mercoledì, maggio 31, 2006

siamo giunti nella Terza Repubblica

Prima Repubblica: Gianni De Michelis (Psi) e la sua famosa passione per le discoteche (foto: Rolling Stone Magazine, aprile 2006)

Seconda Repubblica: il Cav. con il fido Mariano Apicella

Terza Repubblica: Vladimir Luxuria (Prc) con Boy George (foto Novella 2000)

martedì, maggio 30, 2006

gli anticonformisti del politically correct

Già li vedi – eccoli, senti l'odore? - che fanno la faccia schifata. Tirano fuori il ditino e puntano, come i bambini maleducati che quando, parlando di qualcuno, indicano – avete presente? Fanno i superiori, di certo offendono – magari sfottono. “E' solo una vecchia rincoglionita”, “la vecchiaia e la malattia le danno alla testa”, “quando il primario le diagnosticò il cancro, questi si mise a piangere”, giuro che da qualche parte sta scritta anche questa. Ah, come sono bravi e superiori, loro. Come sono belli, tutti omologati. Tutti anticonformisti, del politically correct però. E tutti troppo stupidi da non capire che si tratta di una provocazione. E che, invece, qualcuno che ora hanno orgogliosamente mandato al governo quando si tratta di offendere i soldati e difendere i “resistenti”, fa tremendamente sul serio.


Elezioni Amministrative in spiaggia...

Due paroline su queste elezioni amministrative le vogliamo dire, oppure come al solito dobbiamo tenere la puzzetta sotto il naso e lasciare che tutto scivoli via? Milano è andata a Letizia Moratti, e sul fatto che Ferrante potesse vincere nessuno avrebbe mai giocato nemmeno mille delle vecchie lire. Così come il risultato di Roma era scontatissimo – e quello della Sicilia anche, aggiungo. Non stupisce più di tanto che Torino sia rimasta a Chiamparino; forse il risultato è sorprendente e sbalorditivo, la forbice tra i due è ampissima (+37,1), ma nulla che non fosse veramente previsto. Napoli è una caso a parte: io stesso su questo blog scrissi che la città partenopea sarebbe andata al centrodestra, e in molti pensavano la mia stessa cosa. Invece la Rosetta Iervolino è riuscita a spuntarla, sebbene tra mille polemiche e qualche arresto “sospetto” proprio prima delle elezioni.

Per il resto c'è poco da dire: il Cav annunciava una rivincita che avremmo proprio la faccia tosta di quelli di sinistra a dire che c'è stata. La Casa delle Libertà, considerando le grandi “sfide”, ha perso per 3 a 2 – 3 a 1 contando i comuni e non le regioni – segno che qualcosa è andato storto. Il magrissimo dato dell'affluenza porta ancora a pensare al sintomo “classico”: l'elettore di centrodestra non è andato a votare. Impossibile infatti pensare che un mese e mezzo fa alle politiche il centrodestra abbia “perso” dello 0,6 per mille e ora le forbici tra i due schieramenti segnino un distacco ampio e netto in favore dell'Unione. Come al solito il lettore moderato ha preferito portare la famiglia al mare; o semplicemente se n'è stato a casa. Se riflettete è sempre stato così: l'elettore di destra considera – a torto o a ragione – importanti solo le elezioni politiche, quelle che decidono più di tutte della sorte dello stato, tutto il resto perde d'importanza. È successo alle regionali del 2005 e ieri si è replicato, e la bassissima affluenza è lì a dimostrarlo. Forse non è l'unica causa, ma non prenderla in considerazione vuol dire non analizzare in pieno le cause di questa debacle della Casa delle Libertà a poco più di un mese da un'ottima performance alle elezioni politiche.


Leggo su Dagospia che Enzo Biagi avrebbe pronunciato le seguenti parole (riprese poi da Repubblica): “il modello del ricco e potente resiste nella città dei dané. La vittoria della Moratti è la vittoria dei padroni. E dimostra anche che la macchina elettorale funziona meglio a destra che a sinistra. Un tempo le signore si dedicavano al ricamo, la signora Letizia ha scelto la politica”.

Cosa sarebbe successo se a pronunciare le seguenti parole fosse stato un giornalista parimenti invecchiato male, ma di centrodestra?


Un gentile lettore di codesto bloggetto – tanto gentile da rimanere anonimo – mi fa notare in modo pseudo ironico di essere proprio un “bel doposbronza”, con un bel “mal di testa”, quello derivato dal risultato delle amministrative, riprendendo il post che ho scritto ieri a riguardo – cioè, a riguardo ma non troppo, dato che non facevo accenno ad altra città grande o piccola e/o regione che non fosse Milano. E il nostro invece snocciola Roma, poi Torino, poi le piccole città. C'ha ragione, cazzarola. Tutte a sinistra sono andate – e di questo potrei anche scriverne, se vorrei. La questione è però un'altra: io facevo notare come Repubblica e Unità fino a ieri sera dessero il duello Ferrante – Moratti come sul “filo del rasoio”, quando già i punti di distacco erano tre e sono poi arrivati oltre i 5 di stamane. Non un accenno su altre situazioni, sarebbe stato sciocco. Mi premeva dunque farlo notare al nostro gentilissimo anonymous, perché sono un sacco permaloso quando qualcuno cerca, in modo furbo, di farmi le pulci. Persino quando non ci riesce.


tipico troiaio all'italiana

È, da sempre, caccia a chi vince.


lunedì, maggio 29, 2006

come gli sbronzi...

Per Repubblica e l'Unità, nonché per molti blogger “de sinistra”, Ferrante e la Moratti sono sul filo del rasoio. Come quando lo sbronzo, nonostante le due bottiglie ormai vuote da un pezzo, ne vuole bere tutta d'un fiato anche una terza.

(*) per dovere di cronaca si segnala che questa volta il Corriere è stato onesto attribuendo, come giusto che sia, il vantaggio di 3 punti – mica caccole – a Letizia Moratti

(**) ovviamente si fa riferimento alle versioni on line dei quotidiani sopra citati. Si spera che entro domattina la sbronza passi lasciando posto, ailoro, ad un terribile mal di testa.


Credo di essere uno dei pochi che il Codice Da Vinci non l'ha letto. L'ho ovviamente iniziato, spinto dalla curiosità, poi nel bel mezzo della storia – quel bel mezzo in cui nessuno mollerebbe, a quanto pare – l'ho piantato lì, e sta ancora sulla libreria, mica lo riprendo in mano. Tutto ciò, sia chiaro, non per andare controcorrente; non per lo schifo di vedere semi-analfabeti con in mano “il libro del momento” - ho di meglio da fare. Solamente perché il racconto mi aveva terribilmente annoiato, ecco la verità. Poi è uscito il film ed ho seriamente rischiato di fargli fare la stessa fine del libro; inizialmente ho pensato di andarci – avrei giusto aspettato in un angolo che l'invasione del multisala finisse – poi piano piano la voglia è scemata, fino quasi ad avermi abbandonato del tutto. E poi, parliamoci chiaro, se ho mollato il libro a metà, mica mi posso mettere a russare in un cinema, no? Certo è che il clamore che libro più film hanno suscitato non è da poco. Prima il boom incredibile di vendite, poi il mastodontico battage pubblicitario a lancio della pellicole, e non ultime le polemiche sulla verità o meno della storia. È successo letteralmente di tutto: dalla casa produttrice di acque minerali che sotto la spinta di una fervente protesta organizzata da una newsletter alquanto discutibile ha dovuto sospendere il concorso basato proprio sull'uscita della versione cinematografica del Codice Da Vinci, al prete che cavalcando una troppo forte euforia domenicale ha bruciato sul sagrato della propria chiesa una copia del libro di Dan Brown. Cazzatelle, certo. Che non fanno altro che far pubblicità al film. La cosa che però mi incuriosisce è un'altra: potessi fare una domanda a questo simpatico prete – e a quelli che la pensano come lui sul libro, ovvio – chiederei il perché di tutto questo odio se il libro (e di conseguenza il film) parlano di cose finte, di menzogne. Voglio dire, c'è la storia, c'è la letteratura a dimostrare che sono stronzate – se lo sono, e visto l'imponenza delle proteste si è propensi non dico a pensarlo ma perlomeno a crederlo. Allora perché tutto questo fervore? Un po' come quando ti dicono che tua sorella la svende in giro: insomma, tu sai che non è vero, che quello sta infamando. Ovvio, girando a te i coglioni puoi anche tirargli due sberle. Ma se sei convinto dell'innocenza di tua sorella, mica lo ammazzi, giusto? Provate invece a trovarvi nella situazione di dovergli dare fuoco: niente niente che vostra sorellala svende in giro per davvero?


Noi blogger d'ora in avanti saremo più liberi. Giusto?


domenica, maggio 28, 2006

Dalla rubrica “Posta e Risposta”, La Stampa, domenica 28 maggio 2006, pag. 28

Sono un vecchio maestro di scuola elementare, direttore didattico dal 1979 e successivamente dirigente scolastico. Ho letto con interesse le interviste pubblicate su questo quotidiano il 24 scorso e raggruppate sotto una simpatica titolazione (“Mamma, ho perso il corsivo”). Genitore di un figlio felicemente laureato in giurisprudenza con il massimo di voti e menzione nonché di una figlia laureanda con un anno di frequenza scolastica a San Diego, California, e uno a Madrid, ho scoperto di avere dei motivi d'allarme per i miei figli: scrivono in stampatello. Leggono abitualmente in italiano e in varie lingue, frequentano giovani con interessi culturali in vari campi, ma non “inanellano”. Gli svergognati sic! Non scrivono in corsivo, e io, come padre, li ho sostenuti nell'impresa. Inoltre come maestro e come uomo di scuola ho sostenuto e sostengo gli insegnati che nella loro inattualità si sono resi conto che i libri, i giornali, le riviste, le macchine da scrivere, i pc sono strumenti del diavolo, in quanto distolgono dalla centralità del corsivo. Sono quindi doppiamente colpevole. Non mi consola certo il fatto che negli scambi epistolari dei ragazzi risulti che ogni loro corrispondente tedesco, inglese, scandinavo e nordamericano scriva esattamente come loro, in quanto nelle loro scuole i docenti non si occupano di corsivo ma pretendono varie forme di stampatello. E quei minori che soffrono di disturbi di cui si occupa l'ortofonologia? Senza corsivo, come potranno essere recuperati dalle loro logopediste i bambini tedeschi, inglesi, scandinavi, nordamericani e italiani in condizione di “a-corsività”? Anche se, per fortuna, sembra che la personalità di questi giovani possa svilupparsi comunque. Ce lo attestano i periti di grafologia che nello stesso servizio giornalistico dichiarano che anche su chi non usa il corsivo si possono compiere perizie, in quanto il tracciato, i legami, la dimensione e l'inclinazione delle lettere corrispondono all'individualità di ciascuno. Ritiene lei che il nuovo ministro dell'Istruzione, medico, debba essere chiamato a occuparsi di questa grave sindrome che serpegga nelle scuole?
Seguono firma e risposta di Lucia Annunziata.

Io dico che è un bluff. Una sòla, come la chiamerebbero a Roma. Possibile che creda in ciò che ha scritto? E la lettera, mi si perdoni, come l'ha mandata? In busta chiusa, alla redazione di via Marenco 32 Torino, scritta in un elegantissimo corsivo con pennino, calamaio e carta assorbente? Se i gentilissimi redattori responsabili delle pagine di Cultura de La Stampa pubblicassero nei prossimi giorni una fotoriproduzione della lettera, faccio mea culpa sul blog.


sabato, maggio 27, 2006

Nella prossima edizione dell'Universale Garzanti – la Garzantina per intenderci – sarà incluso anche Roberto D'Agostino, l'uomo dietro Dagospia.


Lunedì pomeriggio Milano andrà al centrodestra. Roma al centrosinistra. Napoli al centrodestra. Torino al centrosinistra. La Sicilia al centrodestra. Dovesse essere questo l'esito delle amministrative, Prodi avrà meno di cento giorni per dimostrare di essere in grado di guidare il governo. E se non ce la farà, si rivota. Punto, pochi cazzi.


Le donne che leggono...

Particolare di Woman in Waves, Gusatave Courbet, 1866, Olio su Tela, 65x54 cm, The Metropolitan Museum of Art, New York


Le donne che incontri sul treno, in aereo o in metropolitana. Alcune di loro leggono il giornale, e sono bellissime, tutte. Le guardi mentre sfogliano le pagine, e quasi ti dispiace per quei polpastrelli che gli si impiastricceranno di inchiostro. Poi ti soffermi ad ammirarle più attentamente, e capisci che non tutte sono esattamente uguali.

Per una strana coincidenza la maggior parte delle donne tra i 20 e i 45 anni – il campione che mi preme osservare – legge Repubblica. E le vedi subito: maliziose, permalose, vagamente grandeur. I titoli dei commenti, per grazia divina, li scrollano solamente e si soffermano invece sulle cronache, politiche e non. Con ogni probabilità dell'omelia domenicale dell'insopportabile fondatore leggono sì e no le prime quattro-cinque parole, poi mollano il colpo. Corrono subito a pagina 2-3 a leggere cosa dice Berlusconi, perché per uno strano contrappasso lo amano più di quanto credono di odiarlo. Sono però indubbiamente Donne, le lettrici di Repubblica, sono belle e si curano. Hanno occhi grandi, capelli mechesati, unghie ben curate ma non smaltate e alcune – le bionde soprattuto – al sabato si dilettano nella lettura delle pagine culturali.

Le donne che leggono il Corriere della Sera non sono tanto diverse da quelle che leggono Repubblica. Certo, sono più milanesi – e grazie, ma non in senso territoriale quanto in funzione della mentalità – sono anch'esse in carriera o comunque di livello medio-alto, sono incredibilmente affascinanti. Ma a differenza di quelle che leggono Rep. sono più propense ai commenti – non si negano mai, chessò, un Sergio Romano o un Angelo Panebianco – e odiano Berlusconi più di quanto pensano di amarlo (e in questo il loro direttore è stato un maestro). Al sabato leggono Io Donna mentre sorseggiano il caffè e fumano la sigaretta tirandola di sbieco; il magazine lo sfogliano, Sabelli Fioretti probabilmente pensano sia un comico televisivo, perché le sue interviste sono tutto tranne che femminili. Ad ulteriore differenza delle scalfariane, le corrieriste si truccano – e di conseguenza – se la tirano di meno; sono più naturali, e decidete voi se ciò è un bene o un male.

A Milano – ché sono restio a fornirvi i cazzi miei, ma almeno un'indicazione territoriale ve la devo dare – non ho mai visto una donna – che non sia la mia – leggere La Stampa. Perché è di Torino, certo. Perché non è a colori, può essere. Perché magari sul bancone dell'edicola non è proprio in bella vista. Perché è fredda e tipicamente sabauda, non lo escludo. Eppure sono convinto che se solo le dessero un'occhiata si accorgerebbero che trattasi di foglio molto più intelligente sia del Corriere che di Repubblica – ma ricordiamoci che le donne già sono restie, e beate loro, a leggere commenti, figuriamoci i polpettoni della Spinelli.

Le donne che leggono i grandi quotidiani romani come Il Messaggero e Il Tempo non sono pervenute. Anche se conoscendo lo stile dei due giornali sono facilmente identificabili: quella che legge Il Messaggero è indubbiamente meno colta di chi legge gli altri tre grandi quotidiani nazionali sopra citati, anche se mantiene l'essere fortemente donna e femminile seppur con connotazione più provinciale e meno cittadina: niente foulardino svolazzante in primavera; unghie meno curate; trucco leggero e capello da sistemare. La lettrice del Tempo è laziale ma non romana, ergo da quelle parti si potrebbe considerare burina. Niente di tutto ciò, perché leggendo il quotidiano diretto da Pedullà dimostra molto più intelletto – anche se abbinato magari a meno classe – della lettrice del Messaggero. Insomma, è una che ha capito l'insipidità del quotidiano di Caltagirone e cerca sensazioni forti.

Difficilmente la donna la trovi con in mano un quotidiano d'opinione se non addirittura di partito. E quando succede, succede quasi sempre a sinistra. Così vedi lettrici dell'Unità e addirittura di Liberazione – mai del manifesto. E si tratta sempre di una figura femminile all'antitesi con la lettrice di Rep. Corriere e Stampa: mai sotto la quarantina, il capello grigio e poco curato sebbene tendente al corto, scarpe basse, gonne – grigie o nere – rigorosamente al ginocchio, collant anche d'estate per contenere il gonfiore degli arti inferiori. Insomma, non esattamente il modello di donna che “ti prende”, sebbene lo capisci che il cervello c'è e funziona, peccato per la scelta dei giornali, così tanto faziosi e poco indipendenti. Si tratta di una donna barricadera, una che con ogni probabilità ha fatto il sessantotto. Una che ha una connotazione politica elevatissima, che frequenta ancora la sezione di partito nonostante lo sporco per terra e il ciclostile di trent'anni fa. È una che se la figlia esce con un ragazzo di destra, segrega in casa la prole pur di non sporcare l'onore. Beve vino, rosso. E ha un'insopportabile fiatella il mattino dopo.

Sul fronte “di destra” mai visto una donna con Il Giornale, segno che ormai il quotidiano di Belpietro lo leggono solo gli over sessanta uomini essendo ultimamente – Facci a parte – di una noia mortale. Trovi ogni tanto qualche donna con in mano Libero: caratterialemente è simile alla lettrice de l'Unità, anche se ovviamente agli antipodi politicamente, ma con maggior gusto nel vestire – è donna tanto quanto la lettrice di Rep. Corriere e Stampa – e nel tenersi; però non beve vino e in vita sua non ha mai nemmeno visto in fotografia una sezione di partito, quindi di scendere in piazza figuriamoci. Fuma Marlboro Lights ed è dotata di spiccata verve polemica.

Mai visto una donna con Il Riformista o con Europa. Quando vedete una donna che legge Il Foglio – magari partendo dagli inserti dall'aria dandy per poi arrivare agli editoriali – presentatemela: potrebbe, un giorno, essere mia moglie.

Non di soli giornali si nutrono le donne. Queste sono soprattutto avide lettrici di settimanali. Le più fighe – mi si perdoni il pur doveroso francesismo – sono quelle che leggono Vanity Fair. A questo livello non ce n'è per nessun'altra. Seguono a ruota le lettrici di A – nonostante non abbiano ancora capito che il loro giornale è molto più scialbo della fiera delle vanità – e quelle dei mattoni come Vogue e Cosmopolitan, con menzione speciale per coloro le quali leggono questi magazine nella versione inglese o americana. Le acquirenti di Grazia hanno occhi solo per guardare ma non per leggere, quindi non chiamatele “lettrici”: vogliono osservare i vestiti come se stessero sfogliando il catalogo del Postalmarket e hanno poca curiosità per il mondo che le circonda. Di più e rotocalchi scandalistici vari – ad eccezione di Oggi e Gente, letti solo da marelle – sono tenuti fuori dalla catalogazione, essendo infatti acquistati solo da colombiane e peruviane. In questa categoria farei entrare anche Diva e Donna della Giacobini: doveva essere il primo e unico vero concorrente di Vanity Fair, non è invece mai decollato in quella forma e allora – grande sterzata – è stato inzuppato di gossip per andare ad abbracciare il pubblico che si merita, quello straniero. Mica siamo in Inghilterra qui.


Va', vattenne!

Caro Berlusconi, ti dico: te ne puo' ghi', và vattenne, ca nun ce sierve” - Rosa Russo Iervolino, candidata sindaco di Napoli per l'Unione, dal palco durante la chiusura della sua campagna elettorale, rivolgendosi chiaramente al Cav., dimenticandosi di essere in Italia e dando una fastidiosa quanto inutile e presuntuosa lezione di “autoctonia” - qualcuno mi verifichi sul De Mauro se il termine esiste, altrimenti registro il neologismo – che attizza l'animo locale, strappa un sorrisino al circondario, schifa il resto della popolazione.


giovedì, maggio 25, 2006

Il lesso quando è cotto lentamente viene che è una squisitezza

Poche sono le cose che riesco a capire del centrodestra in questo periodo. Ad esempio non capisco perché Casini e, in misura minore, Fini facciano di tutto per disunire l'opposizione. Così come non riesco a capire il comportamento della Lega; ma qui me ne dispiaccio di meno: insomma, i lumbard i cazzi loro se li sono sempre fatti – salvo poi ricattare – quindi non vedo perché anche adesso non debbano perseverare su questa linea. Ma la cosa che mi lascia più perplesso è il comportamento del Cav. Vincitore morale delle elezioni, dimostrazione vivente che l'Italia la sinistra al governo non la vuole, leader carismatico e altra serie di aggettivi tutti in chiave positiva, sta però esagerando alzando i toni. E se la sinistra offende; e se la sinistra insulta; e se Napolitano fa questo; e se non fa quest'altro. Stia tranquillo, il Cav. La maggioranza degli italiani è ancora dalla sua parte, su questo non c'è dubbio – così come non c'è dubbio sul fatto che dalle elezioni ad ora l'elettorato di centrodestra è cresciuto – e vede come si comporta questa sinistra. La lasci fare, senza scendere al loro livello. Ora inizieranno a farci divertire: la balla dei conti, ad esempio, con Prodi che non ha ancora capito che se crede davvero in quello che dice dovrebbe ricordarsi di essere lui ora il capo del Governo, ergo anziché le lacrime dovrebbe farci avere la soluzione; oppure sulle tasse: ecco, lì il Cav. in campagna elettorale aveva dato il meglio di se. “Alzeranno le tasse”, diceva. E in molti lo pigliavano per il culo. Ma ora ha ragione, sono pronti a mettere le mani nel portafoglio degli italiani. Li lasci fare, il Cav. Li faccia cuocere nel loro brodo, la cottura non sarà forse velocissima, ma anche il lesso quando lo si fa lentamente viene che è una squisitezza. Serviranno sei mesi, magari dieci, magari anche due anni. Dimostreranno agli italiani quanto valgono: meno di nulla. Ma il Cav. li lasci fare. Se non altro perché lo spettacolo è sfizioso.


Che Moggi sia solo la punta di un iceberg è fuori da ogni dubbio. Solamente che qualcuno non vuole credere a questa verità, e allora ne approfitta per innalzare la forca e prendersi qualche rivincita personale. Poi però arrivano le dimostrazioni...


mercoledì, maggio 24, 2006

Se lo dice anche lo spam...

Particolare della sezione Spam della casella di posta elettronica del blog.


martedì, maggio 23, 2006

Carissimi, scusate. Negli ultimi 10 giorni il blog è andato a singhiozzo: un giorno pubblico e gli altri quattro no. Purtroppo è il periodo: mi siedo ora per la prima volta davanti allo schermo del mio computer, ho fatto la giornata fuori casa e la stanchezza è tale da frenarmi da qualunque pubblicazione. Se le cose dovessero filare lisce, da domani avrò un po' più fiato e ritornerò ad una pubblicazione che si possa definire regolare.


venerdì, maggio 19, 2006

Vuoi remixare Brian Eno e David Byrne?

Il sempre interessante blog digita.musica di Luca Castelli su La Stampa segnala un progetto davvero interessante.


C'è un quotidiano da salvare, sbrigatevi!

C'è un quotidiano da salvare. Un quotidiano molto importante, .Com, perché è l'unico che fa informazione sul mondo della comunicazione. Una voce libera ed importante, che ogni giorno informa i suoi lettori su radio, televisioni, editoria, web, e tutto ciò che riguarda la comunicazione in generale. Perché da salvare? Perché la scorsa settimana l'amministratore unico della cooperativa proprietaria della testata, la Abrond House, è stato arrestato con la grave accusa di frode ai danni dello Stato. La cooperativa a quanto pare “gonfiava” i costi delle varie società – tra cui anche Il Giornale d'Italia – per far salire i contributi percepiti dallo Stato per via della legge sull'editoria. La direzione di .Com, per mano del suo direttore responsabile Gianluca Marchi, ha subito affermato di essere estranea ai fatti, di aspettare lo sviluppo delle indagini prima di formulare qualsiasi ipotesi e di essere comunque in grado di garantire l'uscita del giornale ancora qualche settimana. Ieri sera invece dalla redazione a tutti gli abbonati on line è arrivata la comunicazione dell'imminente possibilità di sospensione delle pubblicazioni, con anche l'invito a mandare messaggi di solidarietà che hanno incominciato ad essere pubblicati sul sito web del quotidiano a partire da stamattina. L'indirizzo per mandare il proprio messaggio è segnalazioni@puntocomonline.it Siete ancora li? Subito a mandare il messaggio, che c'è un importante, giovane e libero quotidiano da salvare.

la differenza.

Romano Prodi dice di voler conoscere “la differenza tra il ritiro da noi [inteso come Unione] annunciato e la dichiarazione del [precedente] governo di lasciare l'Iraq entro la fine del 2006”. Presto detto. Prodi, non ancora del tutto insediato come nuovo premier, ha subito lanciato la cosa del “ritiro subito” nascondendosi dietro il fatto che anche la Casa delle Libertà sul finire della legislatura aveva annunciato di aver previsto un piano di ritiro che si sarebbe compiuto per la fine del 2006; il fatto è che il leader dell'Unione ha dovuto dirlo perché ostaggio della sinistra più radicale ed intransigente e non per vere convinzioni. Da qui a trovare la differenza il salto è brevissimo: l'Unione ritirerà le truppe – subito o entro il 2006 poco importa – a priori, senza valutare la situazione, senza ascoltare gli appelli di chi, da laggiù, ci vuole ancora al suo fianco per cercare di far ripartire l'Iraq – e non sto parlando necessariamente degli Americani. La Casa delle Libertà con ogni probabilità aveva sì previsto il piano del ritiro, ma ciò andava anche concordato con le autorità irachene e andava attuato valutando attentamente la situazione. Eccola la differenza, caro Prodi. Stupisce che un professore universitario non riesca ad arrivarci da solo.


giovedì, maggio 18, 2006

Può essere serio tutto ciò?

A tutto c'è un limite. Si parla sempre della famiglia, la famiglia è importante, difendiamo la famiglia, evitiamo che la famiglia perda di valore e di significato. Tutte cose sacrosante – e c'è poco da fare ironia, soprattuto di questi tempi. Poi ti arriva Romano Prodi, uno che se solo lo vedi in faccia capisci che c'è qualcosa che non va, e fa un bel balletto per assegnare le cadreghe dei vari ministeri: questo di qui, questo di là, quest'altro ancora lo facciamo sparire, e vissero tutti felici e contenti. Il mattino dopo leggi i giornali, come di consueto, e tutti ovviamente pubblicano le liste dei vari ministeri e dei loro titolari. Tante e noiose facce che al terzo ministero le dita della mano destra stanno già cercando le pagine culturali – ché di calciopoli non te ne frega niente. Arrivi alla sera e cerchi di riprendere in mano quella lista all'apparenza interminabile: prima o poi bisognerà sapere chi è andato dove e, visti i protagonisti, è meglio incazzarsi prima che poi. Perché il pistolotto iniziale sulla famiglia, dunque? Perché il ministero della Famiglia è stato assegnato a Rosy Bindi. Una che la famiglia non l'ha formata, che non ha figli e che nemmeno sa da dove incominciare a farli, visto che ha fatto voto di castità. Viva il prodino.


Ieri sera mi è stato chiesto, stamattina ho parzialmente risposto, ora completo: cliccando qui potete trovare il post dentro il quale sono stati messi tutti i links verso gli altri post che parlano di Guia Soncini. Salvatelo nei preferiti.


è partito il Prodino-bis

Allora, “la guerra in Iraq è stata un errore” – e lui sta in bilico tra il “via subito” e il “ritiro nei tempi concordati”, mica che la sua Unione scoppia sulla linea di partenza. Le grandi opere sembrano essere messe in disparte, perché anziché concentrarsi su una singola opera (Tav? Ponte sullo stretto?), preferiranno effettuare “investimenti mirati in una logica integrata”, ovvero il solito tutto e niente nel quale Prodi è maestro in quanto a dialettica. In tema di immigrazione ha già detto che le tre parole d'ordine saranno “accoglienza, convivenza e garanzia”, solo dopo ha parlato di “doveri”, dimostrando di non avere nemmeno gli occhi per vedere che c'è immigrazione ed immigrazione, che quella onesta e lavoratrice dovrà essere pienamente integrata – e regolarizzata – ma quella brutta, sporca e delinquente spedita via, perché mica siamo così coglioni da dare un benvenuto ai delinquenti, giusto? Sbagliato, evidentemente siamo coglioni. Poi il conflitto d'interessi; insomma, sto cazzo di Cav. c'ha le televisioni, e dunque la storia deve essere la stessa “in linea con le altre democrazie avanzate”, nonostante in queste ultime non si è mai visto che al titolare del conflitto venga posto l'aut aut “o la politica o le televisioni, scegli” - do you know Bloomberg? Ha parlato anche di amnistia, e qui non ci sarebbe nulla da dire, se non che ha messo alla giustizia Mastella, e che forse forse la Bonino era un pelo meglio, ma d'altronde poi Diliberto chi lo sentiva? Le quote rosa, certo, quelle quote rosa benedette e da tutti volute ora abbiamo visto cosa sono: ministeri inutili con ministri – o ministre? - senza portafoglio – ma il Cav, bastardo, ne aveva solo due e ora noi schifosi berlusconiani mica possiamo dire nulla, vero? In conclusione vorrebbero ridare serenità alla magistratura, perché le riforme della Cdl erano “pensate ed attuate con spirito punitivo” mentre ora sarà tutto rose e fiori appartenendo entrambi – intesi come politici e membri della magistratura – allo stesso colore politico.

Se c'era un modo vergognoso di far esordire il Prodi II dieci anni dopo il primo – e ancora divertente – tentativo, il neo premier l'ha preso in pieno. Come si dice? Chi ben comincia è a metà dell'opera, giusto?


mercoledì, maggio 17, 2006

vi penso, cari lettori

Lo so, lo so – sono stronzo. Sparisco per giorni e non metto nemmeno uno straccio di avviso. Che razza di impegno serio è questo? - convengo. Ma dovete sapere che da queste parti si è sempre sommersi di lavoro; ultimamente poi non parliamone nemmeno. Vi giuro, cari lettori, un pensiero per voi l'ho sempre. E sul blog ci vengo, controllo le visite e tra me e me penso “visto, anche oggi una cinquantina di affezionati ti hanno fatto visita e tu – stronzo – nemmeno un post nuovo?”. Vi chiedo scusa. Ma la colpa non è solo mia. La politica di questi giorni fa schifo: tutto corre appresso agli affanni di Prodi nel costituire la nuova squadra di governo. Per il resto c'è lo scandalo del calcio, ma nemmeno quello mi appassiona moltissimo: voglio dire, solita mannaia giustizialista che colpisce a casaccio, che decreta le vittime ancora prima dei processi. Mi annoio a morte. Vi penso, cari lettori.


venerdì, maggio 12, 2006

scusate la fretta

Scusatemi ma, come spesso accade, ho poco tempo. Però una cosa vorrei dirla, cazzarola, dal momento che in questo spazio non debbo nemmeno chiedere il permesso. Ma che razza di governo sta nascendo? Oscurato da un episodio sì grave – ma un pochino maliziosamente dato in pasto per il classico pubblico forcaiolo della nostra bella Italia – come lo scandalo che sta coinvolgendo il mondo del calcio. Dico, si sta formando il governo della disgrazia e i giornali piazzano a metà pagina i pezzi e i telegiornali ne parlano nella seconda metà. Come il culo di una soubrette qualunque.


mercoledì, maggio 10, 2006

L'undicesimo Presidente della Repubblica Italiana è Giorgio Napolitano. Uno che la sinistra in fondo non voleva ma che ora si tiene; uno che la Casa delle Libertà non voleva pur facendo nulla per far sì che fosse un'altra persona; uno per il quale ora mica possiamo dire qualcosa, ché sarebbe vilipèndio.


c'era una volta

Allora, la Lega ha detto che voterà Bossi, ché Napolitano non le piace. L'Udc ha detto che voterà Napolitano, ché a lei piace. Alleanza Nazionale a malincuore voterà scheda bianca, ché la coalizione non vuole essere lei a distruggerla. Forza Italia voterà anch'essa scheda bianca perché, insomma, se D'Alema no, mica si può fare Napolitano sì, giusto? Giusto. Allora una cosa la dico, ai signorini della Lega – ai quali un cazziatone, per quello che vale, già l'ho fatto – e ai soliti, irrimediabili, democristiani dell'Udc: non ci state ad adeguarvi a quelle che sono le linee dettate dal capo dell'opposizione? Vi dà fastidio seguire il Cav.? Volete a tutti i costi distruggere la Casa delle Libertà, sì, anche voi signori con le camicie verdi? Allora è molto semplice: fuori dalle palle. Cercate aiuto dai vostri amici centristi dell'Unione oppure create il vostro terzo polo indipendentista – ma poi non frantumateci le palle con il referendum sulla devolution, che pure voterò in modo favorevole – ma qui, penso sia chiaro ormai, per questi comportamenti non c'è spazio.

A volte mi chiedo cosa aspetta il Cav. a liberarsi di questi e continuare con Forza Italia, An e gli amici del polo laico, ovvero Repubblicani, Liberali e Socialisti, magari con anche i Radicali. C'era mica una rivoluzione liberale da fare? Sogno, convengo, sogno.


E i suoi lunghi capelli non li rivedrò più / ai settembre lontano dalle un bacio per me

Giuro che questa è l'ultima – anche la prima? - incursione che faccio sui reality. Ma dico, come si fa a far arrivare in finale un Di Cataldo qualunque? (l'ultima volta che l'ho sentito nominare le ragazzine che impazzivano per lui avevano sì e no 11 anni). E a far vincere Pago, persona più che rispettabile ma pur sempre autore di un solo tormentone-estivo? Quando poi si ha un personaggio del calibro di Alberto Fortis. Dico, Alberto Fortis. Almeno Safina l'han fatto fuori prima della finale. Vabbè, fine della parentesi.


martedì, maggio 09, 2006

Mi sbaglierò di sicuro, ma ormai queste bislacche elezioni del Presidente della Repubblica dimostrano solo una cosa: la sinistra quel Napolitano, messo lì solo per infastidire, non lo vuole. E vota quindi di tutto, da Vasco Rossi ad Ambra Angiolini. In attesa che il centrodestra si sfianchi. A quel punto le ipotesi saranno due: o rientra D'Alema con un colpo di teatro che avrebbe però del patetico. Oppure – ancor più patetico ma a questo punto probabile – l'Unione si terrebbe quel Napolitano lì, che nessuno (e tantomeno lei) vuole. Vedi sopra.


Due giorni di ozio non sono poi così male. Oddio, chiamarlo ozio non è nemmeno la parola giusta. Diciamo convalescenza, visto che la febbre c'era, e pure una nausea fastidiosa che è andata avanti per 24 ore. Dicevo: mica male stare due giorni senza far nulla. Certo è però che al termine dei due giorni non ce la faccio più. Ho visto tutti i telegiornali possibili, tutti i telefilm possibili, tutti i film possibili, letto tutti i quotidiani possibili e pure tutti quelli che avevo “in arretrato”. Non metto il culo fuori di casa da più di 48 ore e la mia pazienza è al limite, non sopporto più questo stato. Per questo due giorni non sono male ma al terzo probabilmente mi sarei ammazzato. E però una cosa piacevole c'è stata: tra un film, un telefilm, un tiggì e la mazzetta dei quotidiani (e anche adesso mentre scrivo), la colonna sonora è stata l'ultimo di Bruce Sprigsteen, “We shall overcome, the Seeger sessions”. Incantevole.


lunedì, maggio 08, 2006

Fuck*** Temperature

Cari lettori, mi scuserete se fino a domani sera (almeno) non garantirò il corretto aggiornamento del blog, vero? È che c'è questa febbre che non mi dà proprio tregua. Vi saluto e vi abbraccio.
Vostro, Ordine Generale


sabato, maggio 06, 2006

Ci frega assai.

Bono Vox, leader degli U2, dirigerà The Independent per un giorno, il 16 maggio.


Due o tre paroline sulla Lega i suoi...

La Lega Nord – fu Lega Lombarda – è stato un partito importante. Al di là delle opinioni espresse, dai modi di esprimerle e da certi comportamenti, credo che nessuno possa mettere in dubbio ciò che la combriccola di Umberto Bossi ha rappresentato nel panorama politico italiano. Nata sul finire degli anni '80, ha sfondato in modo pesante nel teatrino della politica nazionale all'inizio degli anni '90, prima cavalcando un'improbabile marcia su “Roma ladrona”, poi scagliandosi contro Tangentopoli. Il tutto condito con abbondanti dosi di celodurismo che nel leader Umberto Bossi trovavano la loro massima espressione; fossimo un blog di persone che si esprimono con i piedi, diremmo tranquillamente: la Lega, in quegli anni, è stata un gran bel calcio nel culo al sistema politico italiano.

Poi le cose sono cambiate e anche per i lumbard è stato necessario cercare alleanze da una parte o dall'altra – nel loro caso: da un parte e dall'altra – nonostante al suo pubblico sia più congeniale una presa di posizione paragonabile – con le dovutissime proporzioni – a quella dei radicali: né di qua né di là. Dal 2001 in poi sembra però aver trovato una sua collocazione precisa, dal quale sembrerebbe difficile uno spostamento: il centrodestra. Forti dell'alleanza in qualche modo “preferenziale” con Silvio Berlusconi e da qualche anno forti di un anti-comunsimo tipico, appunto, anche del Cavaliere, sembra dura pensare che i leghisti saltino la sponda passando, in un futuro più o meno remoto, con il centrosinistra. Ma nonostante tutto la Lega è un cane sciolto e ci tiene a farlo vedere. Solamente che non ha tenuto conto un paio di cosette: in questi anni ha perso potere. I risultati delle elezioni sono in negativo, il malumore nella base si sente, e i primi gruppi secessionisti – in tutti i sensi – hanno incominciato a prendere forma e ad allearsi con il centrosinistra. Segno questo che i vertici probabilmente non riescono ad arginare i malcontenti della base. A tutto questo si deve aggiungere una cosa, non di minore importanza; secondo l'opinione di chi sta scrivendo, la Lega dovrebbe smetterla di pensare solo per sé ed iniziare ad aiutare la Casa delle Libertà. Perché sé è vero che nell'ultima legislatura è stata l'alleato più fedele di Silvio Berlusconi, è anche vero che nel passato né An né l'Udc hanno “tradito” il centrodestra cercando improbabili alleanze con il centrosinistra. E il pensare maggiormente alla coalizione si traduce, in modo cinico e un po' anche volgare, in un “smetterla di farsi i cazzi suoi”. Come successo ad esempio in occasione dell'elezione del Presidente del Senato, dove il carroccio ha votato Calderoli fino all'ultima tornata di voti, e come sta per succedere con l'elezione del Presidente della Repubblica, dove il candidato – improbabile – è Bossi.

Posso capire – il che non significa necessariamente condividere, ché mica sono un leghista – lo schifo di votare un Andreotti o peggio ancora un D'Alema. Epperò non si può sempre fare quelli che giocano a perdere. Perché è fin troppo chiaro che candidare Umberto Bossi e – ancor di più – sperare solo un momento che Alleanza Nazionale e Udc possano prendere in considerazione di votarlo è una follia che serve solo a creare un'azione di disturbo. Sia nel centrosinistra che nel centrodestra. Più utile sarebbe sedersi al tavolo delle trattative in modo serio e costruttivo, anziché sparare candidati a caso che nessuno – tranne loro – pensa di votare o ritiene degni di voto.

Se questo è il panorama politico nazionale, posso assicurare che in quello amministrativo e delle piccole realtà comunali è anche peggio. Vi posso portare l'esempio di un piccolo comune in Provincia di Milano, circa 15 mila abitanti, che il prossimo 28 maggio deve votare per la nuova giunta comunale. La giunta uscente è di centrosinistra, ed ha già governato per dieci anni; la situazione che si presenta è questa: una lista di centrosinistra – per lo più margheritini di estrazione cattolica e rifondaroli, se la cosa non v'è troppo strana – con a capo il vicesindaco degli ultimi dieci anni; una lista di centrodestra – appoggiata da Fi, An, Udc, Dc più indipendenti – e una lista della sola Lega Nord, perché dalla segreteria regionale non hanno gradito che i loro si alleassero con gli altri partiti del centrodestra (e da notare che candidato sindaco per il centrodestra è proprio un ex leghista che ha dovuto infatti ridare indietro la tessera di partito). Se questo non vuol dire giocare per perdere, non so proprio come chiamarlo. La Lega dovrebbe darsi una calmata, fermarsi e riflettere; può decidere di continuare a rimanere la selvaggia espressione di una minoranza italiana oppure di liberarsi di alcuni fanatici che stanno alla base e portare avanti i suoi pur rispettabili ideali e concetti in modo concreto e serio. Altrimenti la fine è delle più classiche: mille partiti con lo zero virgola qualcosa e dunque lenta morte politica. E non è detto che alcuni – anche nel centrodestra – non siano contenti.