lunedì, dicembre 31, 2007

È in corso una gustosa polemica tra Giuliano Ferrara e Marco Travaglio. Il motivo pare tanto ovvio che non lo si vuole rispiegare tutto daccapo, basti solo accennare al lettore distratto che in merito al caso Contrada, Marcolino ha fatto il suo ruttino su l’Unità [28.12.2007 – pag.8, qui]] ed è stato quindi ripreso da un editoriale del Foglio [29.12.2007 – pag.3, qui]. La cosa, ovviamente, non finisce lì. Marcolino mozzorecchi risponde ancora [l'Unità, 31.12.2007 - pag.2, qui]

Entrare nel merito della vicenda, con le mie considerazioni personali, è cosa che non voglio fare. Chi mi legge può ben capire esattamente come la penso in tema di garantismo e di mozzorecchismo. Solo un pezzo della risposta di Travaglio non mi è chiara. Prima risponde a Ferrara dicendo che lui non ha “mai irriso a Contrada” ma solamente ai suoi “tragicomici fans” come il Ministro della Giustizia Clemente Mastella e il direttore del Foglio, appunto. Poi, qualche riga più sotto, cita il rifiuto del ricovero da parte di Bruno Contrada mettendo tra parentesi – e quindi amplificando l’infamia – “il Cardarelli non è di suo gradimento”. Se non è irrisione questa, ci spieghi Travaglio la funzione della sua prosa.

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domenica, dicembre 30, 2007

Alitalia e lo strano caso dei liberisti alle vongole.

La vendita di Alitalia ai francesi di Air France-Klm, ormai cosa sicura, ha suscitato un coro di proteste insolitamente bipartisan: da Formigoni a Penati, dalla Lega ai sindacati, tutti hanno accusato il governo di aver fatto la scelta sbagliata guardando ai concorrenti d’oltralpe anziché privilegiare la soluzione italiana rappresentata dalla cordata imprenditorial-bancaria di Air One. Solo il tempo potrà dire se le scelte effettivamente sono sbagliate. Per il momento, possiamo limitarci ad un paio di considerazioni molto pratiche. Francesi o non francesi, Alitalia finalmente è stata venduta; le perdite quotidiane di quasi due milioni di euro non saranno più affare dello Stato-Pantalone pronto a risanare conti ogni due per tre pur di mantenere in vita la pagliacciata della prestigiosità di avere una “compagnia di bandiera” come l’Alitalia, colabrodo che lascia(va) insoddisfatti tutti, viaggiatori in primis. Inoltre non si riescono a giustificare, se non come comportamenti da bassa bottega politica, le proteste del cosiddetto “fronte del Nord” circa la paura di veder svalutato l’aereoporto di Malpensa in favore di Roma o di altri hub stranieri, soprattutto per quanto riguardano le rotte internazionali. Primo, perché secondo alcune indiscrezioni, nella trattativa Air France proporrà al Governo l’istituzione di un trust per l’Alitalia, con un contratto che affidi ad una fiduciaria italiana il 51% dei diritti di voto della compagnia, così come avviene anche per la Klm, la compagnia olandese facente anch’essa parte del gruppo Air France. In questo modo, il trust potrebbe optare per soluzioni che favoriscano l’italianità del progetto e tendano a non svalutare – qualora si tratti di svalutazione – l’hub lombardo. In secondo luogo, chi pensa che Malpensa – e con lei tutto il Nord – possa subire un danno dimostra di non aver saputo guardare la realtà fino ad oggi. Malpensa è un aeroporto sì strategico, ma progettato male e cresciuto male. Non sta a me dirlo, basta osservare i fatti. Inoltre, anche considerando l’ipotesi che molte rotte non transiteranno più da lì, non è mica detto che altre compagnie non possano aver accesso all’aereoporto. Né ora con tutti gli slot Alitalia al loro posto, né un domani quando potrebbe liberarsi ulteriore spazio. Già ora alla Malpensa c’è ampia disponibilità di spazi per volare, non essendoci carenza di bande orarie di decollo o atterraggio. L’ appeal di Malpensa, ammesso che esista, è lo stesso oggi come sarà lo stesso domani. Qualunque altra compagnia può prendere posto e far partire da lì i suoi voli. È una sorta di scommessa economica indipendente dal destino di Alitalia: se qualcuno crede al valore dello scalo in provincia di Varese, non deve far altro che utilizzarlo per le sue rotte.

Per questo la stupida difesa dell’italianità, il comportarsi di forze politiche di centro-destra (Forza Italia, An, Lega) come le peggiori forze dell’estrema sinistra, con promesse di occupazioni e manifestazioni alla Malpensa, sembrano solamente il tentativo di fare del sano populismo in opposizione a qualunque scelta di questo pur vergognoso Governo Prodi. I francesi, dopo tutto, una volta acquisito il controllo potranno fare quello che vogliono, soprattutto dopo aver fatto calcoli di considerazione economica. Che siano il Governo, l’Opposizione e i sindacati italiani, ovvero tutti i protagonisti del degrado di Alitalia, nessuno escluso, a fare ora la predica e a spiegare quello che è giusto o sbagliato, mi pare alquanto ridicolo. Tranne qualche ammirevole caso (vedi Antonio Martino, Forza Italia), anche quelli che fino ad oggi si sono detti per il libero mercato e per il liberismo economico, dimostrano di essere dei liberisti alle vongole.

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sabato, dicembre 29, 2007

Prodi-Bonomelli che dura perchè fa e non fa perchè dura.

«Io faccio. Io duro perchè faccio. Non è che faccio perchè duro. Altrimenti sarei già caduto mille volte». Secco e contorto allo stesso tempo, questo l’ultimo commento del Presidente del Consiglio Romano Prodi circa il suo tirare a campare. Che, a questo punto sia chiaro a tutti, è una stupida e infondata insinuazione della stragrande maggioranza del popolo italiano, e per tacere della stragrande maggioranza di quelli che stanno al governo con lui. Lui dura perché fa, e non viceversa. E allora io – che mi pregio di essere parte della stragrande maggioranza di cui sopra – non ci ho capito un cazzo di niente di quella sua frase buttata in pasto ai cronisti, che a loro volta la rigireranno agli italiani, i quali ultimi della filiera la terranno in mente il tempo giusto per considerarla la cazzata che è, un paio di secondi. Finito questo enorme e importantissimo discorso alla Nazione, ennesima pataccata assurda e ridicola di un Premier disperato, Prodi ha augurato al popolo italiano “serenità”. Un Presidente del Consiglio – Bonomelli che dispensa serenità e tranquillità perché ha capito – unica mossa in cui non si scorge un briciolo di stupidità – che gli italiani, quando lo guardano in televisione, lo leggono sui giornali o semplicemente si rendono conto che sta ancora lì seduto con quell’espressione-incrocio tra un bassotto obeso e un parroco scaglionato, si incazzano. Altro che serenità.

PS – non si offenda la Spett.le Bonomelli S.r.l se associo il suo marchio alla faccia del Presidente Romano Prodi. Mi preme quindi precisare che il suo filtrofiore è senza dubbio il più pregevole in commercio, vero toccasana in queste giornate dove alla sera i troppi caffé bevuti complicano il raggiungimento del giusto e corretto riposo.

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giovedì, dicembre 27, 2007

no frappuccino, we're Italians.

Mentre milioni di italiani da due giorni stanno bevendo caffé per riprendersi da pranzi, cene e sbornie natalizie, il Financial Times butta via dello spazio per spiegare perché da noi Starbucks non avrà mai successo.

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mercoledì, dicembre 26, 2007

lettera.

Carissima ***,
si mangia parecchio in questi giorni. Dicono che sia bello stare con le gambe sotto una tavolata imbandita, e intrattenersi in chiacchiere più o meno futili. E sembrare tutti buoni, e fare i bravi e mordersi la lingua più del dovuto. Cordialità a valanghe. Lo hanno scritto tutti gli editorialisti di casa nostra, e pure quelli internazionali che hanno il pregio di farsi leggere proprio il giorno di Natale sul New York Times e non come qui da noi uno o due giorni prima. Ma come al solito, sto divagando, cara ***. Mandarti un sms sarebbe stato riduttivo, scrivere con il telefonino mi pare una merdina a confronto del fogliuzzo bianco davanti agli occhi. E poi, perché limitare il flusso di parole? Forse per non divagare ulteriormente, mi dirai. Ma sai benissimo che se sono logorroico e pedante è perché, tutto sommato, sono felice. E preparati, sono al dunque: felice perché il regalo che mi hai fatto l’altra sera, uno di quei dischi della scorsa decade che mi sono vergognosamente perso, proprio quello che tu mi hai fatto scoprire prendendomi per mano e introducendomi lentamente, ecco quel disco lì la mattina del 26 dicembre, con un solitario caffé nello stomaco che di cibo non ne può più, è un trip allucinante e liberatorio. Un abbraccio.

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martedì, dicembre 25, 2007

Buone feste, cari miei.

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sabato, dicembre 22, 2007

Playlist di fine 2007 - dischi

Oh mio Dio, non saprei cosa scrivere. Bulimia musicale anche per il 2007, direi osservando il lavoretto qua sopra. Come ogni fine anno, elenco dischi acquistati e originali, dove per la trattazione dell’affermazione vi rimando a quanto ho già scritto l’anno scorso. Vale sempre il solito discorso: dischi piacevolmente acquistati o, al limite, piacevolmente ricevuti in regalo. Ergo, non trovate un promozionale nell’elenco manco a pagarlo.

Palma del disco dell’anno alle signorine – magari scriverò qualcosa più avanti – quindi non sto qui a dirvi “and the winner is…”. Al solito, i dischi contrassegnati con l’asterisco sono quelli che vi consiglio. E se proprio devo limitarmi, tutto il Miles Davis che trovate in elenco è eccelso, come eccelsa è stata l’abbuffata davisiana in questo 2007. Mancherebbero i dischi che potrei sempre far miei da qui alla fine dell’anno – quindi quelli della prossima settimana –, ma un elenco, come ogni elenco, deve prima o poi finire. I commenti, lì da basso, servono per farmi sapere che ne pensate – in caso di silenzio, vale la vecchissima ma autorevolissima regola del silenzio assenso.

L’ordine, capirete, è rigorosamente alfabetico e non rispecchia particolari giudizi.

1. Tori Amos – American Doll Posse (CD, Epic, 2007) [*]
2. Tori Amos – Tales of a Librarian (CD, Atlantic, 2003)
3. Edie Brickell & The New Bohemians – Shooting Rubberbands at the Stars (CD, Geffen, 1988)
4. Nick Cave & The Bad Seeds – The Boatman’s Call (CD, Mute, 1997)
5. The Clash – Give ‘em Enough Rope (CD, Columbia, 1978, ristampa) [*]
6. Billy Cobham – The Best Of Billy Cobham (CD, Atlantic, 1987)
7. Phil Collins – No Jacquet Required (CD, Warner, 1985)
8. Massimo Colombo – Caravaggio (CD, Symphonia, 2005)
9. John Coltrane – My Favourite Things (CD, Atlantic, 1961, ristampa) [*]
10. Chick Corea – Return To Forever (CD, ECM, 1972) [*]
11. The Cult – Born Into This (digitale, Roadrunner, 2007) [*]
12. The Cure – Bloodflowers (CD, Fiction, 2000, edizione australiana)
13. Miles Davis – Kind Of Blue (CD, Columbia, 1959, ristampa) [*]
14. Miles Davis – Sketches Of Spain (CD, Columbia, 1959, ristampa) [*]
15. Miles Davis – Nefertiti (CD, Columbia, 1967, ristampa) [*]
16. Miles Davis – In A Silent Way (CD, Columbia, 1969, ristampa) [*]
17. Miles Davis – A Tribute To Jack Johnson (CD, Columbia, 1971, ristampa)
18. Miles Davis – On The Corner (CD, Columbia, 1972, ristampa) [*]
19. Miles Davis – Seven Steps To Heaven (CD, Columbia, 1965, ristampa) [*]
20. Miles Davis – Milestones (CD, Columbia, 1958, ristampa) [*]
21. Miles Davis – Bitches Brew (2CD, Columbia, 1969, ristampa) [*]
22. Deep Purple – Stormbringer (LP, EMI, 1974) [*]
23. Deep Purple – In Rock (CD, EMI, 1970)
24. Deep Purple – Made In Europe (CD, EMI, 1976) [*]
25. Def Leppard – X (CD, Mercury, 2002)
26. Diamond Dogs – Up The Rock (digitale, Smilodon, 2006) [*]
27. Doors – omonimo (CD, Elektra, 1967, ristampa) [*]
28. Nick Drake – Pink Moon (CD, Island, 1972) [*]
29. Bob Dylan – Greatest Hits (CD, CBS, 1967)
30. Duke Ellington – The Very Best Of (CD, Music Brokers, 2006)
31. Emerson Lake & Palmer – Trilogy (LP, Island, 1972) [*]
32. The Good The Bad and The Queen – omonimo (CD, Parlophone, 2007)
33. Grinderman – omonimo (CD, Mute, 2007) [*]
34. Herbie Hancock – Headhunters (CD, Columbia, 1973, ristampa)
35. Japan – Tin Drum (CD, Virgin, 1981, ristampa) [*]
36. Keith Jarrett – La Scala (CD, ECM, 1997)
37. Keith Jarrett – Facing You (CD, ECM, 1972) [*]
38. Janis Joplin – I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama! (LP, Columbia, 1969, edizione canadese) [*]
39. King Crimson – In The Court Of The Crimson King (LP, Atlantic, 1969, edizione canadese) [*]
40. King Crimson – In The Wake Of Poseidon (LP, Polydor, 1970) [*]
41. King Crimson – Island (LP, EG, 1971)
42. Kraftwerk – Autobahn (CD, EMI, 1974, edizione russa) [*]
43. Led Zeppelin – IV (CD, Atlantic, 1971) [*]
44. The Mahavishnu Orchestra – The Inner Mountain Flame (CD, Columbia, 1972)
45. MC5 – Back In The USA (LP, Atlantic, 1970)
46. Thelonious Monk – Monk’s Dream (CD, Columbia, 1963)
47. Motley Crue – Shout At The Devil (CD, Elektra, 1983, ristampa) [*]
48. Nine Inch Nails – Year Zero (digitale, Interscope, 2007) [*]
49. Le Orme – Collage (CD, Philips, 1971) [*]
50. Alan Parsons Project – Eye In The Sky (CD, Artista, 1983)
51. Pink Floyd – The Pipers At The Gates Of Dawn (3CD, EMI, 1967, cofanetto 2007) [*]
52. Pink Floyd – The Dark Side Of The Moon (LP, EMI, 1973) [*]
53. Return To Forever – Romantic Warrior (CD, Columbia, 1976, ristampa)
54. Sixx A. M. – The Heroin Diaries Soundtrack (CD, Eleven Seven, 2007)
55. Sly & The Family Stone – There’s a Riot Goin’ On (CD, Epic, 1971, ristampa) [*]
56. Soft Machine – Third (CD, Sony BMG, 1970, ristampa) [*]
57. Soft Machine – Fourth (CD, Sony BMG, 1971, ristampa) [*]
58. Soho Roses – Whate Ever Happened To…The Complete Works Of (CD, Full Breach, 2007)
59. Bruce Springsteen – Magic (CD, Columbia, 2007)
60. Joss Stone – The Soul Sessions (CD, Relentless, 2003) [*]
61. Joss Stone – Introducing Joss Stone (digitale, Virgin, 2007)
62. Nikki Sudden – The Truth Doesn’t Matter (CD, Secretly Canadian, 2006)
63. Talk Talk – Spirit Of Eden (digitale, Parlophone, 1988) [*]
64. Tangerine Dream – Phaedra (LP, Virgin, 1974) [*]
64. Erik Truffaz – Bending New Corners (LP, Blue Note, 1999) [*]
65. Van Der Graad Generator – Pawn Hearts (CD, Charisma, 1971, ristampa) [*]
66. Suzanne Vega – Beauty & Crime (CD, Blue Note, 2007) [*]
67. Velvet Revolver – Libertad (CD, RCA, 2007)
68. Weather Report – Mysterious Traveller (CD, Columbia, 1974, ristampa) [*]
69. Weather Report – I Sing the Body Electric (CD, Columbia, 1972, ristampa)
70. Whitesnake – Slide It In (CD, EMI, 1984) [*]
71. Whitesnake – Slide It In (LP, EMI, 1984) [*]
72. Whitesnake – Saints & Sinners (CD, Geffen, 1982, edizione americana)
73. The Wildhearts – omonimo (CD, Roundrecords, 2007)
74. Robert Wyatt – The End Of An Ear (CD, Colummbia, 1970)
75. Robert Wyatt – Rock Bottom (CD, Rykodisc, 1974, ristampa) [*]
76. Yes – Close To The Edge (CD, Atlantic, 1972) [*]

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martedì, dicembre 11, 2007

facce ride

Quando sabato sera Daniele Luttazzi intratterrà i suoi ospiti in un teatro romano in nome della libertà di insultare la gente, per farli veramente ridere potrà mostrare loro il filmato di quel comico americano dal quale ha “preso in prestito” la battuta.

Ps: Camillo inoltre segnala un vasto “campionario di ispirazioni” di Luttazzi.

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ai cari autotrasportatori dico...

Mancano alimentari, benzina e addirittura alcuni stabilimenti Fiat hanno chiuso straordinariamente perché, non arrivando materiale, non c’è niente su cui lavorare. Ora, potrei anche star qui a solidarizzare con questo sciopero – o meglio, serrata – degli autotrasportatori. Poi però vedo immagini alla televisione in cui appare evidente che gli scioperanti impediscono di svolgere il lavoro non solo ai milioni di italiani cui stanno creando disagio, ma anche a chi all’interno della loro stessa categoria di scioperare non ne ha proprio alcuna intenzione. Insomma, solito utilizzo di metodi squadristi contro i “crumiri” di turno. E sono cose che fanno parecchio girare i coglioni. Poi butto un occhio sull’agenda, e noto che nelle prossime 24 ore devo fare un bel po’ di spostamenti, mi servirà la macchina. E quella ha l’asticella della benzina che sta meno di due millimetri sopra la riserva, e i benzinai nella mia zona erano già a metà pomeriggio tutti chiusi per mancanza di carburante. E il governo, per di più, minaccia la precettazione, quando come minimo ci vorrebbe un’azione speciale. E i sindacati dimostrano ancora una volta tutta la loro inefficienza, diretta conseguenza della inutilità. E più ne scrivo e più mi girano. E quindi, cosa dire agli autotrasportatori che stanno scioperando?

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lunedì, dicembre 10, 2007

Un Gran Signore. Persino troppo.

Se il mio editore televisivo fissa nella responsabilità televisiva un limite alla libertà di satira io sono contento, mi spiace solo che per farlo si debba ricorrere al canone secondo cui quella di Luttazzi non è satira, il che non è vero anche se in un primo momento ho equivocato leggendo il testo delle sue parole fuori del loro contesto drammaturgico e della loro legittima cornice ideologica (per me, ovviamente, un pochino ributtante). Se la sospensione del programma serve a far discutere di questo, io sono contento. Se Luttazzi torna in onda su La7 dopo che questa discussione si è svolta, e ricomincia, sono contento. Se lui e Campo Dall'Orto volessero venire a parlarne a "8 e mezzo", quando desiderino, sarei contento. Come vedete, sono molto contento. Sono contento anche della passione che il Manifesto, quotidiano comunista e dunque tribuna satirica fin nella testata, mette nella alta trattazione culturale del caso Ferrara-Luttazzi & Cacca. Sarei anche molto contento, ancora più contento, se accettasse l'idea che si deve ridere del patriarcalismo autoritario degli islamici o imbastisse nelle sue dense pagine difese così sofisticate della libertà di satira nel caso in cui un comico di destra prendesse Rossana Rossanda, la mettesse in una latrina e la trattasse come sono stato satiricamente trattato io. Non dubito che i colleghi comunisti sarebbero inflessibilmente coerenti con i loro principi.

Giuliano Ferrara, La Repubblica

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domenica, dicembre 09, 2007

chi s'indigna?

Nessuno dei tanti affezionati che sta portando avanti da tempo il dibattito ha ancora scritto indignato per il fatto che il primo colonnino della seconda pagina del Foglio di sabato è ritornato ad essere una rubrica di lettere. A mio avviso genialmente curata da Annalena Benini. Che non è la nuova Guia Soncini, perché né la sostituisce né la scimmiotta ma è divinamente lei stessa.

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ma tant'è.

Della classifica dei 50 migliori album del 2007 secondo il Guardian si disapprova totalmente la mezza schifezza dei The Good, The Bad and The Queen di Damon Albarn e Paul Simonon al primo posto, mentre si tira il fiato vedendo che il disco dei Grinderman sta nella top 50, anche se ci si interroga sul perché solo al posto 38. Più che altro sembra la Top 50 cool records, ma tant’è.

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Rimini, Rimini.

Secondo il New York Times, Rimini e la Toscana sono gli unici italiani tra i primi 53 posti che bisogna visitare nel 2008.

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sabato, dicembre 08, 2007

rassegna stampa.

“Up until the very end of a recent morning run at Villa Borghese, he seemed completely dry. This could be interpreted several ways. He may be 68, but he is in great shape physically, if rarely politically. Or perhaps his body is made of the same stuff as his personality, so low-key that a popular comic here recently nicknamed him "Valium." Or maybe it is evidence of an endurance that has allowed him to survive for a year and a half with terrible poll numbers, a fractious coalition and daily predictions that his center-left government would collapse, inviting the return of his more emotive predecessor, Silvio Berlusconi.”

Ian Fisher, International Herald Tribune – 08.12.2007, pag.1

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Daniele Luttazzi sospeso da La 7

La direzione della rete La7 ha deciso di sospendere il programma di Daniele Luttazzi, Decameron, in seguito alle pesanti offese che questo ha pronunciato nei confronti di un altro collaboratore della emittente stessa, Giuliano Ferrara. Avranno buon gioco gli strenui difensori della satira a difenderlo, i marcotravaglio e le sabineguzzanti per i quali in televisione si può fare di tutto ma nella televisione italiana ciò non è permesso. In verità, nella televisione italiana è permesso fare di tutto, compreso il mandarli in onda. Il punto è un altro. Come si può difendere ora uno come Luttazzi, come si possono prendere le difese – anziché le distanze – da una sua presunta satira che anziché far ridere faceva rivoltare? Di quella satira autenticamente tale, nel Decameron non se n’è mai vista l’ombra, tanto che il pubblico aveva iniziato a capire l’andazzo e a premere il telecomando volentieri. Piuttosto si è assistito ad una serie di volgarità sinceramente inaudite. E ora la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Luttazzi ha parlato di un “Giuliano Ferrara al quale Berlusconi piscia addosso, Previti caga in bocca, mentre Daniela Santanchè in completo sadomaso si dà da fare col frustino”. Testuale, per quanto rivoltante. Uno così, anziché essere messo alla porta tramite comunicato stampa ed eventuale buonuscita, andrebbe preso a calci nel culo, altrochè.

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dello scaricare, del pentirsene e dell'avere conferma che la musica di oggi è bruttella.

Lo ammetto, l’ho fatto. Dopo tanto di quel tempo che nemmeno io mi ricordavo quando era stata l’ultima volta, ho scaricato musica dalla rete. Cioè mi sono munito di uno di quei programmi che utilizzano la tecnologia torrent e mi sono messo a scaricare canzoni, dischi. Lasciatemi spiegare: Bit Torrent lo avevo scaricato perché mi serviva per una cosa seria, ovvero ottenere un contenuto digitale in modo perfettamente legale, cosa per cui la tecnologia è stata inventata, tra l’altro. Fatto ciò che dovevo fare, la tentazione ha però preso il sopravvento, e allora sono andato in cerca di un motore di file .torrent, ho digitato un paio di titoli a caso e ho scoperto che: 1) rispetto ai tempi di Napster, Audiogalaxy e simili si trova un sacco di roba in meno; 2) l’attesa per scaricare un album è snervante rispetto a quanto ci si mette a comprarlo legalmente nell’iTunes Music Store (non so se con altre piattaforme che utilizzano diverse tecnologie, come ad esempio eMule, le cose cambino o meno). Dicevo, ho trovato il motore di ricerca e ho digitato un paio di titoli a casaccio, lasciandoli però lì dove stavano, perché mi sono detto che se proprio volevo provare a scaricare, tanto valeva farlo con qualcosa di nuovo che mi aveva incuriosito e che o non avrei mai comprato a scatola chiusa o per un motivo o per l’altro non avevo ancora considerato di acquistare. La scelta è caduta su Made of Bricks di Kate Nash e Comicopera di Robert Wyatt. Clicca, apri, salva - fatto sta che passati i minuti necessari – troppi! – per essere scaricati, i due dischi stavano magicamente nel mio pc, a costo zero. E, chiamatemi snob, chiamatemi stupido, ditemi quello che volete, la sensazione che fossero in qualche modo dischi “sporchi” ha avuto la meglio. Avevo come l’impressione che il loro eventuale valore musicale dipendesse in qualche modo dal fatto che per averli io avessi saltato alcuni passaggi di quella che è la tradizionale trafila dell’acquisto; sicuramente avevo saltato il passaggio in cui, fisicamente o virtualmente per mezzo di carte di credito, mettevo mano al portafoglio. Non era nemmeno la stessa cosa che succede quando mi imbatto in cd promozionali che mi vengono regalati e/o che mi ritrovo nella casetta della posta: lì si tratta di fare un lavoro, si richiede un giudizio specifico e l’avere il disco gratis è una parte della forma di compenso di cui beneficio per parlare di quel titolo. Questa volta, con i file digitali che stavano in due cartelle, ho capito immediatamente che i due dischi non potevano essere di grande valore, non potevano possedere uno spessore artistico superiore ad una certa misura: erano orfani di qualche cosa, vuoi anche del rispetto verso l’artista, della voglia di imbatterti in loro, di possederli fisicamente ancor prima che tramite l’ascolto. Relazionarmi con loro è stato quasi problematico e, almeno all’inizio, impossibile: schivavo le note come quando di riflesso una forza ci impedisce di allungare il dito e toccare una fiamma, e solo con il tempo sono riuscito a metabolizzare in qualche modo l’accaduto. Bit Torrent l’ho ovviamente disinstallato all’istante, se mai avrò ancora bisogno di lui per qualche utilizzo legale – mi dicono che sul sito dei Nine Inch Nails sia in lecita distribuzione un album di remixes via torrent – lo reinstallerò. Per ora ne ho avuto abbastanza.

Scaricando quasi per caso due dischi nuovi, ho capito solo una cosa, o meglio di quella cosa ne ho avuto conferma. E cioè che non si pubblicano più dischi memorabili, e talvolta anche i vecchi leoni – leggi Robert Wyatt – danno vita a opere che si assestano sul mediocre e nemmeno dopo ripetuti ascolti prendono il volo, o si dimostrano qualcosa di più che dischi cosiddetti “di maniera”. Prendente Kate Nash: è una tizia che sta facendo impazzire il Regno Unito con quello che viene un po’ bislaccamente definito indie-pop. Dovessi usare un termine di paragone valido – e per rimanere nel campo di artisti recenti – tirerei fuori due nomi: Regina Spektor e i Dresden Dolls, la prima per la frivolezza pop che pervade il disco e per una certa similitudine vocale e i secondi per una qualche forma di follia compositiva nonché per l’utilizzo schizofrenico – ma i Dolls sono tuttavia più folli – del piano. Insomma, la Nash stava sulla bocca di tutti, il video del singolo Foundations aveva attirato la mia attenzione un paio di volte e se persino il New York Times aveva parlato bene di un disco inglese non ancora distribuito negli States (“Non è difficile immaginare il motivo per cui nel Regno Unito sono tutti così eccitati per Miss Nash, ovvero la seducente idea che una canzone di successo possa essere semplice e complicata come una causale conversazione”) vorrà dire che sotto la crosta un po’ di luccichio è presente. E sì, è presente, ma niente che faccia gridare al miracolo. O meglio ad un preciso tipo di miracolo che possa rimanere tale anche sulla lunga durata. Così come per i lavori dei già citati Spektor e Dresden Dolls, questo Made Of Bricks passerà il Natale indenne, ma non arriverà nemmeno a carnevale. Rimarrà una manipolo di brani che in pochi ricorderemo. Niente a che vedere con qualcosa che lasci il segno sul serio. Una futile illusione, buona all’istante – e finché dura… – ma che puzzerà di vecchio non molto dopo.

E la stessa cosa, ma con tutte le aggravanti del caso, la si può dire anche per Robert Wyatt e per la sua Comicopera. L’artista è geniale, inutile ribadirlo. Papà della scena di Canterbury degli anni ’70 (Third dei Soft Machine è una delle migliori cose dell’epoca), esploratore degli abissi musicali con Rock Bottom – e in parte con il successivo Ruth Is Stranger Than Richard – ha sempre mantenuto il livello della sua produzione piuttosto alto, tra lirismo, poesia e genio musicale. Questa Comicopera – alla quale collaborano come sempre anche Brian Eno e Phil Manzanera - invece delude parecchio e ci offre un Wyatt al peggio della sua forma. Canzoni che perdono il genio nella non conclusione, voce affaticata e priva del suo solito fascino, produzione decisamente non all’altezza. Quando da un disco di Wyatt salvi solo due canzoni (in questo caso Just As You Are e il rifacimento di Del Mondo dei CCCP – Fedeli alla linea) vuol dire che il problema è più che serio. E l’ammettere che magari tutti i dischi nuovi fossero come quest’ultimo di Robert Wyatt suona come una lievissima consolazione, niente di più.

Ricollegandoci all’inizio, viene quasi il dubbio che a scaricare tutta questa musica in modo illegale dalla rete – e dando per buono che la gente scarichi più le nuove uscire rispetto ai vecchi classici, altrimenti non si spiegherebbero le irritazioni di un’industria discografica che più passa il tempo e più è carnefice nel suo essere vittima – a scaricare tutta questa musica, dicevo, non è che si guadagni granché. Primo perché si rischia una bulimia musicale che non porta da nessuna parte: si scarica “l’impossibile” proprio perché è impossibile star dietro con l’ascolto a tutto il materiale scaricato, e in più lo si sente estraneo, diverso, finto fino ad arrivare al mio senso di colpa snob (?). E poi perché il livello qualitativo delle uscite degli ultimi anni è tanto basso da essere quasi imbarazzante. Non esiste più un disco che segni un’epoca, che marchi gli anni (l’ultimo quale è stato? Forse Ok Computer dei Radiohead, quasi dodici anni fa) e che renda la popular music di questi anni ’10 qualcosa di meno triste di quello che è. Tanto vale, dico, andare in un megastore, cacciare 10 euro e comprarsi un gran capolavoro: quello è il prezzo degli ottimi dischi. Il più giovane dei quali ha all’incirca 25 anni. E ve lo impacchettano e ve lo infiocchettano con rimasterizzazioni, riproduzioni fotostatiche degli interni originali del vinile, nuove e vecchie “linear notes” e spesso inutili bonus tracks, canzoni che se non trovarono spazio al momento dell’uscita un motivo ci sarà pur stato, ma che comunque rendono l’opera filologicamente più interessante. Un affare, che per di più creerà un legame quasi fisico tra voi e l’opera acquistata. Quel legame che solo la legittimità dell’atto, e la fiducia offerta dal portafogli, possono tenere insieme.

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venerdì, dicembre 07, 2007

A me "Popolo della Libertà" fa schifo. A lei, direttore?

Frequentare il cestino, lo so, fa bene. E io lo frequento discretamente, via, inutile dire il contrario. Gli scriverò 10 volte all’anno, mi pubblicherà 6: insomma, per un buon 40% delle volte finisco insieme alla carta straccia e a ciò che riempiva i posacenere prima che questi venissero svuotati. Ieri è capitato ancora, ma per discolparmi fatemi dire che una cazzimma come quella qui sotto non l’avrei pubblicata nemmeno io – che è tutto un dire. Nella forma, s’intende. Per quanto riguarda la sostanza sono ancora d’accordo con me stesso.

Al direttore - lei che sul Cav. ha sempre avuto un ascendente particolare, provi a consigliargli bene ancora una volta. Lo convinca che il popolo si riconoscerà nel Partito anche senza che questo si chiami necessariamente Popolo. Insomma, per farla breve, "Popolo della Libertà" come nome mi sembra proprio bruttino. Cordialmente,

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50000 baci.

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giovedì, dicembre 06, 2007

come peggiorare la propria situazione

“L’unica cosa che la signorina Egan si dimentica di rivelare è che suo padre è Timothy Egan, per quasi 20 anni giornalista al New York Times, dove oggi è tra le firme di punta della pagina degli Op-Ed. E’ come se la figlia di Enzo Biagi pubblicasse un editoriale sul Corriere. Ma nel bistrattato mondo dei media italiani questo genere di nepotismo non è affatto tollerato.”

Così – e con un commento di Servergnini - il Corriere cerca di difendersi dall’essere stato citato – e dall’esserne uscito malconcio – nella op-ed pubblicata ieri sul New York Times della studentessa americana a Bologna.

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mercoledì, dicembre 05, 2007

leggiamoci sul New York Times

“Since this murder, to be a college student from Seattle has become shorthand for something else. Ms. Knox has been called “una bugiarda” (liar), “L’Americana,” or my personal favorite, “La Luciferina.”. Come una studentessa americana a Bologna scrive del suo rapporto con l’Italia dopo l’omicidio di Perugia, sul New York Times.

[ma cazzo, è mai possibile che il Corriere della Sera, dico il Corriere, quel giornale che sul New York Times è citato come “Italy’s leading daily newspaper”, abbia scritto che essendo Amanda Knox di Seattle sia stata quindi influenzata nel suo stile grunge e nel suo interesse per le droghe da Kurt Cobain?]

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sub-opposizione

Facciamo un passo indietro. Dimentichiamoci della svolta berlusconiana di piazza S.Babila e di tutte le polemiche che nel centrodestra sono nate in seguito a quell’episodio. Lo so, è difficile cancellare con un unico colpo di spugna, e seppur temporaneo, le affermazioni acidelle di Fini e degli esponenti del suo partito, o ancora dell’Udc e dei suoi leaderini. Ma proviamoci. E arriviamo al dunque: il Cav., durante una riunione con i coordinatori di Forza Italia, pronostica un futuro agganciamento dell’Udc e di un’eventuale “cosa bianca” alla sinistra. Se per i centristi potrebbe essere legittimo farlo, figuriamoci se per il Cav. non è legittimo pensarlo. E aggiunge che sono stati proprio Casini e i suoi a “far cadere la Casa delle Libertà”. Opinione, anche questa, legittima se non altro perché non è la prima volta che la si sente pronunciare dall’ex Premier. Di più, Berlusconi dopo l’affermazione precisa che né lui né Fini avrebbero operato per una distruzione del centrodestra, tendendo oltre al braccio destro già teso con i fiori e gli auguri per la neonata figlia di Fini anche il sinistro, in vista di una ricucitura con Alleanza Nazionale. La quale, per bocca del suo portavoce, il primo della classe On. Andrea Ronchi, fa sapere che An gradirebbe una smentita da parte di Berlusconi per quanto affermato sull’Udc. Si facessero i cazzi loro, verrebbe da dire fossimo un minimo cafoni. Ma poi capiamo che è la sub-opposizione a parlare.

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lunedì, dicembre 03, 2007

tradimenti.

Mi viene in mente quella storiella che ogni tanto viene fuori, in quelle occasioni particolarmente ilari dove ci si raccontano cose già dette mille volte e che nonostante tutto riescono sempre a far ridere. E la storiella è la seguente, pari pari. Il mio caro amico lavora in un’azienda nella quale le finestre sono realizzate con i cosiddetti vetri “a specchio”, ovvero quei vetri in cui tu da dentro puoi guardare fuori ma non viceversa – se sei fuori, al limite, puoi giusto controllare lo stato della pettinatura suscitando grasse risate in quelli che stanno dentro che ti vedono come si vede un coglione allo specchio. Dicevo, enormi finestre con vetri a specchio. E quelle del suo ufficio danno su un parcheggio, di quelli tipici delle aree aziendali, pieni per metà di giorno con le macchine di chi lavora nelle vicinanze e grande via vai notturno di gente che arriva, scopa e se ne va. Contestualizzato? Andiamo avanti, perché qui arriva il nocciolo della storia. Capita che questo amico venga interrotto dalle urla di un suo collega che, quasi tutti i giorni, portando la faccia a schiacciarsi contro la finestra richiama l’attenzione di tutti verso un furgoncino, rosso, parcheggiato nel posteggio sottostante. Arriva il furgoncino, si ferma. Tempo due minuti arriva una macchina, una grossa berlina tedesca, scende una donna sulla quarantina e scatta velocemente sul furgoncino, le cui tendine si abbassano. E il furgoncino prende così a “molleggiarsi” a ritmi regolari, quelli tipici del su e giù. I colleghi – giura il mio caro amico – più volte hanno aperto la finestra accennando cori d’incitamento, e pare che la coppia una volta li abbia voluti anche ripagare di questo loro affetto mostrando velatamente una loro performance orale dal retro del furgone – ma qui, si potrebbe sconfinare nella leggenda metropolitana. Il tutto, ovviamente, in pausa pranzo.

illustrazione: René Magritte, "Gli Amanti" - 1928

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che portineria!

evviva.

Si festeggia un po’ anche noi.

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