Vodafone - Telecom atto secondo
Già un paio di settimane fa su queste pagine ci siamo augurati che nella bagarre tra Telecom e Vodafone vincesse quest'ultima. La quale, ovviamente, ha invece perso e si è vista bloccare dal Tribunale Ordinario di Roma la commercializzazione e la prevendita del servizio “Vodafone Casa numero Fisso”, col quale sarebbe stato possibile integrare in un unico apparecchio – mobile – sia il numero portatile che quello di rete fissa. Il blocco dell'iniziativa, che sarebbe dovuta partire a gennaio 2007, avviene perché ci sarebbe un “illecito concorrenziale” nella parte dell'offerta, laddove viene detto che è possibile integrare nel cellulare un numero di rete fissa Telecom. Questo perché l'ex Sip non vuole assolutamente perdere la sua importante fetta di mercato nelle reti fisse. La sentenza del Tribunale di Roma ha deciso quanto sopra in base al codice delle comunicazioni, che non prevede il servizio di portabilità dei numeri fissi e fa sì quindi che Telecom possa non sentirsi in dovere di concedere l'interconnessione. Il fatto, ovviamente, non si limita a tutto ciò. Vodafone sta infatti decidendo se sia il caso di presentare reclamo, e nel frattempo aspetta l'esito dell'azione legale a sua volta avviata contro Telecom, a causa della concorrenza sleale che l'ex monopolista praticherebbe non volendo fornire l'interconnessione. Il provvedimento è stato comunque accolto dai vertici di Vodafone come “conferma della legittimità del servizio” che, a questo punto, può compiersi solamente se il colosso britannico fornisce delle nuove numerazioni geografiche agli utenti che vogliono usufruire il servizio, e la cosa è possibile dal momento che l'azienda anni fa si è assicurata anche una licenza come operatore fisso. Certo, obbligherebbe l'utente a cambiare numero e la cosa non è semplice, sia per comodità che per altri motivi. Intanto sia il Ministro delle Comunicazioni che l'Authority per le Tlc stanno studiano la questione e I tecnici di Corrado Calabrò avrebbero già ascoltato le due società e – stando al Corriere – avrebbero pronte delle obiezioni da presentare a ciascuna di esse: per Telecom l'obbligo e non la facoltà di concedere l'interconnessione e per Vodafone la necessità di un'autorizzazione particolare (che la società non è comunque disposta a chiedere).
I risvolti di tutta questa faccenda, in attesa della pronuncia di Ministero, Authority e Tribunale di Milano, sono principalmente due. In primo luogo ne va della concorrenza e del libero mercato: se Telecom non è più monopolista, non si capisce perché l'utente non possa scegliere liberamente di usufruire dei servizi di un altro operatore – che possiede comunque la licenza per il telefono fisso – senza pagarne le conseguenze in termini di cambio del numero e quant'altro, dal momento che è possibile cambiare operatore mantenendo il vecchio numero e senza pagare il canone Telecom sia con i telefoni fissi che con i mobili. In seconda istanza, un fallimento della Codacons, ovvero di un'associazione che il consumatore dovrebbe tutelarlo e fornirgli gli strumenti per compiere liberamente le sue scelte, anziché costringerlo ad un aut aut del tipo “se vuoi, cambi numero”. E invece succede che la Codacons stessa consiglia a quegli utenti che hanno già dato l'adesione all'offerta – pur senza aver ancora firmato nessun contratto – di richiedere un risarcimento danni alla Vodafone perché la pubblicità del servizio sarebbe stata, fino ad oggi, ingannevole per il fatto che promuoveva un servizio rivelatosi irrealizzabile dopo il pronunciamento del Tribunale di Roma. Il che non solo è sbagliato per il motivo che nessun utente ha ancora firmato il contratto essendo il servizio fino ad oggi in fase di lancio, ma è anche un punto a sfavore di Vodafone – o a favore di Telecom – che nega quindi ogni ipotesi, ancora una volta, di libero mercato. Per questo ci schieriamo completamente dalla parte dell'azienda britannica.
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