domenica, marzo 30, 2008

PC and nearly gaffe-free

But the new 2008 model Berlusconi seeks to give a very different impression - that of a sober, elder statesman who can cure the ills of his troubled homeland far better than his young rival.”

John Hopper, The Guardian, 29.03.2008

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giovedì, marzo 27, 2008

anche i Village People nel loro piccolo s'incazzano

I Village People ci liberano del video più chiacchierato della Rete. Ora speriamo che anche Repubblica dica qualcosa per la ciofeca.

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la Repubblica infilata nello spot del Partito Democratico

C'è questo esilarante video creato dalla sezione lombarda del Partito Democratico in cui viene presa Y M C A dei Village People e viene trasformata in I Am PD, con corredo di immagini che lo rendono simile all'ultimo “spot televisivo della Coop” (e non lo dico io, lo dice il suo regista). Un video sul cui ribrezzo non c'è nulla da dubitare, e che nonostante tutto sta appassionando la blogosfera, equamente divisa tra chi sfotte e chi si felicita. Quasi nessuno, finora, si è però accorto di un tipico caso di product placement, evidente almeno quanto i telefonini e le carte di credito – all'occorrenza Tim o Vodafone, Visa o Mastercard – nei cinepanettoni dei fratelli Vanzina: durante il video(clip) passa più volte l'immagine di un edicolante che si è prestato alla bisogna e, ai lati inferiori dell'inquadratura, compare la testata di Repubblica malamente sovrapposta. Fate un paragone con le altre riviste che appaiono nell'immagine, se avete dubbi: colore, nitidezza e profondità sono diverse. Quando si dice che Carlo De Benedetti vuole la tessera n.1 del Pd.

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le mie debolezze di voto

Sicché ognuno, poi, ha le sue debolezze. E la debolezza primaria del blogger, di questi tempi, è quella di rendere partecipi gli altri blogger delle sue inclinazioni politiche. Si sa, il voto è vicino, e chi non ha voglia di spalmarlo un po' anche sul portone del suo dirimpettaio? Dicevo, le mie debolezze, si sono mostrate nel non aver resistito a fare il sondaggio di OpenPolis. I risultati li potete vedere nell'immagine qui sopra, dalla quale sono turbato per una mai sospettata prima d'ora vicinanza all'Udc. Di contro, sono tranquillo per la distanza più-che-di-sicurezza dall'Italia delle Manette di Antonio Di Pietro. Lega e Destra, quelle poi. Sinistra estrema non pervenuta.

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martedì, marzo 25, 2008

Amali.

Certo, sta spiegato in piccolo che “I sondaggi online di Corriere.it non hanno un valore statistico, si tratta di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente”, quindi sono da prendere per quello che sono, ovvero “permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità”. Ma i lettori del Corriere.it non saranno certo quattro-gatti-quattro, quindi quando il sondaggio alle 13.09 di martedì 25 marzo 2008 dice che secondo la loro opinione la Roma ha il 60,3% di possibilità di vincere lo scudetto rispetto al 39,7% dell'Inter, una cosa sicuramente la possiamo dire: se anche l'Inter dovesse vincere lo scudetto, per l'opinione pubblica italiana rimarrà comunque una squadra di cartone – vedi sabato scorso, ma non solo. Fa fede, inoltre, il fatto che il sondaggio sia del Corriere, mica del Messaggero.

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domenica, marzo 23, 2008

Perché ogni blog che si rispetti deve avere una sua parte di diario

In questa domenica pasquale – servirà la Maiuscola, o basta la minuscola? - in cui il cervello è appesantito, è piacevole naufragare nel mare di parole scritte in passato. Alcune stanno lì, sono di pubblico dominio, basta cliccare sulle pagine dell'archivio. Altre, stanno su pezzi di carta difficilmente recuperabili tra le macchine che unite formano la grande Rete. Altre ancora, le più belle, me le sono tenute per me.

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giovedì, marzo 20, 2008

questa volta è andata così...

Vabbé, a questo giro il liberismo è sempre più alle vongole.

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domenica, marzo 16, 2008

disonestà.

A Villa Serena, la clinica ligure gestita da suore dove avvenivano gli aborti clandestini nei quali era coinvolto, secondo le indagini, il ginecologo suicida Ermanno Rossi, pare che le cartelle cliniche delle pazienti venissero falsate per arrivare a dimostrare un presunto – e mai avvenuto – aborto spontaneo con conseguente necessità di raschiamento, al posto del quale si praticava invece un vero e proprio aborto clandestino eseguito in una clinica privata (e non in una struttura pubblica), in anonimato, con l'allungo di 500 euro (dicono, euro più euro meno). Se fosse vero – e dalle indagini sembrerebbe -, solo una persona intellettualmente disonesta non vedrebbe una violazione alla legge 194 motivata da una deformazione del concetto di aborto nella cultura moderna, deformazione rafforzata dallo sciocco assunto secondo il quale le donne ricorrono alla clandestinità (compresa quella di “lusso”, come nel caso di Genova), per via della trafila burocratica e della poca disponibilità di posti in osservanza della legge. Ma vedrebbe, in tutto questo, lo zampino di Giuliano Ferrara, argomentandolo con concetti mai espressi dall'ideatore della moratoria contro l'aborto. [*]

[*] «Ma mi chiedo se la forsennata campagna ormai da tempo in atto contro la 194, una campagna che colpevolizza le donne che decidono di interrompere la gravidanza fino a dipingerle come responsabili di un assassinio non possa ottenere alla fine anche questo paradossale risultato. Non di far diminuire gli aborti, ma di far fuggire le donne dai consultori e di mandarle alla ricerca del medico amico o compiacente». Miriam Mafai, La Repubblica, 14.03.2008 – pag. 37

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sabato, marzo 15, 2008

consigli di lettura

Va di moda, sui blog “in”, dare dei consigli che suonino il più possibile elitari: ad esempio, lo sconosciuto libro dello sconosciuto autore (che poi, si scopre, è amico del blogger). O lo sconosciuto lungometraggio appena uscito in divudì dello sconosciuto autore (che, essendo cugino dello sconosciuto autore dello sconosciuto libro, è in qualche modo amico del blogger). E così via. Certo, anche qui spesso sono stati dati dei consigli – e, anche in questo preciso istante, potrei indicarvi di ascoltare Norah Jones come sto facendo io, mentre bevo un caffè come sto facendo io, e poi magari uscire e bere un paio di Negroni come farò io, ché tanto sia che io lo stia facendo sia che voi lo facciate, è faccenda nebulosa: nessuna delle parti può verificare l'altra, ma fa figo consigliare e credere che i consigli vengano poi seguiti - e fa figo anche seguirli, talvolta.

Non è questo il caso, perché l'oggetto del mio consiglio non è un cortometraggio, né Norah Jones (però, nel caso...), né un caffè. È un libro, e il suo autore non è sconosciuto: Michele Brambilla, Sempre meglio che lavorare – il mestiere del giornalista (Piemme, 218 pagg, 14,50 euri). Un pamphlet carino, utile, divertente e di immediata lettura. Perché Brambilla – una vita al Corriere, poi direttore de La Provincia, vicedirettore di Libero e medesimo incarico attualmente a Il Giornale – è uno che la sa lunga, perché tanta ne ha vissuta e tanti ne ha conosciuti. E poi, essendo un gran cronista di razza, scrive in modo semplice, lineare ma non per questo privo di freschezza – insomma, il contrario di quanto modestamente sto facendo io con questo consiglio-pippone. Me lo sono bevuto questo pomeriggio, non tutto d'un fiato ma senza interromperlo con una nottata o due in mezzo, perché è così che bisogna fare con le cose migliori. Lo trovate qui – e cliccateci sopra pure a cuor leggero perché, a differenza dei blog “in”, il link non è di quelli collegati ad un'agenzia pubblicitaria per cui io ad ogni vostro click percepisco un compenso – vogliamo mica elemosinare gli spicci, vero?

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mercoledì, marzo 12, 2008

Ciarrapico, ancora una volta (non si butta via niente...)

C'è tanto di quel grasso che cola, qua e là tra i commenti, che è quasi un peccato lasciarlo tutto alla voglia del lettore di cliccare – o negarlo al distratto e svogliato che di cliccare non ci pensa proprio. Il caso Ciarrapico (che avrei giurato durasse al massimo un paio d'ore), è il terzo giorno che sta tenendo banco. Non direi più nulla, ed è per questo che faccio prendere un po' d'aria al grasso colato che stava nascosto lì in basso.

Caro "R",
premesso che rivolgermi ad una lettera dell'alfabeto è imbarazzante almeno quanto votare un partito che candida Ciarrapico, vediamo d'intenderci. Arrampicarmi sugli specchi, io? Forse non ci siamo capiti: non sto difendendo Ciarrapico, fa fede quanto ho scritto, ovvero che a me, elettore del Pdl, la candidatura di Ciarrapico non piace, e forse i motivi sono gli stessi per cui non piace nemmeno a te. Mi arrampicherei sugli specchi, evidentemente, se difendessi tale candidatura. Non augurandomi che i vertici del Pdl cambino idea.

Ciò che a me, e a molti miei "co-elettori", dà più fastidio in tutta questa polemica sono le argomentazioni della sinistra. Ciarrapico è diventato il peggior candidato possibile non tanto in virtù di quello che ha affermato circa il fascismo, bensì perchè l'ha candidato il centrodestra, con l'aggravante che la sua storia personale non risulta particolarmente limpida. La prova di tutto ciò sta, ovviamente, nel fatto che quando Ciarrapico ha "flirtato" con la sinistra (con o senza il consenso dei suoi vertici), o ancora ci ha messo il suo zampino per fare un favore ad un editore e ad una bandiera di quello schieramento, nessuno ha avuto da ridire, e sebbene il Ciarrapico-pensiero fosse noto, così come fossero note le acque minerali, la Roma calcio e "Ciociaria oggi".

Questi due pesi e due misure, questa superiorità morale (la stessa a cui faceva riferimento Bonaiuti, e lo dico senza timore di essere indicato come il suo megafono o difensore) tipica del centrosinistra è fastidiosa. Usare Ciarrapico come arma pretestuosa per montare ad arte una polemica mi sembra ridicolo. Non vi piace? E infatti mica l'avete candidato voi - e figuriamoci che non l'avrei candidato nemmeno io.

Ecco, mi viene da dire "fatevi i candidati vostri", che ai nostri (purtroppo) tocca noi pensare.

Saluti

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martedì, marzo 11, 2008

Ancora sulla candidatura di Ciarrapico...

Questo mio commento lo trovate anche in quelli al post qui sotto.

Tra l'altro, non mi sembra di ricordare polemiche su Ciarrapico quando questo in passato è stato più volte rappresentante della corrente andreottiana della Dc, pur non avendo mai fatto mistero della sua "passione" - chiamiamola così... - per il fascismo e per la figura del Duce.

Ferrara oggi sul Foglio ha ricordato anche un'altra cosa importante: Ciarrapico fu colui che ridiede Repubblica a Scalfari e De Benedetti. Allora andava bene?

Per cairtà, nemmeno a me piace la sua candidatura, e l'ho scritto in apertura di post. Di più, spero che Berlusconi dopo le polemiche e magari dopo l'intervento di Fini, lo tolga dalla lista. Solidarizzo infinitamente anche con chi, come la Nirenstein, è candidata nello stesso partito di chi non tanto mostra passioni verso il fascismo ma arriva a fare certe sparate mediatiche come l'intervista ormai "celebre" dello stesso Ciarrapico. Detto questo, che sia Bossi a dire che Ciarrapico è impresentabile, quando i suoi colonnelli in passato ne hanno dette di cotte, di crude e persino di peggiori, è triste.

Saluti

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lunedì, marzo 10, 2008

la sinistra che si dimentica di quando Ciarrapico...

Premesso che nemmeno a me la candidatura di Giuseppe Ciarrapico nel Pdl piace, a sinistra stanno però dimostrando pienamente il concetto di avere la faccia tale e quale al culo: perché nessuno di loro ha mai detto niente quando Ciarrapico – il “fascista Ciarrapico” come scrive l'Unità – si presentava ai dibattiti sulla nascita del Partito Democratico e definiva Goffredo Bettini come uomo “di un'intelligenza straordinaria”. Di grazia, Bettini avrebbe dovuto fare un passo indietro?

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consigli per gli ascolti.

Intanto che attendete di leggere qualcosa – arriverà...- potete sempre fare quattro sgambettate con Made In The Dark, l'ultimo egregio lavoro degli Hot Chip.

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giovedì, marzo 06, 2008

cacatine di piccione

Quando scrissi quel titolo, pensai ad un'esca: vediamo se qualche buffone, spinto dal richiamo strillato, si fa avanti. C'è voluto un po' di tempo, come sempre, perché questo blog non si adopera in quello che è chiamato social networking o altre cazzate del genere. Cioè, qui non si va in giro a lasciare commenti, a stringere amicizie o pseudo-tali con altri blogger (brr...) con il solo scopo di gonfiare il numero di commenti e di visite. Comunque, dopo quasi un anno, il buffone ha abboccato e ha lasciato un suo ricordino – tale e quale la cacatina di piccione sul parabrezza, ma tant'è.

martedì, marzo 04, 2008

il Cav. alle vongole su Malpensa.

Già lo scrissi in passato che secondo me Malpensa è quello che è a prescindere dalla situazione di Alitalia, e che la perdita di valore dell'hub non dipende dalla vendita della compagnia aerea a Air France. Il fatto che il Cav. oggi sia intervenuto sulla questione argomentando in modo pacatamente statalista, fatto giustificato solo dal bisogno di compiacere la Lega, mi lascia alquanto amareggiato. “Liberisti alle vongole”, scrissi. E lo ribadisco. Ma tanto per quanto riguarda l'aereoporto milanese mi sono già messo il cuore in pace.

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lunedì, marzo 03, 2008

vibrante Belpoliti

Il formidabile Marco Belpoliti scrive il solito bel pezzo sulla nuova linea di prodotti Durex, quelli che voi zozzoni trovate al supermercato tra i cerotti e i deodoranti.

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the paraculaggine never ends

Dopo l'operaio della Thyssenkrupp, dopo Colaninno, dopo la Madia, dopo la precaria-non-precaria, dopo Di Pietro ma anche i radicali, Veltroni candida anche l'imprenditore Calearo.

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Udc nel pallone

L'unico colpo di scena che potrebbe fare Pierfedinando Casini sarebbe quello di candidare Luciano Moggi. Sia detto con affetto per Moggi, e senza ironia.

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domenica, marzo 02, 2008

Con affetto, s'intende

Ricevo e con piacere pubblico:

Caro Ordine Generale, parli spesso di musica. Mi fai una lista non approssimativa dei dischi che hai ascoltato nell'ultima settimana, intendo quelli che ti hanno più “preso”? Nuovi o vecchi non importa. Dico “non approssimativa” perché così me ne tengo beatamente alla larga. Grazie. Alice

Cara Alice, sta' alla larga da questi dischi, allora, se vuoi continuare a non capire un benemerito cazzo:

Siouxsie & The Banshees – Juju
Siouxsie & The Banshees – Kaleidoscope
Siouxsie & The Banshees – The Scream
Baustelle – Amen
Cat Power – Jukebox
The Cure – Wish
Herbie Hancock – Sextant
Joy Division – Unknown Pleasures

Settimana scuretta, me ne scuso. o.g.

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Scampato pericolo.

Dopo 39 anni, spunta fuori che gli Hells Angels volevano uccidere Mick Jagger.

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Walter, che simpatico paraculo!

Walter Veltroni, si sa, è un gran comunicatore. Ma non si offenderà di certo se alziamo di un po' i toni di questa sonnolenta campagna elettorale per aggiungere anche che è un gran paraculo – sia detto con un po' di quell'accezione e accento romani dei quali Veltroni è sicuramente a conoscenza. Il perché? Scorrere la lista di quelli che vuole candidare per il suo Partito Democratico è come osservare la composizione di un campione sondaggistico che vuole essere il più ampio possibile, in modo da avere un responso attendibile. C'è di tutto: l'operaio dell'acciaieria Thyssenkrupp – perché così la tragedia è mediaticamente sfruttata ai massimi livelli – ma anche Matteo Colaninno. C'è una giovane, dicono laureata, presunta signora nessuno che però lavora per Minoli ed è stata fidanzata con il figlio del Presidente della Repubblica Napolitano, tale Marianna Madia che è tanto graziosa quanto politicamente impacciata, e che dovrebbe rappresentare il rampantismo giovanile. Di contro, è notizia delle ultime ore che per non farsi mancare il voto del popolo precario, Walter Veltroni ha candidato una giovane, appunto, precaria: Loredana Ilardi, da Palermo, operatrice in un call center. Ma la politica non è un campione per un sondaggio, dovrebbe avere un'idea di fondo e non mettere insieme tutto e il contrario di tutto: imprenditori e operai, giovani fighetti e precari, radicali e teodem, garantisti e forcaioli. Veltroni, ovviamente, è riuscito invece a fare un bel frullato, che verrà gustato da quella fetta di elettorato italiano che riesce a digerire tutto, anche le peggiori porcherie. Chissà se riuscirà a digerire anche la bufala avariata della giovane precaria che 1) precaria non è (“non è assolutamente precaria. A suo tempo fummo noi a comunicarle l'indeterminato”, queste le parole del suo datore di lavoro in un articolo del Giornale 2) guadagna sì 700 euro al mese ma 3) il suo contratto è un part-time giornaliero di 4 (quattro!) ore.

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sabato, marzo 01, 2008

la confusione mentale di Pier Ferdinando Casini

Casini giudica “un bluff il duopolio Veltrusconi”, ovvero il presunto inciucio che si dovrebbe delineare dopo le elezioni tra il Pdl e il Pd. Ma è bene sottolineare che il cosiddetto “Veltrusconi” è appunto un inciucio “presunto”, e che quindi per rivelarsi un bluff dovrà anche rivelarsi da “presunto” a “in essere”. Quello che ha fatto il leader dell'Udc invece come lo vogliamo chiamare? Riassunto, per chi si è perso le puntate precedenti: prima Casini voleva far parte della Casa delle Libertà, insieme a Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale, il che ha portato i suoi ex compagni di partito Baccini e Tabacci ad uscire in polemica dal centrodestra e a fondare la Rosa Bianca. Poi, quando Forza Italia e An si sono sciolte nel Pdl, Casini ha detto che una cosa così lui mai l'avrebbe fatta, al limite un apparentamento. Apparentamento del quale il Cav non ha mai voluto sentir parlare: concessione fatta solo alla Lega per via del suo carattere territoriale, perché il leader del Pdl mica è come Veltroni che dice di correre da solo e poi prima imbarca Di Pietro, poi i Radicali e chissà chi potrebbe essere il prossimo. Succede allora che Casini dice: ok, me ne vado. E inizia a sparare a zero contro il centrodestra italiano, come se lui non ne avesse fatto parte fino a quindici giorni fa, dopo aver governato tra l'altro per cinque anni filati, e non senza causare qualche mal di pancia. Ma si sa, il richiamo dello scudo crociato, simbolo che secondo i sondaggisti dovrebbe attirare una fetta dell'elettorato pari a circa il 30%, ma che dalla fine della Dc ad oggi ha preso sì e no il 6%, è troppo forte. E dove finisce il nostro Pier Casini? Marcia indietro, va insieme ai suoi ex compagni Baccini e Tabacci, che un mese fa uscirono dal suo partito in polemica col suo leader. Voi, tutto questo, come lo chiamate?

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ancora su Sanremo e le sue magagne

Dalla comodità del divano di casa mia, ieri sera il Festival di Sanremo mi è parso ancor più terribile di quanto avevo realizzato nei giorni scorsi. Dispiace, perché ad un certo punto mi sono persino accorto di essere stato troppo ingeneroso nei confronti delle canzoni: alcune di quelle dei giovani, ad esempio, potrebbero durare anche un paio di settimane di passaggi nei grandi network nazionali il che, se da una parte è comunque desolante, dall'altra è inaspettato, visto il livello musicale dell'edizione di quest'anno. Ma la cosa che mi ha fatto cadere ancor più in basso il Festival sta, aimé, ancora nella questione Bertè. Un lettore del blog mi ha scritto una mail, che non pubblico dietro sua richiesta, chiedendomi il motivo di tanto accanimento nei confronti della cantante calabrese. Il fatto è che, da parte mia, non c'è alcun accanimento nei confronti di Loredana Berté, nulla di personale. Il mio fastidio deriva da come tutta l'organizzazione ha gestito il suo caso. Insomma, lei si presenta, fa i capricci e tutti a proteggerla e ad assecondarla: “non vuoi suonare per ultima? ti spostiamo a metà serata” - questo quello che è successo martedì sera. Il che mi sembra una disparità di trattamento bella e buona rispetto a tutti gli altri cantanti in gara – perché, ricordiamolo, Sanremo è anche un concorso musicale. Poi succede quello che tutti ormai sappiamo: “Musica e Parole” è stata incisa vent'anni fa da Ornella Ventura con un altro titolo (“Ultimo respiro”), ma gli autori (Alberto Radius e Oscar Avogadro) sono gli stessi, così come la stessa è la casa discografica che nell'88 licenziò il disco e ora ha portato la Berté a Sanremo (la Nar). Le uniche cose che cambiano sono le parole e il produttore del brano all'epoca: le prime sono della Berté, il secondo è quel galantuomo di Tullio De Piscopo. Non si è trattato di un plagio, perché le due canzoni non hanno somiglianze; sono esattamente la stessa canzone con parole diverse. Quindi, da regolamento, essendo “Musica e Parole” un brano già edito, andava squalificato. In questo modo però si penalizzava la Berté la quale invece, protetta da tutti, si è vista sì l'esclusione della canzone dalla gara, ma avuto comunque la possibilità di cantarla altre due volte, in duetto con Ivana Spagna, come artista “extra-concorso”. Ricevendo, tra le altre cose, il premio alla critica intitolato a Mia Martini, premio che era già stato “mediaticamente” promesso alla Bertè e che dunque si doveva assegnare. Ma in che modo, essendo “Musica e Parole” fuori concorso? Dando a Loredana Bertè il premio che sua sorella, la Martini appunto, non aveva mai potuto ritirare. Una premio che suona un po' come un farsa e sembra costruito ad arte: era deciso che alla Bertè doveva andare un premio, se ne è trovato uno “di scorta” da darle, perché altrimenti il suo carattere è quello che è, la personalità pure e avrebbe potuto, con i suoi capricci, imbarazzare il Festival più di quanto già non sia stato imbarazzato dalle critiche e dai responsi dell'Auditel. Ma lo sdegno, nel mio caso, è quantomeno raddoppiato: passi il caso di brano non inedito, passi pure il tenere la cantante al Festival seppur fuori concorso, passi anche il premietto-farsa. La cosa che più mi ha lasciato sconcerto è che ora la canzone “Musica e parole”, forte dell'impatto mediatico del caso, sta avendo un successo insperato: le radio la programmano e su internet tra tutti i brani sanremesi risulta essere già la più scaricata e/o comprata. Ma alla povera Ornella Ventura – e al suo produttore Tullio De Piscopo – nessuno ha pensato? Sacrificati per coccolare la Berté, si sono visti eseguire il loro brano per ben tre serate e con la consapevolezza di tutti, produzione del Festival e Rai compresi, che il brano non era della Berté, non era inedito e che il tutto puzzava di farsa. E ora sta avendo anche successo. Certo, i due autori sono gli stessi e, magari insieme ad un'azione legale, si vedranno maturare anche qualche diritto. Ma alla cantante e al produttore originali, cornuti prima e mazziati poi, nessuno vuole dar niente? Chessò, sarebbe un bel gesto nel panorama musicale italiano che qualcuno ammettesse davanti a loro le sue colpe anziché trincerarsi dietro degli incredibili "non ricordo di quella canzone", che non vengono creduti nemmeno dal più ingenuo degli idioti.

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