domenica, settembre 30, 2007

Cuori di silicio.

Conosco una persona da diverso tempo. E per diverso tempo – suppergiu da quando ci conosciamo – questa persona ha fatto un incredibile lavoro con il suo personal computer. Cioè, il lavoro l'ha svolto lui, come capita tutte le volte che diciamo di “lavorare con il pc” e poi stiamo lì ore e ore a cercare di far quadrare cerchi impossibili da renderizzare (visto?). Il lavoro svolto da questo mio amico era un lavoro quasi maniacale, con scopi addirittura enciclopedici. Catalogare tutti gli artisti riconducibili ad un determinato genere musicale – non importa quale, e non stiamo qui oggi a trattare con la teoria dei generi -, in modo tale da ottenere una serie di supporti, prima Cd-rom poi Dvd, contenenti di quel determinato artista possibilmente il tutto: biografia, discografia dettagliata anche alle canzoni che l'artista stesso si era dimenticato di aver scritto e/o inciso, tutte i brani di tutti gli album in formato digitale, tutte le copertine, tutte le liriche, e tutto in barba a qualunque legge sul diritto d'autore, e per ben due motivi: il lavoro non era destinato né alla vendita né alla distribuzione gratuita all'interno della ristretta cerchia di amici. Niente, a lui piaceva vedere tutti quei dischetti messi uno a fianco dell'altro su un qualche scaffale di casa sua. Capirete che per fare un lavoro così il computer sia più che essenziale. E allo scopo lui aveva dedicato un intero hard disk, dalla capacità ovviamente elevata, e l'aveva tutto suddiviso in cartelle (gli artisti) e in sotto cartelle (la biografia, la discografia, etc..) che andava a cancellare solo dopo aver “pubblicato” il supporto e averne fatto qualche copia di sicurezza - “che non si sa mai”, diceva. È successo che dopo poco tempo – e quindi dopo aver prodotto solamente una manciata di supporti dedicati ad una manciata di artisti e che già avevano bisogno di un aggiornamento, tra l'altro – l'hard disk ha fatto bum! e il mio amico è andato fuori di testa. Succede, con i computer. Tu affidi a loro il lavoro di qualche mese, e un mese è magari composto da un sacco di serate sole e tristi e felpate e con la tazza di latte passate davanti allo schermo e quelli, i computer, che non sono mica dei supporti quindi non faccio copie di sicurezza perché “loro sì, sono affidabili” - diceva sempre lui – ti tradiscono. Incuranti delle serate durante le quali li hai coccolati, senza pietà come si addice perfettamente a dei cuori di silicio circondati da un sistema sanguigno di cavi elettrici. Bene, qui hanno ragione, perché da quella volta lì il mio amico non si è più ripreso, fanno fede la comprovata insistenza con la quale si è ri-affidato al computer per quel suo – diciamolo sottovoce, inutile – lavoro e per il precipitare inesorabile del suo livello di sopportazione, di pazienza e conseguentemente di relazioni sociali.

sabato, settembre 29, 2007

[appunti]

C'è molta gente, là fuori, che si riempie la bocca di strane parole, di strani concetti. Molti dei quali, c'è da scommettere, possiedono un significato ai più ignorato. Uno di questi è il concetto di sperimentazione, spesso declinato anche come avanguardia o semplicemente omettendo il significante sostantivo e riferendosi al significato tramite l'uso dell'aggettivo sperimentale: come in matematica, invertendo l'ordine dei fattori – in questo caso utilizzando a rotazione termini più o meno sinonimi – il risultato non cambia.

In musica, poi, non ne parliamo. Chiunque senta qualcosa di nuovo alle sue orecchie, e meglio se qualcosa di “strano”, dalla presa commerciale scarsa e da scarne ambizioni da classifica, e meglio ancora se eseguito – performato – in maniera altrettanto “strana”, subito deve pronunciare quel termine, deve dire al primo che passa quella parola: sperimentazione.

Poi a volte ti capita di riascoltare dischi usciti una vita e mezza fa, e neanche questa volta [*] ti illudi che sia quella definitiva, né tantomeno pensi che prima di quello e dopo di quello non ci sia stato nulla. E però hai come l'impressione – magari nemmeno troppo giustificabile e/o giustificata – che quella volta lì, proprio una vita e mezzo fa, sia già stato detto tutto. Ed è inutile continuare a riempirsi la bocca.

[*] questa specifica volta, trattasi di Phaedra dei Tangerine Dream. Che, sempre per l'impressione di cui sopra, pare potersi fregiare del concetto di definitivo – se non vi sembra che anche io, in questo caso, mi stia riempiendo la bocca.

Etichette:

Per quelli che di questa storia ne hanno le palle piene, e per quelli che non, qui c'è il congedo di Maurizio Belpietro dal Giornale.

Edito: Lucilla Parlato, che è stata diretta da Mario Giordano a Studio Aperto, sostiene che con questo cambio di direzione si potrà ritornare a leggere l'ora illeggibile Giornale. Ce lo auguriamo.

venerdì, settembre 28, 2007

cambi di guardia e incroci nell'informazione di centrodestra.

L'affare si ingrossa e si incrocia sempre di più.

E la fusione di cui si parla molto tra Il Giornale e Libero di Vittorio Feltri per creare un grande giornale di centro-destra? «È un'idea affascinante ma fantasiosa», taglia corto Favari (amministratore delegato de Il Giornale – ndOrdineGenerale). Sulla stessa linea lo stesso Feltri che dell'operazione dovrebbe essere l'uomo chiave. «Se ci fosse qualcosa di vero credo mi avrebbero avvisato. Mi sembra strano che i miei editori, gli Angelucci, non abbiano detto niente: sono vecchio ma non fuso». Inoltre – dice Feltri – l'integrazione tra i due giornali «sarebbe tecnicamente molto difficile» e sarebbe quasi un passo indietro «se consideriamo come abbiamo fatto crescere Libero in questi anni». Il Giornale resta un concorrente per Feltri, «ora ancora più temibile con l'arrivo di Mario Giordano alla direzione: l'avevo assunto io al Giornale, porterà vivacità». E la scelta di Belpietro e Mulè per Panorama e Studio Aperto? «È tutta politica, in vista delle prossime elezioni – attacca Feltri–. Silvio Berlusconi tiene molto alla tv: Mulé è più controllabile di Giordano. E anche Belpietro in dieci anni si è dimostrato, come dire, fedele agli interessi di Berlusconi».

L.V., Il Sole 24 Ore, 28.09.2007

E intanto a Panorama sono preoccupati per l'arrivo di Belpietro:

L’Assemblea dei giornalisti di Panorama, riunita il 28 settembre 2007, valuta con forte preoccupazione il repentino cambio della direzione della testata, in assenza di comunicazioni concrete dell’Azienda sul reale andamento diffusionale. In attesa dell’insediamento del nuovo direttore Maurizio Belpietro e della presentazione del suo piano editoriale, esprime profonda inquietudine per la scelta di una direzione molto caratterizzata politicamente e chiede garanzie esaustive sul rispetto di alcuni principi irrinunciabili che sono stati il fondamento della testata:

- la completezza e la correttezza dell’informazione
- l’autonomia e la vocazione liberale della testata
- la valorizzazione del grande patrimonio di professionalità interne
- il rispetto delle norme deontologiche.

L’Assemblea ribadisce altresì la necessità di sviluppare quelle che fin dalla fondazione sono state le linee caratterizzanti di Panorama:

- la valorizzazione del giornalismo di inchiesta
- la capacità di offrire una lettura della realtà in chiave laica e pluralista
- lo sforzo di indicare temi prioritari da sottoporre all’attenzione del Paese.

L’Assemblea di redazione esprime all’azienda e alla direzione forte preoccupazione per le conseguenze che potrebbero derivare, in termini di autorevolezza e diffusione, da un eventuale mancato rispetto dei principi e delle priorità sopra elencati.

I fiduciari di Panorama, via Dagospia.

per completezza...

A proposito. La Stampa dice che Belpietro va a Panorama, Giordano al Giornale e Mulé a Studio Aperto.

mercoledì, settembre 26, 2007

Il Giornale e Libero si fonderanno?

Qualche settimana fa era circolata l'indiscrezione – che sembrò fantasiosa ai più – circa una possibile fusione tra Il Giornale e Libero. Una cosa editoriale, sorta di mostro a due teste, che avrebbe dovuto soprattuto a Milano e provincia andare all'attacco della corazzata di via Solferino. La redazione sarebbe stata fusa, con ovvio taglio di personale da una parte e dall'altra, mentre la direzione avrebbe visto il ritorno in famiglia Berlusconi di Vittorio Feltri. Le due parti, immediatamente, hanno invece smentito la notizia. Ora però si scopre che Maurizio Belpietro è in standby in casa Mediaset, dove sarebbe dovuta partire il 24 settembre la nuova stagione de L'Antipatico, e Dagospia nel riportare la notizia aggiunge come “breaking news” che Belpietro “andrà a fare l'Antipatico (di carta) da un'altra parte”. Il che lascia presumere, senza nemmeno stare lì a sforzare la vista cercando di leggere tra le righe, che Belpietro potrebbe lasciare presto la direzione del Giornale, come per altro già più volte ventilato. Cosa vuol dire tutto ciò? Ovviamente nulla, perché impossibile che Feltri decida di sacrificare il suo ennesimo capolavoro editoriale (almeno in quanto a vendite), Libero, e per di più per fare un ritorno nel giornale di famiglia Berlusconi. Insomma, come scrisse una volta Giampiero Mughini “Vittorio Feltri è uno capace di stare con Berlusconi ma non sotto Berlusconi”, e sarebbe la seconda volta – la prima nel '94 quando lasciò l'Indipendente per prendere il posto di Montanelli in via Negri – che il direttore mollerebbe un prodotto in piena salute per prendere le redini – e pentirsene subito dopo - di uno che invece si dimostra un po' malaticcio (al Giornale è appena stato chiesto lo stato di crisi). Feltri è uno che la creatura editoriale la deve sentire sua dalla prima all'ultima riga, deve condizionarne ogni respiro e non sopporta che qualcuno – e per di più l'editore - non dico gli imponga ma anche solo suggerisca qualcosa. Quindi non vuol dire nulla, ma il rumor continua ad ingrassarsi ogni giorno che passa e viene facile immaginarsi quel tizio che soleva ripetere che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende.

sabato, settembre 22, 2007

La lacrimuccia [te lo ricordi l'Indipendente di Giordano Bruno Guerri?]

Provo sempre un moto di nostalgia quando rileggo i vecchi quotidiani. Nostalgia e feticismo. E non mi capita con tutti, solo con alcuni particolari dei quali conservo talvolta anche intere annate. Nostalgia perché spesso si tratta di testate che non esistono più, o sono cambiate in modo talmente radicale rispetto all’edizione che ancora esce in edicola da poterle considerare, di fatto, due giornali diversi. E feticismo perché – sì – alcune volte l’odore di carta inacidita, il giallo che incornicia le pagine, le dita che ti si sporcano facilmente e la cura con cui si fanno rigirare tra le mani quei vecchi fogli offrono sensazioni impagabili. Ma prima che scappi la lacrimuccia – che non dovrebbe scappare davanti ad un blog, tantomeno di questi giorni – arriviamo al dunque. Sfogliavo l’annata 2004 de L’Indipendente, quando a riportarlo in vita dal letargo in cui lo aveva lasciato quella miriade di direttori che lo presero in mano dopo Feltri era stata la direzione di Giordano Bruno Guerri. Capito alla rubrica delle lettere a pagina 4 dell’edizione di giovedì 30 novembre. In un riquadro, in alto sulla destra, sta scritto: “Augurandovi un buon 2005, L’Indipendente e Giordano Bruno Guerri vi ricordano che sabato 5 marzo, al Teatro Argentina di Roma, si terrà la prima Festa degli Indipendenti. Meglio prenotarsi per un posto sicuro. Tel 0669xxxxxx / Fax 0669xxxxxx. www.indipendenteinrete.it”. Devo essere sincero, da fedele e affezionato – quale delle due in misura maggiore non è dato a sapersi – lettore della testata non ricordavo di questa cosa della Festa degli Indipendenti. Poco male – penso – tanto avrò sicuramente conservato anche il numero di sabato 5 marzo dell’anno successivo rispetto all’annuncio, il 2005, quando però il giornale non lo dirigeva più Guerri – che l’editore avrebbe voluto quale megafono per la sua personale campagna elettorale alle regionali del 2005 – bensì un omino che, cazzo, ogni volta che ci penso non mi viene mai di ricordare il nome, e forse perché ci lasciammo proprio nella rubrica delle lettere dell’Indipendente e non in buon modo – rispose male ad una mia battuta, e io sono permalosissimo. Prendo il raccoglitore del 2005, arrivo a marzo, estraggo il numero. Prima pagina: niente. Seconda pagina: niente. Terza pagina: niente. Quarta pagina: niente. In compenso, nello spazio delle lettere, la lettrice Gabriella chiede al direttore perché dal sito internet del quotidiano sia sparito il forum, centro nevralgico ausiliario del giornale ai tempi di Guerri, il quale il sabato ci imbastiva anche una pagina – la terza – con i commenti postati. Alla richiesta di Gabriella, la quale insinua che la chiusura possa essere stata un gesto interpretabile come il “voler chiudere la bocca” al lettore e per di più “per non potersi esprimere in piena libertà”, il direttore risponde che si sono solo volute “evitare inutili ripetitività. Scriveteci piuttosto, no saremo tutti più contenti”. Ricordai che allora io non fui contento. E oggi ricordo ancora molte altre cose. La lacrimuccia – cazzo, vedete che tutto torna, prima o poi? – forse scenderà.

si potesse per un paio di mesi...

Ha fatto scalpore la proposta della candidata alla presidenza del partito conservatore Bavarese Gabriele Pauli di istituire il “matrimonio a tempo”. I motivi dello scalpore, ça va sans dire, li potete immaginare da voi, e non è questo il luogo, e tantomeno è opportuno il momento, di elencarli e peggio ancora commentarli. Si vuole arrivare decisamente più al sodo. Gabriele Pauli, dunque. Ma l'avete vista? Io, sinceramente, per un paio di mesi la sposerei più che volentieri.

giovedì, settembre 20, 2007

se il computer te lo distruggo

Ha senso continuare a parlare di Beppe Grillo? Sì, ha senso. Fino a che lui esce con sparate del tipo “i mezzi d'informazione tradizionali sono finiti e saranno presto schiacciati dal web considerato il solo vero spazio di democrazia”, ha senso, anche se ormai l'argomento pare essere tanto logoro da non riuscire più ad appenderlo. Ma finché c'è uno che spara stronzate, con orda di popolo bue pronto a tributarne ogni nuova al seguito, possiamo stare tranquilli e continuare a spendere qualche parola. Sul fatto, ad esempio, che solo qualche anno fa Grillo i computer – con i quali si accede all'unico “strumento di vera democrazia” quale è il web – li sfasciava ad accettate sul palco. Testimonia il video qui sotto.


mercoledì, settembre 19, 2007

I listened hard but could not see / Life tempo change out and inside me

Il Maiale Day è sicuramente una porcata, ma...

Una gentile lettrice mi segnala questo video. Che merita almeno un'occhiata, perché viviamo pur sempre in un paese che si scandalizza quando un ex ministro calca – forse troppo – la mano con i maiali che porterebbe a cacare su terreni destinati all'edificazione di moschee, ma che non fa una piega quando certi figuri predicano di “prendere l'omosessuale e buttarlo giù dalla montagna”.

bravo Direttore.

Anche Giuliano Ferrara ha un blog. [*]

[*] e nel paese dove un blog non si nega a nessuno, ma proprio a nessuno, c'è già chi ha da rompere i coglioni.

Sì, Walter, cosa pensi?

Credo di sapere come la pensi perché ti proponi come vero riformatore”. Conclude così Mario Segni su La Stampa l'invito a Walter Veltroni a dire finalmente come la pensa sul referendum elettorale. Noi, che siamo sicuramente meno autorevoli di Segni, che non conosciamo Veltroni e che siamo persino perfidi nel non giudicarlo poi tutto 'sto gran riformista, ci mettiamo in coda. Perché lo spettacolo è di quelli invitanti, ed inediti, mai messi in scena prima d'ora. Nemmeno ci interessa cosa pensa Veltroni. Lo spettacolo, a questo punto, è vedere se W ha le palle di dirlo.

martedì, settembre 18, 2007

Quando a New York sarà scoccata la mezzanotte di martedì, il New York Times diventerà gratuito.

lunedì, settembre 17, 2007

questione di geniacci.

Si fa un gran parlare dell'ultimo libro di quel geniaccio di Massimo Fini. E qui ne parla – magnificamente – un altro geniaccio, Giordano Bruno Guerri. A cui il lavoro è stato dedicato.

'azz'

17.09.2007,
oltre 40.000 visite ad Ordine Generale.
Grazie.

te lo do io il V-Day

Beppe Grillo, dopo aver affermato che lui in politica mai, che anzi lui i partiti “li distrugge”, che “fuori dal Parlamento i condannati in via definitiva”, dopo tutto questo – triplo salto mortale – eccolo che si butta in politica. Al via una serie di liste civiche con il suo “bollino di garanzia”, prova d'acquisto di sana e disinteressata politica. Ovviamente lui, che è stato condannato ad un anno e tre mesi per omicidio colposo, non si candiderà.

Lo riscrivo anche qui, in corpo piccolo perché è una comunicazione di servizio, anche se mi preme che tutti la leggiate. La ritrovate, nel suo contesto, qui.

Caro xxx, per prima cosa per cortesia ti chiedo di scrivere in lettere minuscole. Secondo, prego per la risposta che pensavi di non avere. Terzo, non mi stancherò mai di ripeterlo ma io ho solamente dato il via a questo dibattito dal punto di vista di chi, oltre ad essere ammiratore del soggetto in questione, è anche interessato a quello che succede nel mondo dei media. Poi, ovviamente e come tutti voi, ho espresso anche la mia opinione, che può essere o meno condivisa ma va rispettata almeno quanto io ho rispettato quelle di tutti voi. Mai e poi mai ho affermato di essere a conoscenza di qualche "segreto" o di come siano andate veramente le cose. Vi pregherei tutti, non solo il caro xxx, di moderare il tono e le allusioni, semplicemente perché non c'è niente su cui alludere. Possiamo continuare il dibattito, magari con gli stessi toni con i quali era cominciato? Non costringetemi ad usare gli strumenti del moderatore verso chi pensa che cacare in casa altrui sia un nobil gesto. Non è nel mio stile.

martedì, settembre 11, 2007

il V-Grillo

E invece ci vorrebbe qualcuno che pronunciasse un sonoro vaffa per Grillo e per tutti i grillini. Qualcuno che osasse dire che la democrazia senza partiti non esiste, che oltre i partiti ci sono solo l’oligarchia della nomenklatura e l’autocrazia del dispotismo, la Cina e la Russia. Dovrebbero parlare quei pochi, nella Casta e fuori, che ancora godono di una qualche autorità morale. Napolitano in persona dovrebbe ergersi contro questa Vandea auspicata e istigata, contro il rischio di delegittimazione morale delle istituzioni. Ricordando che la democrazia è il consenso nelle urne, non l’ammuina nelle piazze; che la sovranità risiede in Parlamento, non nei comizi e nei girotondi; che uno spettacolo comico non è un movimento politico; che Sabina Guzzanti non è Giovanna d’Arco e Beppe Grillo non è Lenin. Dovrebbe parlare Ciampi, dovrebbero parlare il vescovo Bagnasco e il cardinale Scalfari. Dovrebbero reagire i media, succubi oggi dei guitti come lo furono ieri dei piemme. Dovrebbero dire che da questa storia il paese uscirà solo un po’ più debosciato di come ci è entrato. Nell’attesa arrischio il mio personale vaffa. Vaffanculo Grillo. La tua casta non è meglio di quell’altra. Guadagna di più e non spreca di meno. Va in barca e a puttane proprio come quell’altra. Si inebria della popolarità e del narcisismo come quell’altra, non è in grado nemmeno di sognare. Ed è decisamente più lontana dal sentire e dal vivere della gente comune, che ha tutte le ragioni di volere di più dalla politica e nessuna ragione per illudersi di ottenerlo da un blog.

Antonio Polito, Senatore della Margherita
Il Foglio 11.09.2007, pag.2

Ciao.

Joseph Erich Zawinul
(July 7, 1932 – September 11, 2007)

sabato, settembre 08, 2007

Quando il lettore diventa scrittore, animatore di siti web e soprattutto grande esperto meteo. A cui vorrei chiedere, dimenticandomi l'utilizzo delle buone maniere, come sia possibile che io abbia un raffreddore causato dal freddo disumano che al nord fa in questi giorni, e nell'estate più calda degli ultimi x anni.

venerdì, settembre 07, 2007

Qualcuno vuole togliere l'alcol ad Helsinki

Io in Finlandia ci sono stato. Qualche anno fa ho passato ad Helsinki una settimana stupenda, godendo alla vista di paesaggi stupendi, colori di cielo stupendi, gabbiani stupendi e gente stupenda. E anche stupendamente gran bevitrice. Lassù infatti, vuoi per il freddo o vuoi perché la vita se la sanno ancora godere alla grande, il consumo di alcolici è decisamente elevato, diciamo, per rendere bene l'idea, direttamente proporzionale all'odio che quel popolo prova per la Nokia o per i russi. Il venerdì e il sabato sera, soprattutto, orde di persone si riversano nel centro della città e danno vita, tra Alexanterinkatu e piazza del Senato, ad uno struscio ad alta gradazione alcolica; e non mi riferisco solamente a ragazzini in preda a voglia compulsiva di sballo o a ragazzine cicciottelle dalla carnagione lattea e dai tintissimi capelli rossi nel post delusione amorosa. No, parlo anche di mamme papà e passeggini. Tutti – eccetto i passeggini – con il loro bravo sacchetto della spesa pieno zeppo di lattine di birra e, almeno all'epoca, di questa strana bevanda chiamata Otto, sorta di limonata mischiata alla vodka, beverone pronto quindi ad essere scolato senza nemmeno doversi preoccupare delle giuste dosi. È letteralmente uno spettacolo, perché non è nemmeno lontanamente paragonabile a quelli che sono i sabato sera nostrani, sui Navigli milanesi piuttosto che a Roma Trastevere. Quello finnico è un rito famigliare, non giovanilistico. E per la gioia dei numerosi barboni, che al termine della serata – invero presto: già a mezzanotte sbaraccano tutto – fanno la raccolta delle lattine che poi frutteranno loro qualche euro – e anche in questo sono diversi da noi: dovrebbe essere così ovunque ma là pagano davvero.

Perché questo amarcord di quella settimana? Perché leggo che ad Helsinki è stato presentato il primo Partito Islamico Finlandese. La cosa per il momento necessita ancora di 5000 firme per la registrazione ufficiale, prima di poter essere parte attiva della politica, ma questo non sembrerebbe un problema. Sicuramente è più preoccupante che alla domanda circa un programma politico che preveda l'instaurazione della sharia in terra finlandese il leader Abdullah Tammi dica che “sarebbe una mossa fantastica”; ma anche qui sembrerebbe tutto nella norma. Cioè, una norma delirante, ma niente che suoni alle nostre orecchie come un proclama inedito. Così come non sarebbe inedita l'idea di non far partecipare i bambini musulmani alle gite in piscina e – anche se maggiormente incomprensibile – quella di farli ritirare dai corsi scolastici di musica. La domanda più ovvia, viste anche le abitudini dei finlandesi, è proprio come questi affronteranno l'altra proposta del neonato partito, ovvero quella di proibire la vendita di alcolici nei negozi.

si vede che i film in dvd non hanno venduto come speravano

Dopo 11 anni, “567 settimane” recita orgogliosamente la copertina, chiude Diario. E non è la censura berlusconiana, bontà sua, ma la carenza di introiti pubblicitari.

mercoledì, settembre 05, 2007

gli embrioni chimera sono diventati realtà grazie a tecno-scienziati senza limiti

Degli embrioni chimera uomo-animale se ne era parlato per la prima volta su questo blog già a novembre dello scorso anno. Poi la cosa è stata ripresa sempre su queste pagine svariate altre volte, in attesa di sapere come sarebbe andata a finire. Oggi il tempo è scaduto e la Hfea, l'organismo che nel Regno Unito regola i trattamenti nel campo della fecondazione e della ricerca embriologica, ha emesso la sua sentenza: gli embrioni chimera sono diventati la (triste) realtà.

se non mangi la bufala, capisci un cazzo di niente

La settimana di ferragosto stavo a Parigi, decisamente beato. La mattina, una volta sveglio, passeggiavo su Avenue de Wagram, per andare a comprare i quotidiani all'edicola che si trova praticamente sotto l'Arc de Triomphe. Il 16 di agosto i giornali italiani non uscivano, causa la festività del giorno prima, quindi occorreva fiondarsi sulla stampa straniera. Tra cui c'era – o spiccava, fate un po' voi – l'International Herald Tribune. Nel quale era presente, nella pagina dei commenti, un fantastico pezzo di Jeff Jacoby, columnist del Boston Globe, che sbertucciava i paladini del global warming e che mi ero ripromesso di conservare in originale. Ovviamente ora il ritaglio chissà in quale scheda plastificata è finito, in quale cassetto si è infilato – insomma, dove cazzo l'avrò messo? Poco male, sono riuscito a recuperarlo sul sito del quotidiano.

martedì, settembre 04, 2007

enjoy.

Simulatore di volo dentro Google Earth.

lunedì, settembre 03, 2007

il cinema delle mostre, di chi ha perso i riferimenti culturali ma soprattutto del pubblico che si è rincoglionito

Il coraggio di Brian De Palma di raccontare uno stupro-massacro degli americani in Iraq. Il coraggio di Brian De Palma di raccontarlo al cinema con pezzi presi da altri contesti, dal web, dai video amatoriali, dalle foto digitali, dai filmati di propaganda messi in rete dai terroristi-sgozzatori. L'intimismo di Paolo Franchi, la stampella chiesta alla psicoanalisi per introdurre la macchina da presa nella dimensione privata degli individui. A Venezia, lo stesso giorno sono stati presentati l'americano Redacted e l'italiano Nessuna qualità agli eroi; solo da questo confronto sembrerebbe veramente che il nostro cinema abbia perso riferimenti culturali e passione civile, accontentandosi di mettere in scena un'Italia minore, messa al riparo dai drammi e dalle tensioni che attraversano la contemporaneità.Il dibattito che in questi giorni ha visto coinvolti storici e registi (Galli della Loggia, Lizzani, Bellocchio, Olmi ecc.) ruotava proprio intorno a questo interrogativo: il cinema è ancora in grado di raccontare la nostra storia, di costruire un ordito narrativo in cui tutti gli italiani possano riconoscersi protagonisti di una stessa vicenda collettiva? Io credo di sì.”

Giovanni de Luna,
La Stampa, 03.09.2007

Il cinema delle stelle senza idee è spesso all'avanguardia della cultura penitenziale occidentale, e si è di molto rincretinito. Era racconto, animava passioni feroci, inaudite tenerezze e lacrimevoli, incubi d'autore in forma più o meno eversiva, giochi fantastici e ambigui d'intrattenimento. Ora, con i De Palma e i loro eterni stupri di guerra, prima in Vietnam poi in Iraq, e i Clooney contro le corporation che pagano i loro spot, il cinema è diventato un botteghino conformista dove si ricomprano gli editoriali del New York Times. [...] Il docu-film convenzionale di denuncia, è insieme serioso e parodistico, allude al potere senza il suo cinismo, senza la sua necessità, senza la sua inaudita motivazione tragica. [...] Shakespeare non era un drammaturgo di denuncia, un intellettuale impegnato, moralista, incalzato dall'urgenza delle idee giuste, e oggi avrebbe raccontato la scomparsa del sacro in occidente [...] non la buona coscienza introvabile di un avvocato newyorkese o la famosa buona volontà dei pacifisti. Per questa caratteristica di commediografo e di autore drammatico ha lasciato dei tipi umani interessanti atraverso i tempi, di cui le presenti generazioni di spettatori rincoglioniti dal cinema senza talento sanno ormai quasi niente. [...] Andare al cinema dovrebbe essere un agire diverso da quello di comprare in edicola l'Espresso o Newsweek, viste le ambizioni spesso smodate di chi gira su un set. Invece no, nella piccola trappola del grande film di denuncia cascano tutti, dal manifesto al giornale dei vescovi.[...] Fino a ieri il cinema, che era una buona letteratura moder4na, sapeva che la tragedia e la commedia non nascono dalle idee giuste, ma dal mondo sbagliato in cui si abita. Le star alla De Palma e alla Clooney lo hanno dimenticato, e tendono a rendere il mondo, giusto o sbagliato che lo giudichino, un po' più stupido ad ogni fotogramma.”

Giuliano Ferrara,
Il Foglio, 03.09.2007

[mi sembra superfluo aggiungere altro.]

a greater threat to their livelihoods than Osama bin Laden

C'è un editoriale, sul Los Angeles Times, che prende a pesci in faccia Google e la nuova iniziativa di Google News.

c'è qualcosa di gratuito nella musica di oggi.

This Is Radio Nowhere
Is There Anybody Alive Out There?

C'è qualcosa di gratuito nella musica di oggi. Inteso non come “di questi tempi”, ma proprio di “oggi”, o comunque di un periodo circoscritto che va da una decina di giorni fa per finire – si suppone – tra una decina di giorni. E siccome è gratuito, e non come quelle cose che vi scaricate in p2p ma proprio nel senso più puro del termine, senza sottintendere uno scippo artistico di qualunque livello, è forse il caso di approfittarne. Si tratta di Radio Nowhere, il singolo che Bruce Springsteen ha lanciato per promuovere Magic, disco di prossima uscita – il 25 settembre in vinile, il 2 ottobre in cd, in Italia dal 28 di settembre. Approfittarne perché il download autorizzato è limitato a qualche giorno. E poi perché si tratta del brano apripista del ritorno della E-Street Band dopo la sbornia delle Seeger Sessions, e direi che ne vale più che la pena. È gratis, in America, su iTunes. Per l'Europa, dove non si capisce come mai iTunes non vada bene, c'è il panino con alcuni quotidiani, come il Guardian o, in Italia, Repubblica.

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sabato, settembre 01, 2007

the Forza be with you (!)

Brambilla is never photographed without first submitting herself to the attentions of a hairdresser and a professional makeup artist”. Il Guardian – giornale di sinistra, eh – ci spiega come non possiamo non amare Michela Vittoria.