sabato, dicembre 31, 2005

Ordine Generale – e più precisamente il pazzo che lo cura – augura a tutti i suoi pazienti e bellissimi lettori un felice 2006.

venerdì, dicembre 30, 2005

Ammazzalo cchi è!

Oh, ma Zapatero, il nuovo idolo dei (pseudo) libertari all’amatriciana di casa nostra è proprio un bel tipino. Appena insediato – zac! – via le truppe spagnole dall’Iraq (o forse meglio il contrario: l’attentato ha garantito la sua elezione?). E poi tutti a guardarlo con gli occhioni spalancati, lui sì che se ne intende di libertà, ha pure voluto i pacs e i matrimoni tra gay. Niente di male, già detto e qui mi ripeto. Di male casomai c’è l’additarlo come l’unico paladino del progressismo-liberale-radical-chic, tanto che il nuovo soggetto Radical-Socialista di casa nostra – anche se non si è mica capito molto bene come funziona, a partire da chi comanda e dalle richieste avanzate – il premier spagnolo l’ha persino inserito nel suo slogan “progetto Blair-Fortuna-Zapatero”. Che campione di libertà, di liberalità, di libertinaggio. Che idolo! Vamos en España, todos! Ma prima di fare le valige e correre all’aeroporto, biglietto alla mano, tenete conto di una cosa. Il vostro campione di libertà dal primo gennaio 2006 – tale e quale all’Italia l’anno scorso – non vi farà più fumare nei locali pubblici. Io l’anno scorso mi incazzai. Io, che nemmeno vado in giro a dire che ognuno può fare il cazzo che vuole. E con me sentii il coro unanime dei libertini. Di coloro che osannano Zapatero per i Pacs e condannarono il nostro (ex) ministro della Salute per il divieto di fumo nei locali pubblici. E ora cosa succede? Che anche in Spagna le sigarette si spengono. Capito cari fans dello Zapatero? Almeno gli spagnoli una consolazione ce l’avranno: le case produttrici di fumo (Philip Morris, British American Tabacco, etc..) hanno pensato bene di raggirare l’ostacolo e di abbassare il costo dei pacchetti di sigarette, che in Italia hanno raggiunto ora costi spaventosi. Poi ci sarebbe anche la questione della siesta, liberalmente – perché se c’è di mezzo Zapatero non può che essere faccenda liberale – impedita perché, insomma, il sonno riconglionisce. E anche in Spagna mica si può fare quello che si vuole. Chi glielo dice a Capezzone e Boselli e a tutti i sostenitori del nuovo progetto laico, liberale, radicale e socialista?

giovedì, dicembre 29, 2005

Ma quale discussione sulla 194?!?

Perché certa gente si scandalizza ascoltando le dichiarazioni di Ratzinger, alias Benedetto XVI? Ora, ha affermato che Dio posa gli occhi sull’embrione, il quale è quindi già vita, e lì vede il futuro della persona. Certo, i termini non erano questi, e mi scusino i pignoli che potranno andare a prendersi le parole esatte qui, ma il senso c’è tutto. Ora, riformulo la domanda: perché scandalizzarsi? È un prete, anzi, è IL Papa, che volevate che dicesse, scopate, abortite e gettate i neonati nel cesso? Suvvia, un po’ di serietà, anche perché poi ognuno scopa, scopa e scopa ma non deve mai perdere d’occhio il senso di responsabilità. Ha detto quale è il suo pensiero, che poi visto i risultati del referendum dello scorso giugno è il pensiero anche della quasi totalità degli italiani, laici e liberisti compresi a quanto dicono i risultati. E perché ipotizzare attacchi alla legge 194, quella che regolamenta l’aborto? Perché? Ratzinger si è per caso affacciato alla piazza dicendo che da oggi avrebbe fatto una battaglia contro la 194? Non mi sembra. Ha semplicemente detto quanto già ripetuto sopra: l’embrione è vita, non c’è dubbio. Così come non c’è dubbio riguardo al fatto che nessuno sta facendo una battaglia contro la legge 194. Né il governo, né l’opposizione, né i cattolici né chi non gliene frega nulla. Anzi, se proprio dobbiamo dirla tutta, sono proprio tutti questi qui che continuano a ripetere “la Chiesa e il Governo vogliono abbattere la 194” che in qualche modo e – paradossalmente, è vero – la stanno danneggiando. Perché qui l’unico motivo di discussione sulla 194 è la sua piena – piena! – applicazione e non solo la parte riguardante all’aborto effettuato subito, immediatamente e chi-cazzo-se-ne-frega. Sono questi signori volenti l’applicazione della 194 in modo intensivo e senza analizzare tutti i casi e saltando parte della legge stessa, che stanno mettendo in discussione la 194. Almeno – ma non solo – la parte che finora è stata poco o per niente applicata. Ma che è comunque parte della legge 194. Che non si tocca ma che anzi si vuole vedere applicata nella sua completezza.

La questione morale è diventata roba da ridere

Per il Partito Comunista Italiano la questione morale fu sempre, sempre, cosa da mettere in primo piano. Caratteristica da vantare, a sé stessi e alla gente. Peccato dunque che ora succeda quel che sta succedendo, non trovate? Peccato che Bancopoli – così come è stata oramai battezzata – stia facendo piazza pulita dello schifo che miracolosamente passò indenne ai tempi di Tangentopoli e rimase lì, ad insozzare il Palazzo. Ed è un peccato che i (ex?) comunisti di oggi, i Ds, non mantengono alta la bandiera della moralità, come un tempo avveniva. A furia di rompere i coglioni agli altri, ci sono caduti in mezzo loro, verrebbe da dire. Come il bambino che sfotte gli altri bambini, piangenti per la sbucciatura del ginocchio procurata in seguito alla caduta dalla biciclettina nuova nuova, e poi al primo graffietto è tutto un “gné gné”. Come chi accusa gli altri di macchiarsi di qualcosa e poi è il primo che – aumma aumma – diventa reo dello stesso peccato. Insomma, ora i Ds che dicono? Che faranno? A furia di dire che il centrodestra è immorale, sporco, corrotto, potente, e chi più ne ha più ne metta, ci sono cascati anche loro. E sarà gogna? Intanto mi piace ridere ricordando alcuni capi storici del Comunismo italiano, i quali della Questione Morale ™ si fecero, a loro tempo, portabandiera. E che oggi cosa direbbero? Sarebbero complici oppure schiferebbero? Noi intanto, da schifosi centrodestristi convinti sempre di più del marcio che sta dall’altra parte, ridiamo. E di gusto.

“E’ certo che in questo momento la presenza di un grande partito all’opposizione come è il Partito Comunista Italiano è la salvezza dell’Italia e delle sue povere istituzioni democratiche. Il Partito Comunista Italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un paese onesto in un paese disonesto, un paese intelligente in un paese idiota, un paese colto in un paese ignorante […]". Pier Paolo Pasolini
“Il nuovo corso del Pci ha un punto di forza nella battaglia sulla questione morale” (Pecchioli, capogruppo dei senatori Pci, Rinascita, settembre 1988)
(via Libero)

mercoledì, dicembre 28, 2005

Dal vocabolario: Terzismo

[Terzismo]: Fenomeno giornalistico che prende il nome dall’attività di direttore di Paolo Mieli. Già direttore del Corriere della Sera, passa poi a La Stampa per ritornare (2004) a dirigere Il Corriere della Sera. Alcuni dei suoi vice storici ora dirigono La Stampa (Giulio Anselmi), La Repubblica (Ezio Mauro) e Il Sole 24 ore (Ferruccio de Bortoli), a testimonianza delle sue indubbie qualità di giornalista. Ultimamente il terminte t. ha assunto un significato diverso rispetto all’origine della parola; se all’inizio infatti identificava un giornalismo da “un colpo al cerchio, uno alla botte”, insomma neutrale e schierato solo in modo velato, oggi la parola indica più genericamente un giornalismo al quale piace ancora l’informazione neutra o schierata solo in modo velato, solamente con l’aggiunta di una passione, maggiore, per le tette. Esempio sono gli articoli interni al Corrierone o alcune pagine del suo sito on-line. Inutile aggiungere che in questo modo Paolo Mieli ha fatto entrare Il Corriere della Sera al decimo posto – prima volta per un quotidiano italiano – dei giornali più autorevoli al mondo.

Chinese Takeaway

INTERNET: ANNUNCI IMMOBILIARI E VIRILITA’ SONO I ‘RE DELLO SPAM’ 2005 (Adnkronos) - Le invadenti pubblicità dell’agenzia immobiliare del magnate statunitense Donald Trump e le presunte tecniche per ingrandire le dimensioni del pene figurano in cima alla top ten annuale dei ‘Re dello spam’ compilata dal provider statunitense America Online (Aol). Nella sua ricerca Aol afferma di aver bloccato una media di 1,5 miliardi e-mail ‘spazzatura’ al giorno, pari a 8 messaggi di posta elettronica su 10 inviati attraverso la sua rete. Quest’anno la grande assente dalle ricerche sullo ‘spamming’ - ossia l’invio via internet di grandi quantità di messaggi elettronici non richiesti dai destinatari, generalmente a scopi commerciali - è la pornografia, che avrebbe conosciuto un forte ribasso dopo aver monopolizzato negli ultimi due anni le email di milioni di utenti. “La pornografia è stata sorpassata in materia di spam”, ha sottolineato Nicholas Graham, portavoce di Aol. Nel 2005 oltre 500 miliardi di messaggi sono stati bloccati dagli speciali filtri anti-spam allestiti da Aol, facendo registrare un leggero aumento rispetto al 2004. Secondo il colosso americano, dal 2003 ad oggi i 26 milioni di utenti Aol hanno beneficiato di un calo del 75% della massa di messaggi indesiderati. (via Dagospia).

Ora mi piacerebbe davvero sapere di che tratta lo spamming ossessivo che arriva nella casella e-mail di questo blog: allungamento del pene, immobili oppure commenti acidi, ma talmente acidi che sono scritti in cinese e per questo Gmail me li filtra automaticamente nell’antispam?

“L’Italia ci occupa, la nostra guida è Hitler”. Questo l’articolo pubblicato dal Corriere riguardante un gruppo di sovversivi ed indipendentisti – Dio, quante parolone sostituibili con: gruppo di ragazzini un po’ imbecilli – che voleva la liberazione del Sudtirol, e per il quale anche qualche politico della zona sta dormendo sonni poco tranquilli. Pensare che in qualche remoto angolo della blogosfera – ma anche non – ci sarà qualche stupidello che sprecherà parole come “solidarietà”.

Se non vi interessa, non leggete.

Francesco, che ancora non è Santo, non ci metterebbe molto a diventarlo, se solo non fosse così volgarmente – per linguaggio e presenza – stupido. E sordo, ma di quelli Biblici. Quelli che peggiori come loro che non vogliono sentire, non ce ne sono. Che attaccano un calciatore violento, notizia già vecchia, e si sentono rispondere che le banche, sì, quelle fanno notizia. Ma non sente – o non vuole sentire: vedi sopra. E allora gli pizzica il rosone, perché fin che si tratta del calciatore va bene, ma le banche colpiscono la sua cosa politica. Ma siccome è anche a corto d’inventiva, ricicla il tutto, in un Italiano fin troppo comprensibile per uno come me, che scrive in modo incomprensibile. E intanto le visite s’incrementano, questo è davvero importante. Soprattutto in questi giorni che vedono a pezzi il server di un aggregator che me ne portava molte, di visite. Sai, oltre che incomprensibili siamo molto amanti di noi stessi. Ed è per queste piccole cosucce, credimi, che il padrone della casa dentro la quale stai sputando in modo decisamente villano, non ti ha ancora vietato l’ingresso. Tuo,

Professorino dei tuoi coglioni

[P.S. forse il rischio di diventare Santo lo corro io, non si crede? O è troppo, anche per l’autocelebrazione?]

martedì, dicembre 27, 2005

Esercizio di scrittura domestica [con ringraziamenti subliminali]

Natale. Panettoni, pandori, spumanti. Libri, cd, parenti. Feste. Facce riviste. Facce riviste pur avendone sinceramente fatto a meno. Dormite. Riunioni, nuovo progetto editoriale in corso d’opera. La pupa. Che bella. E stavolta ha sinceramente superato sé stessa. Perché due biglietti per i Rolling Stones a S.Siro il prossimo 22 giugno erano impossibili da trovare. A meno che li si comprava il giorno stesso di uscita nelle prevendite per regalarli al sottoscritto. E lei lo ha fatto. E io ne sto ovviamente godendo. Natale. Feste, panettoni, pandori e spumanti, etc etc…

[Prossimamente lo vederete in giro, da qualche parte]

Un inspiegabilmente numero zero di questo foglio mai uscito mi obbliga a riparlarne. Sicuro di non annoiare nessuno tranne coloro i quali, fortunelli, hanno già potuto beneficiare dei miei traballanti scritti sull’edizione fantomatica. Riecco dunque piombare l’argomento Kate Moss. Scandalo droga, contratti, annullati, costoso rehab in una clinica Americana, foto in topless mentre dal balconcino della (sopraccitata come ‘costosa’) clinica si fa massaggiare da un terapeuta, contratti parzialmente ripresi – e case di produzione, orgogliose, nel dire: io non l’ho mai annullato, il contratto – Roberto Cavalli che la difende, ed è pur sempre Roberto Cavalli. Insomma, un “dalle stelle alle stalle” a senso contrario. E ne siamo felici, perché mai e poi mai vorremmo passare per persone che puntano il dito – e solo i maiali indicano – contro una povera top model rea di aver (avuto, si spera) il vizio del naso arrossato, dell’infarinatura coatta, e finita per essere il capro espiatorio di un micromondo intero di persone che, quando hanno solo il vizio poco fa citato, possono essere considerate alla stregua dei Santi. Nella lunga lista di ammirazione che la Moss sta ricevendo da tutto il mondo si è recentemente aggiunta una nuova voce, per ora solo un rumour e il tempo ci dirà se tale rimarrà o evolverà in positivo, riguardo una possibile co-conduzione della modella al prossimo festival di Sanremo. Da qui l’idea di dare un paio di – inutili, già so – consigli alla bella Kate.
Ti prego, non accettare. Povero scribacchino sottopagato – rettifico: per nulla pagato – è colui che ti sta volgendo questo appello. Ma anche gran conoscitore della kermesse italiana più famosa al mondo. Ed è per questo che vado dicendo quanto sopra: a Sanremo ci vanno, non dico i falliti, ma quelli che iniziano ad essere sul viale del tramonto. Quelli che dopo un paio di anni te li ritrovi all’Isola dei Famosi. E non sto parlando di chi il Festival lo conduce o di chi della manifestazione è direttore artistico. Quelli no. Quelli sono già consacrati, sono gli immortali del tv-set italico e nessuno li tocca, basta guardare i nomi (e, soprattutto, i cognomi) per rendersene conto: quest’anno tocca a Panariello, ma ci sono stati i Bonolis, i Baudo, i Bongiorno, le Carrà, le Simo Ventura Nostre Signore della Televisione, persino i Tony Renis e le ospitate finto-a-sorpresa di Celentano. Ma le vallette, la mora, la bionda, quelle che fine fanno? La Marini gli spot per la nota compagnia telefonica. Letitia Castà gira, ma meno di prima. E tu, Kate Moss – insomma, una donna che non deve chiedere mai, se il paragone può risultare azzeccato – vorresti andarci? Su, la strada ora per te è tutta in discesa. Tutti ti cercano, tutti ti vogliono e per la prima volta nel mondo dello spettacolo – cosa più unica che rara – sono in molti quelli che danno l’impressione di volertene seriamente, di bene. Sanremo lascialo a qualcun’altra, di spessore ben inferiore. L’Ariston non è (più o ancora è indifferente) degno di te.

sabato, dicembre 24, 2005

E' Natale, bellezze!

Carissimi lettori, anche quest’anno è arrivato il Natale. E vi ringrazio per avermi letto, per avermi sopportato, per avermi talvolta apprezzato. Per avermi fatto ogni tanto incazzare – spammer di merda – e per avermi fatto riflettere. Per avermi dato del fascio quando io mai vi ho appellati – ma questa è una abitudine tutta rossa – e per avermi vagamente scopiazzato lo stile in alcune cose. Grazie mille di cuore e auguri alla maniera dei Pogues (con una canzone che più natalizia non si può).

Fairytale of New York

It was christmas eve babe
In the drunk tank
An old man said to me, won’t see another one
And then he sang a song
The rare old mountain dew
I turned my face away
And dreamed about you

Got on a lucky one
Came in eighteen to one
I’ve got a feeling
This year’s for me and you
So happy christmas
I love you baby
I can see a better time
When all our dreams come true

They’ve got cars big as bars
They’ve got rivers of gold
But the wind goes right through you
It’s no place for the old
When you first took my hand
On a cold christmas eve
You promised me
Broadway was waiting for me

You were handsome
You were pretty
Queen of new york city
When the band finished playing
They howled out for more
Sinatra was swinging,
All the drunks they were singing
We kissed on a corner
Then danced through the night

The boys of the nypd choir
Were singing galway bay
And the bells were ringing out
For christmas day

You’re a bum
You’re a punk
You’re an old slut on junk
Lying there almost dead on a drip in that bed
You scumbag, you maggot
You cheap lousy faggot
Happy christmas your arse
I pray God it’s our last

I could have been someone
Well so could anyone
You took my dreams from me
When I first found you
I kept them with me babe
I put them with my own
Can’t make it all alone
I’ve built my dreams around you

venerdì, dicembre 23, 2005

Con il centrosinistra finirà il regime democratico, questa volta il Cav. ha pienamente ragione

Divertente. Potrebbe esistere altra parola per descrivere il discorso del Premier Silvio Berlusconi, andato in onda oggi dopo mezzogiorno, durante la conferenza stampa di fine anno? Ma attenzione, perché usando il termine ‘divertente’ si potrebbe cadere in un tranello fin troppo semplice – e per nulla divertente. Si potrebbe dunque pensare che il Cav. non abbia fatto un discorso corretto, almeno per quanto riguarda i contenuti. Certo, lui è sempre il solito giuggiurellone, lo spaccone da bar di periferia, quello che quando entra e ordina il caffé, tutti gli si stringono intorno per ascoltare le ultime prodezze. Gioca sulla simpatia Silvio Berlusconi. E talvolta esagera, tende a sottolineare due, tre, quattro volte lo stesso concetto. Che però risulta giusto. Perché impossibile negare che il 90% della stampa e delle televisioni italiane siano contro di lui – o nel caso dei più autorevoli telegiornali al limite non infanghino la sua figura. Ovvio che alla terza volta che lo ripete già ci si stanca, ma è la verità. Cosi come vera è la diretta conseguenza di questa situazione: magari il contratto con gli italiani non lo ha rispettato al 100% - però sufficientemente da permettergli di candidarsi nuovamente alle prossime politiche – ma gli italiani a causa di questa campagna di disinformazione riguardante il governo non conoscono alla perfezione tutto ciò che di buono ha prodotto questa legislatura – mentre conoscono a memoria, tipo il Padre Nostro, tutto ciò di sbagliato o che non è stato fatto. Non ha ragione quando attacca i giornalisti, rei di essere o troppo schierati o un po’ “birboncelli” (il caso di Mario Prignano di Libero); questo è giusto sia così, la stampa deve essere libera. Ma se passa il tempo ad inciuciare sempre e solo contro il centrodestra evidentemente tanto libera non è. Ma ciò che rimarrà di questo discorso, sono pronto a scommetterci, è l’attacco riservato al quotidiano dei Ds, l’Unità. Silvio Berlusconi tira fuori la copia uscita l’indomani della morte di Stalin, e ne approfitta per attaccare l’inviata del quotidiano che fu di Gramsci, giunta sul punto di poter fare la propria domanda. Apriti cielo. Ma cosa è successo di importante, al di là del tono da barzelletta e del sorriso sempre troppo tirato del Premier? È successo che Berlusconi ha detto la verità: i post-comunisti di oggi sono gli stessi che esaltarono Stalin come l’unico vero uomo di progresso. E che si sono quindi resi complici di milioni di morti. O sono sempre e solo quelli di centrodestra a dover essere nostalgici del Ventennio – mi incarcereranno per quella maiuscola? – e inguaribili fascisti, anche quando non è così? Mi viene in mente una puntata di Ballarò di non so quanto – tanto, poco – tempo fa, quando qualcuno dell’Unione disse a Tremonti che il regime, fortunatamente, stava finendo. E Tremonti, ragionevolmente piccato, gli rispose “Sì, sta finendo il regime democratico”. I cari elettori e i cari politici del centrosinistra sono evidentemente ansiosi di dimostrarci che è così.


(foto: Corriere della Sera)

giovedì, dicembre 22, 2005

Come cento anni fa

Palermo, 22 dic. (Adnkronos/Ign) - Quattro persone sono state iscritte nel registro degli indagati per l'omicidio del piccolo Francesco Ferreri, il tredicenne di Barrafranca (Enna) ucciso venerdì scorso a sprangate e poi buttato in un dirupo. Si tratta di due fratelli minorenni e dei loro due 'padrini' di cresima. Gli investigatori, pur confermando la notizia, parlano però di un ''atto dovuto''. Per potere eseguire alcuni tipi di analisi, è necessaria l'iscrizione nel registro degli indagati, ad esempio, quando si devono effettuare dei cosiddetti ''atti irripetibili'' come l'analisi su un capo di abbigliamento attraverso l'esame del dna. I due minorenni proprio ieri sono stati allontanati dal paese, su richiesta della stessa Procura minorile di Caltanissetta. Tra poco, intanto, si svolgeranno i funerali del piccolo Francesco. Le esequie avranno luogo nella chiesa madre di Barrafranca. In un silenzio commosso, centinaia di bambini hanno accompagnato la bara bianca del tredicenne dalla casa dei genitori alla chiesa. (via Adnkronos).

Ora, come anche il presidente della Regione Sicilia ha dichiarato, non è giusto fare di tutta l’erba un fascio. Affermazione perfetta, sublime ed indiscutibile. Di discutibile semmai ci sarebbe altro. Per esempio il fatto che in Sicilia i padrini di cresima – con tutto il rispetto per il Sacramento in sé. – abbiano ancora tanto potere sui loro cresimati. Strano, eh? Dico, non è il padre, o lo zio, o il nonno, che interviene ad aiutare il nipote a compiere un atto di delinquenza – sempre che l’indagine lo confermi. No, il padrino di cresima. Colui al quale spetterebbe l'educazione del giovine . Onore. Come cent'anni fa.

La (lunghissima) lista di fine anno

C’è una cosa che tutti gli anni, alla fine dell’anno s’intende, c’è da fare. Non è un obbligo, ci mancherebbe. È una cosa figa? Può essere. Sono arrivato – dopo svariati anni – a pensare ad una cosa: è autocelebrazione. Come molte altre cose nella vita. Insomma, ci piace che la gente sappia di noi. Ci piace ancor di più essere noi a far sapere la gente. Incipit indelicato, convengo. Sta di fatto che la pratica diffusa dalla quale non si può scappare ad ogni fine anno è quella delle liste: la cosa più bella, la cosa più brutta, la miglior scopata, la peggiore. Il miglior film, il miglior libro. Tutte cose che portano via tempo in fase di compilazione – e fa nulla se, nel mio caso, oggi preferisco buttarlo un po’ via questo tempo, perchè il malloppo di lavoro da fare che ho davanti è enorme (e lo so, non sparisce da solo) – ma che alla fine il lettore vuole leggere. Partiamo dai libri? E partiamo dai libri:

Giampiero Mughini – Un disastro chiamato seconda Repubblica (Mondadori, 17 euro). Bello, bello bello. Poco m’importa se Mughini non vi piace perché frequenta gli zozzi salotti televisivo – sportivi sulle reti del Cavaliere. Nemmeno m’interessa se la montatura dei suoi occhiali Harry Potter style (eh sì, questa l’ho sentita da Abatantuono) vi fa sinceramente schifo. Resta il fato che il libro è, nell’ordine: istruttivo, ben scritto, divertente. E se siete insopportabilmente comunisti da tapparvi occhi et orecchi al solo sentire nominare Mughini, sono fatti vostri.

Giordano Bruno Guerri – Un amore fascista
(Mondadori, 18 euro). Potevo risparmiarmi dal leggere l’ultimo libro di Gbg, come lo si chiamava amichevolmente ai tempi dell’Indipendente? Assolutamente no. Piccola mania: comprato il giorno dell’uscita, ma questo è davvero troppo personale anche per le liste di fine anno. Un grande storico italiano del fascismo, un grande libro che riesce a conciliare il documento storico con il romanzo.

Indro Montanelli – Senza Voce (Rizzoli, 9 euro). Di Montanelli si possono dire tantissime cose, e altrettante se ne possono leggere. Questa è una raccolta di editoriali, fotomontaggi e “interviste immaginarie” usciti sul quotidiano che fondò dopo essersi congedato dal suo Giornale, La Voce. Un Montanelli che non ci si aspetta. O forse sì.

E le benedette “Uova del drago” di Pietrangelo Buttafuoco (Mondadori, 18 euro) non le cito nemmeno? No, perché con le uova ho sempre avuto problemi di digestione. E sarà stata l’eccessiva ovazione, le eccessive recensioni, l’eccessiva aspettativa – montata da una settimana buona di rincorsa al libro, visto che la prima edizione, invero di poche copie visto che alla Mondadori non devono aver nutrito grandi aspettative per il debutto del fascistissimo Buttafuoco, subito andato in ristampa visto la grande richiesta – sta di fatto che non mi è piaciuto. Ma con riserve: ho promesso di concedergli un’altra possibilità durante le feste natalizie.

E ora toccherebbe ai dischi. Tanti, troppi come sempre. Giusto mix di nuovo – talvolta incredibilmente nuovo – e di vecchio – ancora talvolta incredibilmente vecchio. La butto giù, ma facciamo che al posto di una classifica è un elenco – e nemmeno completo di tutti i titoli acquistati durante il 2005, perché altrimenti intaso il blog – più o meno alfabetico (nel senso che mi giro verso la pila di dischi e mentre faccio uno scanning oculare dei titoli, cerco di dargli un criterio).

Babyshambles – Down in Albion (Rough Trade). Dovrebbe essere il primo in ordine alfabetico e, vi giuro, è una coincidenza il fatto che probabilmente lo è anche in gradimento. Peccato che Doherty continui a dimenticarsi di essere una mente musicale buonissima, e preferisca perdersi nel divismo autodistruttivo perfetto per mezze seghe come lo era Kurt Cobain (nonostante, fonte ultimo numero di Rolling Stones, abbia affermato che lui non farà la stessa fine. Speriamo) ma non per lui.

Bon Jovi – Have a Nice Day (Island records). L’ultimo album del rocker italo-americano – per il quale è giusto pensare che vostra cugina si bagni (o si bagnò) più di una volta al giorno – all’inizio mi è sembrato una gran chiavica. Poi con l’ascolto migliora, fino quasi a decollare in più di un episodio. E poi, mettiamocelo in testa, nessuno ha più il diritto di pretendere che Jon Bon Jovi e soci sfornino altri Slippery When Wet o New Jersey.

(The) Dresden Dolls – Omonimo (8ft. Records). Un bel duo, lei voce e piano, lui batteria. Musica da cabaret punk rock, pur non essendo per nulla punk rock. Ne ho parlato anche qui.

Kaiser Chiefs – Employment (Polydor). Paul McCartney li ha definiti la band più cool del momento in Uk. A me piacciono molto – ma molto, eh – di più dei Franz Ferdinand. Anche di loro ne ho parlato qui. I predict a riot! I predict a riot! – e mi rendo conto di due cose: a) con questo titolo la mia idea di procedere alfabeticamente è definitivamente tramonata b) quanto ci sto mettendo?.

Depeche Mode – Playing The Angel (Mute). Ma quanto è bello questo disco? Lo so, dicendo così butto via tutta la (poca) intenzione critica che avevo al momento di iniziare a scrivere in favore di una descrizione decisamente adolescenziale del disco. Ma, insomma, sono i Depeche Mode. TVB.

The Pogues – The Ultimate Collection (Warner music). Ubriachi di Guinness in un pub irlandese – non necessariamente in Irlanda. Però insieme a Joe Strummer (pace all’anima sua), e questo si necessariamente.

Tommy Lee – Tommyland: The Ride (TL Educations). Il terzo disco del superdotato batterista dei Motley Crue è davvero bello – il migliore dei tre, senza dubbio. Però dovete sentirvi in vena di roba fortemente commerciale, e dovete dimenticare che in un pezzo (la bella Goodbye) compare anche Nick Carter il quale, per chi non avesse avuto una figlia dodicenne nel 1997 o per chi non gli frega nulla, è il biondino dei Backstreet Boys. Verrete però ripagati da tutti quei giochetti che la batteria mostruosa di Tommy Lee riesce a tirare fuori – ricordandovi però che non siete al cospetto dello stile di un Ian Paice qualunque, mi raccomando, ché le lamentele non si accettano.

Dovrei aver finito con i dischi del 2005 – cioè, no, non ho finito, ma direi che quelli citati sono più che sufficienti per farvi un’idea dei miei ascolti. Urge però aggiungere la caterva di titoli storici acquistati quest’anno.

Partiamo dalla (ri)scoperta dei Pink Floyd: The Dark Side of the Moon (EMI, 1973) e The Wall (EMI, 1979, 2cd). Di uno ne ho parlato qui, dell’altro ancora no. E non intendo farlo perché dei classici non si discute, vi basti sapere che l’ho acquistato.

Frank Sinatra – 20 classics tracks (EMI). Raccolta che copre la prima produzione di The Voice. Acquistata per due lire su Ebay, un po’ perché mi mancava e un po’ perché “Sinatra was swinging, all the drunks they were singing, we kissed on the corner and danced through the nite” e così vi ho fatto anche gli auguri di Natale firmati The Pogues.

Deep Purple: Burn (EMI, 1974) e Perfect Strangers (EMI,1986). Due dischi che ho riscoperto, un po’ più bello ancora Perfect Strangers, il sound dei Purple da allora fino ad oggi. Invariato.

The Yo Yo’s – Uppers and Downers (Sub Pop, 2000) perché gli Yo Yo’s sono una gran bella band e perché la copia promozionale che possedevo iniziava a starmi stretta. Ad onor del vero degli Yo Yo’s ho acquistato anche l’ep di quest’anno – dimenticato nella lista sopra – che ha sancito la reunion (ma attenti che già si sono sciolti, o meglio sono scappati di nuovo tutti tranne Danny McCormack) Givin’ Up Givin’ Up (Undergroove Ltd) e che decisamente non compete col disco del 2000.


The Cure – Staring at the sea, the Singles (Fiction, 1986). Me l’hanno regalato al compleanno.
Uno dei miei gruppi preferiti di sempre, riscoperti per quanto riguarda il periodo dark, dal momento che da un po’ li trascuravo.

Area – Caution Radiation Area (Cramps, 1974). Uno dei gruppi cardine del progressivejazzrock italiano. Veri pionieri della sperimentazione sonora, con Demetrio Stratos alla voce. Secondo disco, anch’esso cresciuto dalla Cramps e all’ombra del casino che a Milano c’era in quel periodo (Santa Marta, il Movimento). Ottimo.

Eugenio Finardi – Musica Ribelle (Polygram, 1998). Raccolta di pezzi del periodo Cramps, me la sono ricordata perché la sto ascoltando adesso mentre scrivo. Cuba è fantastica, e Alberto Camerini suonava ancora la chitarra e ragionava – ma qui il caro Alberto lo amiamo per tutto: per la chitarra con Finardi, per Cosmici Cosmetici, per Rock’n’Roll Robot, per Angelo in Blue Jeans e persino per Sub Television Punx (così abbiamo coperto l’intera carriera).

The Velvet Underground and Nico – Produced by Andy Warhol (Polydor, 1967). È il disco con la famosa banana di Warhol in copertina. Prodotto dall’artista stesso, vedeva ancora tra i suoi protagonisti l’attrice tedesca Nico – andata via, così come Warhol, al secondo disco dei VU -. Stupendo. Il primo disco punk, il primo disco garage, il primo disco gothic e il primo disco con colonna sonora da film porno. Tutto in uno, offerta speciale. Il miglior back from the past che ho acquistato. All Tomorrow’s Party è sublime. Heroin è drogata (!). Direi che anche per i dischi basta.

Ultima categoria: tutto ciò che mi è piaciuto. Una voce sola: le foto di Simona Ventura apparse sull’ultimo numero di Vanity Fair (oggi nelle edicole) di corredo all’intervista. Diciamo che me la sbrigo così perché il cervello l’ho spremuto già troppo. Buone Feste.


PS: sicuramente ho dimenticato di citare dischi dei quali ho comunque parlato sul blog. Per cercarli vi basta cliccare qui. Troverete tutto.

martedì, dicembre 20, 2005

dal Parlamento italiano un NO all'infibulazione

(ANSA) - ROMA, 20 DIC - Sì quasi unanime dell'Aula della Camera alla legge che previene e vieta le pratiche di mutilazione genitale femminile . I Sì sono stati 479, un solo deputato si e' astenuto. Il testo torna al Senato in terza lettura per l'approvazione di un emendamento della Commissione Bilancio che ne corregge la copertura finanziaria. Chiunque praticherà l'infibulazione sarà punito con la reclusione da 4 a 12 anni.

Tenendo conto del fatto che nessuno immagino non conosca la schifosa, brutale, irrispettosa e barbara pratica dell’infibulazione, nel caso contrario date un’occhiata a questa pagina – ed eventualmente se la cosa ancora non vi fosse chiara, anche a questa.

In Iran il rock in radio è proibito

Si è sempre detto che il Rock è la musica del diavolo. I nonni guardano i giovani capelloni con disprezzo, i poveri genitori comprano loro chitarre salvo poi pentirsene alla prima lattina di birra scolata con veemenza o alla prima prova nel garage di casa. Ma è tutta roba vecchia, sia che si considerino le affermazioni dei poveri illusi de “il rock è morto”, sia che si accettino i fan del rock, che come si evince dal nome sarà duro anche a morire. Lunga premessa per far capire a tutti di cosa si sta parlando, e al limite suscitare una riflessione sulla sua eventuale pericolosità. Questo perché Ahmadinejad, dopo aver promesso di cancellare Israele dalle cartine geografiche, dopo aver affermato che l’olocausto è un mito – non nel senso dell’espressione tipica degli anni ’80 “sei un mito”, quanto nell’accezione letteraria (es. “miti” greci) del termine – ora si appresta a bandire la musica rock in Iran. Perché guai a passare per le radio quello schifo made in Occidente. Guai a passare Cocaine di Eric Clapton, o quel sessualmente deviato di George Michael o addirittura quegli hippies degli Eagles, con la loro Hotel California che già dal nome evoca luoghi da porci americani. C’è qualcuno a cui tutto ciò sembra normale?

Tre serie - e due un po' meno

Notizie calde dei nostri giorni:

Fazio, governatore della banca d’Italia, si è dimesso. Lo aspettavamo almeno da questa estate, meglio tardi che mai. Ora si stanno verificando: una nuova legge per la nomina del prossimo governatore della Banca d’Italia (in modo tale che non sia più una nomina “a vita” ma con una scadenza di – presumibilmente – 5 anni) e il nome del nuovo governatore, che metta possibilmente d’accordo sia la destra che la sinistra – si prevedono litigate, con la banda bassotti – questa è fine, finissima – prodiana che a quanto pare ha dichiarato “se il nome non ci piace, col cazzo che lo votiamo”. Sempre i soliti.

Borghezio, l’europarlamentare leghista aggredito (sì,aggredito e non morso da uno scorpione) sabato su un treno che riportava i no-global a Milano, è stato operato al setto nasale. In seguito all’aggressione sono seguite le polemiche. Fatte dalle persone stupide ed ignoranti – dove il termine ‘stupido’ sta ad indicare che da queste parti abbiamo perfettamente compreso perché il Cav. abbia detto che “votare a sinistra è da persone stupide” – che nel frattempo approfittano per fare sia un po’ di accusa contro un parlamentare “stronzo, grasso, brutto, ignorante e razzista” sia un po’ di difesa nei confronti degli imbecilli che l’aggressione l’hanno compiuta e filmata – senza pensare, poveri pirlacchioni, che anche qualcuno nelle stazioni avrebbe potuto filmare poi loro. Sta di fatto che la parte della sinistra che ci piace – insomma, ci piace è una parola grossa; diciamo quella che non ci fa venire il conatino, la stessa che è indaffarata con gli scandali di questi ultimi giorni insomma – ha espresso (seppur in certi casi in ritardo) solidarietà a Borghezio al di là delle diverse idee – cose che, del resto, anche Ordine Generale ha fatto perché i modi rozzi non sono sublimi – mentre la parte radicale della sinistra, quella che in fondo poi raccoglie i voti degli imbecilli che sul treno hanno menato, ha dichiarato che Borghezio avrebbe provocato e che loro, gli imbecilli, hanno risposto alla provocazione – come se un collarino, il setto nasale rotto e le tumefazioni sul volto sarebbero “solo” il frutto della risposta ad una provocazione, ammesso che di provocazione si sia trattato. Palma della vergogna a Cento, dei Verdi, che avrebbe dichiarato che non c’è nulla di solidale da portare a Borghezio. Poi c’è gente che si mette a ridere se il Cav. dice che con l’Unione la democrazia sarà in pericolo: bisogna avere fegato a non credergli.

Paolo Di Canio sabato sera, durante la partita della sua Lazio contro la mia – ma questo è un dettaglio – Juventus ha rifatto, per ben due volte, il Saluto Romano ai suoi tifosi. Polemiche a gò gò come da copione sono arrivate nei giorni scorsi. L’unico risultato “ufficiale” è stato quello della ridicola squalifica di un turno inflitta a Paolo Di Canio e una bella multa – 10.000 euri – alla squadra di calcio per cui gioca. Tutto questo mentre il mondo ancora si interroga e si divide: Di Canio fascio vs Di Canio ha fatto bene. La mia opinione, già espressa in passato, non cambia di una virgola: gesto stupido e polemiche stupide. E se qualcuno afferma che il pugno chiuso non è equiparabile al Saluto Romano perché questo, se considerato come gesto fascista e non come pratica della Roma Imperiale, sarebbe vietato dalla Costituzione, mente sapendo di mentire. Ho già detto che il gesto è ricollocabile in altro contesto, diverso dal fascismo. Aggiungo anche che quando quella postilla è stata inserita nella Costituzione, il comunismo con tutte le sue manie di splendore e grandezza, era ancora vivo e vegeto (poi, come ha ricordato Feltri domenica scorsa su Libero, si è suicidato per la vergogna. Ma questa sarebbe un’altra storia se solo ci fosse gente che l’ha capita). Come poterlo vietare nella costituzione? Secondo voi se dovessero fare un restyling alla Carta pensate che non tolgano il Saluto Romano dalla black list o, almeno, nella lista non inserirebbero il pugno chiuso? Suvvia.

Ultimo punto – quello vanesio – come avrete notato Ordine Generale in questi ultimi giorni va a rilento. Insomma, un post al giorno si ha sempre il piacere di farlo – quando si riesce, non quando deve diventare un obbligo – solamente che il tempo è quello che è. Si chiede scusa, ci si cosparge il capo di cenere. Dai, si farà di tutto per recuperare e rientrare a pieno regime. Solo una domanda: chi ha notato il calo di posting i regali di Natale li ha già comprati? Oppure non li fa?

Ci sarebbe infine un altro punto che riguarda una notizia importante degli ultimi giorni. Uno dei blog “de sinistra” – ma proprio “de sinistra” – che leggo, questo, ha fatto una dichiarazione. Ma prima una premessa: perché lo leggo? Perché mi piace l’idea che l’autore di quel blog sia un po’ – giusto un pochetto – affezionato al sottoscritto. Presunzione? Può essere. Sta di fatto che – ma già l’ho scritto da qualche parte più in basso – ho l’impressioni che la sua sia un po’ più di una semplice ammirazione. Cazzo, mi ha copiato la griglia grafica del banner e chiude i commenti con le mie chiusure. Basta? Per il plagio ovviamente no, per l’orgoglio di sentirsi ammirati decisamente sì. E ora la dichiarazione: l’autore di tale blog ha detto di aver comprato, una mattina, l’Unione Sarda. E sti cazzi? è stata la mia prima reazione. Dico, c’è bisogno di farci un post per darci questa sublime notizia? Poi mi è venuto in mente il tandem di Striscia la notizia – Ezio ed Enzino – con il suo tormentone “Eh so’ ragazzi!”. Ed ho pensato “è proprio un ragazzo”, quasi con quell’aria da “non preoccuparti, ti ho perdonato tutto”. E mi sono dunque detto: lui mi copia, ora è giunto il momento di ripagarlo con la stessa moneta. E qui, dunque, solennemente vi dichiaro che ho comprato Playboy.

(Che dite, 5.848 battute – spazi inclusi – per dire tre notizie serie e due un po’ meno, sono troppe?)

domenica, dicembre 18, 2005

Non si tratta di difendere Borghezio, ma...

No, non si tratta di difendere Borghezio. Per più di un motivo. Il primo, fondamentale, è che non ha bisogno della mia difesa. Il secondo, non si vorrebbe mai passare come baciapile dell’europarlamentare, per il semplice fatto che non ci piacciono i modi rozzi, qualunque idea essi esprimano. Ma il signorino esponente di Rifondazione Comunista non può – non può, non può – dire che i no global, poverini, non c’entrano niente e sono solo delle vittime, e che quindi non è giusto: già non li volevano al corteo ani Tav e ora rischiano pure perché accusati di avergli menato all’esponente della Lega. Perché? Semplice: io ho detto di non voler difendere Borghezio, dunque non mi interessano i toni con i quali le persone ne parlano. Ma Muhlbauer sta difendendo gli aggressori, ovvero dei delinquenti. E difendendoli incappa in quello schifo di mentire sapendo di mentire.

In risposta a questo commento – farla sparire nella giungla dei commenti ai post vecchi sarebbe davvero sprecata.

Quando il sederino brucia, per il lavaggio si consiglia un sapone neutro. Ma suppongo, caro Francesco, che tu lo sappia meglio di me. E intanto le banche fanno notizia, mentre il saluto di Di Canio - ripetuto anche ieri sera - fa solamente ridere. Più voi che continuate ad usarlo come pretesto polemico che me, questo è sicuro.

Professorino dei tuoi coglioni.

mercoledì, dicembre 14, 2005

Musicalia / Due rocker inglesi insieme che fanno?

La vicenda potrà interessare pochissimi di voi – ma come si dice, pochi ma buoni. Era l’anno 1996 e i due cantanti delle due gang di rock’n’roll inglese– quello blueseggiante (ah, gli avverbi!) e tremendamente caldo – migliori dell’epoca si misero insieme per produrre un dischetto. Sto parlando di Spike (The Quireboys) e Tyla (The Dogs d’Amour). Il risultato si chiamava Fragrantly Yours e, inutile dirlo, finì subito dalle scorte dei negozi. Pochi appassionati se ne accaparrarono un esemplare, gli altri da allora si sono arrangiati in vario modo: chi se lo faceva masterizzare dall’amico che l’aveva comprato; chi se lo faceva sempre masterizzare ma anziché dall’amico, dalla sanguisuga che – tramite annunci – “vendeva” le copie; infine, con l’avvento della tecnologia, chi si giocava mezzo stipendio per cercare di vincerlo tramite Ebay. Bene, ora per la gioia di chi non l’aveva e per il dispiacere di chi magari ha dovuto divorziare dalla moglie per compralo, il disco è stato ristampato. Cioè, neanche una semplice ristampa: rimasterizzato e messo in commercio in edizione doppia (Stone me Records, lo trovate sul sito del distributore Cargo Music) dal titolo “Fragrantly Electrically Acoustically Yours”, dove l’elettrico e l’acustico del titolo stanno ad indicare che il primo dischetto è inedito, una session acustica registrata quest’anno a Barcellona da Spike e Tyla. Il secondo disco invece è il classico Fragrantly Yours uscito nel 1996. Ascoltato, nulla di trascendentale – ci mancherebbe. Mettete insieme i due gruppi di provenienza dei protagonisti di questa registrazione (a dire il vero decisamente più i Quireboys dei Dogs d’Amour) e ne avrete la soluzione. Forse divorziare dalla moglie non ne valeva la pena ma il disco non è brutto, sia chiaro. Evidentemente il clamore – quasi “da leggenda” – suscitato intorno lo proiettava nelle mie aspettative nella categoria più che roseo/capolavoro. Di sicuro il valore storico dell’operazione – originale – non è da mettere in dubbio e in più punti supera quello qualitativo. Mentre il valore dell’operazione – attuale – altro non fa che confermare le voci che vogliono il povero Tyla messo maluccio con la pecunia.

Piccola - piccolissima - rassegna stampa

Due persone diverse, ci mancherebbe. Profondamente diverse, tiriamo un sospiro di sollievo. Il primo è un pazzo, che continua a pronunciare i suoi terribili anatemi – e chissà quanti altri ne sentiremo. Il secondo, beh, il secondo è la persona che più di mezza Italia vorrebbe vedere alla Presidenza del Consiglio, con un governo da lui formato, a partire dal prossimo aprile. Nessun paragone con il personaggio descritto al punto uno, ma condensazione delle due cose in un unico post per risparmiare spazio e tempo, ché lo spessore dei due personaggi in questione più di tanto non ne richiede. Oh Prodi, l’avranno i tuoi alleati – compagni di sventura anch’essi, dal primo all’ultimo – il coraggio di dire che pronunciando quelle frasi su Ciampi ti sei riempito la bocca di solenni cazzate? Ed è qui che sta la novità: non hai detto un cazzo fino ad adesso, e noi inguarabili fascisti e berlusconiani ti abbiamo rotto le palle proprio per quello, e ora esci con questa sparatina sul Presidente della Repubblica? Roba che se l’avessero fatta un Bondi o un Bonaiuti – o un La Russa o un Calderoli - qualunque si sarebbe gridato, come minimo, alla restaurazione del Ventennio, ‘nevvero?

PS: si è - volutamente - ignorato l'arresto di Fiorani, perchè la vicenda, sin da quando ebbe inizio, ha annoiato parecchio il modesto autore di questo blog

martedì, dicembre 13, 2005

Il centrodestra a Messina ha perso. Ma c'è un ma.

Il centrosinistra è riuscito a mettere le mani anche su Messina, città siciliana fino all’altro ieri in mano al centrodestra. E così il candidato per l’Unione Francantonio Genovese ha vinto il ballottaggio con il 54,56% delle preferenze contro il 45,44% del candidato sindaco per la Casa delle Libertà Luigi Ragno. Risultato decisamente sorprendente, che poco ha impiegato a riaccendere gli animi della combriccola disunita di Prodi, soprattutto in virtù del fatto che per decidere il nuovo sindaco si è dovuti ricorrere al ballottaggio dopo che il primo turno vedeva la Casa delle Libertà con Ragno in lieve vantaggio (+ 0,2%) rispetto a Genovese. Ma questi sono i numeri, servono per chi è appassionato di matematica e cerca nelle cifre la consolazione di una sconfitta incredibile. Il vero dato di fatto è che il centrodestra ha preso un’altra batosta, inutile ed impossibile negarlo, e il trend positivo del centrosinistra continua. Nonostante questa volta la storia, se permettete, sia leggermente diversa. Almeno tre fattori sono stati decisivi in questo testa a testa. Il primo, il più determinante, è il fattore doppio turno. È cosa risaputa che l’elettorato moderato difficilmente scende in piazza per andare a votare elezioni che non siano politiche. A Messina – come, ricordo, a Milano per la presidenza alla provincia – l’ha fatto una prima volta ed ha di fatto portato in vantaggio Ragno. La percentuale minima di voti in più ha richiesto il ballottaggio e questa volta l’elettore di centrodestra si è ben visto dall’andare a votare ed ha preferito una domenica di shopping natalizio. Risultato: affluenza in calo del 20% e il candidato dell’Unione in vantaggio di quasi il 10%. Il secondo fattore determinante per questa sconfitta è Raffaele Lombardo, ex ribelle uddicino; a Catania – per citare una città siciliana miracolosamente rimasta in mano alla Casa delle Libertà – i voti del suo movimento vennero conteggiati a favore del centrodestra mentre questa volta ha preferito correre da solo, e il risultato si è visto. Terzo e ultimo fattore che ha giocato a sfavore del Cav. e del suo schieramento potrebbe – con il condizionale d’obbligo – essere il famigerato ponte sullo stretto di Messina. Vittorio Feltri stamane su Libero più che considerarlo un’ipotesi lo ha dato per certo. Potrebbe essere azzardato, ma se davvero gli abitanti di Messina abbiano voluto in qualche modo punire il centrodestra – e Silvio Berlusconi in particolare – per questa sua ostinazione nel realizzare un progetto sinceramente inutile (guai a paragonarlo alla Tav in quanto ad utilità), comprendendo come i 6 milioni di euro – minimi – destinati alla sua realizzazione servirebbero di più a rimettere a posto infrastrutture già esistenti ma a pezzi in Sicilia? Ripeto, è solo un’ipotesi, anche se non da scartare in modo aprioristico. Sta di fatto che queste sono elezioni amministrative. Sindaci, presidenti di Provincia, presidenti di Regione non hanno mai stuzzicato più di tanto l’interesse dell’elettore di centrodestra. Ad aprile, quando ci sarà da decidere chi mandare a Roma, tutti coloro che finora sono stati a casa o hanno trovato di meglio da fare che recarsi alle urne, difficilmente ripeteranno l’opera. L’interesse per chi siede a Roma è decisamente più forte rispetto a quello messo in campo nei confronti di chi deve sedere in comune o in regione. Certamente la Casa delle Libertà deve innanzitutto smetterla di punzecchiarsi al suo interno e iniziare a parlare chiaramente all’Italia (quindi evitare le scaramucce suggerite dall’immagine dell’attacco “a tre punte” o le piccole divisioni interne su chi candidare contro Veltroni a sindaco di Roma), per riuscire a conquistare parte dell’elettorato che ha indubbiamente perso. Guardando al ridicolo offerto dall’Unione di Prodi – che fa orecchie da mercante su tutto: dall’appello di Pannella per la marcia natalizia in favore dell’amnistia alla Tav “ideata” da Prodi stesso e Bruxelles – non dovrebbe nemmeno essere troppo difficile questa riconquista.

lunedì, dicembre 12, 2005

Paolo Di Canio e il "vizio" del Saluto Romano

Sulla questione del saluto romano fatto da Paolo Di Canio mi sono già espresso l’anno scorso – quando ancora abitavo nel vecchio e malfunzionante condominio – e non intendo aggiungere nulla. Gesto evitabile, usato solo per polemizzare. Mai fatto se la sua squadra ieri non avesse giocato contro il Livorno. Ma tutto ciò sinceramente non basta a fare dell’inutile – ancora una volta – strumentalizzazione.

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico / 7

In commento a questo post si dichiara quanto segue “Beh, anche per la diga del Vajont ci furono oppositori (inascoltati)…sappiamo tutti come è finita.” Il commento è stato – volutamente – un paio di giorni senza ricevere risposta. Il tempo di proseguire con l’inchiesta, et voilà, ecco servito il piatto.

[…] Il caso della Val di Susa non sarebbe così preoccupante se non fosse l'ultimo segnale di una cultura antimodernizzatrice che sembra essere divenuta l'ideologia dominante del Paese. Negli anni Sessanta, quando vennero terminati i lavori per l'Autostrada del sole e fu rinnovata la rete telefonica nazionale, l'Italia era più dinamica della Francia. Aveva una grande industria chimica, costruiva dighe colossali in America e in Asia, deteneva una posizione di tutto rispetto nel settore ferroviario e aeronautico, era una potenza nucleare emergente. Conosciamo gli scandali e le tragedie, dal Vajont al Petrolchimico di Porto Marghera e alla diossina di Seveso, che hanno offuscato l'immagine di alcuni grandi comparti dell'economia nazionale. Ma in altri paesi (penso all'America del grande incidente nucleare di Three Mile Island e altri) scandali e tragedie ebbero l'effetto di rafforzare i controlli e le misure di sicurezza. Da noi vennero usati dal massimalismo ambientalista per suscitare un'atmosfera di sospetto e diffidenza verso qualsiasi progetto industriale e tecnologico di grande respiro. Dopo avere buttato via (per un incidente avvenuto altrove) la sua esperienza nucleare, l'Italia conservatrice non vuole le centrali elettriche, le opere di sbarramento della Laguna di Venezia, i raddoppi autostradali, i depositi per le scorie nucleari, le ferrovie urbane, i trafori, il ponte sullo Stretto di Messina, l'alta velocità e persino i mulini a vento per l'energia eolica. […] Molti italiani, per la verità, si rendono conto che il Paese ha un urgente bisogno di opere pubbliche […] ma nessuno sembra disposto a tollerare che le opere si facciano nella sua provincia e nella sua regione. E non appena una comunità comincia a protestare, ecco apparire i rinforzi: i Verdi, i no global, qualche parroco, qualche sindacalista, qualche politico, tutti disposti a barattare il futuro del Paese contro un po' di consenso popolare. Sergio Romano, Panorama 1.12.2005 (versione integrale dell’articolo qui)

Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 1

Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 2
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 3
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 4
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 5
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 6

domenica, dicembre 11, 2005

Due interviste mica da ridere

In due giorni – sabato e domenica – Libero ha pubblicato due interviste mica da ridere. Al vice Premier e Ministro degli Esteri Gianfranco Fini e al Presidente della Camera Pierferdinando Casini. Ora, a Fini qui si è sempre creduto – e anche un po’ fatto il tifo per. A Pierferdy (quasi) mai. Si persevera in questo stato.

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico / 6

Assoespressi stima che senza la Tav l’Italia perderà l’occasione di creare 100 mila posti di lavoro. Il suo vicepresidente Giachino ha dichiarato: “L’Italia può vincere la sfida della globalizzazione di ritorno, cioè la gestione delle merci in arrivo dalla Cina” La Stampa 1.12.2005

Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 1
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 2
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 3
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 4
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico – 5

Sgarbi ritorna al centrodestra?

Strano personaggio Vittorio Sgarbi. Prima se ne va via dalla Casa delle Libertà, dichiarandosi disgustato. Ci prova dunque col centrosinistra, ma gli va decisamente male: nemmeno prendono in considerazione una sua possibile candidatura alle Primarie perché essendo “uscito” da poco dal centrodestra, prima di poter entrare nella (dis)Unione prodiana necessita di un periodo di quarantena – come i virus che vi trova il Norton. Poi annuncia la candidatura alle politiche con Diritti Civili, il partito del partner in crime di sempre, Franco Corbelli. Nel passato di Sgarbi si ricordano anche il famoso Partito della Bellezza – lista Sgarbi e La Malfa e la proposta, mai messa in atto, del partito dei “duri e puri” che sarebbe dovuto essere composto da Sgarbi stesso, Oriana Fallaci, Vittorio Feltri e Giuliano Ferrara, con la benedizione del premier Silvio Berlusconi. Diritti Civili, si diceva. Nel manifesto programmatico si legge: partito equidistante dai Poli. Ma poi si sa, tecnicamente bisogna agganciarsi o da una parte o dall’altra. Ecco allora che non appena Sgarbi dichiara dalle pagine del suo ultimo libro (Ragione e Passione, Bompiani) che è diventato “antiberlusconiano” – proprio lui che una mano al Cav. la diede, eccome – Corbelli dichiara che l’intesa preferirebbe di gran lunga farla con la Cdl, in quanto con il centrosinistra negli ultimi anni è sempre andata male. Chi vivrà vedrà.

sabato, dicembre 10, 2005

Si dice in giro...

Si dice in giro che Alessandro Sallusti, direttore responsabile di Libero potrebbe andare a dirigere Il Tempo al posto di Franco Bechis.

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico / 5

“È un’opera (la Tav, ndr) indispensabile allo sviluppo dell’Italia, come lo è stata, decenni fa, l’Autostrada del Sole. Anche allora c’erano gli oppositori al progetto, ma il nostro paese non sarebbe arrivato dov’è senza quell’arteria”. Fabrizio Palenzona, presidente dell’Aiscat (Associazione delle concessionarie autostradali) La Stampa 1.12.2005

Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 1

Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 2
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 3
Esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 4

venerdì, dicembre 09, 2005

Non vorrei abituarvi troppo bene cari lettori, ma in fondo ve lo meritate

Per adempire il dovere di compilare anche quella parte più diaristica – se mi passate il neologismo – che ogni blog in qualche modo deve possedere, ve ne dico qui una, sui due piedi. Pomeriggio davvero piacevole, passato con la pupa in giro per negozi a far compere per Natale. “Rimediato qualcosa?” potrebbe subito annunciare qualcuno, e senza nemmeno aver prima alzato la mano. Più d’una, se è di vostro interesse. Sta di fatto che ora ascolto Tom Petty and the Heartbreakers – una delle cose rimediate nel dopo meriggio – mentre aspetto quel Martini che non si nega a nessuno, contentino per la mia stanchezza. Sono stato bravo a raccontarvi i cazzi miei? Oppure volevate sapere della nuova - formidabile - rubrica del Foglio, con la recensione delle Sante Messe tenute su e giù per l'Italia intera ad opera del - formidabile - Camillo Langone?

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico / 4

Visto che in questo commento si chiamavano in causa le idee dei cittadini, pubblico con piacere la quarta parte della mia – modestissima, se vi pare – inchiestuccia, pur non essendo prevista così presto.

Caro direttore, quale valligiana, tengo a precisare che il fronte No-Tav non è affatto compatto. Esiste un cospicuo fronte del Si-Tav, non solo perché considera valida e indispensabile l’opera ma anche e soprattutto per le modalità di protesta attuate: antidemocratiche e illegali. Si spacciano per vittime e accolgono estremisti tra le loro fila: no-global e anarchici gli hanno fatto comodo fino ad oggi! Che i sindaci attivisti abbiano l’onestà di assumersi colpe e responsabilità…proprio loro, autorità locali di pubblica sicurezza che invece la mettono a repentaglio! Esprimiamo il nostro assoluto sostegno e la nostra approvazione alle forze dell’ordine. Segue la firma in questa sede omessa – Libero 09.12.2005

Caro direttore, sono una Valsusina che non protesta contro il Tav, attività sempre più strumentalizzata. Non c’è tutta la Val di Susa in quei filmati che le tv propinano a tutta l’Italia. Altri Valsusini, forse la maggioranza silenziosa, sono sempre più stufi e imbufaliti di vedersi accomunati in blocco ai No-Tav. per l’ennesima volta dobbiamo subire blocchi delle nostre strade che non ci permettono di andare a scuola, al lavoro, dal medico etc. Certo che poi possono dire che le scuole sono deserte e che tutta la valle si è fermata…storie. Alcuni hanno fatto sciopero, altri no perché come me si sentono presi in giro da tutti quegli slogan e catastrofismi ecologici. Lettera Firmata, Libero 09-12-2005


Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 1

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 2
Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 3

I dardi: Dario Fo

Dario Fo in protesta all’Ambrogino consegnato ad Oriana Fallaci: “Questo è un premio a chi non lo merita, non perché la Fallaci non sia intelligente, ma perché esprime concetti razzisti”. Flashback. Qualcuno alla cerimonia del Nobel di qualche anno fa: “Questo è un premio a chi non lo merita, non perché Dario Fo non sia un letterato, ma perché esprime concetti stupidi”.

giovedì, dicembre 08, 2005

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico / 3

L’amianto è pericoloso quando libera nell’aria le sue microfibre che, fissandosi nei polmoni dopo una lunga esposizione (molti anni), causano il mesotelioma, un tumore della pleura. (Il Foglio, 5.12.2005). Il rischio è forte per chi lavora nel tunnel: per contenerlo si bagna in continuazione la roccia rimossa, ciò evita il sollevarsi delle microfibre. Apposite mascherine aumentano la sicurezza. Non c’è invece rischio per la popolazione, in quanto il materiale estratto dovrà soltanto transitare, sempre bagnato e coperto, fino a raggiungere le discariche, dove sarà messo in sicurezza. Si è detto che il Val Susa, già adesso, i mesoteliomi sono più frequenti della media: dai dati epidemiologici risulta che la differenza è così piccola da essere difficilmente separabile dal rumore di fondo, cioè da oscillazioni casuali della frequenza. (Piero Bianucci, La Stampa 1.12.2005)

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 1
Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 2

mercoledì, dicembre 07, 2005

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico / 2

“Stiamo parlando di un futuro distante quindici, vent’anni: con la crescita del commercio mondiale senza ferrovie veloci a quella data la penisola sarà diventata un’isola”. Andrea Pininfarina, vicepresidente Confindustria, La Stampa 3.12.2005

esiste un’Italia che non vuole tornare al Paleolitico - 1

martedì, dicembre 06, 2005

Invasione Cinese

Il prezzo che devo pagare per aver messo l’indirizzo e-mail al blog è che chiunque può mandarmi un messaggio. O peggio ancora può – tramite particolari software – generare messaggi da spedire in automatico. Dalla Cina.

lunedì, dicembre 05, 2005

Esiste un'Italia che non vuole tornare al Paleolitico / 1

Bruno Bottiglieri, segretario del comitato promotore Transpadana, a proposito delle proteste contro le infrastrutture che permetterebbero all’Italia di modernizzarsi: “che ne sarebbe oggi di Torino se 50 anni fa, per ragioni ambientali, non si fosse costruito l’aeroporto di Caselle? O se 150 anni fa Cavour avesse soprasseduto all’idea di realizzare il collegamento ferroviario con la Francia? Di certo la città non avrebbe potuto fregiarsi del titolo di capitale industriale del Paese” La Stampa 1.12.2005

Prodi è talmente bravo che non lo sprecherei mandandolo al governo

Ma che bravo mortadellone che è Prodi. Prima dice che i controlli sulla legge 194 sono giustissimi però fanno parte di una strumentalizzazione del centrodestra. Poi annuncia che inserirà i Pacs nel suo programma – a proposito: quando lo illustrerà per benino? – nel caso dovesse vincere le elezioni (ci si tocca, ci si tocca…). Chi è che strumentalizza, dunque? Il centrodestra nel fare una cosa che farebbe anche lui, o lui nel promettere una cosa che non farebbe mai se non per dare il contentino ai suoi alleati, onde evitare di esplodere sulla linea di partenza?

domenica, dicembre 04, 2005

Scopare come ricci, 'névvero?

Scrivere che l’aborto spesso è considerato non come tale, bensì come un contraccettivo post coito equivarrebbe a dire che conosco l’aborto “così come lo insegna Ruini” – ammesso che Ruini lo insegni? Non sapendo di aver ricevuto un’educazione – sì, sì, proprio ‘educazione’ – dal vescovo Camillo (persona per la quale, tra le altre cose – e chi mi legge lo sa – non ho MAI espresso alcun tipo di opinione), concludo dicendo che Ordine Generale non è mai andato in giro a sbandierare un vero o presunto liberalismo, a differenza di molti altri. Liberalismo che – pensate un po’ – nemmeno pensava di avere. Ma che ora si sente in dovere di insegnare a certi moralisti finto liberali che basano il loro pensiero sul fatto che la distribuzione gratuita del preservativo li farebbe – e il condizionale è d’obbligo – scopare come ricci. Perché è quello che vi interessa, ‘nèvvero? Ma lasciatemi il dubbio: ciccia allora e ciccia pure se li mettessero sui parabrezza delle macchine come i volantini Tecnocasa.
Un rammarico? Certo, aver visto come purtroppo si leggono le cose con superficialità, perchè da qui ad affermare che quasi sembro uno che vuole vietare la contraccezione, ce ne passa. Dà fastidio essere fraintesi.

Ops, ho scatenato un putiferio!

Si è scatenato il putiferio. Ieri ho scritto questo post, e oggi dalla redazione del portale Libero.it mi comunicano di averlo scelto da mettere nella rassegna di blog che fanno. Non ero a conoscenza della cosa ma mi piace assai. Trovate il tutto qui: curioso come su Ordine Generale zero commenti, lì in un paio di ore più di 33. Ah, il potere della pubblicità! Fatevi un giro, please.

Il Milan, una delle società calcistiche più anziane d’Europa (è del 1899) ha dalla sua l’alta borghesia della città vecchia e gli operai della periferia industriale. Tutta la rimanente massa, e soprattutto gli immigrati, sono per l’Inter che gode così di un’indiscussa superiorità numerica. Camilla Cederna, l’Europeo n. 17, 1952.

sabato, dicembre 03, 2005

Everybody drinks Martini dry / And talks about clothes and the latest styles

Democrazia mordi e fuggi?

C’era una volta – e forse c’è ancora – una persona che soleva visitare questo blog. Anzi, di più. Prese quasi a cuore la questione. Commentava, spiegava, si dilungava. Inutile dirvi che ne ero felice: scrivevo per qualcuno che non si limitava a leggere o a lasciare un ruttino nella casella dei commenti, ma anzi ci teneva ad argomentare le sue opinioni sia che fossero uguali alle mie, sia che fossero diverse. Era tutto un “il blog, avessi tempo di farlo anche io”, “il blog è una cosa seria” e così via. Quasi mi dispiaceva che questa persona non aveva tutto il tempo che un blog richiede – ne richiede?. A volte sembrava quasi di sentir parlare un Beppe Grillo, con quei suoi “quello che ho in mente io è un grande progetto di democrazia”, “tu cosa ne pensi se funzionasse così…”, “se mi lasci un tuo recapito o un’e-mail ti scrivo e ti illustro il mio progetto”. “Ecche è?”, ho pensato qualche volta, “propaganda?, colpo di Stato?”. Ma il mio piacere nel leggere una persona tanto entusiasta non accennava a diminuire. Finche mi convinsi che i tempi erano maturi affinché anche Ordine Generale, da bel bloggettino quale è, avesse una propria casella di posta elettronica, in modo tale che i visitatori – compreso il mio assiduo commentatore – potessero dirmi la loro (anche) in privato. Detto, fatto. E sulla destra, proprio di fianco al disegno di una bustina, è comparso un indirizzo di posta elettronica. Ma immediatamente il mio commentatore incallito non mi scrisse – anzi: aveva proprio mollato il colpo anche nei commenti. Allora faccio un post, così, giusto per avvertirlo che c’è l’indirizzo di posta elettronica, in modo tale che se vuole può scrivermi. Niente. Ne faccio un altro, un po’ più cattivello. Niente ancora. Finché mi è venuto il dubbio: che il progetto di democrazia da blog fosse sì grande, un grande mordi e fuggi?

Ma quali preservativi gratuiti

Nessuno pensa al futuro il venerdì / un buco nel goldone e lui è arrivato qui.

Trattasi di citazione di una canzone, ovviamente italiana, ovviamente non vi dico di chi, ché tanto i più giovini di voi l’avranno già capito. Sta di fatto che – lungi da me dall’ascoltare terribili porcate – la Pupa la passa spesso in macchina. Riassume bene, del resto, lo stato della contraccezione italiana. E mai mi sarei sognato di scriverne, dal momento che l’argomento è già ampiamente sviluppato ovunque – ma evidentemente, visti i risultati, mai quanto basta. Lo faccio solo perché in questi ultimi giorni è esplosa la polemica riguardante la distribuzione gratuita di preservativi, promossa dal Ministro Stefania Prestigiacomo. C’è subito da registrare una cosa: trasversalmente praticamente nessuno è d’accordo, Radicali a parte che, se fosse per loro, i preservativi li distribuirebbero anche fuori dalle Chiese se solo riuscissero a non svenire nell’avvicinarsi. Registrata la cronaca di Palazzo, aggiungo il mio modesto pensiero: nemmeno io sono d’accordo. Certo, i motivi che hanno spinto la Prestigiacomo – che, a scanso equivoci, da queste parti si ammira anche ma non solo per la sua indubbia bellezza – sono nobili: evitare di ricorrere all’aborto a mo’ di contraccettivo post coito e il diffondersi delle infezioni, con particolare occhio di riguardo verso l’Aids. Ma qui scattano subito delle obiezioni: siamo in Italia e tutto deve rendere conto ai soldi, dunque partiamo da loro. Un preservativo – chi li usa lo sa – non comporta una spesa da svenimento. Ce ne sono molti, tutti affidabili, e coprono un range di prezzo che va dalle 5 alle 10 euro, a seconda del tipo, della marca e soprattutto del numero di pezzi in ciascun pacco; in conclusione si può tranquillamente affermare che con un singolo eurino – ad esempio, risparmiate su Repubblica e vi rifate con un rapporto sicuro – ne potete prendere uno. Tutti converranno che la spesa è decisamente piccola e sopportabile per qualunque tasca. Questo però se i condom vengono acquistati privatamente dai singoli utenti. Riuscite invece ad immaginare che aggravio sulla spesa pubblica comporterebbe la distribuzione gratuita di preservativi da parte dello Stato? Svariate migliaia – milioni? – di euro, che inevitabilmente aumenterebbero sotto l’influenza di quell’arte tutta italiana del “se è gratis e me ne spetta uno, ne esigo almeno tre o quattro”. Dunque giusto che lo Stato, già soffocato di suo, si accolli anche questa spesa? Dubitiamo. Passiamo alla seconda delle obiezioni contro questa libera distribuzione: si farebbe, come detto sopra, per limitare gli aborti come contraccettivi e la diffusione di infezioni. Per quanto riguarda gli aborti, la questione è delicata e calda già di sé, in questi giorni; tuttavia dubito che si risolva qualcosa regalando preservativi, perché mi viene da pensare che la ragazzina, che a 15 anni si è fatta ingravidare da un tizio che conosce da tre giorni, il quale ha almeno un paio di anni più di lei e, stranamente questa volta in modo puntuale, si “ritira” appena lei gli comunica del nascituro, se avesse applicato il buon senso un preservativo l’avrebbe fatto indossare – o comunque l’avrebbe comprato da sé. È che spesso si ha a che fare con l’ignoranza – e non nel senso offensivo del termine – delle persone, di coloro che si fidano dello sconosciuto dalla promessa facile, dal “tranquilla, che esco in tempo” e allora via, niente preservativo perché lui le ha detto che “altrimenti non mi tira”, la pillola no perché “chi lo dice a mia mamma?”, “ma sì, figuriamoci se deve capitare proprio a me” e poi – zac! – si scoprono incinte e ricorrono al contraccettivo – nonostante il motivo della sua esistenza non sia questo - più affidabile che si conosca, l’aborto. Per casi come questi – come del resto per coloro che, dall’alto della loro spavalderia, non temono l’Aids – non bisognerebbe distribuire i preservativi gratis. Non li acquistano mica perché costano troppo – e anche se fosse, una persona non bada a spese per prevenire un virus mortale – nossignori. Perché non sono educati. Perché nonostante tutto sono ancora ragazzini ingenui, che con i preservativi già per altro abbondantemente distribuiti gratis non dal Governo ma dai vari sponsor fuori dalle discoteche, ci fanno i palloncini. E si divertono. Se il governo vuole prevenire l’abuso ingiustificato e selvaggio degli aborti o il calo di diffusione dell’Aids dovrebbe potenziare le sue campagne informative, dovrebbe educare le famiglie al maggior dialogo e consiglio con i propri figli. E non sparare condom addosso agli italiani, e buttare così via i soldi.
Anche se ho letto su Panorama che hanno inventato i preservativi per la donna, solo che costano circa 6 euro al pezzo e, sì, insomma, sono pur sempre usa e getta. Carissima Prestigiacomo, io di apprezzarti l’ho affermato qualche riga sopra, tu in cambio me ne regali un paio – a spese del Governo, ci mancherebbe – che li faccio provare alla pupa?

Selebresciòn

Mi piace auto-celebrarmi – se ancora non si fosse capito. Ci sguazzo, finalmente! Un po’ di vanità non si nega a nessuno, giusto? Dunque ne approfitto, tiro fuori la testa dal nuovo progetto che mi vede coinvolto per fare un annuncio. Pronti? Le trombe hanno già squillato? Il mio lacché una pacchetta - o due - sul microfono l’ha tirata, giusto per vedere se funziona? È partito il fastidiosissimo feedback? No? Allora si può cominciare: c’è un ragazzino che mi legge. Checché ne dica – o anche no – mi ammira. L’ho capito: mi ha già scopiazzato i disclaimer che ci sono nella barra a destra – questo blog non è…e balle varie – ed ora ha fatto anche un banner troppo, davvero troppo, simile al mio. La parte centrale con il nome, quella laterale con le immagini. Dio ti benedica, figliuolo. E, visto che mi leggi, mi ammiri e tutto il resto, ti perdoni anche la bruttezza.

giovedì, dicembre 01, 2005

We're all HIV +

Lo slogan l’ho citato la prima volta in un pezzo su di Lei. Oggi, 1° dicembre, risulta doveroso ribadirlo.

Consigli per gli acquisti: Senza Voce

Quando Indro Montanelli lasciò Il Giornale che lui stesso aveva fondato, in forte polemica con Silvio Berlusconi che fino ad allora era stato il suo editore (“il miglior editore possibile” dirà Montanelli in seguito), perché non accettava la scesa in campo politico di quest’ultimo, fondò un nuovo giornale, La Voce. Durò qualche mese, e poi fallì. I motivi sono molti, tra i quali anche il fatto che molti lettori non si riconobbero più in ciò che diceva Montanelli, che nel frattempo non si era neppure accorto di essere stato issato come bandiera da ex, post, still comunisti, gli stessi che gli spararono anni prima, colpendolo alla gamba. Ovviamente i suoi mutamenti di pensiero non andarono allora, figuriamoci oggi, a scalfire lo status che con merito Indro Montanelli si era guadagnato: migliore e più famoso giornalista italiano. Ieri è uscito un libro, su Bur – Rizzoli, che racchiude parte della storia de La Voce e molti dei fondi scritti da Montanelli per quel giornale, oltre che i classici fotomontaggi che comparivano in prima pagina ogni giorno per tutta la breve vita del giornale – fotomontaggi che furono anch’essi motivo del passaggio da 400 mila copie a 50 mila giornaliere nel giro di pochi giorni. Un bel regalo di Natale, per scoprire il Montanelli che in molti si ricordano e che in pochi conoscono.

Un paio di cose su Lerner, Sofri e la Tav

Vorrei dire un paio di cose – così, giusto per non rimanere in silenzio durante questo mio periodo di grande occupazione che, con enorme rammarico, mi porta a tralasciare un po’ il blog. La prima riguarda un noto giornalista, conduttore televisivo. Ex (ex?) comunista, ma non è questo il punto. Il fatto che questo Gad Lerner – il quale tiene anche un editoriale fisso su Vanity Fair ogni giovedì che il Signore manda in Terra – è simbolo di un’espressione spesso usata su giornali e tv. Spero di sbagliarmi, perché il pezzo non l’ho letto con attenzione, ma l’editoriale di questa settimana sulla Fiera della vanità, ovviamente riguardante Adriano Sofri, mi sembra il classico esempio di quell’espressione di cui sopra: Sofri è decisamente meglio del sofrismo. Perfetto. La grazia a Sofri è sacrosanta, su questo non ci piove – non ci deve piovere, e spero di tornarci sopra se avrò tempo – e i motivi sono tanti. Ovviamente non basta l’amicizia, la simpatia, quant’altro di tutto ciò che ha affermato Gad Lerner, compreso l’essere Sofri un grande intellettuale.

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La seconda – e vedo che mi sto decisamente dilungando rispetto a quelli che erano i miei piani all’inizio della scrittura – riguarda i manifestanti No Tav. Forti dello slogan “Not in my backyard” – “non nel mio giardino” – essi stanno coraggiosamente sfidando le ostilità meteorologiche, di termometro e altre intemperie, per essere strumentalizzati in una battaglia che hanno già – e cinicamente dico: fortunatamente – perso in partenza. Perché l’Italia non può permettersi di rimanere tagliata fuori dalle grandi opere e dalle grandi linee e dalle grandi vie di trasporto. Perché se loro – intesi i manifestanti e i loro mandanti – continuano a piagnucolare che l’Italia va a rotoli, perché se l’ha scritto The Economist insomma deve pur essere vero – e mai pensare che gli inglesi un po’ stronzi sempre lo sono stati, soprattutto nei nostri confronti e con tutto il rispetto che ho per la cultura British – non possono poi scendere in campo per impedire la costruzione di una grande Opera (senza che si pensi che la maiuscola mi sia scappata a casaccio), senza la quale ci sfotterebbero ancor di più. E, soprattutto, non si accorgono tali manifestanti di essere presi per il culo? Almeno per due motivi; il primo, schierandosi loro con l’opposizione contro “questo governo di merda che ci vuole riempire d’asfalto le nostre montagne mentre a noi piace avere i camion fermi in coda che inquinano con lo smog”, non si accorgono – o non si vogliono accorgere – che una parte dell’Unione (leggasi: Ds e Margherita, mica un Di Pietro qualsiasi) hanno già detto, seppur in modi diversi, ‘sì’ alla Tav. Secondo, per quelli che prendono la pioggia in nome di Rifondazione, Verdi e Comunisti Italiani: voi siete lì, con i vostri ombrelli, i vostri falò, le vostre grappe distillate in casa, i vostri presidi e talvolta qualche pietra che dalla polizia vi torna indietro perché un attimo prima ne avete lanciata una voi. Loro, da Roma, dal caldo delle loro lussuose case, con in cuore la speranza di prenderlo prima o poi questo Treno ad Alta Velocità – così, giusto per provare l’ebbrezza della corsa – vi muovono come burattini. Appunto, vi strumentalizzano. Ma senza prendersi una goccia di pioggia, o una sassata. O peggio ancora una bronchite. Perché in fondo gli fate comodo, cari miei. Sveglia, che poi ci andiamo a fare un giro tutti con la Tav. Ecco, lo sapevo, sono stato troppo lungo. E neanche mi sono accorto che il pezzullo ha il sapore – non tanto gradevole – del sermone domenicale del Fondatore.