Cuori di silicio.
Conosco una persona da diverso tempo. E per diverso tempo – suppergiu da quando ci conosciamo – questa persona ha fatto un incredibile lavoro con il suo personal computer. Cioè, il lavoro l'ha svolto lui, come capita tutte le volte che diciamo di “lavorare con il pc” e poi stiamo lì ore e ore a cercare di far quadrare cerchi impossibili da renderizzare (visto?). Il lavoro svolto da questo mio amico era un lavoro quasi maniacale, con scopi addirittura enciclopedici. Catalogare tutti gli artisti riconducibili ad un determinato genere musicale – non importa quale, e non stiamo qui oggi a trattare con la teoria dei generi -, in modo tale da ottenere una serie di supporti, prima Cd-rom poi Dvd, contenenti di quel determinato artista possibilmente il tutto: biografia, discografia dettagliata anche alle canzoni che l'artista stesso si era dimenticato di aver scritto e/o inciso, tutte i brani di tutti gli album in formato digitale, tutte le copertine, tutte le liriche, e tutto in barba a qualunque legge sul diritto d'autore, e per ben due motivi: il lavoro non era destinato né alla vendita né alla distribuzione gratuita all'interno della ristretta cerchia di amici. Niente, a lui piaceva vedere tutti quei dischetti messi uno a fianco dell'altro su un qualche scaffale di casa sua. Capirete che per fare un lavoro così il computer sia più che essenziale. E allo scopo lui aveva dedicato un intero hard disk, dalla capacità ovviamente elevata, e l'aveva tutto suddiviso in cartelle (gli artisti) e in sotto cartelle (la biografia, la discografia, etc..) che andava a cancellare solo dopo aver “pubblicato” il supporto e averne fatto qualche copia di sicurezza - “che non si sa mai”, diceva. È successo che dopo poco tempo – e quindi dopo aver prodotto solamente una manciata di supporti dedicati ad una manciata di artisti e che già avevano bisogno di un aggiornamento, tra l'altro – l'hard disk ha fatto bum! e il mio amico è andato fuori di testa. Succede, con i computer. Tu affidi a loro il lavoro di qualche mese, e un mese è magari composto da un sacco di serate sole e tristi e felpate e con la tazza di latte passate davanti allo schermo e quelli, i computer, che non sono mica dei supporti quindi non faccio copie di sicurezza perché “loro sì, sono affidabili” - diceva sempre lui – ti tradiscono. Incuranti delle serate durante le quali li hai coccolati, senza pietà come si addice perfettamente a dei cuori di silicio circondati da un sistema sanguigno di cavi elettrici. Bene, qui hanno ragione, perché da quella volta lì il mio amico non si è più ripreso, fanno fede la comprovata insistenza con la quale si è ri-affidato al computer per quel suo – diciamolo sottovoce, inutile – lavoro e per il precipitare inesorabile del suo livello di sopportazione, di pazienza e conseguentemente di relazioni sociali.