; a nessuno può venire in mente di inserire nella storia del giornalismo, anziché in quella della catastrofe antropologica di fine secolo, il fatto che un giornale sia stato affidato a Gianfranco Funari e a un suo valletto [sic!], quel che purtroppo è accaduto all'Indipendente post-Bianco [...]. Finchè l'Indipendente (diretto dalla Bianco) continuò ad esistere, Feltri guadagnò poche decine di migliaia di copie. Fece il pieno quando l'Indipendente passò nelle mani di Funari (fra le proteste accanite dei lettori) per poi schiattare nello spazio di poche settimane”. [2]

Feltri aveva abbandonato la direzione dell'Indipendente dove era stato sostituito da Pialuisa Bianco. [...] [dopo l'abbandono di Feltri, ndr] erano rimasti 70 mila [lettori, ndr] a scegliere e leggere un quotidiano sgangherato ma vivo e vitale, e in questo giudizio non sono velato dal mio affetto per Pialuisa, e tanto più che io non condividevo quanto intensamente lei si fosse schierata dalla parte del Polo, tanto che sulla prima pagina del suo giornale firmai un editoriale “né di qua né di là” di cui sono a tutt'oggi molto orgoglioso. [...] nel vedere un Indipendente comunque in calo di copie rispetto all'era Feltri, l'editore Zanussi ebbe una seconda genialata [...] bastava mettere lui [Gianfranco Funari, ndr] direttore al posto della Bianco. Vuoi che il 10% del pubblico televisivo di Funari, ragionava l'astuto Zanussi, e dunque almeno 200 mila persone, non si mettessero a comprare l'Indipendente ogni santa mattina che Dio manda in terra? [...] Siccome una cosa è la televisione popolare e un'altra i giornali, Funari balbettò un quotidiano che non aveva né capo né coda e che morì nello spazio di tre-quattro mesi [...] Per quanto mi riguarda, dal giorno in cui la Bianco era stata spodestata non ho più scritto una riga sull'Indipendente”. [5]

Infine Giampiero Mughini fa coincidere la morte dell'Indipendente con la sua uscita dal giornale”. [4]

Funari, a differenza della Bianco, un'idea ce l'aveva: catturare il non lettore facendo un quotidiano visivo. Solo che per un'impresa del genere, se mai aveva un senso, ci sarebbero voluti anni e mezzi enormi mentre noi eravamo già alla canna del gas. [...] Come si seppe poi, non aveva [Funari, ndr] mai firmato un contratto”. [1]

Voi sape' perché ho cercato di salvare l'Indipendente? Perché era anche mio” [6]

Citazioni:
[1] Massimo Fini, “L'Indipendente, giornale outsider in odore di Lega”, Il Giorno 28.06.1996.
[2] Giampiero Mughini, “Giornali e Giornalisti”, Il Foglio 07.08.1996 pag. 2.
[3] Rubrica “la giornata”, Il Foglio, 06.08.1996 pag. 1.
[4] Massimo Fini, lettera al direttore, Il Foglio 08.08.1996 pag.4.
[5] Giampiero Mughini, Un disastro chiamato Seconda Repubblica, 2004, Mondadori, pagg. 137-138.
[6] Gianfranco Funari intervistato da Paolo Bonolis a “Il senso della vita”, Canale 5, 15.12.2005.


sabato, gennaio 20, 2007

Scaricare non è reato. Comunque, non si fa.

Scaricare non è reato, come invece dice la pubblicità prima dei film. Non è come rubare la borsetta ad una signora, o come fare una macchina. Volendo, non è nemmeno come restituire un portafoglio trovato per terra dopo aver però provveduto a prendersi la ricompensa senza che fosse il legittimo proprietario a darla – “se no lo fanno i carabinieri, che ti credi?”. Scaricare musica, o film, o intere serie televisive da Internet non è nulla di tutto questo, anche per il semplice fatto che il meccanismo psicologico del sentirsi in colpa, a differenza del furto vero e proprio, non esiste – ammesso e non concesso che durante un furto canonico questo si manifesti nel ladruncolo di turno.
Epperò non si fa. Scaricare per il semplice gusto di farlo, per una brama incontrollata di voler ascoltare – o vedere – più di quello che le 24 ore giornaliere ci concedono di fare, o anche solo semplicemente perché “vaffanculo, con quello che costano i ciddì”, è profondamente sbagliato. E se la Cassazione dice che senza scopo di lucro si può fare, rimane comunque un errore – perché la Cassazione disse anche che con i
jeans indossati da lei non era stupro, però mi pare che nessuno ritenga giusto la violenza sessuale, con o senza jeans, o sbaglio?

E non mi riferisco a chi scarica musica per necessità, come i giornalisti musicali, gente che per lavoro parla di musica ma che si vede recapitare dalle case discografiche dischi promozionali con brani tagliati a 30 secondi “perché altrimenti c'è il rischio che vengano messe in rete”, e allora uno o recensisce un disco senza sentirlo – come succede su un quotidiano italiano e sull'annesso magazine – oppure, se gli rimane un po' di passione e di dignità – non necessariamente in quest'ordine – lo scarica. E non mi riferisco nemmeno a chi scarica, ignorando le previews di Amazon, per farsi un'idea del disco e poi andare nel negozio – o su iTunes – a fare l'acquisto vero e proprio. No, mi riferisco a chi scarica perché non rispetta l'artista, perché sia il concetto di “rispetto” che di “artista” gli risultano sconosciuti. A chi copia il disco, “tanto è uguale”, ma si dichiara fan irriducibile dell'artista neo-piratato. A chi, per dire, compra l'iPod e non i dischi, convinto che quelli glieli regali mamma Internet. A chi non pensa che senza soldi non si faranno più dischi e già le case discografiche – comunque, le possino... - investono poco sui giovani, figuriamoci con ancora meno denari che girano. Anche a chi non si cura della copertina ma bestemmia perché il file mp3 è danneggiato, o il cd-r di infima qualità comprato al supermercato dopo un paio di anni non viene più letto da lettore alcuno. A chi, infine, magari fa l'idraulico e s'incazzerebbe se una sua prestazione professionale non venisse pagata dal cliente. A tutti questi personaggi – e ce ne sono, e ne conosco – mi rivolgo. Poi, al limite, anche alla Cassazione, che dovrebbe pur dare il buon esempio anziché fornire un precedente per il quale un ex ministro, reo confesso di scaricare e per nulla pentito, semmai incitante, arriva addirittura a parlare di “sentenza rivoluzionaria”.


Interesse nazionale in primis

Le parole di Silvio Berlusconi, che annuncia da Genova la strategia di Forza Italia per il voto di rifinanziamento della missione in Afghanistan, suonano come una fresca boccata d'aria nella strategia politica dell'opposizione. Fini, e con lui la Lega, nei giorni scorsi aveva annunciato di non aver intenzione di soccorrere il governo qualora questo avesse dei problemi circa il rifinanziamento delle missioni all'estero, anteponendo in questo modo il calcolo politico all'interesse nazionale e al prestigio del nostro paese nel mondo. Bene quindi ha fatto Silvio Berlusconi il quale, ribadendo la scelta di Forza Italia di mettere prima del gioco politico l'interesse e l'onore del paese, ha raddrizzato la bussola dell'opposizione. La cosa paradossale è che Prodi, ottenuto l'appoggio dell'opposizione nella delicata questione, si debba preoccupare maggiormente dei suoi alleati di governo. Nel pomeriggio D'Alema ha lanciato loro un avvertimento (“sbagliato lasciare l'Afghanistan”), ma questi rimangono nella loro stupida e irresponsabile posizione di strumentalizzare il rifinanziamento alla missione in Afghanistan come sorta di infantile vendetta per il sì alla base americana di Vicenza. Non si scopre l'acqua calda, ma tutto con la sinistra al governo avremmo pensato meno che queste indicibili e vergognose farse.


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venerdì, gennaio 19, 2007

TuttoRocca/2

Christian Rocca quasi due mesi fa chiedeva una cosa semplicissima a Cobolli Gigli, su Tuttosport: il suo presidente quanti scudetti pensa che abbia vinto la Juventus? A risposta non ancora pervenuta, Rocca riformula la domanda, e alla luce dei fatti più recenti sempre al medesimo destinatario, anche su Tuttosport di oggi. Imperdibile, nuovamente.


Ségolène Royal, la donna che nel 2007 si fregerà del nuovo titolo internazionale “troppo fumo e niente arrosto” dice di voler conquistare l'Eliseo con Second Life – vedete che se lo meriterà il premio? Che stia cercando anche un nuovo portavoce?


Divisioni

Marco Rizzo (Partito dei Comunisti Italiani, durante un sit-in di protesta [*] contro il governo di cui, tra l'altro, fa parte): Siamo in piazza per far cambiare idea al governo Prodi. La base Bush la vuole, Berlusconi lo dice, il governo la concede? Non va bene” [**].

Franco Marini (Margherita, e Presidente del Senato del Governo Prodi, del quale fa parte anche l'On. Marco Rizzo): “C'è un impegno del governo precedente, non è che cambiando i governo cancelliamo pure gli impegni del nostro Paese dentro un'alleanza”.

[*] al quale hanno partecipato altri esponenti dei partiti dell'Unione quali Giovanni Russo Spena, Lidia Menapace e Elettra Deiana di Rifondazione Comunista e il loro ex compagno Marco Ferrando, ora leader del Partito Comunista dei Lavoratori, uscito dal governo dalla porta e, non si dica pronto a rientrare dalla finestra perché non pare essere nelle intenzioni, ma a farsi sentire solamente quando c'è da strumentalizzare e fare del populismo questo sì, ecco.

[**] E verrebbe voglia di fermarsi un tempo infinito a contemplare la vacuità – per usare un eufemismo - dell'affermazione. Ma parlare con il sordo biblico, quello che peggio di lui non ce n'è perché l'udito funziona a meraviglia ma di sentire neanche a parlarne, è spreco di tempo universalmente riconosciuto e di questi tempi è meglio non sprecarne troppi, di giri di lancette.


giovedì, gennaio 18, 2007

la cronaca che sobbalza

Nessuno ha il coraggio di dirlo in modo aperto, ma per la sinistra chi "sta con Berlusconi" è un fascista, in qualunque modo e per qualsiasi motivo ci stia”. Giordano Bruno Guerri intervistato dal Foglio, 02.03.2002.

Quelli di Repubblica scrivono delle grandissime cronache. Per non parlare poi delle parole che finiscono nella versione on-line del sito, roba che solitamente si legge tra l'assonnato e l'annoiato, in attesa del caffé, proprio quando non si ha tempo di palpeggiare la carta o – al limite e non preferibile – di guardare un telegiornale ma che sul quotidiano della sinistra perbene riescono, talvolta, a far sobbalzare sulla sedia. Detto questo, mi stavo appunto leggendo la cronaca del conferimento a Romano Prodi di una laurea honoris causa all'Università Cattolica di Milano; o meglio: della laurea in Scienze Politiche c'era scritto davvero poco, e non poteva che essere altrimenti. Di più a riguardo della manifestazione che ha accolto il Presidente del Consiglio: come ieri a Torino è stato contestato Padoa Schioppa – ma erano i giovani dei centri sociali -, così oggi Prodi è stato fischiato dagli studenti di Alleanza Nazionale. Il racconto fa sobbalzare perché non sottolinea lo sconcerto dell'ambiente studentesco verso il governo manifestato da questo incredibile “due su due” che si è avuto tra ieri e oggi – al contrario Chiti, dice la cronaca, afferma che sono “fatti incivili e indegni di un costume politico”, come se fosse un problema di costume e non di altro. Manco per il cazzo, verrebbe da dire, se solo fossimo gente stupida ed ignorante. La cronaca sottolinea come quei rozzi di berlusconiani, e sebbene fossero aennini, abbiano gridato a Prodi slogan come “buffone, buffone” o “chi non salta comunista è”. Slogan i quali, sia detto chiaramente, non rappresentano menzogna – voglio dire: chi, con un pizzico di dignità, non pensa ciò del Premier? Chi non pensa che sia il simbolo non del comunismo al potere ma dei comunisti che dettano l'agenda di Governo? Insomma, classici slogan da manifestazione politica, magari solo un po' più veri di altri, vista la politica degli ultimi mesi. Sicuramente più veri di quelli – e la cronaca di Repubblica li sottolinea, unica tra i siti dei quotidiani – lanciati dai “contromanifestanti”, che da onesti sostenitori – evidentemente... - di Romano Prodi hanno pensato bene di fare un bel cartellone con la faccia di Toto Riina e il fumetto: “Io voto Berlusconi”. O ancora: “Fascisti tornate a studiare”. Se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, capite come tutto torni e perché la cronaca di Repubblica sia così grandiosa da far sobbalzare sulla sedia una persona anziché annoiarla: perché tra le righe condanna gli slogan veri e applaude a quelli falsi. Quelli pieni dei soliti luoghi comuni, ovvero il mafioso berlusconiano e, delizia delle sinistre tutte, il berlusconiano come fascista. Rimane solo da capire una cosa: se il principe Caracciolo, neo azionista di Libération, dice che Repubblica ha nuovamente sorpassato, per vendite non sapremo ma c'è da scommeterci per qualità, il Corriere della Sera, perché quest'ultimo nelle cronache dell'evento non fa cenno di slogan contro i “fascisti”? Perché nemmeno l'Unità lo dice – voglio dire, l'Unità? Perché Repubblica continua a riportare slogan falsi e, evidentemente, di tanto poco peso nella notizia da non essere riportati né dal primo giornale italiano – con buona pace del Principe – né dall'organo onestamente più fazioso d'Italia? Perché quell'ometto di cui sopra si riporta un virgolettato, celebrato anche ieri durante una manifestazione di grande nostalgia, ha incredibilmente ragione? Perché Repubblica ce l'ha dimostrato? - e quest'ultima, se vi aggrada, non è necessariamente una domanda.


mercoledì, gennaio 17, 2007

nostalgia

Nostalgia nel ricordare quando alla mattina spesso e volentieri era una tavola del De Humani Corporis Fabrica di Vesalio ad aprire la rubrica Anticentro. Nostalgia nell'andare alle letterine in quarta pagina, e trovarci sempre un francobollo di quelli autentici, da collezionisti. Tre o quattro righine fisse, pungenti, intelligenti, colte ed oneste – al di là della personale opinione circa gli argomenti, di volta in volta, trattati. Nostalgia nel ricordare l'odore di quella carta, adesso che quando prendo in mano ancora quelle pagine, già si sente l'acidulo, sebbene il tempo trascorso non sia nemmeno degno di essere accompagnato all'aggettivo 'molto'. Nostalgia di quell'azzurro della grafica, di quella testata, di quell'esergo messo lì sotto. Anche dell'oramai celebre “nessun cazzo è duro come la vita” di John Giorno, che neanche ti sembrava vero trovarlo su una testata, per di più in Italia. Nostalgia della battaglia contro la legge sul fumo nei colali pubblici. Nostalgia di quell'anticlericalismo a volte troppo aggressivo, ma sempre ben argomentato. Nostalgia della paginata di firme contro la Costituzione Europea. Nostalgia del Signor Direttore, uno di quei personaggi che in Italia ne trovi proprio pochi – uno? Due? Tre? Nostalgia, punto.


lunedì, gennaio 15, 2007

Bravo Cav.!

Massimo D'Alema, che non è un personaggio qualunque dello scenario politico italiano ma è il Ministro degli Esteri, si ricorda appunto di non essere un personaggio qualunque bensì il Ministro degli Esteri e risponde alle accuse del Cav. dicendo che l'antiamericansimo, sì un po' c'è stato, ma è stato scomodato solo per un “episodio circoscritto”. Ora, cosa pensare di uno che dice questo? Che la prossima volta sarà il secondo “episodio circoscritto”. E poi ce ne sarà un terzo, ovvio. E un quarto, un quinto. Tutti “episodi circoscritti”, per carità. Che non vogliamo si pensasse che l'Italia è nemica degli Usa e della loro strategia unilaterale del cazzo. Chiaramente questa mia affermazione è da considerarsi come un “episodio circoscritto”.


c'è posta per il blog

Arrivato stamattina alle 10.29 nella casella di posta elettronica del blog. L'oggetto della mail era “strage di Erba”, il mittente non ve lo dico - ma è a me sconosciuto.

Buongiorno a tutti, voglio solo far sapere al Sig. Azouz Marzouk che gli sono vicinissima in questo momento di dolore acuto, siccome però non ho trovato nessun indirizzo di Posta Elettronica per fargli arrivare direttamente il messaggio ho pensato di utilizzare il vostro, spero di non avervi fatto cosa sgradita.
Grazie Mille, se riusciste a farglielo arrivare personalmente ve ne sarei davvero grata!
Distinti Saluti


domenica, gennaio 14, 2007

pagellini del sesso

Tutta colpa dei negozi di pelletteria. Quelle vi si affacciavano per vedere le borse, unica e onesta e radicata lor passione, e quelli gli mettevano sotto il naso le agendine. Belle, di pelle. Piccole, grandi, “sembra quella del mio capo!” arrivava persino a sentenziare la più sgallinata della combriccola. E, allora, dentro a fare acquisti. Una volta a casa inevitabilmente andava trovato qualcosa da scrivere sopra, che non fosse la lista della spesa o un semplice e patetico diario segreto. Gli appuntamenti poi, neanche a parlarne, chi ne ha mai avuto uno. “Al massimo mi trovo un mercoledì al mese a vedere un film con la mia amica” – quella, la stronza, che si è presa l'ultima agenda, la più bella.
Ecco che le riviste femminili – seconda lor passione dopo la borsetta – fornivano lo spunto: è l'ora delle donne padrone in campo sessuale, e che facciano come gli uomini. Detto, fatto. Le agendine si riempiono con le pagelle del sesso. Quella leccata non ve la dimenticherete mai? Basta affiancare un voto al nome e, magari, ad un recapito telefonico: all'occorrenza sapreste dove andare a parare, senza dover correre il rischio di riempire il genere umano di 4- per riuscire a trovarne uno giusto – in pochi al giorno d'oggi risolvono la pratica alla grande, stava scritto da qualche parte. La regina delle pagelle fu l'indimenticabile Moana, che arrivò addirittura a dare un bel 7 tondo tondo al Cinghialone. Ma ultimamente, segno che la cosa sta diventando diffusa, sono le persone normali a stupire. Già, troppo facile aspettarselo da attrici, stelle e stelline varia. No, ci sono avvocatesse bollenti di Treviso e, ultima in ordine di cronaca, impiegate di La Spezia che stilano i resoconti su libricini che poi – beata distrazione! - lasciano in giro, sicure prede di curiosi più o meno cronici e più o meno canterini.
Che poi diventa tutto un affare di donne, perché se l'uomo è ben contento di ricevere un voto per la prestazione, difficilmente lo sarà anche la partner del suddetto. Ed è lì, in quei momenti dove ometti si trovano a dover giustificare imbarazzanti particolari o – ancor peggio – mirabolanti voti insospettabili agli occhi della moglie, che si trova la perfetta quadratura del cerchio. E le donne, piano piano, onde evitare spiacevoli inconvenienti, ritorneranno a guardare solo le borsette nei negozi di pelletteria – ché l'agenda e il relativo tabellino sono, storicamente, roba da uomini. Rozzi, per altro.


sabato, gennaio 13, 2007

Caro Foglio, non si fa.

Diciamo qualcosa – ancora – riguardo la questione della chimera uomo-animale. Questo blog ha fin dall'inizio presentato la creazione della chimera uomo animale come un qualcosa di osceno, di fantascientifico, come un voler a tutti i costi andare oltre, senza peraltro sapere dove questo “oltre” conduce e cosa ci riserva. In poche parole: una finzione finora trovata solo in letteratura e che si sarebbe presentata – con modi e risultati ignoti – nella vita reale, una finzione profondamente sbagliata per principio, un modellare la natura non secondo il canone dell'essere umano pensante, bensì seguendo un percorso sconosciuto, oltre il pensiero umano. Mettendo in chiaro questi pensieri, e presentando quelli che erano i dati della ricerca, abbiamo cercato di informarci il più possibile, perché visto la delicatezza della cosa si sarebbe potuti incorrere in un buco clamoroso, e rivelare fatti inesatti. La notizia, ignota alla grande stampa italiana, è giunta come spesso accade quando si tratta di temi delicati, dal Foglio, in un editoriale anonimo pubblicato nell'edizione 08.11.2006 pag.3 dal titolo “La chimera non è più chimera”. Leggendolo, oltre ad essere colpiti dalla notizia in sé, ci ha particolarmente lasciato di stucco la modalità con cui la chimera si sarebbe realizzata: “creazione di ibridi con ovociti di vacche, conigli e capre inseminati con sperma umano”. Dubbiosi, c'è da dirlo, fin dall'inizio, abbiamo esteso il controllo inRete, e abbiamo scoperto che la combinazione tra uomo e animale era sì esatta, ma non si svolgeva nelle modalità definite dal giornale di Ferrara. Precisamente, si prende l'uovo di un animale – mucca o coniglio, in preferenza – lo si svuota del nucleo principale e si “riempie” con del Dna umano, prelevandolo ad esempio da cellule della pelle. Insomma, cosa ben diversa dal fecondare con lo sperma una vacca, o un coniglio o una gallina. Perdonando il primo errore e pensandolo dettato dalla fretta e dalla scarsa eco nell'informazione italiana (solo uno scarso lancio dell'Ansa a riguardo), ci attendevamo nei giorni successivi e sempre sulle stesse pagine gli sviluppi della faccenda. Sviluppi che non sono tardati ad arrivare, ma sempre con lo stesso errore: a Lungotevere Raffaello Sanzio pensano che la chimera orrenda la si crei mettendo un essere umano a scopare con una gallina – detto nella maniera più brutale possibile. Certo, il fatto che si ottenga invece in ben altro – e più “scientifico” - modo non toglie nulla dalla considerazione di fondo, ovvero l'orrore della cosa, ma capite che la sensazione nel leggere la notizia cambia radicalmente. E invece niente, sabato 06.01.2007, a pag.1 l'anonimo redattore scrive che “[...] nel caso degli ibridi proposti in Gran Bretagna (creati da ovuli di mucca o coniglio inseminati con spermatozoi umani) sarebbero [...]” e sabato 13.01.2007 – una settimana dopo, con tutto il tempo per eseguire ricerche – sempre a pag. 1 viene ribadito che “ [...] studi per la creazione di embrioni-chimera ottenuti fecondando con seme umano ovociti di mucca e di coniglio [...]”. Repetita Iuvant, verrebbe da dire. Ma anche controllare le notizie su Google News non sarebbe malaccio. Bastavano infatti un paio di cliccate per verificare quanto ho scritto qualche riga sopra. Il che non avrebbe cambiato di molto le cose, chimera assurda era e chimera assurda sarebbe rimasta, solamente avreste fatto miglior figura, essendo tra le altre cose gli unici che hanno parlato della vicenda, ancora sconosciuta ai più. Il lettore evitava di prendere per buona una perversione da peggior film porno genere animal e qualcuno, in rete, mancava di prendervi – ahimé, giustamente – per il culo. Non si fa.


la vittoria dei paletti etici

In America il Congresso approva il finanziamento alla ricerca sulle staminali embrionali, ma l'esigua maggioranza che ha portato all'approvazione della legge non potrà sottrarsi al promesso veto che Bush imporrà. In Inghilterra, dopo che alcuni scellerati hanno chiesto alla Hfea l'autorizzazione a sviluppare una “chimera” uomo-animale per uso terapeutico e quando l'autorità stessa deve ancora pronunciarsi a riguardo, si sta per avviare un dibattito e, in risultato a ciò, 500 (fanta)scienziati hanno firmato un appello da presentare a Tony Blair dopo che il suo governo ha deciso di non finanziare gli studi in questo senso, pur essendo Blair non del tutto contrario. Nel frattempo è giunta la notizia, meno in sordina di quanto ci si aspettava per la verità, che uno scienziato di Padova, Paolo de Coppi, e un suo collega statunitense, Anthony Atala, hanno scoperto la capacità di moltiplicarsi e di rigenerare tessuti delle staminali prelevate dal liquido amniotico; questa può essere vista come la vittoria del porsi dei limiti, dei paletti, etici agli studi e alle ricerche, con il risultato che – se gli esperimenti sugli uomini daranno i risultati previsti – non sarà necessario fabbricare in laboratorio embrioni che fungano poi da “ruote di scorta”. Ecco, pensiamo alla combinazione delle decisioni americane e dei legittimi dubbi inglesi e combiniamoli con la scoperta di cui sopra pubblicata su Nature Biotechnology: tutto ciò si sarebbe potuto ottenere senza fissare dei paletti etici alla ricerca? Possibile che un giorno due scienziati si sarebbero accaniti nello studio delle cellule staminali contenute nel liquido amniotico se fosse passata la convinzione secondo la quale è necessario produrre embrioni dai quali estrarre staminali embrionali? La risposta, ovvia ma doveroso ribadirla, è chiaramente un 'no' secco. Ecco che, forse, tutto torna fino ad ottenere una perfetta convivenza di etica nella scienza, ciascuna fondamentale e che sorregge l'altra.


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venerdì, gennaio 12, 2007

dati di vendita dei quotidiani: novembre 2005-2006

Rivelazione di vendita dei quotidiani. Confronto medie giornaliere novembre 2005 - 2006

Testata – 20052006 - ( Var. %)
Corriere della Sera - 706.405 - 706.820 - (0,1)
la Repubblica - 679.260 - 678.459 - (-0,1)
Il Sole 24 Ore - 338.101 - 353.717 - (4,6)
La Stampa - 311.305 - 317.600 - (2)
Il Messaggero - 213.000 - 214.100 - (0,5)
Il Giornale - 208.135 - 212.865 - (2,3)
Il Resto del Carlino - 165.939 - 170.495 - (2,7)
La Nazione - 137.305 - 137.122 - (-0,1)
Libero - 89.593 - 129.113 - (44,1)
Il Secolo XIX - 110.798 - 111.330 - (0,5)
Gazzettino - 106.850 - 106.450 - (-0,4)
Avvenire - 104.361 - 104.383 - (0,02)
Il Giorno - 72.147 - 81.342 - (12,7)
Il Tirreno - 80.018 - 78.947 - (-1,3)
Il Mattino - 77.900 - 78.250 - (0,4)
Unione Sarda - 63.054 - 65.028 - (3,1)
Giornale di Sicilia - 60.947 - 62.046 - (1,8)
La Sicilia - 60.716 - 61.650 – (1,5)

(via l'Espresso, ripreso da Dagospia)


Azouz pretende delle scuse, ed ha ragione

Azouz Marzouk, il tunisino che nella strage di Elba si è visto ammazzare la moglie (forse incinta), il figlio Youseef di due anni e la suocera, oltre ad una vicina di casa, pretende le scuse di certi politici che in un primo momento lo anno accusato di “essere dietro” la strage, avendo per altro come unico indizio – se così lo possiamo chiamare - il fatto che lui stesso fosse in libertà per effetto dell'indulto. Gli accertamenti dei giorni seguenti hanno dimostrato la piena estraneità al fatto, dal momento che Azouz si trovava in Tunisia dai parenti, ma poco importava: per 24 ore è stato dipinto come un assassino infame. La solidarietà va ad Azouz, ovviamente, e un grosso sdegno è da manifestare nei confronti dei politici – lui indica esponenti di Lega e Alleanza Nazionale, ma la cosa è estendibile nella maggioranza del centrodestra – e, giuro, non costa ammetterlo – e anche in alcuni sparuti settori del centrosinistra. Le scuse i politici dovrebbero porle, come ovvio. Ma ancora di più a dover dare delle scuse, e in fretta, sono i personaggi che producono le notizie e i commenti. I quali, dalle colonne di qualunque giornale e telegiornale e con un paio di significative eccezioni, lo hanno subito additato come l'assassino, seguendo quel perverso gioco secondo il quale chi è libero grazie all'indulto è immediatamente tornato sui suoi vecchi passi, ovvero quelli della delinquenza. Ottenendo come unico risultato il fomentare inutili gogne nella popolazione, la quale nutriva già i suoi sbagliati dubbi e se li è visti confermare sulla carta stampata. Senza peraltro anch'essi porgere delle scuse. Siamo contenti che su questo blog la cosa sia stata – immediatamente – segnalata.


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