mercoledì, agosto 31, 2005

Candidare Oriana Fallaci contro Afef?

Non è stupida l’idea ventilata dall’organo ufficiale della Lega Nord, La Padania, a proposito di candidare la Fallaci contro Afef Tronchetti Provera. Ma le condizioni affinché questo avvenga mi pare proprio che non ci siano. Prima di tutto la candidatura di Afef ancora non è stata ufficializzata. Certo, la tentazione per la bella (bellissima!) tunisina è molta; Mastella è un vecchio volpone e sta cercando in tutti i modi di averla dalla sua parte, ma mr Telecom, il di lei marito, ha posto il suo veto (e Afef stessa infatti ha subito dichiarato “Mio marito non vuole che io entri in politica”). Siamo consci che trattasi del solito teatrino della politica italiana: tira, molla, vengo, non vengo, sì, no, forse. Dovremmo esserci abituati e allo stesso modo sapere che se la voce gira e la diretta interessata non smentisce, orami è cosa fatta. Ora dunque poniamo che Afef si candidi con l’Unione e, come lei stessa ha dichiarato, contro le idee del presidente del Sentato Marcello Pera. A questo punto la battaglia deve essere condotta ad armi pari, e serve una donna. Chi dunque meglio di Oriana Fallaci, una pietra miliare, una faccia conosciuta ai più (tutti quei milioni di italiani che hanno comprato i suoi libri)? Ma soprattutto una persona amata per le sue idee, una persona con una forza, un orgoglio, una rabbia e una ragione superiori. Una persona che riuscirebbe prima a mettere al tappeto la bella Afef e poi ha insinuare il tarlo nella testa degli italiani. Ma non sogniamo troppo. Oriana è una che, non dico non accetta, proprio non si fa nemmeno tentare. Più volte su queste pagine (nella vecchia edizione, al vecchio indirizzo del vecchio condominio cannocchialuto) ho scritto che ero totalmente d’accordo con chi, come Vittorio Sgarbi, chiedeva al Cav. di andare a bussare alla porta della scrittrice a New York. Ma lei, la scrittrice, non si è fatta attendere e ha subito minacciato: che ci provi il cavaliere a venire alla mia porta. La speranza è l’ultima a morire, vero. E la nostra speranza per avere un’Oriana “politicamente attiva” è che per prima cosa lei stessa si renda conto della coscienza che gli italiani hanno su certi temi e decida di intervenire subito. Al fianco di Pera, di Ferrara, di Feltri, di Sgarbi e di altri “atei devoti” e “duri e puri” come lei i quali, pur considerando Cristo come una mera invenzione umana, hanno però a cuore i temi della cultura cristiana, delle nostre radici, del nostro pensiero filosofico che per forza di cose è di matrice religiosa. Temi che vengono ogni giorno minacciati e messi in pericolo dal cosiddetto “scontro di civiltà” che l’Islam ci ha dichiarato da ormai 4 anni (tra poco è l’11 settembre, bellezze). Per queste ragioni deve venire la candidatura di Oriana Fallaci, per queste ragioni il centro-destra (odiato dalla scrittrice tale e quale il centro-sinistra, ma per forza di cose più vicino al suo pensiero e alle sue idee) non deve demordere bensì persistere nella conquista della giornalista. E poi lei stessa deve fare il suo passo. Certo, magari dopo il colloquio con Benedetto XVI, persona che Oriana non ha mai nascosto di ammirare e persona che dalla scrittrice è stata più volte additata come uno dei pochissimi pilastri di salvezza che l’Occidente intero ha a sua disposizione, qualcosa può cambiare.

Musica da blog / Johnny Rotten strikes again!

Johnny Lydon, il cantante Rotten dei grandi Sex Pistols, non la manda a dire a Bono e a Bob Geldof, le due star del rock politico buonista. L’invecchiato autore di “Anarchy in the U.K.” non sembra aver perso la vis polemica: “Tutte le volte che vedo Bono con quegli occhiali da mosca e i pantaloni di pelle, non lo sopporto. Non mi sembra il modo migliore per risolvere i problemi del mondo. Si strizza i testicoli in pantaloni attillati in nome della pace nel mondo.” Quanto a Geldof e al Live 8, Lydon definisce l’evento una produzione “debole e fatta in economia”, con pochi artisti neri: “Non credo che abbia ottenuto alcun risultato, e Geldof è troppo egoista…(fonte: dagospia)

i dardi: primarie Unione / Chiama la chat line per ascoltare il programma

Si consiglia la lettura del seguente dardo, per via del suo linguaggio e dei suoi contenuti osceni ed espliciti, ad un pubblico adulto e possibilmente non di centro-sinistra

Primarie Unione, ecco il numero di telefono per la raccolta fondi da parte dei militanti: 899699906. Prezzo 2,50 € a chiamata. Solo maggiorenni. Servizio riservato all’intestatario della bolletta. Attenzione, linguaggio esplicito: durante la telefonata Bertinotti e Prodi spiegheranno, tra orgasmi e mugolii, il loro programma elettorale. Segnatélo su un Post It®

Alleanza Nazionale propone di tassare lo stipendio dei politici del 10%

“Prima di chiedere l’ennesimo sacrificio ai cittadini italiani, siamo noi politici a dover dare il buon esempio”. Frase ad hoc, utilizzata più volte a mo’ di promessa e (quasi) mai mantenuta, tanto che oramai le cronache o i fondi giornalistici evitano accuratamente di riportarne altre. Bene, perché quest’oggi si fa un’eccezione? Per un motivo semplice: sono talmente ingenuo che questa volta quasi ci credo. La frase è stata pronunciata da Donato Lamorte, segretario e deputato di Alleanza Nazionale il quale, riprendendo una vecchia idea della sua collega di partito e sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone (ma anche la Lega in passato ci aveva provato), rimette sul piatto un questione scottante. La crisi economica c’è, l’euro non dà tregua, il petrolio è alle stelle. Ma soprattutto, le casse dello stato sono sempre più vuote. Ecco dunque l’idea di Lamorte, sostanzialmente espressa in tutto il suo splendore nel virgolettato riportato sopra: prima di spremere ulteriormente i contribuenti – e tanto la spremitura avverrà lo stesso – perché tutti coloro che praticano la vita politica non si tassano lo stipendio del, diciamo, 10%? Idea davvero eccellente, e senza inutili sarcasmi. Come da lui affermato, in modo sacrosanto, è davvero giusto che i politici diano il buon esempio, soprattutto alla luce degli stipendi che (spesso) vengono dati dallo Stato per lavori totalmente inutili. Si calcola che in Italia coloro i quali hanno una fonte di sostentamento da parte dello Stato per la loro vita politica siano su per giù 292 mila, e vanno dal deputato europeo al consigliere di circoscrizione, passano dai consulenti membri di consigli di amministrazione delegati dai politici – chi ha detto il cda della Rai? Bene, prendendo spunto dall’ottimo fondo di Mattias Maniero pubblicato su Libero in data odierna (per chi legge più in là con la data: 31.08.2005), poniamo che lo stipendio medio di un politico sia di 3 mila euro (dove la media è calcolata tra coloro che percepiscono super stipendi e chi, più umilmente, semplici gettoni di partecipazione: in questo modo è comunque auspicabile che il compenso medio sia abbondantemente superiore alla cifra ipotizzata). In un anno fanno 36 mila euro esatti. Bene, moltiplichiamo 36 mila per 292 mila e calcoliamone il 10%: otteniamo la bellezza di 10 miliardi e 500 milioni più ancora qualche nocciolina (la cifra esatta è 10 miliardi e 512 milioni). Insomma, un bel gruzzoletto che potrebbe servire a sopperire almeno in parte alla mancanza di liquidi nelle case dello stato. Ma il calcolo è stato effettuato su una media di 3 mila euro di stipendio mensile: come già scritto qualche riga sopra è altamente ipotizzabile che possa essere il doppio (e che quindi i miliardi che entrerebbero nelle casse dello stato siano 20 e non più 10). Insomma, con questi banali calcoli si capisce perché la proposta che il deputato di Alleanza Nazionale ha intenzione di inserire nella prossima finanziaria non sia da prendere in poca considerazione. Anzi, il contrario. Un buon metodo per fare entrate nelle casse statali andando a tassare coloro i quali percepiscono compensi altissimi per lavori a volte del tutto minimi. Inoltre il 10% non è una percentuale esagerata ma bensì ragionevole e, sinceramente, siamo sicuri che nessuno sentirebbe la mancanza di quella sua parte. Però questo all’atto pratico. Ora bisogna vedere come i signori della politica accoglieranno questa proposta. Loro bravi con il portafoglio dei cittadini ma che, quando c’è di mezzo il loro, scappano via veloci.

martedì, agosto 30, 2005

I dardi: Guzzanti-Veneziani / Urge una delucidazione

Paolo Guzzanti, padre di 1, padre di 2, vice-direttore del Giornale, senatore di FI. Marcello Veneziani, intellettuale di area AN, ex MSI, giornalista su Libero e l’Indipendente, autore di libri, pamphlet e recentemente inviperito con la ex moglie rea di avergli nascosto dei libri. Entrambi i personaggi in questione appartengono all’area di centrodestra. Solo che il primo proviene da sinistra, il secondo è più o meno rimasto dove stava: a destra. Dovrebbero convivere, ma si beccano: quello venuto da sinistra accusa il suo compagno di schieramento di essere un fascista. Il presunto fascista replica dicendo di apprezzare molto i destri ex sinistri e di considerarli parte della destra contemporanea ed anche di quella futura. In particolare apprezza l’intelligenza del primo, il padre di 1 e 2. Ora dopo i dati la facile constatazione: agli ex sinistri – non tutti, sia chiaro, qualcuno però sì e il Guzzanti sembra uno di questi – dà per caso fastidio essere considerati di destra? Urge una delucidazione.

Le infradito giustamente messe la bando dall'America / Perchè scandalizzarsi per tutto ciò?

Disclaimer: Non è la prima volta che accanto al post metto la foto di un bel peperoncino. Rosso, piccante, di quelli affusolati, tipici per la loro forza. Sta ad indicare (ma l’avrete sicuramente capito) un post da tenere in considerazione ma allo stesso tempo da non prendere troppo sul serio. Insomma, come quello in cui si parlava di un giornale che ha cambiato direttore e che ha copiato spudoratamente l’impostazione grafica di un altro giornale. La denuncia è seria, ci mancherebbe altro, ma il tono è tra il serio e il faceto. Ecco, tra il serio e il faceto: la definizione è perfetta. Che dite, si capisce che amo la Soncini?

Ma perché ci scandalizziamo? Spero vivamente per le gonne corte, vera e propria fonte d’ispirazione; oppure per l’ombelico – che non è per l’ombelico in sé quanto per quello che rappresenta; una parte per il tutto: il ventre – che in un contesto piatto ed altamente presentabile senza vergogna, a noi maschietti fa girare la testa. La messa al bando di queste bellezze è ingiusto – no, quella dei pantaloni di pelle no perché a) puzzano b) in ufficio non suona Bon Jovi – non quella delle infradito. Traduzione italiana dell’americano flip flop. Queste sono esempio di burinaggine, ed è più che giusto non presentarsi all’ufficio con le ciabatte (perché saranno anche di moda previo sdoganamento sulla passerella; le avranno anche Dolce e Gabbana e probabilmente pure il Cav. ne ha un paio per quando esce di doccia, ma è innegabilmente burino indossarle per strada, nei negozi, nei ristoranti – dico: ristoranti! – o negli uffici pubblici o privati che siano), figuriamoci innanzi a Geroge W. Bush, come una scolaresca di persone evidentemente poco educate ha fatto nel bel mezzo dell’estate che si sta concludendo. Le infradito mostrano il piede: zona altamente erogena, desiderio spesso inconfessato – perché ritenuto inconfessabile – ma che in sostanza ci arrapa tutti quanti. Ma anche zona del piede che, nel caso di zero manutenzione, è brutta. È storta, puzza, le unghie hanno forme disgustanti. Gli smalti vengono applicati un giorno all’anno e per gli altri 364 si aspetta che venga via da solo, senza l’aiuto del batuffolo immerso nell’acetone. In questo modo si rischia anche di giudicare una persona per quello che non è, cari ragazzi. Si corre il rischio di soffermarsi su un’unghia incarnita e da lì decidere che quella bellissima ragazza con i capelli biondi e gli occhi azzurri, che con un bel tacco ci avrebbe fatto perdere la testa, ci fa invece schifo – perché, non prendiamoci in giro, un’unghia incarnita fa schifo! - Insomma, le infradito sono da cafoni. E sono scomode: fatevi una passeggiata di un chilometro scarso con ai piedi le “ciavatte” e poi vedrete – non che io abbia provato, siammai, è che spesso ho goduto della compagnia di chi lamentava calli e vesciche proprio tra l’alluce e il secondo dito. Scomode, brutte e cafone: guai al primo che fiata, in America hanno fatto benissimo a metterle al bando, poche chiacchiere.

lunedì, agosto 29, 2005

L'Udc si adegui o cambi aria. Qui si ha intenzione di vincere

“Il sacrificio? Nessuno glielo chiede”. Con queste parole, arrivate dal capo della segreteria politica dell’Udc Armando Dionisi, il rapporto tra i centristi e la Cdl è presumibilmente giunto al termine. Una volta per tutte. E meno male, perché sinceramente non si capisce come possa esistere una coalizione nella quale un partito da 6% si permette di fare certe affermazioni nei confronti del leader non solo del partito più grosso ma anche dello schieramento stesso. Probabilmente il sacrificio al quale alludeva il Cav. nelle sue dichiarazioni da Mosca era non tanto quello di candidarsi come leader – con il via libera di tutti i rimanenti partiti e con l’unica eccezione dell’Udc appunto – quanto sopportare i capricci di chi si sta facendo desiderare, conscio del fatto di non essere indispensabile e sicuro di arrivare a correre da solo a polverone finito. Non prendiamoci in giro: l’elettorato di centro destra non ama l’Udc, questa è la verità. Chi ha mire centriste è già migrato dall’altra parte, insieme ai molti ex che si sono ritrovati scontenti di aver votato il Polo. Chi vuole centro è passato alla Margherita o all’Udeur ma non è rimasto all’Udc. E l’Udc se lo deve mettere in testa: perde i suoi elettori tanto quanto tutti gli altri partiti della Cdl. E se vuole andarsene – correre da sola o in mire neo-neocentriste piuttosto che fare il “salto della quaglia” sinceramente è cosa di poco interesse – libero di farlo: contenti loro e lieti noialtri. Nessuno è indispensabile, tanto meno un partito piccolo, deleterio per l’intera coalizione con i suoi comportamenti e per di più facilmente recuperabile con le ventilate nuove alleanze con la Dc di Rotondi, la Mussolini e i cosiddetti “radicali di destra”. Insomma, è ora di finirla. Se non siamo in aperta campagna elettorale, mancheranno si e no tre ore: bisogna stare uniti, adeguarsi alle decisioni dei più grossi (in termini quantitativi di consensi), recuperare credibilità – questa persa, sinceramente, non solo per colpa dell’Udc – e presentare una proposta credibile, coerente e che riesca a conquistare nuovi elettori ma, soprattutto, quelli delusi. E poter così battere un sinistra-centro sempre più scricchiolante, tenuto insieme da un odio verso l’attuale Premier e con un leader di partito che ha già dichiarato: faremo cadere il governo. All’apparenza sembra facile, ma si sa, all’atto pratico è tutta un’altra storia. Ci proviamo?

Mi sono iscritto ad un aggregatore. Però poi mi han detto e io non ho creduto ma sono comunque scattato sull'attenti

Come potete vedere nella barra laterale di destra è apparsa la finestra di un aggregatore, Blog-News.net. L’ho messa perché qualcuno dei suoi ideatori ha lasciato un commento positivo a questo blog, con conseguente invito ad iscriversi all’aggregatore, in un post di un mesetto fa. Ho accolto l’invito. Loro, per tutta risposta, non hanno ancora spedito la mail con i dati, ma vi era scritto di attendere dalle 24 alle 96 ore, e credo che 96 ancora non ne siano passate. Io nel frattempo, da bravo utente, ho aggiunto la finestra al blog: dall’aggregatore infatti chiedevano l’immediato inserimento perché il “personale deve compiere verifica dell’inserimento”. Fatto. Poi però mi sono giunte voci: l’aggregatore non è esattamente libero, ogni tanto qualcuno applica piccole censure – chessò, post spariti dalla finestra perché non in linea con il credo degli ideatori dell’applicazione – soprattutto con i blog dichiarati, considerati o persino simpatizzanti “di destra”. Oh, mi è giunta voce, ma non l’ho minimamente verificata. Mi fido della bontà di chi ha inventato l’aggregatore, immagino che colui che mette in giro le voci sia un utente poco contento del servizio e con manie di ripicca. Ovvio però che essendo questo un blog dichiarato, considerato o simpatizzante – scegliete voi quale vi garba di più, per me non è una questione importante – “di destra” al minimo sospetto di censura – ma questo sempre che accettino la mia iscrizione, io intanto la finestra l’ho messa perché c’è la verifica e bla bla bla, comunque loro mi hanno invitato esplicitamente (vedi commenti al post un po’ più sotto) quindi ora sarebbe anche scortese non mantenere l’invito – la finestra sparisce, così come Ordine Generale dalla lista dell’aggregatore.

sabato, agosto 27, 2005

I dardi: scopri la parte mancante

Un intellettuale barbettato auspicava una platea piena di fischi per Fini al Meeting di Rimini. Gli è andata male: i fischi erano due o tre, e tutti arrivavano da stronzi come l’intellettuale di cui sopra.

Vasco canta su Repubblica: che gran sentire!

Ammetto che questa volta non è farina del mio sacco. Perlomeno non tutto. Stavolta – ma la ragione è nobilissima* - la news non è fata da me. L’ho pescata in rete, su un altro blog. Ma che importa, la pratica non è diffusissima? L’importante non è mica distribuire e far girare il più possibile le notizie? Allora mi ci metto anche io, nel mio umilissimo piccolo. Bene, JimMono ha fatto un post su Vasco Rossi, ispirandosi alla rubrica che il rocker emiliano tiene su XL, il nuovo supplemento mensile e molto fighetto di Repubblica. Ebbene, in dillo alla luna – che è poi il nome della rubrica oltre che una celebre canzone del Blasco – del primo numero l’ex (?) “vita spericolata” manda un messaggio a sir Bob Geldof. Quello del Live8, anche se preferisco ricordarlo come quello dei Boomtown Rats di I don’t like Mondays – che sono un po’ come i Cugini di Campagna in lingua inglese: oddio, la qualità proprio non è la stessa, ma il ricordo nella gente si. I parrucconi nostrani sempre con Anima Mia, i bevitori d’oltremanica con I don’t like Mondays. Insomma, Vasco scrive delle belle paroline all’organizzatore del “più grande spettacolo di Rock’n’roll sulla faccia della terra”, che con un impietoso copia-incolla riporto su queste paginette:

Non ho partecipato al Live8. Ho declinato l'invito pensando che ci sarebbe stato senz'altro qualcun altro che mi avrebbe degnamente sostituito...Sono stato definito "distratto" e "poco impegnato"...Allora rispondo a "sir" Bob Geldof. Il mio "impegno" è quello di cercare di scrivere belle canzoni. E quando ci riesco mi sembra di aver già fatto abbastanza. Altri tipi di "impegno" li trovo un po' eccessivi quando non addirittura strumentali... insomma, non si sa mai dove finisce l'"impegno" e dove comincia qualcos'altro. Per la beneficenza meglio usare il proprio portafoglio e possibilmente in silenzio. Lo spettacolo deve tornare a essere spettacolo e non spettacolarizzazione. E la solidarietà un impegno personale e "fisico"... Vedo molto bene il volontariato che consiglio a ogni artista "impegnato". La musica basta da sola, è già di per sé un messaggio di pace... quando si suona non si spara...

Piccante, non trovate? Ma la cosa più bella, quella che fa riflettere e pure spuntare un sorriso spensierato – quella che, insomma, fa sperare in una seppur piccolissima speranza per il domani– è che le frasi di Vasco Rossi, così deliziose, sono state pubblicate su un inserto di Repubblica. Che avevano forse ragione quelli del Secolo d’Italia quando scrissero che Vasco forse sotto sotto era più di destra che di sinistra? Vasco canta alla grande, su e giù dal palco – per citare uno che al Live8 invece c’è stato, seppur in modo ridicolo.

*la ragione nobile sta nel fatto che rifiutandomi di comprare Repubblica ero semplicemente a conoscenza della nascita del nuovo inserto ma me ne ero ben visto dal dargli un’occhiata. Magari m’avrebbe evitato di rubare la news a qualcun altro. È che dopo la nascita del patetico News Settimanale di Andrea Monti non mi fido più di nulla. Ma questa sarebbe un’altra storia.

Alla festa de l'Unità tira più un pelo di figa che ...

Cosa non si fa per due presenze in più. Il grande ritorno della pacchianata – pardon – Festa de l’Unità a Milano è trionfale. E giù di locandine. Metalmeccanici? Lavoratori incazzati? Sfottò all’attuale presidente del consiglio il Cav.? Ma nemmeno per sogno. Vogliamo attirare davvero molta gente? – avranno pensato con un lampo di vero genio gli organizzatori – allora mettiamoci una signora. Bella, magari con quel gusto un po’ retrò. Sicuramente mi sembra più una snobbetta conservatrice che una progressista con i capelli bianchi a-là-cazzo, la faccia da perenne inviperita e la gonna la ginocchio. Ma tant’è. E il caro vecchio motto risulta essere sempre il più vincente. Cosa diceva? Ah, sì: tira più un pelo di figa che un carro di buoi.

mercoledì, agosto 24, 2005

In memoriam

Ambrogio Fogar

1941-2005

Buon ultimo viaggio, grande!

Problema di Fede, non di terre

“Il problema della Palestina non è un dissidio per la terra, ma di fede. Supponiamo che gli ebrei dicessero ai musulmani di riprendersi la Palestina. Ci andrebbe bene? No, perché la nostra lotta non è per la terra, ma per la fede”

Wagdy Ghoneim, espulso dagli Stati Uniti nel dicembre del 2004, prima leader dei Fratelli Musulmani e poi sostenitore di Hamas, già arrestato sei volte in Egiitto, ora fa telepredicatore sul canale televisivo Iqra. Invitato al campeggio estivo dell’Ucoii, l’Unione delle comunità musulmane e delle organizzazioni islamiche italiane, non ha fatto in tempo a prendere parte all’evento per problemi di visto d’entrata. Parteciperà comunque ad un ciclo di conferenze, sempre organizzate dall’Ucoii, la prossima settimana.
(fonte: Il Foglio)

martedì, agosto 23, 2005

Avete il telefono sotto controllo?

Gira voce, ma non prendetela per certa, che componendo 08 con il proprio cellulare si riesce a capire se si è “sotto controllo”. Se l’apparecchio dà libero non c’è scampo, siete intercettati. Io non sono sotto controllo – alla mia chiamata ha risposto la vocina pre-registrata “Vodafone messaggio grat…”. E meno male, altrimenti come giustificavo gli sms sconci?

Su, un po' di fantasia!

Volendo essere stronzi, bisogna ammettere che non facciamo troppa fatica. E, sempre volendo esserlo, di spunti ne abbiamo a iosa. È un po’ di tempo che mi riprometto – lo facevo in ferie: “appena torno lo faccio, lo faccio, lo faccio” pensavo tra me e me – di parlare di un giornale. Un foglio di quattro pagine – per un paio di giorni a settimana otto, ma i soldi in cassa ora sono quelli che sono e in estate la foliazione è sempre pari a quattro – tornato in edicola dopo tanti anni dal fallimento della prima edizione. Un ritorno finanziato da un politico di destra, concorrente per una regione nelle ultime elezioni regionali, con un direttore “scomodo” e scapestrato che provocò due reazioni opposte: fece impazzire di gioia i lettori, anche quelli come me che la pensano all’opposto su alcuni temi, e fece altrettanto impazzire l’editore. Che in meno di un anno lo silurò per metterci uno dei suoi, uomo fidato della destra italiana, personaggio di grande cultura, collaboratore di alcune testate e già direttore di un quotidiano di partito – ora il personaggio in questione risiede nel cda della Rai. Ammetto di dilungarmi e mi scuso con i due lettori che mi leggono: il motivo per cui ho iniziato a scrivere verrà posto solo alla fine del pezzullo. Con il cambio di direzione – via lo sfacciato, dentro il fidato – il giornale cambiò, perse moltissimi dei suoi comunque non tanti lettori, i redattori rimasero gli stessi ma gli opinionisti subirono un cambio e la qualità a mio modesto parere crollò. Tra i tanti cambiamenti ci fu anche un restyling grafico. Ed ora arriva il bello ed anche il motivo per il quale all’inizio si diceva che, volendo, ce n’è da essere stronzi. In questo giornale, nel numero odierno – che ormai è disponibile solo on-line dal momento che è sembra essere sparito da tutte le edicole d’Italia. Ho scritto a tal proposito anche in redazione, facendo osservare come fosse impossibile che nelle note di quarta pagina il giornale risultasse essere stampato nel paese in fianco al mio e che allo stesso tempo non fosse disponibile nelle edicole del mio circondario, e come risposta ricevetti una proposta di abbonamento con lo sconto del 20%; proposta ovviamente rispedita al mittente – nel numero odierno dicevo, a pagina due, un articolo comincia con le seguenti parole: “merita di essere letto Il Riformista, sia quando scrive cose giuste, sia quando suggerisce analisi sbagliate”. Fin qui tutto bene, non si vuole discutere in alcun modo il giornale di Polito. Quel che si vuol dire – ed ecco la parte “stronza”, finalmente! – è che Il Riformista meriterà sì di essere letto, ma non merita assolutamente lo sfregio di copiargli l’impostazione grafica, cambiando l’arancione con l’azzurro. E che cazzo, un po’ di fantasia!

L'inganno di Piano Man - ma il fesso chi è?

“Hai intenzione di parlarci oggi?”“Si, credo che lo farò”. Breve scambio di battute tra un’infermiera del Little Brook Hospital di Dartford, Inghilterra, e il suo paziente. E la bufala più grande dell’estate viene definitivamente vomitata, dopo aver girato nello stomaco per qualche mese, a causa di difficile digestione. Tutto ha inizio lo scorso 8 aprile. Sulla spiaggia di Sheerness, Sud di Londra, viene rinvenuto un ragazzo vestito in abito da sera completamente fradicio. Non parla, non ha con sé documenti. Insomma, nessuno sa chi è. L’unica cosa che farà, e che determinerà il suo nome da qui in avanti, è quella di disegnare un pianoforte su un foglio di carta. Un bel pianoforte, bisogna ammettere. Un mezza coda, completo di tutti i suoi tasti, nemmeno un errore o una dimenticanza. Insomma, lo smemorato in questione deve saper bene di cosa si tratta. Allora ecco che lo si porta innanzi ad un pianoforte e – stupore! meraviglia delle meraviglie! – il ragazzo suona divinamente. Parte la caccia all’uomo. “L’ho visto io, è un suonatore ambulante di Nizza”, e il francese immediatamente smentisce facendosi trovare in ottima salute. “è amico mio, abbiamo fatto la scuola insieme, è un bambino prodigio ceco”. Tale bambino prodigio ora è un uomo, si chiama Tomas Strand, vive a Praga e, nemmeno a dirlo, non è Piano Man – questo il nome dello smemorato “pianista”. Tutto questo fino a quando le voci iniziano a trapelare e l’inganno è tratto: il nostro ragazzo ha vent’anni, è tedesco, pare anche gay – quasi un obbligo esserlo per fare davvero notizia – arriva dalla Francia, dove ha perso lavoro, ha tentato il suicidio e, non riuscendoci, ha pensato bene di fotterci tutti: dalle persone che vedendolo l’hanno riconosciuto nel loro presunto cugino lontano ai semplici curiosi (noi), passando per gli ospedali e le case di cura della terra di Sua Maestà la Regina Elisbetta. Ospedali che, dopo la beffa, presentano al nostro il conto: diecimila sterline, tonde tonde, il prezzo da pagare per averci preso per il culo. Ma, si dice, oltre il danno la beffa: suonare? Nemmeno per idea, il nostro schiacciava sempre il solito tasto della tastiera – senza nemmeno sapere la nota corrispondente! A questo punto una domanda sorge spontanea: va bene il mistero, va bene l’artista, va bene il belloccio trovato tutto bagnato sulla spiaggia, ma le suadenti melodie dove cazzo le avete sentite? Insomma, lui pagherà anche il conto, ma la faccia di bronzo che ora deve portare chi ha parlato di lui come del nuovo Chopin non ha assolutamente prezzo.

Il ritorno

Eccomi di ritorno. Si scriverà, non si vede l'ora.

Il quadro soprastante non è stato riprodotto con una logica ben precisa. Si cercava su Google qualcosa che ricordasse il tema del ritorno – ritorno dalle vacanze, addio relax, sofferenza psicofisica ma anche voglia di ricominciare… - ed è venuto fuori questo. Titolo: Ritorno dai Campi. Autore: Romualdo Prati. Volete saperne di più? Qui.

mercoledì, agosto 03, 2005

Chiuso per ferie

Ordine Generale chiude per ferie e si trasferisce a Porto Cesareo fino a dopo il 20 di questo mese. Ci si risente a settembre