[1] Il mio pensiero circa il finanziamento pubblico all’editoria è stato più volte messo agli atti – qui l’ultima e più esaustiva puntata. Quindi che dire del taglio previsto dal Governo? Dispiace, se è vero come sembra che tante testate – e quindi tanto pluralismo, e mica per dire – rischiano di sparire. La mia posizione, però, è quella di Giuliano Ferrara esposta sul Foglio [04.08.2008 – pag.1], ovvero sì alla richiesta di mantenere o ripristinare i contributi ma no a battaglie ideologiche («Perdere la faccia, oltre ai contributi, questo no, cari compagni»), posizione meglio ancora declinata da Adriano Sofri [Piccola Posta – 05.08.2008]: «evitiamo pure proclami narcisisti e campagne ideologiche, ma rivendichiamo di conservare, o ripristinare, i contributi alla piccola editoria politica». Poi Sofri cita il manifesto, Liberazione e Il Secolo d’Italia ad esempio di editoria politica: il manifesto non è propriamente organo di partito – La Padania invece lo è a tutti gli effetti, ma Sofri dimentica chissà perché di citarla – ma il discorso comunque fila lo stesso. Sofri inoltre maramaldeggia anche con Pannella e Bordin in merito alla questione che eventuali tagli ai finanziamenti non colpirebbero Radio Radicale per il pubblico servizio che essa svolge di trasmissione delle sedute parlamentari e dei congressi dei partiti tutti. E qui dico: nota la mia posizione sui finanziamenti, posizione assolutamente a favore – nei limiti dei casi furto, ovvio – e noto che non ho voglia di guardare quanto ha preso Radio Radicale l’ultima volta, né so quanto questa cifra sia determinata dal «servizio pubblico» che svolge, mi chiedo: se taglio deve essere, che lo sia per tutti allo stesso modo altrimenti siamo punto e a capo (ovviamente togliere i finanziamenti al – chessò – Corriere non cambierebbe un bel nulla, perché la testata non è, diciamo, «a rischio» scomparsa). Quindi colpisca anche Radio Radicale per quella parte di servizio rimanente alla sottrazione della trasmissione delle sedute parlamentari. Capisco, parrebbe poco ragionevole. Ma poco ragionevoli sono anche i tagli al finanziamento pubblico all’editoria, e poco ragionevole per poco ragionevole, forse è il caso di ragionare. Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha poi dichiarato che «è una strana forma di libertà quella di chi è libero in ragione del denaro che riceve dallo stato», e allora è il caso di ripetersi: non è «strana» ma è più pura e cristallina della libertà altrettanto dichiarata da chi poi ha alle spalle un editore con i suoi cazzi di interessi che non sono – quasi – mai i cazzi di interessi del lettore.
[2] Pare che l’Unione Europea voglia che sia commercializzata una sigaretta che, nel caso di mancata aspirazione per un minuto, si spegne da sola. Questo, nelle intenzioni, dovrebbe portare ad un «risparmio» di un paio di migliaia di vite l’anno, ovviamente sottratte non alle malattie correlate al fumo, ma agli incendi e ai soffocamenti causa sonno impellente ed incontrollato del tabagista. Una cagata, me lo si consenta: presa una boccata, ci si può addormentare entro un minuto da quella successiva, se si ha veramente sonno. E un tizzone ardente, che si smoccola dalla sigaretta e va a finire sul tappeto, o sul plaid o su quello che volete voi, ci mette ancora meno a scatenare un incendio.
[3] «(Adnkronos) - Furto nell'abitazione estiva di Walter Veltroni sul lungomare di Sabaudia (Latina). Secondo una prima ricostruzione i ladri avrebbero forzato la porta d'ingresso e rubato un computer portatile, una videocamera, un i-Pod e circa 600 euro. Sul posto sono a lavoro gli agenti della polizia scientifica per i rilievi del caso». Questa l’agenzia, nella sua telegraficità e nel suo informare. Ora: sono da poco stato al mare, a casa mia, in un posto oggettivamente più bello e meno cafone di Sabaudia. Anche casa mia, come quella di Veltroni, sta sul lungomare: una posizione che di sera mi invidiereste tutti, si sentono le onde, i profumi della macchia mediterranea, spira sempre un venticello che non vi dico e non passa anima viva. E, sempre come a Veltroni, anche a me sono entrati in casa i ladri durante il soggiorno – nel mentre, compravo frutta fresca. Ma, a differenza di Veltroni, non mi hanno ciulato il telefonino, il televisore né tanto meno due iPod, un computer portatile e molto più che 600 euro in contanti; si sono portati via un po’ di bigiotteria-specchietto-per-le-allodole e una non più recente macchina fotografica digitale. Ah, da me sono arrivati solo i carabinieri, la scientifica ho preferito lasciarla nelle sue faccende affaccendata – molto più importanti delle mie, scommetterei.
[4] Dopo solo un anno di vita chiude la Tv delle Libertà, esperimento televisivo per metà satellitare e per metà in onda su circuiti locali ad opera dei pare defunti Circoli di Michela Vittoria Brambilla. Checché ne dica il fu direttore Medail, 6-700 ascoltatori al giorno non mi sembrano tutto questo grande successo. D’altronde il palinsesto – ad esclusione di lunghe e ricche rassegne stampa – pareva una via di mezzo tra la televendita e i microfoni aperti di Radio Popolare, con giusto i filtri alle bestemmie. Veltroni – Youdem, solo perché un nome più imbecille non c’era – e D’Alema – RedTV – stiano attenti. Qui, intanto, apriamo le scommesse sulla loro durata.
[5] Il nuovo di Beck, Modern Guilt, è un bel disco. Non vi metto il link truffaldino ad Amazon o ad iTunes perché non becco una lira, io!, a farvi questa segnalazione.
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