Al direttore generale delle Poste Italiane
e per conoscenza, al corrispettivo delle Poste Olandesi.
Gentilissimi,
immagino sappiate quanto sia faticoso alzarsi alle 6 e 15 di un sabato mattina per compiere i doveri professionali; devo supporre che l'abbiate provato e che quindi capiate benissimo come lo stato d'animo del sottoscritto sia abbastanza depresso, se non altro perché la stanchezza va a colpire maggiormente quelle che sono per me due funzioni di vitale importanza: il non perdere tempo fine a sé stesso – l'ozio, che immagino conosciate e bene, non è mai perdita di tempo fine a sé stessa – e l'essere nel pieno possesso delle mie capacità senza che nemmeno quel pacchetto di sigarette vada ad alterare in modo significativo i miei sistemi, nervoso e percettivo e, conseguentemente, il cervello. Ovviamente anche la levataccia ha i suoi lati positivi: il tragitto che in una giornata normale percorro in tre quarti d'ora, nella stessa fascia oraria di un – chessò – mercoledì mattina oggi l'ho fatto in 10 minuti secchi secchi, con la tangenziale deserta e il piedino pesante sull'acceleratore. Ma non di questo desidero parlarvi nella mia missiva, state tranquilli.
La levataccia l'ho scomodata perché uno, dopo appunto questa immane fatica e con il pomeriggio finalmente libero davanti, si sente stranamente bene, conscio di aver fatto quello che la società ha subdolamente imposto come dovere. Per questo vi scrivo, perché oggi ho avuto l'impressione che non tutti facciano il proprio dovere, e nonostante si alzino magari alle 8 della mattina e già alle 8 e 15 sono nella prima di una lunga serie di pause caffè.
Antefatto: un paio di settimane fa acquistai su Ebay, da una graziosissima ragazza olandese – l'essere lei graziosa, va da sé, è un mero frutto della mia immaginazione – un cd usato. Nulla di sorprendente, anzi, di per sé il dischetto è una mezza caccola, ma il dovere di collezionismo impone di avere tutto – no? - e per di più costava quattro lire-quattro. I potentissimi mezzi tecnologici hanno fatto sì che pagassi praticamente all'istante e che la graziosa ragazza mi confermasse il tutto, aggiungendo che il pacco mi sarebbe stato spedito il lunedì successivo, quello tragicamente noto come 11 settembre. Mi armo di pazienza e, come al solito, attendo. Ammetto che fino ad oggi mi è andata tutto sommato bene: i pacchi smarriti o che non mi sono stati consegnati sono decisamente pochi in proporzione a quelli con i quali tutto è filato liscio. (Teoricamente, se tutto funzionasse in modo corretto e tutti adempissero ai propri doveri – ricordate la levataccia di cui all'inizio? - nemmeno un pacco avrebbe dovuto essere smarrito, ma tant'è).
Passano due o tre giorni nei quali ovviamente mi dimentico della spedizione e poi, improvvisamente, mi torna in mente: ma quel cd, arriva o non arriva? Non che volessi prendermela di fretta o mancassi di fiducia, tutt'altro. Semplicemente alcuni trascorsi giocavano decisamente dalla mia parte di acquirente in ansiosa attesa: ho spedito dischi in Olanda che partivano oggi e arrivavano dopodomani, e addirittura un Londra-casa mia una volta ci ha messo 24 ore (giuro: timbro del giorno x, ricevo il giorno x+1, ma ammetto di aver pensato ad un errore di setting del timbro e il pacco probabilmente è stato spedito un paio di giorni prima). Lascio passare una settimana, magari – penso tra me e me – in Olanda hanno qualche festa che qui da noi è assolutamente ignorata e hanno fatto un ponte a partire proprio dal giorno dopo che la graziosa mi ha spedito il pacco. Passa una settimana lavorativa (quindi una decina di giorni, con un weekend in mezzo) e ancora non è arrivato un cazzo – mi perdonerete il termine, ma più racconto e più mi monta la rabbia. Che la graziosa mi abbia tirato quella che a Roma chiamano sòla? La contatto: saluti di rito, cortesia, e butto lì: sai, il pacco ancora non mi è arrivato, quando l'hai spedito? (facendo, ovviamente, finta di non saperlo). L'olandesina risponde in pochissimo tempo: “Dear ..., your Cd was sent on monday 11.09.2006 with priority mail, I think you should received it already” - credo proprio che non l'ho ricevuto già, altrimenti mica ti avrei scritto, e occhio all'English - “I can't be responsible for not registered items”, e chiude augurandosi che io riceva il mio cd entro breve. E nemmeno ha tutti i torti la nostra: se il pacco non è raccomandato, come diavolo lo rintraccia? E come diavolo si assicura che io non stia mentendo e ci stia a pprova' per un eventuale rimborso? E, scusate, perché mai io avrei dovuto chiedere una spedizione assicurata per un oggetto di valore irrisorio – pochissimi euri – che mi sarebbe costata più dell'oggetto stesso? E, poi, perché se esiste la possibilità di una posta semplicemente prioritaria – l'ordinaria, come ben sapete, è stata purtroppo abolita, e così suppongo anche in Olanda – io non mi debba fidare e anzi pensare che ci sia il rischio che il mio pacco venga smarrito? Che razza di mondo è quello in cui un servizio regolarmente pagato non viene mantenuto? Dovrebbero far stipulare un contratto precedente la vendita dei francobolli, altroché, caro direttore.
All'inizio della missiva ho sottolineato come finora mi sia tutto sommato andata bene, anche se ho aggiunto che certe cose non dovrebbero succedere mai. E qui vi pongo la fatidica domanda: che fine ha fatto il mio cd? Chi se lo sta ascoltando? Chi l'ha rivenduto? Chi, magari, l'ha trattenuto avanzandomi la richiesta per eventuali dazi doganali – pratica che ultimamente state conducendo in modo imbarazzante – ignorando che l'Olanda fa parte della UE? E, infine, di chi è la responsabilità tra i due Paesi? Tendo ad escludere la risposta “di nessuno dei due, semmai sua” solamente perché non ho fatto un'assicurata, poiché se così fosse vi brucio la sede, o vi metto lo zucchero nei motorini con i quali consegnate la corrispondenza, o vi querelo o potrei arrivare anche a rivolgermi ad una di quelle cose lì – odiose - come l'associazione dei consumatori. E, visti i destinatari e il semplice titolo di “per conoscenza” affibbiatogli, tenderei ad escludere anche le poste olandesi. I motivi? Dunque, su Ebay non ho mai trovato un venditore, soprattutto tra gli americani, che nelle condizioni mettesse “sorry, we no longer ship to Holland”, mentre la cosa nei confronti dell'Italia sta capitando sempre più frequentemente, e non perché ci puzza l'alito o abbiamo la sifilide, bensì perché evidentemente gli italiani – in modo anche ignorante – chiedono rimborsi ai venditori in quanto non gli è stata consegnata la merce, escludendo a torto il fatto che forse i disguidi sono da ricercarsi entro i patrii confini. Rimane dunque una sola ipotesi: le poste italiane (inutile aggiungere che l'ipotesi è rafforzata da quell'evento di cronaca di un mesetto fa, il postino che in casa aveva le lettere che, stranamente, non aveva consegnato).
Dunque, signor direttore generale di quell'ente che sta diventando tutto – banca, istituto di emissione di carte di credito e concessionario di mutui, addirittura venditore di libri e cd (i miei?) - e non è rimasto per nulla quello per cui è stato creato (consegnare la corrispondenza), che vogliamo fare? Una strigliata ai suoi? Dubito che funzioni. Un metodo per controllare anche i pacchi di quei-barboni-che-non-fanno-le-raccomandate-e spediscono-in-prioritaria? Sarebbe già un passo avanti. Abolire direttamente qualsiasi tipo di spedizione che non sia tracciabile? Buona proposta. Far sì che noi clienti preferiamo spendere qualche euro in più e affidarci ai corrieri, con la certezza che però nessun figlio di postino legga i nostri libri, ascolti i nostri dischi, si trastulli con l'utilizzo dei nostri vibratori? Ci state riuscendo benissimo. Buona pausa caffè e cordiali saluti, Ordine Generale
PS: ai carissimi lettori del blog urge una spiegazione. Chiaramente la lettera non l'ho inviata davvero ai destinatari, considerando la cosa come una inutile perdita di tempo. Diciamo che è stato un modo per esorcizzare l'incazzatura conseguente allo smarrimento (l'ennesimo?) di un pacco postale. Se qualcuno di loro poi la legge, allora...