E tu, a che gusto lo usi il dentifricio?
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Caro Dago, ieri con una toccante nota («Metti giù») delle 22.03 Daria Bignardi ha comunicato ai 5.000 amici di Facebook (ma ne ha «7.096 in attesa di essere accettati», puntualizza) la propria intenzione di abbandonarli dopo «una passione durata nove settimane e mezzo». Addio confermato al Paese intero - si immagina straziato dal dolore - in un pezzo dai vaselinici umori uscito oggi su "Vanity Fair".
Per la cronaca, va detto che Bignardi pochi mesi fa, sempre nella sua rubrica molto cool, dove pare che riesca mirabilmente a prendere un po' tutti per il cool, aveva già commiserato «i quarantenni che si baloccano su Facebook». Come darle torto? È sciocco, in effetti, coltivare on-line amicizie e passioni disinteressate.
Poi, improvvisa e gradita, la conversione. «Ho dovuto ricredermi». Applausi, trionfo. Una ola da stadio che neanche per l'Innominato quando si iscrisse a Comunione e Liberazione.
Purtroppo - casualmente - la folgorazione facebucchina (come direbbero a Napoli) di monna Daria coincideva millimetricamente con l'uscita, il lancio e la promozione del suo primo libro, «Non vi lascerò orfani». Un titolo che ora suona quantomeno stridente. Nonché con il delicato passaggio della Nostra a Raidue e il debutto de «L'Era glaciale». E qui, invece, il titolo sembra perfetto.
In queste nove settimane e mezzo - l'ho verificato personalmente, insieme con gli altri 5.000 - Daria ha modificato il proprio status SOLO per annunciare tutte - tutte - le date delle presentazioni del suo libro nelle biblioteche italiane - non pervenute Rocca Susella (Pv) e Vigolzone (Pc) - e due dosati teaser sulla partenza del nuovo programma. Niente di più. Niente di personale, niente di empatico, niente di niente. Solo un (in)terminabile spot.
Ora che quel si doveva fare è stato fatto, guarda caso, molla tutto perché quest'impegno le stronca la vita. Posto il fatto che una signora il proprio orticello web lo gestisce come crede, almeno ci risparmi la conversione. Ah no, è vero: così sfanga tre settimane della rubrica e si fa pubblicità arrivando direttamente a chi la ama nella piazza virtuale più trrendy del momento. Raddoppiano le probabilità di vendere qualche copia in più.
Insomma, Daria Bignardi, la donna che nelle interviste spiega all'intervistatore quali domande dovrebbe porgergli (vedi l'ottimo Sabelli Fioretti su «La Stampa»), oppure decide di scriversi direttamente il pezzo se l'intervistatore non le garba (vedi, più modestamente, il sottoscritto su «Tv sorrisi e canzoni») ci ha dato un'altra grande lezione di marketing e di comunicazione. La credevamo un bel rosso d'annata. Vuoi vedere che era solo un vinello in tetra-pack?Franco Bagnasco, Dagospia – 16.04.2009
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E il diretto interessato, Giuliani, chiede le scuse di Bertolaso e immediatamente viene indicato da mezzo web come una specie di eroe nazionale inascoltato.
Io, che geologo non sono e fino a ieri ero convinto che non si potessero prevedere i terremoti, mi pongo un sacco di domande.
Come si spiega che il terremoto devastante previsto per domenica 29 marzo non sia avvenuto?
Come si spiega che per il terremoto violento di questa notte non sia stato lanciato l’allarme dallo stesso Giuliani o dai suoi collaboratori? Giuliani spiega nelle interviste di oggi che il sisma era prevedibile, e che ieri sera lo vedeva anche dai sismografi. Perché non ha nuovamente lanciato l’allarme?si può dire “prevedere i terremoti”, se lo annuncio una settimana prima in un posto e invece succede una settimana dopo in un altro? Intendo dire: se si fosse dato retta al primo allarme si sarebbe evacuata Sulmona per un paio di giorni, immagino. Poi, tutti a casa. Il terremoto invece ha colpito più a nord, e una settimana dopo. Come si fa a dire che era una tragedia annunciata? Lo sciame sismico in corso in Abruzzo è lì da mesi. Ma un episodio violento avrebbe potuto esserci oppure non esserci. Il 24 marzo, secondo lo stesso Giuliani, tutto si sarebbe esaurito entro pochi giorni…Dalla cronaca, francamente, mi pare di capire che hanno ragione i geologi: non si possono prevedere i terremoti. Non con quel grado di certezza che permette di dire quanto saranno violenti e quando accadranno entro un ragionevole margine di approssimazione.Peraltro le misure del radon, considerato un importante precursore sismico, sono allo studio da decenni. Su google scholar, il primo articolo che parla anche di radon tra i precursori sismici si intitola così: Earthquake prediction: a physical basis. Ha 270 citazioni, ed è uscito su “Science” nel 1973. Dunque non è che i geologi di tutto il mondo sono degli sprovveduti. Piuttosto non ritengono di avere ancora abbastanza informazioni dai precursori sismici per dire di poter prevedere i terremoti.
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