giovedì, giugno 28, 2007

the dark side of Walter.

Visto che la stampa italiana, oggi, era in assoluta e completa adorazione, non ci resta che fare affidamento sulla stampa straniera per leggere l’altro lato di Walter. Quello che in Italia tutti sembrano aver dimenticato in favore di molti applausi per certe posture innaturali, che consentono di tenere un piede di qua e uno di là. Di andare contro il fondamentalismo e contro il “laicismo esasperante”. Di dire che la “preoccupazione primaria è la precarietà” per far contenti i compagni e poi tributare onore a “Marco Biagi e Massimo D’Antona” per tutti gli altri. Oppure dire – et voilà – che la sicurezza “non è di destra né di sinistra: è un bene di tutti”; ma questa chi gliel’ha suggerita, un lettore di Repubblica?

Il Cav. ha giustamente parlato di un Veltroni che ha fatto “il suo compitino” e nulla più. Ci permettiamo, ché siamo instancabili baciapile, di aggiungere che il compitino, tra le altre cose, sembra quello della barzelletta: mangiucchiato dal cane e consegnato all’insegnate tutto stropicciato.

mercoledì, giugno 27, 2007

differenti punti di vista.

Pietrangelo Buttafuoco [Ottoemezzo, La7, 27.06.2007]: “L’enfasi del suo [di Veltroni, ndr] discorso è stata sicuramente berlusconiana”

La pupa [sul divano, mentre in televisione Veltroni parlava]: “noioso fino alla nausea…”

domenica, giugno 24, 2007

ma la mia, di terra, è più ricca di humus perchè ci cacano sopra in tanti.

Non voglio rivendicare copyright alcuno, ché sarei un gran bel pezzo di paraculo. Voglio dire, a chi gironzolando per la Rete non è mai venuta la tentazione – seguita dall’azione, ovvio – di rubare dall’orto di un altro un frutto particolarmente succoso pensando che lo stesso stesse – ops! – bene anche nel suo? E non si parla di contenuti, si badi bene. Trattasi di piccolezze, di impostazione – quelli colti parlerebbero di layout –, di stile. Talvolta persino di linguaggio. Robette canoniche che hanno permesso a qualsivoglia forma più o meno aulica di “arte” di espandersi nel corso del tempo.

Nessun diritto d’autore da rivendicare, dicevo. Epperò una cosa la voglio segnalare lo stesso, poi giudichi il carissimo lettore se sono troppo megalomane io, ma con tutte le avvertenze di cui sopra, o se è troppo avido di orticelli altrui – e, per di più, senza nessuna spiegazione – l’altro. Sta di fatto che ho trovato questa cosa e mi è parsa – nell’impostazione e nello stile – tremendamente simile a quest’altra. Mia, e di un anno e mezzo fa.

opera omnia.

In coma, più o meno, da ieri sera. Faticata semi-professionale, mettiamola così che è sempre un gran piacere dire una cosa facendovi immaginare l’inimmaginabile. Ed ora un giusto riposo coadiuvato da un Branca Menta con ghiaccio e un Van Der Graff Generator sullo sfondo. Uno di quelli buoni, forse il migliore. Di quelli che ti si stampano in mente lentamente, ed è quasi un vortice che piano piano ti stritola. Uno di quei due-tre capolavori di cui ti stupisci ad ogni ascolto, tante sono le sfumature e le sfaccettature presenti. Tanti sono i passaggi, che ogni volta ne scopri un paio di nuovi. Ed è sempre un’emozione.

Poi, chi lo sa: ci sono gli affetti da cullare, le carte da sistemare, le pile di libri che si accumulano, non parliamo dei dischi – ché tanto, quando si vuol godere, sempre a trent’anni fa si torna indietro.

Insomma, dire tutto e dire niente, in questa afosa domenica d’agosto, è quanto di più completo possa offrirvi, cari i miei lettori. Una cinquantina al giorno, uomo più uomo meno, anche se ultimamente scrivo poco poco.

giovedì, giugno 21, 2007

altro che trovare chi mette i testi in rete

Io, a tutti quelli che scovano errori più o meno gravi, la maturità gliela darei d’ufficio.

mercoledì, giugno 20, 2007

merce avariata.

lunedì, giugno 18, 2007

the most underrated band

Sul Guardian di venerdì scorso è stato chiesto ad alcuni artisti famosi di indicare quali tra i dischi definibili come “classic albums” fossero invece, secondo il loro parere, “a load of borino tripe”. Ne viene fuori una cosa parecchio interessante dove, tra lo snobismo di chi deve sempre e comunque andare “contro” qualcosa (il cantante dei dimenticati Cornershop parla di The Dark Side of the Moon), si trova finalmente anche chi – Wayne Coyne degli Flamig Lips – ha il coraggio di ammettere che, in fondo, i Nirvana potrebbero essere paragonati ai Nickelback. Non si capisce, tuttavia, l’odio di Ian Ranking verso questo disco, tanto da arrivare a dire che le chitarre sono “out of tune”.

sabato, giugno 16, 2007

facci il piacere

Uno così, in Italia, come lo vuoi chiamare se non trombone?

venerdì, giugno 15, 2007

baffino non vuole il giornalista di Torino.

Massimo D'Alema, stizzito per la rivelazione che La Stampa ha fatto circa suoi presunti – e, probabilmente, patacche - conti brasiliani, ha impedito – due volte – ad un giornalista del quotidiano torinese di seguirlo all'estero. La Stampa, ora, si è stizzita anche lei.

mercoledì, giugno 13, 2007

i Ds che fanno i moralisti mostrano tutta la loro inconsistenza.

Commentare, c'è poco da commentare. I fatti parlano da soli, e fa nulla se spesso la gente non ascolta quel che dicono e si accontenta solo che questi parlino. Parlano di intercettazioni, e di telefonate finite a verbale e poi – in qualche modo – sui giornali, su Internet, ovunque. E in quelle telefonate tutti sappiamo cosa viene detto, ma nessuno di noi conosce il contesto; nessuno di noi riesce a capire il tono – qualcuno forse sì? Suvvia... - se scherzoso, se poco scherzoso, se incazzato. Ma tutti sentono queste telefonate, e allora il popolo bue si eccita, partono tutti con il ditino e bal, bla, bla, il solito circuito mediatico che in Italia funziona che è una meraviglia.

Dunque: mi pare che si sia capito che, pur senza voglia di commentare, a me queste telefonate che si leggono in ogni dove stanno sul cazzo. Ma già che ci siamo, e che il polverone è stato scoperchiato, mi sorge una considerazione semplicissima. I Ds, che si ritengono eredi del Partito Comunista Italiano, hanno sempre fatto della loro “superiorità morale” di berlingueriana memoria e della loro “diversità” dalla politica “inciuciona” una bandiera. Hanno prima processato – con la stessa gogna mediatica di cui oggi si sentono vittime – Craxi e poi non hanno dato tregua a Berlusconi nemmeno per un secondo, prendendo per oro colato qualunque cosa fosse scritta e puntando su un conflitto d'interessi che in effetti pure c'è e andrebbe risolto, per cercare di risolverlo con qualche formula punitiva che mettesse l'avversario politico fuori gioco. Poi si scopre che questi presunti “diversi”, come tutti in politica, intrattenevano affari con uomini che della politica non facevano parte, ma bensì provengono dal mondo della finanza e dell'imprenditoria. Insomma, diversi sì, ma una banca – la Bnl tramite Unipol – la volevano anche loro. L'importante è che non si sapesse. Ora invece si sa, e personalmente per quanto possa essere grave il fatto in sé, mi sembra sicuramente meno grave del moraleggiare e del sentirsi diversi, dello smentire e di essere colti con le mani nella marmellata, anche se gli strumenti per queste rivelazioni sono degne di un paese incivile – quale forse l'Italia in situazioni come queste è.

Allora, carissimi Ds, che vi apprestate a dar vita con la Margherita sempre meno dotata di petali, a quel tipico “puttanaio all'italiana” che sarà il Partito Democratico (se sarà), vogliamo dirla una cosa? Fate ridere – che non è esattamente come il “che schifo” di Travaglio, ma significa una cosa sola: dimostrate per l'ennesima volta – la più brutale – la vostra inconsistenza.

Tony Blair afferma che the Independent è un “viewspaper” e non un “newspaper” e quelli – permalosi – s'incazzano.

lunedì, giugno 11, 2007

just push play.

sabato, giugno 09, 2007

meglio cambiare.

Cara Paris, perché frigni?, Fabrizio Corona ha detto che una quindicina di giorni di carcere farebbero bene a “tanti”. “Tanti”, hai capito Paris?, è una cosa trendy. E tu non la vuoi fare?

giovedì, giugno 07, 2007

Chissà se ne sarà ancora capace...

Dicono che ad uno fuori dal giro abbiano chiesto di scrivere un reportage su di un festival, come ai vecchi tempi. Pare che lui abbia accettato, dicono.

Acquistalo, in Italia il suo uso è "vietato".

Per chi abbia fatto acquisti in passato tramite il sito web di Apple o nell'iTunes Music Store, non è una sconosciuta la newsletter che Apple manda ai suoi clienti circa le ultime uscite discografiche o gli ultimi prodotti hardware/software o, ancora, gli ultimi super tecnologici accessori per l'iPod. Solitamente queste newsletter – come quelle di qualunque altra azienda – sono ignorate, un po' per mancanza di tempo e un po' per evitare la (estrema) tentazione di dover fare una bella – l'ennesima – strisciata di carta di credito per acquistare quel gingillo che “cazzo, mi manca, non si può assolutamente vivere senza”.

Stamattina, un po' per mancanza di voglia di mettermi a lavorare sul serio, un po' per altro, una di queste newsletter l'ho aperta. La Apple mi presentava un'offerta d'acquisto, con ben 25€ di sconto fino al 14 giugno, di un trasmettitore FM RDS Kensington, un affarucolo che permette di collegare l'iPod all'impianto stereo di qualunque macchina dotata di ricezione del segnale RDS, in modo tale da poter ascoltare l'intera libreria del player in auto, comodamente, e senza dover tirare fili e filacci di cui solo un buon elettrauto è a conoscenza. Non male come cosa – direte voi. E non male dico anche io. Se non fosse che in calce alla mail, in quella zona dove sono presenti in corpo 3 tutte le magagne nelle quali si incorre dopo l'acquisto, sta scritto che “l'uso di questo dispositivo sul territorio italiano è vietato”. Esatto, vietato. Mi hanno mandato un invito ad acquistare un apparecchio che poi in Italia non potrei usare, per misteri a me sconosciuti. E non è che varcato il confine con la Francia le cose cambino. No, perché il trasmettitore “dalle informazioni fornite dal produttore può essere usato in Austria, Belgio, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, , Spagna, Svezia, Regno Unito, Svizzera, Repubblica Ceca e Germania”. Capito?

lunedì, giugno 04, 2007

il caos della ministra Turco

Il Ministro della Salute Livia Turco [Il Riformista, 04.06.2007 pag.1] scrive un articolo in cui dopo aver illustrato la bontà di alcune sue ultime esternazioni, inizia a porsi la domanda più maliziosa di tutte per sostenere le sue tesi. Chiede infatti la ministra se c'è “qualcuno che pensa che alcool e tabacco non siano anch'essi droghe?”. Non che non lo sono, cara ministra, perché bevo e fumo per piacere. Bacco e tabacco all'origine sono un piacere, non una droga, e possono diventarlo solo nel momento in cui si esagera. Discorso diverso per le droghe, che anche nelle quantità minime perseguono come unico obbiettivo quello dello sballo. Ha mai visto la cara ministra che i ragazzini si fumano una canna per sentire il profumo della cannabis che il marocchino all'angolo gli venduto, tagliata con chissà quali porcherie? Anche il vocabolario, d'altronde, corre in nostro aiuto. Dal De Mauro – Paravia: “Drò|ga: denominazione generica di sostanze naturali o di sintesi con proprietà stupefacenti, eccitanti o allucinogene” [e solo in uso figurato, ad intendere la droga come dipendenza, viene fatto l'esempio delle sigarette]. Dunque, “stupefacenti, eccitanti, allucinogene”, tutti aggettivi che indicano lo sballo. Qualcuno dica alla ministra della salute che scrivere che “20 morti su cento ogni hanno sono causate dal fumo e che per l'abuso di alcool ogni anno vengono ricoverate in ospedale 114 mila persone” non vuol dire inserire le sigarette e il vino nel calderone delle droghe. Perché c'è sì l'elemento nocivo, ma manca del tutto quello dello sballo.

Poi riparte la crociata contro la Fini-Giovanardi, rea secondo la ministra di portare il giudizio su una persona ad essere formulato “non in base ad un'attenta valutazione ma un milligrammo in più o in meno di droga trovato in suo possesso”. E allora non si capisce perché a decidere se un ragazzo è un criminale o meno dovrebbero essere i kit anti-droga da distribuire ai genitori, i quali forse sono un po' invasivi però “potrebbero portare a sbloccare tanti silenzi in famiglia”.

Chiusura di articolo formidabile: “il proibizionismo non funziona”. E infatti la ministra vuole vietare la vendita di sigarette ai minori di anni 18.

Apple toglie i Drm ma è già [inutile] polemica

L'iTunes Music Store di Apple ha lanciato, una manciata di giorni fa e un mese abbondante dopo l'annuncio, il servizio per l'acquisto di canzoni sprovviste di Drm, ovvero non protetti e quindi leggibili da chiunque per un numero illimitato di macchine, a patto di avere un player o un software che supportano il formato di compressione AAC. E subito si sono scatenate polemiche, perché pare che queste nuove tracce mantengano al loro interno informazioni su chi le ha acquistate, in modo tale da rendere riconoscibile chiunque cercasse di divulgarle con i sistemi di p2p.

La cosa a me sembra molto semplice: se anche questo fosse vero, non ci sarebbe assolutamente nulla di male, dal momento che la Apple non può certo togliere i Drm e incitare i suoi clienti alla libera distribuzione su canali pirata di materiale protetto da vari diritti. Comprate la vostra musica, riproducetela su un numero illimitato di player e pc, passatela al vostro migliore amico, alla vostra amante o a chi volete voi, ma non divulgatela universalmente. Un po' come succede a comprare i cd ma a non infilarli in emule.